"Custodians for COVID": Joanna Vestey congela la bellezza desolata dei teatri di Londra chiusi per il COVID

Brian Wren, Building Manager, Hackney Empire. London, June 2020 © Joanna Vestey

Brian Wren, Building Manager, Hackney Empire. London, June 2020 © Joanna Vestey

A un primo sguardo sembrano spazi vuoti, poi ci si accorge che in un angolo dell’immagine si nasconde una persona. “Custodians for Covid” dell’artista britannica Joanna Vestey è una serie di fotografie dedicata ai lavoratori dello spettacolo e ai teatri londinesi. Che sembrano sospesi in attesa che qualcuno dica di nuovo “Su il sipario!”

Joanna Vestey abita ad Oxford e iil suo legame con l’architettura intesa come testimonianza storica in continuo divenire, immutabile eppure mutevole, l’aveva già dimostrato con la serie “Custodians”, esposta a Palazzo Mora in occasione della Biennale d’Arte di Venezia 2017. Anche in questo caso comparivano antichi edifici vuoti, non fosse per un singolo impiegato della struttura, capace di volta in volta di traghettare gli spazi verso una nuova micro-era.

E questo contrasto tra l’immortalità dei palazzi e la transitorietà delle persone che vi lavorano, tra sacralità dell’architettura e apparente vacuità delle attività umane, ritorna in “Custodians for Covid”. Dove però ogni concessione al ritratto cessa, insieme alle sfumature di languore nell’attesa e di autocompiacimento. Le persone si fanno piccole piccole, l’architettura invade la scena e nonostante la decorazioni a tratti appare cupa. La macchina fotografica cattura il soggetto con fermezza. E l’atmosfera di sospensione del tempo si fa opprimente.

Le arti dello spettacolo devono essere salvate adesso- ha scritto Joanna Vestay citando il regista Sam Mendes- Non la prossima settimana o il prossimo mese. Se muoiono un ecosistema così commplicato ed evoluto non potrà essere ricostruito da zero”.

La serie di fotografie che compone “Custodians for Covid” è in vendita sul sito di Joanna Vestay. Il ricavato sarà interamente devoluto ai teatri londinesi.

Charlie Jones, Building Services Manager, Royal Albert Hall. London, June 2020 © Joanna Vestey

Charlie Jones, Building Services Manager, Royal Albert Hall. London, June 2020 © Joanna Vestey

Ruairi McNulty, Technical Manager, Richmond Theatre. London, June 2020 © Joanna Vestey

Ruairi McNulty, Technical Manager, Richmond Theatre. London, June 2020 © Joanna Vestey

Graeme Bright, Building and Facilities Manager, Theatre Royal Stratford East. London, June 2020 © Joanna Vestey

Graeme Bright, Building and Facilities Manager, Theatre Royal Stratford East. London, June 2020 © Joanna Vestey

Robert Smael, Bar & Kitchen Manager, (Caretaker of the Building), The Royal Court Theatre. London, June 2020 © Joanna Vestey

Robert Smael, Bar & Kitchen Manager, (Caretaker of the Building), The Royal Court Theatre. London, June 2020 © Joanna Vestey

Deborah McGhee, Head of Building Operations, The Globe. London, June 2020 © Joanna Vestey

Deborah McGhee, Head of Building Operations, The Globe. London, June 2020 © Joanna Vestey

Gerhard Maritz, Keyholder, Bush Theatre. London, June 2020 © Joanna Vestey

Gerhard Maritz, Keyholder, Bush Theatre. London, June 2020 © Joanna Vestey

Solo per oggi il film "The Trouble with Nature" in anteprima gratuita online. Da non perdere!

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In costume, tra paesaggi mozzafiato che richiamano la Storia dell’Arte e la pittura romantica, “The Truble with Nature”, il lungometraggio del regista danese Illum Jacobi, solo per oggi (ore 20, mercoledì 8 luglio 2020) sarà in anteprima italiana online (qui). Racconta la storia del filosofo Edmund Burke ed è gratis. L’evento si svolge nell’ambito dello ShorTS International Film Festival di Trieste che fino a domenica continuerà ad offrire prime visioni di film e cortometraggi senza che gli spettatori si debbano spostare da casa.

“The Truble with Nature” che si conclude con la riproduzione cinematografica del capolavoro di Caspar David Friedrich “Viandante sul Mare di Nebbia”, è un road movie in costume, una metafora del passaggio tra Illuminismo e Romanticismo, ma anche un omaggio alla Pittura Romantica, che si svolge tra boschi e montagne sempre più alte. Non a caso Illum Jacobi (qui per la prima volta alla regia di un lungometraggio) ha una storia avventurosa. Con un passato di alpinista impegnato in spedizioni artiche, le sue prime esperienze nel cinema hanno rigurardato riprese ad alta quota ma anche documentari in luoghi remoti (Afganistan, Haiti, Amazzonia ecc.). Jacobi ha anche collaborato con vari artisti visivi.

Ma di cosa parla “The Truble with Nature” ? E’ la storia del poliitico e filosofo Edmund Burke che, dopo aver scritto “Indagine sull'origine delle nostre idee di sublime e di bello" , pietra miliare del Romanticismo, dal salotto di casa propria, si trova a intraprendere un viaggio nelle Alpi Francesi con la sua domestica (indigena delle Indie Occidentali). O meglio con una domestica presa in prestito dalla piantagione di suo fratello, perchè Burke è in bolletta e per rimettere in sesto le sue finanze ha pensato a una nuova edizione del libro, con osservazioni sul campo. Ma Burke non è mai uscito dalla città e si accorge di odiare la Natura, piena di insetti e rami che pungono. Scomoda e pericolosa, non gli da nessuna illuminazione. E di invidiare il legame della domestica con quei luoghi selvaggi.

The Truble with Nature” sarà online solo oggi (in concorso nella sezione Nuove Impronte dedicata ai migliori lungometraggi del cinema emergente). Ma lo ShorTS International film Festival proseguirà con programma ricco di titoli. Lungometraggi e corti, che in quasi tutti i casi resteranno online per le 24 ore successive alla pubblicazione. C’è anche qualche prodotto d’animazione tra cui “Lost & Found” (di cui ho parlato qui).

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La pittura iperrealista e surreale di Markus Åkesson che dipinge figure completamente coperte di stoffe decorate

“Now you see me (Blue and Gold Kimono)” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters All images © Markus Åkesson

“Now you see me (Blue and Gold Kimono)” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters All images © Markus Åkesson

Pittore e scultore, l’artista svedese Markus Åkesson, fa soprattutto ritratti. Decoratissimi ritratti, iperrealisti e surreali a un tempo, tanto che in una delle sue ultime serie i soggetti non si vedono più, coperti come sono da stoffe stampate. I tessuti li vestono dalla testa ai piedi, come rampicanti ostinati. Ne’ i capelli, ne’ le mani si salvano.

D’altra parte i personaggi che entrano a far parte di questi quadri non ci tengono a lasciar trapelare la loro identità. Ammesso che ne abbiano una. Incerti come sono sulla loro identità che in parte ne fa dei modlelli, in parte fantasmi oppure mummie. E preferiscono mostrare uno chinz in cui i motivi decorativi si ripetono all’infinito, piuttosto che la loro natura e il loro aspetto.

A volte i loro abiti sono uguali alla tappezzeria alla parete, oppure al colore del muro dietro di loro. Altre sono complementari. Tuttavia, a differenza dei veri e propri ritratti ( Åkesson fa anche quelli) in cui decori, ricchi e ridondanti, arrivano a scontrarsi nei motivi e nei colori, in questa serie c’è un certo fair play. I soggetti dal canto loro, appaiono statici ma non immobili. Qualcosa da un momento all’altro può succedere ed è impossibile prevedere di cosa si tratterà. Anche perché lo spettatore ha l’impressione di spiare qualcuno che non ha ancora percepito la sua presenza, ma è lì lì per coglierlo con le mani nel sacco.

Le figure silenziose e avvolte dalla stoffa dalla testa ai piedi sono inquietanti. Potrebbero essere apparizioni, o persone molto diverse da quelle che ci sembra di distinguere guardando le formet disegnate nel essuto.

Quando si mette al lavoro, Åkesson, prima di tutto progetta motivi di fiori e foglie, o ne riprende di tradizionali. Dopodiché stampa il tutto su tessuto, per poi avvolgere il modello (ma più spesso la modella) e mettersi a dipingere.

"Sono sempre stato interessato agli schemi- ha spiegato al blog Colossal Markus Åkesson -sono attratto dalla ripetizione e dal ritmo".

Le opere che compongono quest’inquietante ed affascinante serie di Markus Åkesson si possono vedere anche sull’account instagram dell’artista.

“Now you see me (Dysmorphia 10)” (2018), oil on canvas, 145 x 100 centimeters

“Now you see me (Dysmorphia 10)” (2018), oil on canvas, 145 x 100 centimeters

“The Grove” (2020), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

“The Grove” (2020), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

“Now You See Me” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

“Now You See Me” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters