Nel silenzio della Luce: Mimmo Jodice al Castello di Udine

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Marina di Licola, Opera n.3, 2008 ©Mimmo Jodice

I Castello di Udine (parte dei Musei Civici) ospita, fino al 4 Novembre 2025, “Mimmo Jodice. l’enigma della luce”, la prima esposizione antologica friulana dedicata al celebre fotografo napoletano Mimmo Jodice. A cura di Silvia Bianco (conservatrice del Museo Friulano della Fotografia), Roberto Koch e Alessandra Mauro (esperti di fotografia contemporanea), in collaborazione con le figlie dell’artista, Angela e Barbara Jodice, e con Suleima (autore).

L’esposizione documenta un arco narrativo che attraversa oltre cinquant’anni di produzione: dagli esperimenti analogici degli anni Sessanta alla rarefazione contemplativa degli anni Duemila. E rappresenta un’occasione unica per la città di Udine di affermarsi come laboratorio di cultura anche a livello internazionale.

Mimmo Jodice (Napoli, 1934) infatti, è uno dei grandi attori della fotografia italiana contemporanea. Fotografo d’avanguardia sin dagli anni Sessanta, ha sviluppato attentamente le possibilità espressive del linguaggio fotografico, diventando instancabile protagonista nel dibattito culturale che ha portato all’affermazione e al riconoscimento della fotografia italiana anche in campo internazionale. Il suo sguardo delicato e sospeso tra realtà e astrazione, esplora la luce come materia visiva silenziosa e complessa.

Inoltre, la scelta della sede espositiva del Castello di Udine (con il suo storico Salone del Parlamento e le tre sale della Galleria d’Arte Antica), crea un contrasto suggestivo e d’effetto tra passato e contemporaneità, valorizzando un allestimento curatissimo e stratificato, estremamente coinvolgente ed immersivo, che offre una visione organica e completa dell’opera di Jodice.

La mostra, articolata in cinque sezioni tematiche, presenta una selezione di 140 scatti realizzati tra il 1964 e il 2015, con diverse fotografie iconiche del Maestro; opere in bianco e nero; e varie composizioni; raggruppate in un percorso pensato e studiato specificamente per la sede di Udine. Oltre ad affrontare tutti gli argomenti principali della sua opera (come città e silenzi metropolitani).

Jodice, infatti, attraverso sperimentazione e camera oscura durante la sua carriara ha declinato diversi linguaggi visivi, mentre, prendendo spunto dalle sue memorie personali, dal suo vissuto di una città come Napoli (ricca di persone, luoghi, tradizioni) trasfigurava la realtà e donava poesia alla cronaca (tra questi scatti spiccano “Napoli incontra il mare” e “Trieste”).

Spesso fa emergere invece, la sua particolare attenzione al sociale, al Mediterraneo e agli antichi elementi architettonici, in cui la fotografia plasma la scultura e lo sguardo diventa quasi archeologico nel rivelare una classicità che appare muta dapprima, e in cui solo la luce si comporta da protagonista (tra queste opere: “Attese del Mediterraneo”, “Paestum”, “Siracusa”, “Cartagine”).

Poi c’è il ciclo “Edendel ‘95” che presenta immagini di nature morte artificiali. E infine: mare, corpi, volti; opere più intime e contemplative, dove la superficie dell’acqua è un orizzonte mentale, una dimensione di riflessione e quieta meditazione.

In generale, Jodice, adotta una poetica del silenzio in cui il suo bianco e nero è scelta filosofica; la luce crea attesa; e il tempo è sospeso, in un enigma seducente e malinconico, carico di desiderio, che lui non ci invita a risolvere, bensì a vivere. 

Con “L’enigma della luce” i Civici Musei di Udine, promotori della personale di Mimmo Jodice, proseguono la riflessione sul valore della fotografia attraverso un percorso tra luce, memoria e tempo.

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Il ventre del colera, 1972 ©Mimmo Jodice

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Anamnesi, 1990 ©Mimmo Jodice

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Veduta dell'installazione. Foto: Rebecca Paviola

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Veduta dell'installazione. Foto: Rebecca Paviola

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Veduta dell'installazione. Foto: Rebecca Paviola

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Veduta dell'installazione. Foto: Rebecca Paviola

Mimmo Jodice, L'Enigma della luce, Castello di Udine (Civici Musei di Udine), 2025. Mimmo Jodice in un ritratto di Daniele Ratti

Jack Vettriano a Palazzo Pallavicini: desideri silenziosi tra seduzione e mistero

Jack Vettriano, Dance Me to the End of Love 80 x 60 cm opera su carta museale - museum etching paper. Palazzo Pallavicini (Bologna) 2025

Le sale di Palazzo Pallavicini di Bologna ospitano fino al 20 Luglio 2025, una mostra dedicata al celebre artista di origini scozzesi Jack Vettriano, scomparso improvvisamente lo scorso 1 Marzo a Nizza mentre l’esposizione era già in corso.

La mostra, la prima in assoluto in Italia, é stata organizzata e realizzata da Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci della Pallavicini s.r.l. , curata da Francesca Bogliolo e con la collaborazione attiva dell’artista.

Palazzo Pallavicini propone un corpo di lavori che provengono direttamente dallo studio del pittore, figura di levatura internazionale molto apprezzata dal pubblico italiano ed estero. L’allestimento vede l’alternarsi di più di 70 opere tra le più iconiche e rappresentative dello stile intenso di Vettriano: dipinti ad olio (non molti ma capaci di colpire), grafiche a tiratura limitata create appositamente per questa mostra, e una serie di scatti del suo studio, realizzati dal fotografo Francesco Guidicini, ritrattista ufficiale del Sunday Times.

La sua improvvisa scomparsa ha trasformato questa personale in un vero tributo alla sua memoria.

Jack Vettriano, The Singing Butler 30 x 39 cm opera su carta museale - museum etching paper. Palazzo Pallavicini (Bologna) 2025

Le eleganti sale della dimora storica di Palazzo Pallavicini sono la cornice ideale che fa da scenografia ad opere glamour e velate di una sottile e silenziosa malinconia. La pittura evocativa di Vettriano alterna chiarore e oscurità, una luce volutamente artificiale (quasi da set fotografico), ricordando l’estetica del genere noir, mostrando un forte realismo fotografico influenzato dalle opere di Edward Hopper e rivelando atmosfere cinematografiche hollywoodiane. Il suo stile peculiare é carico di sensualità e fascino, intensamente introspettivo. Scene romantiche, atmosfere oscure, misteriose e ambigue, conducono lo sguardo dentro una narrazione sospesa tra desideri silenziosi e attese, dal carattere estremamente seducente. La poetica di Vettriano fonde glamour, citazioni retrò dalla Golden Age hollywoodiana, l’influenza del genere musicale del Jazz (del quale l’artista era un grande amante), passando attraverso evidenti suggestioni hopperiane. L’alienazione urbana, un sentimento di velata malinconia o solitudine, relazioni consumate o in bilico sono tematiche ricorrenti nella sua produzione che risulta immediatamente leggibile. La sua capacità di unire scene tratte da un universo fotografico popolare a citazioni cinematografiche, contribuisce a rendere la sua produzione molto personale e in controtendenza rispetto alla scena artistica internazionale contemporanea.

La sua formazione artistica è completamente da autodidatta. Si afferma tra gli anni ‘90 e 2000 per le sue ambientazioni in scenari dal sapore anni ‘40 e ‘50, spesso caratterizzate da figure eleganti, coppie enigmatiche, ballerini, amanti. Nonostante sia stato spesso snobbato dalla critica ufficiale per lo stile troppo commerciale, il suo linguaggio visivo risulta di grande impatto: evoca il ‘non detto’, il desiderio nascosto, nel contesto di scene interrotte, come frammenti di fotogrammi cinematografici.

Citando l’artista: “Dipingo ciò che non viene detto. Il momento prima del bacio. Il segreto. L’addio.”

E ancora: “Non mi interessa dipingere ciò che accade. Mi interessa dipingere ciò che potrebbe accadere”.

Un’occasione unica per immergersi nell’universo raffinato e carico di suggestioni di Jack Vettriano

Jack Vettriano, Days of Wine and Roses 50.5 x 42.5 cm opera su carta museale - museum etching paper Palazzo Pallavicini (Bologna) 2025er

Jack Vettriano, Yesterdays Dreams 60 x 50 opera su carta museale - museum etching paper. Palazzo Pallavicini (Bologna) 2025

Jack Vettriano, Nigh-Time Rituals 38 x 31 opera su carta museale - museum etching paper. Palazzo Pallavicini (Bologna) 2025

Jack Vettriano, Homage to Fontana 76,2 x 60,96 cm olio su tela - oil on canvas. Palazzo Pallavicini (Bologna) 2025

Ritratto di Jack Vettriano. Photo: Francesco Guidicini