Yoan Capote l'artista che dipinge le onde del mare inchiodando migliaia di ami da pesca

Isla (mare nostrum) 2019

Isla (mare nostrum) 2019

L’artista Yoan Capote crea dei paesaggi marini verosimili ed evocativi. Dipinge ad olio. E per tracciare il profilo irrequieto delle onde fissa migliaia di ami da pesca con dei minuscoli chiodi metallici.

Per completare i pezzi più grandi impiega mesi e ha bisogno dell’aiuto di decine di assistenti.

Cubano, Yoan Capote, usa numerosi mezzi espressivi, le sue opere parlano soprattutto di interazione sociale ed esperienze psicologiche. Una delle sue installazioni più note è un labirinto basato sul disengo del cervello (Open Mind), in cui le persone possono camminare come fossero neuroni, o esploratori, o forse immagini fugaci entrate nel campo visivo di qualcun’altro. Tutto dipende dal punto di vista da cui si guarda la scultura. D’altra parte la lettura delle opere di Capote non è mai lineare, come se a un certo punto l’artista stesso riconsiderasse la questiione da un’angolazione diversa.

Nella serie “Island" , per esempio, di terra ferma non c’è traccia. Sulla tela appaiono solo mare e cielo, colti durante la notte o nella luce cangiante d’alba e tramonto. Tanto che non è possibile stabilire se sono scampoli di mare aperto o frammenti della visione che si gode dalla costa. Chi li guarda viene trasportato nella tensione della linea d’orizzonte con sentimenti dettati dall’irrequietezza delle onde e dalla luce. E più si avvicina alle opere, attratto dalla materiacità scultorea del colore, dal desiderio di toccarle, più si rende conto che quelle onde allettanti sono come un filo spinato, Una recinzione composta da migliaia di ami da pesca pronti a pungere.

"Il mare è un'ossessione per qualsiasi popolazione abiti su un isola- ha spiegato Yoan Capote- Quando ero un bambino, guardavo l'orizzonte e immaginavo il mondo oltre. Il mare rappresenta la seduttività di questi sogni, ma allo stesso tempo pericolo e isolamento. (...) Volevo usare migliaia di ami per creare una superficie che fosse quasi tangibile (...) .L'amo da pesca stesso è uno strumento antico che ha mantenuto il suo design per secoli e che è anche simbolo di seduzione e intrappolamento. Per i cubani il paesaggio marino impone un limite politico e ideologico che divide famiglie, idee e sentimenti da diverse generazioni; è un muro mentale tra il presente e il futuro che colpisce la coscienza collettiva come un fascino permanente ".

Il desidero frustrato di varcare i confini, il sogno di esplorare i luoghi che si nascondono al di là dell’orizzonte. Il pericolo. Queste opere oltre a descrivere uno stato d’animo combattuto, riflettono con lucidità sulle migrazioni e sull’irrequietezza che si nasconde nel cuore di molti di noi.

Yoan Capote è rappresentato da Galleria Continua. L’ultima sua mostra nella sede di San Gimignano è terminata a inizio gennaio. Insieme a Loris Cecchini, Pascale Marthine Tayou poi, ha recentemente donato un’opera all’asta benefica a favore del collettivo francese Protège Ton Soignant (un team multidisciplinare di medici, insegnanti, imprenditori e ingegneri costituitosi per aiutare gli operatori sanitari francesi a superare la crisi coronavirus). Attualmente è in mostra (virtuale) insieme ad altri artisti cubani nella viewing room di Galleria Continua (CUBAN ENERGIES IN ART).

Sull’account Instagram condivide le sue opere.

Isla (mare nostrum) 2019, particolare

Isla (mare nostrum) 2019, particolare

Isla (mare nostrum) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 250 x 520 cm; 4 pannelli of 250 x 130 cm (ciascuno).Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bial…

Isla (mare nostrum) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 250 x 520 cm; 4 pannelli of 250 x 130 cm (ciascuno).Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (penumbra) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 130 x 230 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (penumbra) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 130 x 230 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (penumbra) 2019, particolare

Isla (penumbra) 2019, particolare

Isla (trasmutación) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 96 x 134 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (trasmutación) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 96 x 134 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (trasmutación) 2019, particolare

Isla (trasmutación) 2019, particolare

Isla (víspera) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 60 x 80 cm.Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (víspera) 2019 pittura a olio e ami da pesca su pannello di compensato e tela 60 x 80 cm.Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Isla (víspera) 2019, particolare

Isla (víspera) 2019, particolare

Sujeto Omitido vedute generali della mostra, Galleria Continua, San Gimignano exhibition views, Galleria Continua, San Gimignano Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKN…

Sujeto Omitido vedute generali della mostra, Galleria Continua, San Gimignano exhibition views, Galleria Continua, San Gimignano Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

Sujeto Omitido vedute generali della mostra, Galleria Continua, San Gimignano exhibition views, Galleria Continua, San Gimignano Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKN…

Sujeto Omitido vedute generali della mostra, Galleria Continua, San Gimignano exhibition views, Galleria Continua, San Gimignano Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by: Ela Bialkowska, OKNO Studio

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Saype, ha dipinto una bimba di 3mila metri quadri su un alpeggio per mandare un messaggio di speranza durante la pandemia

Foto di Valentin Flauraud per Saype

Foto di Valentin Flauraud per Saype

Per mandare un messaggio di speranza al mondo durante la pandemia e per mantenersi attivo il writer svizzero Saype (che all’anagrafe fa Guillaume Legros) si è buttato sulla street art di prossimità. E ha dipinto, non lontano da casa sua, in un prato nei pressi di Leysin, “BEYOND CRISIS” (Oltre la crisi). Un murale tanto grande da essere visibile solo dal cielo.

L’opera misura ben 3000 metri quadrati e rappresenta una bambina che guarda l’orizzonte, mentre il magnifico paesaggio primaverile delle Alpi comunica pace a chi guarda e sembra proteggerla. La piccola ha appena disegnato un girotondo che la circonda.

Le figure stilizzate che compongono il girotondo evocano la forma del coronavirus, esorcizzandolo.

Durante questo periodo di pandemia- ha scritto Saype su Instagram- la maggioranza della popolazione mondiale è confinata. Anche se siamo tutti colpiti, viviamo diverse sfide o lotte e ho scelto di dipingere vicino a casa questo affresco intitolato "BEYOND CRISIS" per condividere con tutti un messaggio ottimista e una boccata d'aria fresca ".

Saype oltre a “BEYOND CRISIS”, ha dipinto tanti altri murali sovradimensionati. Per le opere di questa serie sceglie sempre dei grandi prati e usa una vernice sparay che deriva da materiali naturali come calce e carbone per non danneggiare in nessun modo le sue tele verdi. Che in poco tempo ritornano allo stato originario perchè i giganteschi disegni del writer si cancellano.

Si dice che il lavoro di Saype sia il punto d’incontro tra street art e land art. (via Street Art News)

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I Musei in Quarantena si fanno prendere dalla febbre dell' Horror. E condividono i loro oggetti più inquietanti

A sinistra immagine condivisa da GR Public Museum, a destra da Ota Memorial Museum of Art

A sinistra immagine condivisa da GR Public Museum, a destra da Ota Memorial Museum of Art

Si chiama #CreepiestObject e sta avendo un successone. Ci sono clown sinistri almeno quanto quelli di Stephen King, creature mostruose e giocattoli da brivido. E’ la sfida social tra musei più pazza del mondo. Anzi la più inquietante.

A lanciare il guanto è stato lo Yorkshire Museum su Twitter, con una crocchia di capelli con tanto di forcine appartenuta a una donna romana vissuta nel III o IV secolo. Il reperto proveniva da un luogo di sepoltura e i curatori inglesi si sono rivolti ai colleghi con un belligerante: “Puoi batterlo?” Le risposte sono arrivate da ogni parte del mondo (anche se prevalentemente hanno partecipato musei del Regno Unito, statunitensi, canadesi e giapponesi). Ne è venuto fuori di tutto: bambole rotte o perfettamente conservate ma capaci di far battere i denti solo a guardarle, fotografie color seppia all’altezza di una di quelle incorniciate all’Overlook Hotel di Shining, strani mostri giapponesi che divorano le donne cominciando dai capelli. C’è persino un giocattolo per bambini che, a detta dei curaturi, se ne va in giro da solo appena lo staff del museo gira l’angolo.

E una serie quasi illimitata di mummie, animali tassidermizzati e altri reperti decisamente inadatti ai deboli di stomaco. Oltre naturalmente alla maschera del medico della peste.

La sfida a condividere gli oggetti più inquietanti fa parte di #CURATORBATTLE, hashtag a cui fanno capo una serie di competizioni social che hanno permesso ai musei di mantenere il rapporto con il pubblico durante il lockdown. L’inziativa è simile a quella in cui le persone venivano invitate dal Getty a riprodurre fotograficamente un capolavoro con ciò che trovavano per casa.

Ma la passione dei curatori per il genere horror non finisce con #CreepiestObject . In Canada, il direttore dell’Audain Art Museum di Whistler, con l’iniziativa After Dark, ha condotto i followers nelle sale buie del museo armato soltando di una torcia elettrica. Mentre i russi di Garage hanno girato dei brevi video horror (riprese in prima persona, musica a tema. movimenti sospetti nell’oscurità) all’esterno del museo di notte per poi pubblicarli su Tik Tok. (via Hyperallergic)

"...questi sono modelli fatti a mano di figure che giocano a carte e di minatori d'oro che tirano in superficie pepite d'oro. MA le figure sono fatte con le zampe e gli artigli del granchio ... Tipici vittoriani, adoravano le cose strane / inquietan…

"...questi sono modelli fatti a mano di figure che giocano a carte e di minatori d'oro che tirano in superficie pepite d'oro. MA le figure sono fatte con le zampe e gli artigli del granchio ... Tipici vittoriani, adoravano le cose strane / inquietanti. #CreepiestObject ”- Museo del castello di York

"Presentiamo questa foto dal nostro archivio di una "banda di clown" degli anni '20. Questa foto era negli album del capitano dei Great Lakes Edward Carus. Gli album sono stati donati al museo nel 1981." WI Maritime Museum

"Presentiamo questa foto dal nostro archivio di una "banda di clown" degli anni '20. Questa foto era negli album del capitano dei Great Lakes Edward Carus. Gli album sono stati donati al museo nel 1981." WI Maritime Museum

"...Che cos'è? Solo un giocattolo per bambini maledetti che abbiamo trovato all'interno delle mura di un palazzo di 155 anni. Lo chiamiamo "Wheelie" - E SI SPOSTA DA SOLO: il personale lo mette in un posto e più tardi lo trova in un altro posto"... …

"...Che cos'è? Solo un giocattolo per bambini maledetti che abbiamo trovato all'interno delle mura di un palazzo di 155 anni. Lo chiamiamo "Wheelie" - E SI SPOSTA DA SOLO: il personale lo mette in un posto e più tardi lo trova in un altro posto"... #Creepiestobject ”- PEI Museum