Gli psichedelici colori del "Rubber Pencil Devil" di Alex da Corte dove l'artista interpreta tutti i personaggi con un trucco spesso come una scultura da indossare

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Rubber Pencil Devil” dell’artista statunitense Alex da Corte, è un video-collage composto da 57 momenti esposto alla Biennale d’arte di Venezia 2019, May you Live in Interesting Times” (curata da Ralph Rugoff). Un film presentato in una sala di proiezione satura di colori e luci al neon, in cui ogni personaggio è stato rubato alla memoria collettiva occidentale e malignamente manipolato per farne qualcosa di diverso da ciò che appare. Come un alieno che ha preso le sembianze di un comune cittadino americano in un film degli anni ‘50.

C’è la statua della libertà, la Bella Addormentata, Burt Simpson, Duffy Duck, la Pantera Rosa e tanti altri. La maggior parte di loro è interpretato dall’artista stesso, che sfoggia un trucco talmente pesante da essere stato paragonato ad una scultura da indossare.

Come al solito Da Corte pota la cultura pop in territori inesplorati, tante sono le citazioni che si sovrappongono e i colori vivi accostati l’uno all’altro come campiture bidimensionali. Il suo è un libro dei ricordi statunitense che per estensione appartiene un po’ a tutti noi occidentali, ma che nelle mani dell’artista assume sfumature grottesche e vagamente inquietati. Il ritmo di ogni scena è lento, ipnotico. L’accostarsi dei fotogrammi psichedelico. Ma alla fine si sorride. Certo qualcosa non quadra: Burt fuma, la Statua della Libertà ruba un televisore da una casa di periferia ecc Il fatto è che la familiarità che abbiamo con i personaggi e le situazioni che l’artista ci ripropone, non ci permette di accorgerci che si sono svuotati. Ripetuti in continuazione, inesorabilmente al di fuori del contesto storico-sociale in cui nascono, sono come contenitori vuoti di cui conosciamo solo l’aspetto.

“Rubber Pencil Devil” viene trasmesso all’Arsenale mentre ai Giardini Alex da Corte ha presentato l’installazione “The Decorated Shed”. Entrambe le opere si potranno visitare fino alla conclusione della Biennale di Venezia 2019.

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia

Alex Da Corte , Rubber Pencil Devil, 2019; Mixed media. Photo by: Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale di Venezia