A Palazzo Strozzi una scultura vivente canta una canzone per ogni visitatore di "Reaching for the stars"

Reaching for the stars, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO Studio

Ad ogni vistatore della mostra “Reaching for the stars” viene cantata una canzone diversa. Un brano scelto solo per lui, che si spegnerà nel momento in cui avrà finito di varcare un corridoio. Sembra un’esagerazione, una sorta di inganno, e invece è l’opera “This is you” dell’artista tedesco Tino Sehgal.

Fatta della materia delle emozioni, “This is you” (2006) di Tino Sehgal, è l’opera più effimera tra quelle esposte a Firenze in occasione di “Reaching for the stars”. L’esposizione che celebra il trentennale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, a Palazzo Strozzi, con una selezione di settanta pezzi, tra i lavori collezionati a partire dagli anni ‘90 da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

In “This is you” una donna comincia a cantare appena i visitatori le passano accanto. Una canzone per ognuno. L’opera è pensata come una serie di ritratti impalpabili. Infatti, la scelta del brano è ispirata alla cantante dallo stato d’animo di chi incontra. Si tratta di un lavoro poetico e sensibile, in cui l’infrazione delle regole di comportamento in un determinato contesto (in questo caso un museo) e l’interazione inconsueta con lo spettatore, generano delle sensazioni che sono l’anima dell’opera.

This is you” è anche venata d’umorismo, se si pensa alla cantante come a una scultura vivente. Un’aspetto che si ritrova più o meno sempre nella produzione di Seghal e che ne bilancia l’emotività ma anche il rigore formale. L’artista, infatti, è molto attento alla costruzione visiva delle sue opere, così come nell’attuazione dell’intricato sistema di regole che lui stesso ha creato per normarne la messa in scena.

Nato a Londra nel ‘76 da padre indiano a madre tedesca, Tino Sehgal, che adesso vive in Germania, ha studiato economia e danza per poi approdare all’arte contemporanea, con quelle che lui definisce “situazioni costruite” (per distinguerle dalle performances). Il successo per lui arriva in fretta: dopo pochi anni dal suo esordio, nel 2005, Sehgal sarà l’artista più giovane a rappresentare la Germania alla Biennale di Venezia, nel 2013 vincerà il Leone d’oro, senza contare la partecipazione a documenta e le numerose presenze in sedi espositive prestigiose.

Una delle sue situazioni più famose è “Kiss” (un’edizione della quale è stata acquistata dal Moma) in cui una coppia di attori si abbraccia e si bacia, ripercorrendo contemporaneamente tutti i baci iconici della storia dell’arte (da quello scolpito da Auguste Rodin fino a Made in Heaven di Jeff Koons). In altre opere, Sehgal ha fatto saltare e sbracciarsi i custodi del museo mentre annunciavano il titolo dell’opera, istruito gli attori a coinvolgere il pubblico in conversazioni personali e messo i bimbi a giocare senza oggetti.

Il lavoro di Sehgal, tuttavia, non è facilissimo da vedere. L’unico modo, infatti, è dal vivo, perchè l’artista rifiuta ogni forma di riproduzione. Niente foto (con buona pace di chi ha la passione per Instagram), niente video e niente targhette con le spiegazioni dell’opera. Pensa che la sovraproduzione di oggetti sia un male per l’umanità e quindi il suo lavoro è onestamente effimero. Esiste, davvero, solo negli occchi e nella memoria dello spettatore. Senza concessioni al mercato.

Eppure Sehgal si vende e costa pure parecchio. Tuttavia la sua’opera è difficilissima da collezionare per le modalità di vendita escogitate dall’artista. Tanto per cominciare Sehgal non rilascia ricevute, ne ogni genere di documentazione scritta dell’avvenuto acquisto. Chi compra il diritto a mettere in scena (con attori pagati a ore) una delle sue situazioni in edizione limitata, deve accontentarsi di una stretta di mano. E per farlo deve ritenersi anche disposto ad andare ad un incontro con i rappresentanti della sua galleria e un notaio. La transazione si svolgerà rigorosamente in forma orale. Di solito sono presenti anche l’artista e i membri del suo studio ma Seghal viaggia il meno possibile, per non contribuire all’inquinamento atmosferico. E questo rende la faccenda ancora più complicata.

Il copione è più o meno lo stesso, se il proprietario di una delle opere di Sehgal decide di prestarne temporaneamente il lavoro.

Questo tortuoso processo di vendita, contribuisce a rendere più difficile incontrare le opere di Sehgal in giro.

Nonostante ciò, “This is you” (negli Stati Uniti acquisita dall'Hirshhorn Museum di Washington, dove ben tre membri dello staff si occupano della sua amministrazione), di proprietà della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, fa parte dei capolavori in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze. “Reaching for the stars”, con Tino Seghal e altri 50 fuori classe dell’arte contemporanea, si potrà visitare fino al 18 giugno 2023

Reaching for the stars, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO Studio

Reaching for the stars, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO Studio

Reaching for the stars, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO Studio

Reaching for the stars, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO Studio

Tutti gli artisti nella nuova pubblicità Coca-Cola a cominciare da Aket

Ambientata in un museo immaginario in cui sembrano concentrati tutti i capolavori iconici della storia dell’arte, la nuova pubblicità Coca-Cola, in realtà, dà spazio anche ad artisti contemporanei meno conosciuti A cominciare dallo street-artist francese Aket che, da un giorno all’altro, è diventato famoso.

Come lo spot. Cuore della campagna Masterpiece (comprende anche una galleria online, cartelloni pubblicitari in 3D e oggetti da collezione digitali), che non ha mancato di diventare virale e accendere un vero e proprio dibattito. D’altra parte, la pubblicità Coca-Cola, è un prodotto raffinato che non si limita a sfruttare la psicologia di chi guarda per raggiungere il consumatore ma mette in campo anche un cocktail visivo all’avanguardia, composto da riprese dal vivo, effetti digitali e intelligenza artificiale (ci hanno lavorato le agenzie: Electric Theatre Collective e Blitzworks).

Lo spot si svolge in uno spazio espositivo di fantasia, che ha caratteristiche architettoniche affascinanti ma ibride. Un po’ fa pensare a un museo europeo (forse il Louvre), un po’ al Moma di New York. Allo stesso modo, le opere tra le quali si svolge la danza virtuale della bottiglietta di Coca-Cola, sono opera di artisti del passato e del presente. Famosi e non. Eppure, accostati a Andy Warhol, William Turner, Edward Munch, Vincent Van Gogh, Utagawa Hiroshige e Johannes Vermeer, tutti sono apparentemente già parte della storia dell’arte.

In realtà, i contemporanei di Coca-Cola, prima di questo spot erano tutti poco conosciuti. Ma dall’uscita della campagna pubblicitaria sono diventati di botto, noti a persone di tutto il mondo. Si tratta del francese Aket, del fotografo idiano-inglese Vikram Kushwah, della pittrice egiziana Fatma Ramadan del pittore sudafricano Wonderbuhle e della pittrice colombiana-francese Stefania Tejada.

Ad aprire le danze è l’opera "Divine Idyll" di Aket, che per questo rimane particolarmente impressa. L’autore è uno street-artist originario di un paese della Piccardia, che adesso vive a Lille. Si fa chiamare anche Aket Kubic, perchè di solito rappresenta personaggi dalle forme ispirate al Cubismo. Al centro dei suoi graffiti: scene di vita quotidiana, combattimenti ma anche una sua versione di soggetti classici (come “le bagnanti”). Ha anche creato un personaggio, “Mr. Tarin”, che ironizza sui difetti dei francesi. Tra gli artisti contemporanei della pubblicità è l’unico occidentale.

Nello spot Coca-Cola, il protagonista del dipinto di Aket, dopo aver rubato una bottiglietta di Coca-Cola dipinta da Warhol nel ‘62 (“Coca-Cola 3”), la lancia a un marinaio de “Il Naufragio” (1804) di Turner. Quest’ultimo la tira alla protagonista di “Falling in Library” di Kushwah, che, con l’aiuto delle signore rappresentate in “The Blow Dryer”, riesce a raggiungere l’eroe de “L’Urlo” di Munch. A sua volta, il disperato protagonista, la passa al ragazzo ritratto da Wonderbuhle che, esce dal quadro, per poi cadere sul letto della famosa “Camera di Vincent ad Arles” di Van Gogh. A questo punto lo spot mette in gioco l’azione, e la protagonista del decoratissimo dipinto di Tejada, si esibisce in una vera e propria acrobazia, per far atterrare la preziosa bibita nel paesaggio innevato de "Il ponte-tamburo di Meguro e collina del tramonto" (parte della serie "Cento vedute famose di Edo") di Hiroshige. Di qui la “Ragazza con l’orecchino di Perla” di Vermeer può prenderla. Ed ecco che, finalmente, quest’ultima la fa avere, con tanto di strizzatina d’occhio, ad uno studente a corto d’ispirazione durante una prova di disegno al museo.

In breve, Coca-Cola ha messo in scena una danza a cui partecipano i soggetti delle opere d’arte. In uno spirito multiculturale molto attuale. A cui altri artisti, di ieri e di oggi, hanno contribuito, secondo la stessa multinazionale americana, che gli ha citati come fonte d’ispirazione (da Modigliani o Monet fino a Zena Assi).

Gli affascinanti e malinconici ritratti senza forma del Gian Maria Tosatti pittore

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Conosciuto per le sue gransi installazioni ambientali, scenografiche e pervase di una sottile malinconia, Gian Maria Tosatti, che la scorsa estate ha rappresentato l’Italia alla 59esima Biennale di Venezia (per la prima volta da solo), si dedica da tempo anche alla pittura. Opere astratte, pensate come ritratti collettivi sospesi tra passato e futuro. I ritratti delle emozioni di una generazione, incapaci di dare forma ad un presente che all’artista appare fugace ed incerto.

Non a caso tra i due cicli pittorici, presentati da Tosatti in anteprima al Pirelli Hangar Bicocca durante la mostra “Now/here” (attualmente in corso nello spazio espositivo milanese), ce n’è uno che si chiama “Ritratti”. Si tratta di grandi supporti rettangolari di metallo usurato. Il mutare della materia in queste opere simboleggia lo scorrere del tempo. Contemporaneamente l’artista originario di Roma (vive a Napoli), attraverso la tessitura tattile e cangiante di “Ritratti”, allude a costellazioni di emozioni inesprimibili e fa eco alle ampie geometrie vissute che compongono Pirelli Hangar Bicocca (un tempo sede del gruppo Ansaldo).

Le opere, dipinte in oro e ruggine, su pannelli in ferro assemblati e installati su strutture in tubo giunto, sono molto grandi, talmente a loro agio nello spazio che le ospita da sembrare scultoree. Le dorature che le impreziosiscono, poi, fanno riferimento alla tradizione pittorica occidentale, dai mosaici bizantini, ai dipinti medioevali fino alle più recenti pratiche sperimentali di artisti italiani degli anni settanta (Jannis Kounellis, Gino De Dominicis e Luciano Fabro) ma ricordano anche alla lontana il Kiefer più recente.

Tosatti, con “Ritratti, dice di aver dato vita a “una superficie che separa il regno delle cose da quello dell’anima”.

Nell’altra serie presentata a Pirelli Hangar Bicocca si scorgono invece dei vaghi residui figurali. Ma di paesaggio e non di ritratto. La serie, che dà anche il titolo alla personale, si chiama “Now/here” e fa subito venire in mente il paesaggio notturno con lucciole dell’ultima stanza dell’installazione "Storia della notte e destino delle comete". Le grandi tele, dieci in tutto, in questa serie, sono sospese al soffitto e interamente coperte con tratti e sfumature di grafite e carboncino bianco. La composizione può suggerire l’esistenza di una linea d’orizzonte al di sopra della quale starebbero sospesi dei candidi cerchi. Le forme, simili a pianeti o astronavi, talmente lucenti e ferme nel profondo grigiore dello sfondo, portano con se una sensazione di inquietudine e levità.

D’altra parte, l’ambiguità e il tono perentorio del nome della serie, aiutano l’osservatore ad andare alla deriva in uno spazio di domande irrisolte. “Now\here”, infatti, che si può leggere sia “Adesso Qui” (now here) che “Nessun Luogo” (nowhere), sembra alludere a un presente sfuggente e ingannevole.

E, naturalmente ad un corso storico che si fa sentimento collettivo. Sia “Ritratti” che “Now\here”, infatti, come tutte le altre opere dell’artista, vanno letti come una riflessione sul confine che separa individuale e collettivo, nel tentativo di dare forma allo spirito di un’epoca.

La mostra “Now\here” di Gian Maria Tosatti, è stata illuminata dal light designer e direttore di fotografia Pasquale Mari. Rimarrà al Pirelli Hangar Bicocca fino al 30 luglio 2023 e dal 6 aprile farà coppia con la personale “Grand Bal” dell’ingese Ann Veronica Janssens.

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti Ritratto #004, veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti NOw/here #008 (particolare), veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano,

2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio