VISIO: c'è anche il videogame per il telefonino dell'artista serbo Igor Simić in mostra a Palazzo Strozzi

Igor Simić (1988, SERBIA) WASTE LAND INC, 2018. Videogame, colonna sonora, 3 video animati, neon.

Igor Simić (1988, SERBIA) WASTE LAND INC, 2018. Videogame, colonna sonora, 3 video animati, neon.

Il videogioco Golf Club: Wasteland di Igor Simić è un curioso esperimento in cui non solo creazione artistica e business convivono ma che riesce a mettere d’accordo, humor, politica, musica, illustrazione e arte. Racconta la storia di uno sparuto gruppo di super-ricchi, unici sopravvissuti a un disastro ambientale, che vivono a Tesla City su Marte e, vinti dalla nostalgia, passano il loro tempo libero sulla Terra, giocando a golf tra le rovine.

Igor Simić con Golf Club: Wasteland fa parte dei 12 artisti under 35 che compongono la mostra VISIO. Moving Images After Post-Internet di scena a Palazzo Strozzi di Firenze dalla scorsa settimana. L’esposizione è l’ottava edizione del progetto VISIO. European Programme on Artists’ Moving Images (promosso e realizzato da Fondazione Palazzo Strozzi e dallo Schermo dell’arte Film Festival) e ha il compito di indagare il rapporto tra arte e tecnologie digitali in un quadro di fulmineo cambiamento di queste ultime.

La mostra – spiega il curatore, Leonardo Bigazzi - intende riflettere sull'influenza che la rivoluzione digitale dell'ultimo decennio e il fenomeno post-internet hanno avuto sulla generazioni di artisti che ha vissuto questi cambiamenti negli anni della propria formazione. Le opere selezionate affrontano temi fondamentali del nostro tempo come la normalizzazione della violenza, l’identità di genere, le politiche dei confini, la privatizzazione della conoscenza, il limite tra reale e virtuale, il valore della memoria, la relazione tra uomo e animale e il senso di precarietà costante dell’esistenza. In mostra si ritrovano elementi tecnici e concettuali tipici delle pratiche post-internet, come l’uso di realtà virtuale (VR), immagini CGI, videogiochi e video appropriati dalla rete. Ci sono però anche artisti che concettualmente hanno deciso di distanziarsi da questo tipo di estetica, attraverso un linguaggio più cinematografico, film in pellicola e found footage.

A VISIO. Moving Images After Post-Internet prendono parte: Rebecca Jane Arthur (1984, Gran Bretagna/Belgio), Miguel Azuaga (1988, Spagna/Germania), Patrick Alan Banfield (1984, Gran Bretagna/Germania), Enar de Dios Rodríguez (1986, Spagna/Austria), Eva Giolo (1991, Belgio), Inas Halabi (1988, Palestina/Olanda), Polina Kanis (1985, Russia/Olanda), Adam Kaplan (1987, Israele/Germania), Valentina Knežević (1989, Croazia/Germania), Agnieszka Mastalerz (1991, Polonia/Germania), Jacopo Rinaldi (1988, Italia). Oltre a Igor Simić.

Nato nell’88 in Serbia, Igor Simić, doppia laurea in Studi Cinematografici e in Filosofia, ha frequentato la Columbia University di New York. Dal 2012 è tornato a vivere a Belgrado. E’ artista, regista e scrittore.

Si è fatto conoscere con i cortometraggi (in particolare The Thinker in the Supermarket e Melancholic Drone, sono stati proiettati e premiati a Barcellona, Belgrado e Berlino) ma il progetto di usare i videogiochi come una forma d’arte interattiva lo covava da parecchio. E appena ha potuto ha chiamato degli amici programmatori del liceo con cui ha prodotto due giochi per cellulari. Il primo, ispirato alla crisi economica, si intitolava Crisis Expert, per vincere era necessario guidare un carrello della spesa su dei grafici economici evitando le voci che incrementano l’esborso pubblico (è ancora scaricabile qui). Nel secondo, Children’s Play (in coda a questo post c’è un video che lo mostra; si può scaricare qui) bisognava evitare di far addormentare alla catena di montaggio gli operai-bambini di una fabbrica di giocattoli.

Poi è arrivato Golf Club: Wasteland (qui la demo per IOS e qui quella per Android, ma il gioco intero è a pagamento) che Igor Simić ha pensato come una sorta di audiolibro interattivo. Per riuscire a discostarsi dal classico svolgimento dei videogiochi ha, infatti, ha inserito in sottofondo Radio Nostalgia from Mars, un immaginario programma radiofonico che trasmette musica dei bei tempi terrestri ormai andati (in realtà Simic e i suoi collaboratori, tra cui i musicisti Ana Curcin e Sara Renar, per dargli vita hanno registrato sette brani originali). Un aspetto interessante del gioco è l’ambientazione che mixa architettura brutalista jugoslava e simboli che richiamano la Silicon Valley.

Il culto della personalità, come nel caso di Musk e Zuckerberg- ha detto in un'intervista- e il loro potere e l'influenza sulla nostra vita e sulla nostra privacy, è un fenomeno interessante [che accomuna il pensiero della Silicon Valley al Comunismo ndr] Nel gioco c'è anche un gigantesco monumento a Musk, progettato per fare riferimento alla testa in rovina di Karl Marx a Berlino. "

Golf Club: Wasteland di Igor Simić e le altre opere che danno forma a VISIO. Moving Images After Post-Internet si potranno vedere nella cornice evocativa di Palazzo Strozzi a Firenze fino al 1 dicembre 2019.

Agnieszka Mastalerz (1991, Polonia; vive e lavora in Germania) Installation view, PLAY DOWN, 2017, 2’27’’. Courtesy Wechta Stallion Station, Polonia ph. Federica Di Giovanni

Agnieszka Mastalerz (1991, Polonia; vive e lavora in Germania) Installation view, PLAY DOWN, 2017, 2’27’’. Courtesy Wechta Stallion Station, Polonia ph. Federica Di Giovanni

Patrick Alan Banfield (1984, Gran Bretagna; vive e lavora in Germania) Installation view, MEIN BLICK (MY VIEW), 2017. Installazione di realtà virtuale: video 10’7’’, sedia da ufficio, Gaming PC, Visore VR, punchball stand. Courtesy l’artista ph. Fed…

Patrick Alan Banfield (1984, Gran Bretagna; vive e lavora in Germania) Installation view, MEIN BLICK (MY VIEW), 2017. Installazione di realtà virtuale: video 10’7’’, sedia da ufficio, Gaming PC, Visore VR, punchball stand. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni

Enar de Dios Rodríguez (1986, Spagna; vive e lavora in Austria) Installation view, FORTRESS EUROPE, 2018. Installazione: video 4’04’’, dissuasori. Courtesy l’artista. ph. Federica Di Giovanni

Enar de Dios Rodríguez (1986, Spagna; vive e lavora in Austria) Installation view, FORTRESS EUROPE, 2018. Installazione: video 4’04’’, dissuasori. Courtesy l’artista. ph. Federica Di Giovanni

Polina Kanis (1985, Russia; vive e lavora in Olanda) Installation view, THE POOL, 2015, 9’37’’. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni

Polina Kanis (1985, Russia; vive e lavora in Olanda) Installation view, THE POOL, 2015, 9’37’’. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni

Valentina Knežević (1989, Croazia; vive e lavora in Germania Installation view, VOICEOVER, 2017, 6’35’’. Courtesy l'artista ph. Federica Di Giovanni

Valentina Knežević (1989, Croazia; vive e lavora in Germania Installation view, VOICEOVER, 2017, 6’35’’. Courtesy l'artista ph. Federica Di Giovanni

Miguel Azuaga (1988, Spagna; vive e lavora in Germania) Installation view, KATHARSIS, 2019, 24’37’’. Video installazione a tre canali. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni

Miguel Azuaga (1988, Spagna; vive e lavora in Germania) Installation view, KATHARSIS, 2019, 24’37’’. Video installazione a tre canali. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni

Ha aperto 'TeamLab Borderless' di Shanghai il Digital Art Museum più grande di sempre

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Il 5 novembre ha inaugurato a Shanghai il secondo museo dedicato interamente alla digital art del collettivo nipponico Teamlab. Si chiama TeamLab Borderless e misura quasi 22mila e 700 metri quadri. L’enorme spazio espositivo arriva dopo il TeamLab Borderless di Tokyo e prima di quello di Macao (gennaio 2020).

Le opere di TeamLab sono tra le più riprodotte. In grado d diventare virali non solo attraverso internet ma anche di attirare l’attenzione dei media tradizionali in tutte le loro possibili declinazioni. In Italia però, hanno lasciato un ricordo indelebile nel pubblico soprattutto per il visitatissimo Padiglione Giappone di Expo Milano 2015.

Non stupisce quindi che TeamLab Borderless di Shanghai sia un successo annunciato dopo il record raggiunto dal fratello maggiore del quartiere Odaiba di Tokyo. Che lo scorso anno con 2,3 milioni di spettatori è stato il museo di un singolo artista più visitato al mondo..

TeamLab Borderless di Shanghai racoglie 50 opere del gruppo multidisciplinare giapponese. Ci sono le grandi installazioni interattive come Forest of Resonating Lamps in cui diverse decine di lampade in vetro di murano sono sospese in una stanza con pareti a specchio. Ma anche nuovi lavori come Microcosmoses (una scultura di luci mobili interattive). Oltre alla sala da tè En Tea House, in cui si può sorseggiare una particolare varietà di tè verde coltivata nel sud del Giappone, vedendo nella propria tazza lo sbocciare di un fiore digitale,

Il TeamLab Borderless di Shanghai cerca di "esplorare una nuova relazione tra uomo e natura" attraverso la tecnologia digitale che non conosce confini. Non a caso le opere sono state ideate per muoversi anche al di fuori delle stanze in cui sono esposte, e interagire tra loro e con lo spettatore. Un installazione poi andrà oltre mostrando simultaneamente creazioni a Tokyo e a Shanghai.

Il TeamLab Borderless di Shanghai si trova nel distretto Huangpu. Il sito internet di Temlab. sempre aggiornato, permette comunque di seguire la digital art del collettivo nipponico anche online.

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Con Ankersentrum, Natascha Sadr Haghighian, mette in mostra le rovine al Padiglione Germania della Biennale (che riapre oggi senza danni)

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Entrando nel Padiglione Germania della Biennale di Venezia si potrebbe avere l’impressione di trovarsi in uno spazio in costruzione. O, più probabilmente, in decostruzione. I muri sono bucati, apparentemente per permettere agli operai di lavorare sui tubi. Ci sono massi, perdite, impalcature, materiale edilizio imballato in ogni dove. Chi dovesse visitarlo in questi giorni, potrebbe pensare che l’acqua alta che ha colpito Venezia, abbia lasciato proprio sul paese che celebra il crollo del muro di Berlino, il segno più profondo.

In realtà i Giardini della Biennale (come l’Arsenale del resto) non hanno riportato danni, consentendo alla "58. Esposizione Internazionale d'Arte Della Biennale di Venezia" di avviarsi al rush finale (già oggi gli orari d’apertura sono tornati alla normalità).

Il Padiglione Germania, però, con la mostra Ankersentrum (Surviving in the ruinous ruin) di Natascha Süder Happelmann (alias dell’artista iraniano- tedesca Natascha Sadr Haghighian che ama assumere identità fittizie) sembra ugualmente in pieni lavori in corso. In realtà si tratta di un’installazione immersiva che comprende interventi scultorei, architettonici e sonori. L’idea è quella di mettere in mostra le rovine e la precarietà, invitando contemporaneamente il visitatore a prenderne possesso.

Alcuni spazi nascono già come rovine e sono pertanto irreparabili. Ma le rovine possono provocare danni permanenti e restare rovinose per sempre? (...) Alla ricerca di forme in continuo mutamento e di possibilità di sopravvivenza, resistenza e solidarietà, le rovine sono occupate, riadattate, ricostruite, abitate. Perdono d’importanza, mentre la loro appropriazione si rende più urgente.

L’intero intervento è pervaso da una vibrante ironia ad un passo dallo sfottò, che nell’installazione sonora Tribute to Whistle si fa leggera, giocosa e vagamente poetica. L’opera, che è stata realizzata con il contributo di sei musicisti, è composta da una stanza invasa dalle impalcature, alla cui base è possibile sedersi. Ma i movimenti e le interazioni dei visitatori, fanno emettere dei suoni (fischi ovviamente), sempre diversi, ai 48 altoparlanti montati in alto. I musicisti hanno lavorato con il fischietto, il cui suono penetrante è stato rielaborato in vari ritmi e suoni. Ciascun contributo sonoro è stato poi registrato su otto canali e viene riprodotto in maniera unica ogni volta.

Natascha Sadr Haghighian con il suo lavoro indaga sui rapporti e le interazioni tra politica, economia, industria, e il modo in cui influenzano la struttura della vita. Nella mostra Ankersentrum (Surviving in the ruinous ruin) si è concentrata sui concetti di contenimento, isolamento e accumulazione, chiedendosi contemporaneamente come affrontarli.

Per questo intervento l’artista è stata premiata con Hannah Höch Förderpreis 2020 della città di Berlino.

Il Padiglione Germania della Biennale di Venezia 2019 sarà visitabile fino al 24 novembre.

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of GERMANY . Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

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