“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
Il protagonista del gruppo scultoreo è rannicchiato per terra con le spalle curve e il volto nascosto dallo schermo del cellulare che sta guardando rapito, mentre davanti a lui una figura eretta gli parla accorata mostrando a sua volta lo smartphone. “The Message”, la nuova opera d’arte pubblica di Brian Donnelly, universalmente conosciuto come KAWS, per il cortile di Palazzo Strozzi a Firenze, mentre al piano nobile dell’edificio rinascimentale si celebra la mostra di Beato Angelico e l’Occidente si appresta a festeggiare il Natale, è quanto mai appropriata. Sia perché rilegge con gli occhi laici della contemporaneità il tema artistico dell’Annunciazione, sia perché in legno com’è fa pensare un po’ al presepe. Non fosse che “The Message” è decisamente meno raccolto della tradizionale rappresentazione della Natività.
“Amo particolarmente il legno con le sculture in scala monumentale - ha spiegato il signor Donnelly - La scultura è alta sei metri e tu sei di fronte a questo lavoro gigante ma che in qualche modo sembra vulnerabile”.
D’altra parte le dimensioni monumentali dei personaggi creati negli anni ’90 da KAWS sono un elemento ricorrente dei suoi progetti urbani, in cui distorce sottilmente il significato dei monumenti mixando pose dell’iconografia classica a forme da cartoon e scene rubate alla quotidianità. Sottolineando nel contempo il rapporto con lo spazio architettonico attraverso la composizione e il prevalere di sinuosità o linee rette.
Anche perché le sculture sovradimensionate attirano più facilmente l’attenzione di una platea eterogenea e frettolosa, spesso di passaggio, come quella a cui si rivolgono le opere d’arte pubblica.
“Non tutti hanno voglia o possono pagare un biglietto - ha detto il direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino - Come sapete siamo una fondazione privata e i biglietti sono molto importanti per noi però vogliamo anche fare in modo che l’arte sia davvero parte della vita di chiunque”.
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
Nato nel ’74 a Jersey City (una città di 300 mila abitanti che si affaccia direttamente sul fiume Hudson negli Stati Uniti), Brian Donnelly ha cominciato a interessarsi all’arte fin da ragazzino ma non ha mai pensato di poter trasformare questa passione in un lavoro (“Credevo che avrei dovuto fare altro per poter continuare”, ha dichiarato, una volta). Invece la sua ascesa è stata impressionante e l’ha portato a decine di collaborazioni con marchi dalla diffusione globale (tra questi: Nike, Comme des Garçons o Kiehl's); ad avere opere esposte, se non stabilmente conservate, in musei pubblici e privati; ad essere un beniamino di collezionisti famosi come i rapper Pharrell Williams e Kid Cudi, la star di YouTube PewDiePie, e i membri della boy band sudcoreana BTS. Oltre a fargli toccare cifre a sei zeri sul mercato secondario.
Nonostante ciò l’impressione che si ha di lui, quando lo si sente parlare in pubblico o si legge una sua intervista, è quella di una persona schiva, persino timida, che nasconde dietro una profusione di “you know” (lo usa come intercalare e lo ripete continuamente) e la tenuta da skater (cappellino a visiera, felpa e maglietta) parte della propria personalità.
Skateboarder accanito fin da adolescente, dopo un breve impiego come illustratore alla Disney (ha tra l’altro collaborato agli sfondi per “La Carica dei 101”) si è dedicato all’arte a tempo pieno. KAWS, il nome che si è dato, non significa niente in particolare (gli piaceva l’effetto grafico del concatenarsi delle lettere). Dai tempi dell’università abita a New York (che durante gli esordi ha usato come tela diffusa per le sue opere di street art e in cui oggi sono collocati alcuni suoi monumenti) dove ha uno studio con un numero variabile di assistenti. È sposato con la pittrice e ceramista Julia Chiang, dalla quale ha avuto due figlie.
Il suo pantheon di personaggi (a volte di fantasia a volte presi in prestito tali e quali), a un tempo giocosi, malinconici e sottilmente trasgressivi, ruota attorno a Companion. Una figura ispirata a Topolino con delle X al posto degli occhi, delle ossa incrociate per orecchie, che può essere considerato l’alter ego dell’artista ma anche colui con cui chi guarda può immedesimarsi.
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
A Firenze Companion è impegnato in un muto duetto con BFF (per quest’ultimo, KAWS ha invece preso spunto da uno dei Muppets). Le forme che compongono i due personaggi, più della composizione (che porta subito alla mente Angelico e il Rinascimento pittorico), riprendono i motivi architettonici mentre la tessitura del materiale e della lavorazione contribuisce al dinamismo di una scena che è aperta all’interpretazione del pubblico.
“Per me è impossibile dire come i visitatori interpretino la scena - ha detto l’artista- artista - Ma io? A cosa stavo pensando io quando sono stato invitato? Ci ho dovuto riflettere molto. Perché quando un lavoro è finito è come se cancellasse il resto (...) Ho recentemente perso mio padre e questo ha influenzato tutto il mio mondo. Così questa è un’opera sul Rinascimento ma, per me, ha anche una lettura più personale”.
Il signor Donnelly, che a seconda dell’ambiente sceglie materiali diversi (fibra di vetro, metallo, legno, gonfiabili ecc.), è anche capace di garantire risultati molto vicini alla perfezione (in termini estetici così come di sicurezza) lavorando con ditte specializzate e in alcuni casi collaborando con un team di ingegneri. Non molti anni fa un suo progetto (d’arte pubblica) al porto di Hong Kong ha fatto il giro del mondo: “Uso i gonfiabili da quando ho veramente cominciato a lavorare su larga scala: cose di 30-40 metri. Lavori che si devono poter installare e disinstallare dopo un determinato periodo di tempo. A Hong Kong c’era il gonfiabile ma era ancorato al fondale con 40 tonnellate di metallo, oltre a tutti i macchinari necessari”.
Tuttavia, gestire innovativi progetti d’arte pubblica può sembrare semplice ma non lo è affatto: “A Victoria Harbor abbiamo avuto acque molto agitate. Quindi avevamo un subacqueo due volte al giorno per controllare l’opera la mattina e ripararla il pomeriggio. Ogni giorno avevo bisogno di sistemarla perché le cose si rovinavano”.
A Firenze ha invece usato il legno: “La scelta del legno è stata una maniera per aggiungere un po' di calore al lavoro”.
“The Message” di KAWS resterà nel cortile di Palazzo Strozzi per tutta la durata della mostra di Beato Angelico (di cui è un’integrazione contemporanea). Cioè fino al 25 gennaio 2026.
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
“KAWS: THE MESSAGE”, Palazzo Strozzi, Florence, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO studio © KAWS
