Ian Berry ha dipinto la luce accecante di 'Hotel California 'con scampoli di Denim sovrapposti

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Ispirata all’album degli Eagles del ‘77 e alle piscine di David Hockney, la serie di opere ‘Hotel California’ dell’artista inglese Ian Berry, mette in scena la luce intensa , l’estate permanente e il mito, dello Stato affacciato sull’Oceano Pacifico. Dipingendo con scampoli di denim. Una versione del sogno americano declinata in migliaia di sfumature di bluejeans, che Ian Berry ha completato dopo aver visitato gli Stati Uniti per lavoro.

La tecnica di Ian Berry, pur collocandosi in una terra di confine tra collage, bassorilievo e scultura, è saldamente ancorata nell’ambito della pittura. Anche viste dal vivo le tele dell’artista londinese sembrano frutto di pennellate monocromatiche. Viene da se quindi che i punti di riferimento finiscano per essere i classici generi pittorici giocati in chiave contemporanea (come il ritratto o il paesaggio) e le citazioni alla Storia dell’Arte si sprechino. Guardando ‘Hotel California’, ad esempio, non si può non pensare (oltre al già nominato Hockney) ad Edward Hopper e persino all’Impressionismo di Monet. Meno scontata è la ricerca sulla luce che si diffonde viva o si rifrange sugli oggetti. Rapresentati però, usando un materiale ruvido, opaco e dal colore freddo.

"Ho adorato il corpo di lavoro di Behind Closed Doors (una precedente serie di Berry ndr)- spiega l'artista- sia dal punto di vista concettuale che tecnico, è stato uno spettacolo che ha funzionato davvero, rappresentava anche la mia mentalità all'epoca. Mi ha davvero commosso il modo in cui è collegato a così tante persone. Era piuttosto buio comunque, e volevo fare il prossimo spettacolo con del denim brillante. Qualcosa che non penso che la gente sappia del mio lavoro a parte il fatto che sia fatto di jeans è la sfida che mi pongo nell’osservare come la luce colpisce le cose. Come le mattonelle del pavimento del corridoio, le file metalliche di lavatrici in una lavanderia a gettoni o un piano lucido."

Dal 30 giugno Ian Berry presenterà la serie ‘Hotel California” alla Catto Gallery di Londra (fino al 28 luglio). Affiancando le opere a parete all’installazione Secret Garden.

Per seguire il lavoro di Berry virtualmente c’è il suo sito internet oltre all’account instagram in cui l’artista condivide anche piccoli video che mostrano come fa a “dipingere” con gli scampoli di jeans.

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Narine Arakelian ha trasformato la scala gotica di Palazzo Contarini del Bovolo in un faro multicolore

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L’artista armena di origini siberiane, Narine Arakelian, in occasione della Biennale di Venezia 2019, ha trasformato la scala a chiocciola dell’antichissimo Palazzo Contarini del Bovolo in un faro multicolore. L’installazione, realizzata con lastre di plexiglass colorato, disposte come fossero finestre e luci, fa riferimento alla storia della residenza e ai concetti di speranza e rinascita.

Narine Arakelian alla Biennale 2019 rappresenta il suo Paese (Padiglione Armenia, al Collegio Armeno Moorat-Raphael di Dorsoduro) insieme al gruppo artistico ArtLab Yerevan. La mostra, curata da Susanna Gyulamiryan, si intitola ‘Revolutionary Sensorium’ ed è una riflessione sulle tensioni e le proteste che hanno segnato la repubblica caucasica nella primavera dello scorso anno. All’esposizione Narine Arakelian contribuisce con una performance. Il progetto che reinventa la scala tardo gotica, invece, si concentra su temi universali creando un’atmosfera di sospensione nello scorrere incessante della Storia.

L’installazione realizzata a Palazzo Contarini del Bovolo (curata da Pier Paolo Scelsi) si intitola ‘The Pharos Flower’ e, secondo l’artista, costituisce un momento di raccordo tra passato, presente e futuro. Di certo c’è che raggiungere il panorama mozzafiato che si gode dalla cima sarà un po’ meno faticoso per i visitatori che saliranno immersi nella vivida purezza del colore.

All’interno del palazzo l’artista presenta poi dei tessuti e degli oggetti di vetro (realizzati allo Studio Abate Zanetti di Murano=. Non solo, perchè anche qui Arakelian si esibirà in una performance. Ispirato all’opera di Tintoretto ‘Bozzetto del Paradiso’, lo spettacolo la vede trasformarsi in una statua di marmo. (via Designboom)

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Biennale di Venezia 2019| Le travi di metallo di Carol Bove morbide e colorate come tessuti pregiati sfilano a May you Live in Interesting Times

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Le sculture monumentali di Carol Bove sono fluide e ariose, intensamente, talvolta anche vivacemente, colorate, fanno pensare a materiali malleabili e infantili come le gomme da masticare o il pongo; ma più spesso richiamano alla mente i tessuti di una sfilata d’alta moda. Eppure sono fatte con solide travi di metallo, di quelle che si usano nei grandi progetti edilizi o per i ponti.

Carol Bove è nata a Ginevra da genitori americani. Nonostante sia cresciuta negli Stati Uniti, dove ha studiato e tutt’ora vive, è stata chiamata a rappresentare la Svizzera alla Biennale di Venezia 2017. Due anni dopo ritroviamo il suo lavoro alla Biennale di Venezia 2019, May you Live Interesting Times, curata da Ralph Rugoff . Per la mostra ha creato anche una serie di nuove opere (Nike I, New Moon).

Bove riveste le sue sculture di lacche lucide e impeccabili rubate all’industria dell’automobile. Tuttavia, spesso le accosta a lastre di metallo arrugginito e graffiato. Più che di un matrimonio tra elementi apparentemente opposti ma evidentemente compatibili si tratta di una fusione, tanto le volute delle une vengono fatte combaciare con le increspature inquiete delle altre. Per Farlo Bove e il suo staff sollevano con delle gru le enormi parti scultoree e le muovono, o le fanno addirittura oscillare. L’artista non fa rendering ne studi preparatori ma ha l'abitudine di camminare per lo studio manipolando dei pezzi di Play-Doh dai colori vivaci.

A livello concettuale le opere parlano di forza e fragilità, comunione degli opposti, resilienza ma anche inganno.

“In questo momento storico- ha detto- il pensiero esecutivo, l’estroversione e i gesti intenzionali occupano posizioni tiranniche di dominio. Dobbiamo opporci riservando spazio alle immagini poetiche , al pensiero associativo e agli atti privi di uno scopo. E’ per questo motivo che mi piace l’acciaio: ha la potenzialità di rivelarsi molto testardo”.

Le sculture di Carol Bove si possono vedere sia all’Arsenale che ai Giardini per tutta la durata della Biennale di Venezia 2019.

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2018 (Giardini della Biennale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis

Carol Bove, Various works, 2017-2019 (Arsenale); Stainless steel, found steel and urethane paint. Photo by Maris Mezulis