La pittura iperrealista e surreale di Markus Åkesson che dipinge figure completamente coperte di stoffe decorate

“Now you see me (Blue and Gold Kimono)” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters All images © Markus Åkesson

“Now you see me (Blue and Gold Kimono)” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters All images © Markus Åkesson

Pittore e scultore, l’artista svedese Markus Åkesson, fa soprattutto ritratti. Decoratissimi ritratti, iperrealisti e surreali a un tempo, tanto che in una delle sue ultime serie i soggetti non si vedono più, coperti come sono da stoffe stampate. I tessuti li vestono dalla testa ai piedi, come rampicanti ostinati. Ne’ i capelli, ne’ le mani si salvano.

D’altra parte i personaggi che entrano a far parte di questi quadri non ci tengono a lasciar trapelare la loro identità. Ammesso che ne abbiano una. Incerti come sono sulla loro identità che in parte ne fa dei modlelli, in parte fantasmi oppure mummie. E preferiscono mostrare uno chinz in cui i motivi decorativi si ripetono all’infinito, piuttosto che la loro natura e il loro aspetto.

A volte i loro abiti sono uguali alla tappezzeria alla parete, oppure al colore del muro dietro di loro. Altre sono complementari. Tuttavia, a differenza dei veri e propri ritratti ( Åkesson fa anche quelli) in cui decori, ricchi e ridondanti, arrivano a scontrarsi nei motivi e nei colori, in questa serie c’è un certo fair play. I soggetti dal canto loro, appaiono statici ma non immobili. Qualcosa da un momento all’altro può succedere ed è impossibile prevedere di cosa si tratterà. Anche perché lo spettatore ha l’impressione di spiare qualcuno che non ha ancora percepito la sua presenza, ma è lì lì per coglierlo con le mani nel sacco.

Le figure silenziose e avvolte dalla stoffa dalla testa ai piedi sono inquietanti. Potrebbero essere apparizioni, o persone molto diverse da quelle che ci sembra di distinguere guardando le formet disegnate nel essuto.

Quando si mette al lavoro, Åkesson, prima di tutto progetta motivi di fiori e foglie, o ne riprende di tradizionali. Dopodiché stampa il tutto su tessuto, per poi avvolgere il modello (ma più spesso la modella) e mettersi a dipingere.

"Sono sempre stato interessato agli schemi- ha spiegato al blog Colossal Markus Åkesson -sono attratto dalla ripetizione e dal ritmo".

Le opere che compongono quest’inquietante ed affascinante serie di Markus Åkesson si possono vedere anche sull’account instagram dell’artista.

“Now you see me (Dysmorphia 10)” (2018), oil on canvas, 145 x 100 centimeters

“Now you see me (Dysmorphia 10)” (2018), oil on canvas, 145 x 100 centimeters

“The Grove” (2020), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

“The Grove” (2020), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

“Now You See Me” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

“Now You See Me” (2019), oil on canvas, 180 x 140 centimeters

Gil Batle, l’ex-detenuto diventato artista che racconta la vita dietro le sbarre intagliando uova di struzzo

Gil Batle, uova di struzzo lavorata a mano. photo via thetwopercent

Gil Batle, uova di struzzo lavorata a mano. photo via thetwopercent

Le opere di Gil Batle ricordano un po‘ i bassorilievi di una cattedrale medioevale un po‘ le immagini di un fumetto, solo che lui le incide sui fragili gusci delle uova di struzzo. Ne escono delle composizioni cesellate, eleganti, e a un primo sguardo si può persino non rendersi  conto che raccontano storie di violenza e dolore. Storie di carcere.
Perchè Gil Batle, in carcere c’è stato davvero.

Nato a San Francisco da genitori filippini 54 anni fa, ha continuato a entrare e uscire dalle prigioni della California per vent’anni. Ne ha girate 5. Posti come San Quentin, Chuckawalla e Jamestown . Condannato per frode e contraffazione, falsificava assegni per sostenere i costi della sua tossicodipendenza, finchè per interrompere questo circolo vizioso, non si trasferito in un’isola sperduta delle Filippine e ha cominciato a fare l’artista. Adesso le sue uova vengono vendute intorno ai 14mila dollari il pezzo.
D’altra parte Gil Batle in carcere disegnava tutti i giorni. Perlopiù tatuaggi per gli altri detenuti:

L’ ‘artista’ della prigione era una merce… Lui era come un mago- ricorda Batle sul suo sito web-  Persino i detenuti più duri erano ammirati dalle capacità degli artisti…  Io ero quella merce… L’abilità nel disegnare, la mia età e il fatto che ero bravo a fingere (forza) nel farlo… Si potrebbe chiamare performance art… E’ come sono stato in grado di sopravvivere all’interno di quelle mura”. 

Gil Batle, uova di struzzo lavorata a mano. photo via thetwopercent

Gil Batle, uova di struzzo lavorata a mano. photo via thetwopercent

In poche parole i tatuaggi di Batle sono stati la sua assicurazione sulla vita nei violenti carceri californiani dove la gang di detenuti e la segregazione razziale la fanno da padroni.

Crips, e gang-banger della Fratellanza Ariana, in blocchi di cellule segregate razzialmente, dominano con intimidazioni e minacce- ha spiegato il mercante e collezionista Norman Brosterman- Ma la facilità di disegno di Batle era considerata magica dagli assassini, dagli spacciatori di droga e dagli autori di rapine a mano armata, le cui storie sono ora raccontate con dettagli minuziosamente incisi sul fragile guscio di un uovo di struzzo.”

Cambia soltanto i nomi o non li mette affatto ma dice di raccontare sempre storie vere. A volte attinge alla sua biografia altre si riferisce a persone che ha conosciuto e cose che ha visto. Per farlo usa un trapano odontoiatrico ad alta velocità. Le uova di struzzo le sceglie personalmente al mercato, poi le svuota, le disegna e le incide. Cosa non semplice vista la fragilità dei gusci.

Gil Batle, la prima serie delle sue uova di struzzo l’ha chiamata, non senza ironia: ‘Hatched in Prison’ (Covato in prigione). La seconda si chiama ‘Re-Formed’ e, fino al 24 febbraio, è in mostra alla galleria Ricco/Maresca di New York. Per chi volesse saperne di più senza spingersi nella grande mela c’è quest’intervista che gli ha fatto cbs. (via 2%)

Reception: Fresh Fish, 2015, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Reception: Fresh Fish, 2015, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

51/50 Dreams, 2015, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

51/50 Dreams, 2015, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Gang Chart II, 2015, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Gang Chart II, 2015, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

It's Your Fault II, 2014, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

It's Your Fault II, 2014, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Sanctuary, 2014, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Sanctuary, 2014, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Jargon, 2014, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Jargon, 2014, carved ostrich egg shell, 6.5 x 5 x 5 in. photo via ricco/maresca

Le case infestate d’America dove la paura fa 90 non solo ad Halloween by Misty Keasler

Misty Keasler, “Black Thorne Manor, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 60 × 60 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Black Thorne Manor, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 60 × 60 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Il fotografo statunitense Misty Keasler ha visitato 13 case infestate sparse per l’America del nord (serie 'Haunt') per esplorare la paura attraverso le immagini. E come in ogni film horror che si rispetti è entrato solo quando le case erano chiuse al pubblico.

Infatti tutti gli edifici visitati da Keasler per un motivo o per l’altro sono diventati dei musei dedicati al mistero e all’orrore. Con tanto odori, suoni e persino figuranti che si nascondono negli angoli per saltar fuori al momento opportuno e spaventare i visitatori. Altre propongono elaborti spettacoli a tema che ad Halloween raggiungono l'apice.

Anche quando tutti questi elementi riservati al pubblico non sono presenti, le case infestate americane sono riempite di design scenografico, che nelle intenzioni di chi le ha allestite dovrebbe far paura. Ma che nella pratica è spesso il ripetersi di clichè visivi che fanno sorridere.

"Ho scoperto che le foto più interessanti e intriganti erano quelle che non erano focalizzate sullo spettacolo della stanza, ma su ciò che era appena fuori" ha dichiarato Misty Keasler a Hyperallergic "Queste immagini erano spesso le più inquientanti. Avrebbe anche potuto esserci una trama che però era impossibile mettere insieme, ma potevi dire che qualcosa non era giusto ".

Queste fotografie di Misty Keasler come la precedente serie dedicata agli alberghi per appuntamenti giapponesi (‘Love Hotels’, 2006) vuole arrivare a capire chi ha progettato questi spazi e per chi. Finendo per fare un ritratto delle paure di un popolo e della loro banalizzazione o spettacolarizzazione, a seconda dei casi, per scopi commerciali.

La serie ’Haunt’ di Misty Keasler è attualmente in mostra al  ‘Modern Art Museum of Fort Worth’ (in Texas). La maggior parte delle fotografie sono state anche pubblicate in un libro. Per vedere altre immagini scattate dal fotografo statunitense ci sono comunque il suo sito internet e l’account instagram (via  Hyperallergic)

Misty Keasler, “Trophy Room, Bates Motel, Glen Mills, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Trophy Room, Bates Motel, Glen Mills, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Darkroom, Headless Horseman Haunted House, Ulster Park, NY” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Darkroom, Headless Horseman Haunted House, Ulster Park, NY” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Boudoir, ScareHouse, Pittsburgh, PA” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Boudoir, ScareHouse, Pittsburgh, PA” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Electroshock Therapy, Pennhurst Asylum, Spring City, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Electroshock Therapy, Pennhurst Asylum, Spring City, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Kitchen, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Kitchen, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Installation view of Misty Keasler: Haunt at the Modern Art Museum of Fort Worth (courtesy the Modern Art Museum of Fort Worth)

Installation view of Misty Keasler: Haunt at the Modern Art Museum of Fort Worth (courtesy the Modern Art Museum of Fort Worth)