Per la prima volta va all'asta un murale di Keith Haring. Misurava quasi 26 metri, è stato diviso in 16 pezzi

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) , Grace House, ca. 1983-1984. Est. $ 3 milioni - $ 5 milioni. Foto di Tom Powel Imaging. Courtesy Bonhams.

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) , Grace House, ca. 1983-1984. Est. $ 3 milioni - $ 5 milioni. Foto di Tom Powel Imaging. Courtesy Bonhams.

Il prossimo 13 novembre va all’asta a New York il murale di Grace House, realizzato all’inizio degli anni ‘80 da Keith Haring per un centro giovanile cattolico nell'Upper West Side di Manhattan. L’opera, tra le meno note dell’artista statunitense, si estendeva per tre piani di scale e misurava quasi 26 metri di lunghezza.

Per metterlo in vendita è stato necessario rimuovere l’intonaco dai mattoni dell’edificio e dividerlo in 16 sezioni.

Sarà il primo murale di Keith Haring ad essere battuto all’asta.

“Untitled (The Grace House Mural)" venne dipinto da Haring in una sola notte per l’amicizia che si era creata tra lui e alcun giovani che si occupavano del centro. Ma i proprietari dei muri, cioè la vicina Chiesa dell’Ascensione, non hanno avuto nessun merito in questa vicenda. Questo ha creato un clima di malcontento intorno all’evento. Si è detto che malgrado l’edificio in cui si trovava il centro sia stato messo in vendita, il murale avrebbe potuto rimanere dove era sempre stato. "Siamo delusi", ha dichiarato Vazquez, della Haring Foundation a New York Times- Questo murale non doveva essere di proprietà di un collezionista". Infatti, malgrado la chiesa abbia fatto sapere che preferirebbe che il murale andasse a un museo non c’è modo di sapere chi se lo aggiudicherà.

L’opera, che contiene tutte le figure iconiche di Keith Haring (dal bambino raggiante al cane stilizzato) è stata valutata tra i 3 e i 5 milioni di dollari. A venderla sarà la casa d’aste Bonhams. E se sarà un privato a diventarne proprietario, la transazione farà da contraltare alla gioia che ha dato il murale di Amsterdam ritrovato e reso nuovamente visibile al pubblico appena un anno fa.

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Keith Haring, Untitled (The Grace House Mural) (detail), ca. 1983–84. Est. $3 million–$5 million. Courtesy Bonhams

Aperto GrossDomesticProduct Banksy lancia Bbay, il sito di aste d'arte online più pazzo del mondo

Banksy, Soft Toys. Image via Colossal

Banksy, Soft Toys. Image via Colossal

Ha inaugurato la settimana scorsa lo shop online di Banksy GrossDomesticProduct (GDP). Dove di fatto è possibile accaparrarsi un’opera recente del famoso artista britannico a prezzi decisamente molto competitivi. E come se non fosse abbastanza ha annunciato l’apertura del sito Bbay. Ma è davvero così facile comprare su GDP? E che cos’è Bbay’

Gross Domestic Product (in italiano Prodotto Interno Lordo) fa seguito all’omonima installazione in un negozio di Londra, realizzata dal writer per risolvere una contesa legale su una questione di copyright. Ma in qualche misura diventa un’opera a se stante. Un’opera alla Banksy si intende, o piuttosto un ironico atto d’accusa al mercato dell’arte.

In vendita ci sono articoli fatti in serie economici, come le tazze a 10 sterline con un piccolo graffito a stencil realizzato dai bambini. O almeno è ciò che, tra il serio e il faceto, dichiara il sito : “Hai mai guardato Banksy e pensato: potrebbe farlo pure mio figlio? Bene, anche Banksy e ora lo hanno fatto. Per realizzare una serie di tazze firmate, l'artista ha indotto i bambini a farlo, quindi ha firmato il risultato.”. O la t-shirt da donna a 30 sterline che riproduce “Love is in the bin” (si riconosce da quella dedicata a “Girl with baloon” perchè è a frange). Ma anche lavori importanti in edizione limitata (firmati dall’artista), e pezzi unici (ovviamente firmati), come la “borsa mattone” o un giubbotto antiproiettile decorato uguale a quello indossato dal rapper Stormzy (più probabilmente lo stesso ma il sito non lo specifica). Pure questi ultimi, con una media di 500 sterline l’uno, e senza mai superare le 850, sono decisamente abbordabili. Basti pensare che il giubbotto di Stormzy è stato valutato da Joey Syer (co-fondatore del sito di vendita d’arte online MyArtBroker) 200mila sterline!

Ma è davvero così semplice comprare un lavoro di Banksy su GDP? No, o almeno non è così immediato e automatico. L’acquisto, infatti, non avviene al momento del checkout online, ma è l’artista in un secondo tempo a valutare se vendere l’opera all’aspirante compratore. E se dovesse avere sentore che questa persona intende rivenderla si rifiuterà di farlo.

Vediamo nel dettaglio come avviene lo shopping su GDP. Innanzitutto bisogna avere le idee ben chiare, perchè più di un articolo a persona non è possibile comprare. Dopo aver deciso e prima di poter inserire i propri dati bisogna rispondere all’interrogativo “Perchè l’arte è importante?” A questo punto ci si può registrare. Se la richiesta dovesse superare l’offerta (e almeno per i pezzi unici è ragionevole pensare che succederà) Banksy deciderà a chi assegnare l’opera in base alla risposta fornita. A valutarle sarà “un cabarettista di professione”. Cioè il comico inglese Adam Bloom . Qui va aperta una parentesi, perchè ognuno rimane proprietario del copyright della propria risposta ma autorizzerà automaticamente l’artista a pubblicarla. Questo ha fatto supporre a qualcuno che le migliori potrebbero essere al centro di futuri lavori dell’artista.

Chiusa la parentesi si procede. Anzi ci si ferma perchè bisogna aspettare. Se la nostra risposta sarà piaciuta riceveremo una mail con un link per completare online il pagamento (GDP specifica di verificare con attenzione che la mail sia tata effettivamente spedita da loro). Altrimenti niente da fare.

I “Termini e Condizioni” di vendita sono chiari: non si deve considerare l’acquisto un investimento, perchè gli oggetti potranno aumentare di valore oppure no. Vietato comperare per terzi (l’artista si riserva di chiedere ulteriori informazioni al cliente). Vietato pubblicizzare l’acquisto (che in questo caso verrà annullato). E in definitiva prepararsi a rivedere quanto si è appena preso. Quello che Banksy vuole assolutamente evitare è che accedano mercanti o speculatori tanto che i certificati d’autenticità verranno rilasciati solo 2 anni dopo aver ricevuto la merce!

Qualcuno potrebbe obbiettare che con “Devolved Parliament” battuto in asta per oltre 11 milioni di euro poche settimane fa, e “Girl with baloon” (diventata “Love is in the bin” dopo la parziale autodistruzione) che lo scorso anno ha superato il milione di sterline, Banksy potrebbe evitare di polemizzare sul mercato artistico. E che tutto sommato il suo processo di vendita somiglia molto alle liste d’attesa delle gallerie più famose (domanda sul perchè l’arte è importante a parte). Ma queste sono le regole.

GrossDomesticProduct lancia anche al prossima apertura di Bbay. Un nuovo sito commerciale firmato Banksy, di cui si sa ancora poco ma che viene presentato come “Il concessionario autorizzato del’usato Banksy”. Sulla home c’è un uomo con gli occhi coperti (che potrebbe essere l’artista ma più probabilmente non lo è) appoggiato a un camioncino con appese le opere del writer. Sotto l’immagine è scritto: “La tua destinazione di prima scelta per commerciare lavori di seconda mano fatti da un artista di terza classe”. Insomma, a giudicare dall’ironica assonanza del nome con un altro sito, si direbbe che Bbay sarà la casa d’aste di Banksy. Ma, come insegna GDP, le sorprese sono di certo dietro l’angolo.

Banksy, Shredded Tee. Image via Colossal

Banksy, Shredded Tee. Image via Colossal

Gli psichedelici colori del "Rubber Pencil Devil" di Alex da Corte dove l'artista interpreta tutti i personaggi con un trucco spesso come una scultura da indossare

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Rubber Pencil Devil” dell’artista statunitense Alex da Corte, è un video-collage composto da 57 momenti esposto alla Biennale d’arte di Venezia 2019, May you Live in Interesting Times” (curata da Ralph Rugoff). Un film presentato in una sala di proiezione satura di colori e luci al neon, in cui ogni personaggio è stato rubato alla memoria collettiva occidentale e malignamente manipolato per farne qualcosa di diverso da ciò che appare. Come un alieno che ha preso le sembianze di un comune cittadino americano in un film degli anni ‘50.

C’è la statua della libertà, la Bella Addormentata, Burt Simpson, Duffy Duck, la Pantera Rosa e tanti altri. La maggior parte di loro è interpretato dall’artista stesso, che sfoggia un trucco talmente pesante da essere stato paragonato ad una scultura da indossare.

Come al solito Da Corte pota la cultura pop in territori inesplorati, tante sono le citazioni che si sovrappongono e i colori vivi accostati l’uno all’altro come campiture bidimensionali. Il suo è un libro dei ricordi statunitense che per estensione appartiene un po’ a tutti noi occidentali, ma che nelle mani dell’artista assume sfumature grottesche e vagamente inquietati. Il ritmo di ogni scena è lento, ipnotico. L’accostarsi dei fotogrammi psichedelico. Ma alla fine si sorride. Certo qualcosa non quadra: Burt fuma, la Statua della Libertà ruba un televisore da una casa di periferia ecc Il fatto è che la familiarità che abbiamo con i personaggi e le situazioni che l’artista ci ripropone, non ci permette di accorgerci che si sono svuotati. Ripetuti in continuazione, inesorabilmente al di fuori del contesto storico-sociale in cui nascono, sono come contenitori vuoti di cui conosciamo solo l’aspetto.

“Rubber Pencil Devil” viene trasmesso all’Arsenale mentre ai Giardini Alex da Corte ha presentato l’installazione “The Decorated Shed”. Entrambe le opere si potranno visitare fino alla conclusione della Biennale di Venezia 2019.

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia