La "Ragazza col timpano perforato" di Banksy mette la mascherina

Banksy The Girl With The Pierced Eardrum a Bristol (@ Anth0ny_Ward via Twitter)

Banksy The Girl With The Pierced Eardrum a Bristol (@ Anth0ny_Ward via Twitter)

Sul graffito “Girl with the Pierced Eardrum'“ (“Ragazza col timpano perforato”) di Banksy a Bristol, durante l’epidemia di coronavirus, ha fatto la sua comparsa una mascherina. A intervenire sul murale potrebbe essere stato lo stesso street-artist.

Ragazza col timpano perforato” è una rilettura del famosissimo dipinto di Jan Vermeer “Ragazza con l’orecchino di perla”. Realizzata con gli stencils in grandi dimensioni, ha fatto la sua apparizione sul muro di un’abitazione nel 2014. Il nome, oltre ovviamente a riecheggiare il titolo dell’opera a cui si ispira, ironizza sulla posizione di un allarme che viene a trovarsi proprio all’altezza dell’orecchio della protagonista.

La mascherina potrebbe essere frutto di un intervento dello stesso Banksy. Sebbene il misterioso writer usi sempre bombolette e stencil per i suoi lavori, molti indizi lo indicano come l’autore. Prima di tutto la città. Di Banksy si sa poco o nulla, la sua identità è rigorosamente segreta, ma su una cosa non ci sono mai stati dubbi: è originario di Bristol. E durante la quarantena (ammesso che l’abbia fatta lì) gli sarebbe stato più facile violare le restrizioni agli spostamenti senza varcare i confini urbani. Poi c’è da considerare il fatto che l’intervento non svilisce l’opera e che è grosso modo in linea con la poetica dell’artista (attualità, humor, buon gusto).

Ma in testa agli argomenti che avvalorano l’ipotesi che l’autore sia proprio Banksy c’è la complessità dell’intervento. Chiunque l’abbia fatto ha dovuto agire in fretta. Non ha poturo fare a meno di andare sul posto equipaggiato. Serviva almeno una scala se non un motacarichi per lavorare in altezza, e la grande mascherina, già pronta, doveva essere fissata con dei cavi metallici alla parete.

Infine, Banksy ha l’abitudine di stare apparentemente inattivo per dei periodi relativamente lunghi di tempo, per poi presentare più opere alla volta incentrate sullo stesso argomento. E proprio qualche giorno fa aveva pubblicato le immagini del graffito fatto nel bagno di casa durante la quarantena. Prima solo il murale di San Valentino quando il lockdown era ancora da venire

Se la mascherina su “Ragazza col timpano perforato” è un intervento di Banksy sarà lo stesso street-artist a chiarirlo nei prossimi giorni. Infatti, ha l’abitudine di autenticare le opere pubblicandole sulla sua pagina instagram.

AGGIORNAMENTO: Ad oggi (21 maggio 2020), Banksy non ha rivendivìcato l’intervento sul murale di Bristol come avrebbe fatto se ne fosse stato l’autore. La modifica a “Ragazza col timpano perforato” continua ad essere opera di ignoti.

Ben Williams-Butt shared a photo on Instagram: "The Social Distancing Girl with the Pierced Eardrum 🤘 #stayhomestaysafe #banksy" * See 192 photos and videos on their profile.

35 Likes, 1 Comments - Forest (@forest.thebulldog) on Instagram: "@banksy was this you??? 🤔🤔🤔 #bristol #banksy #englishbulldog #englishbulldogsofinstagram..."

7 Likes, 2 Comments - Will Smith (@hangryguy2018) on Instagram: "Saw this #girlwithapearlearring #banksy #stayingsafe while getting my Daily #walk in #bristoluk..."

La maschera del medico della peste è l'antenata delle mascherine indossate negli ospedali COVID

Maschera del medico della peste (1650/1750) . Deutsches Historisches Museum

Maschera del medico della peste (1650/1750) . Deutsches Historisches Museum

Sembra il costume da mettere per simulare l’aspetto di un buffo personaggio dei cartoni animati. Un piccione parlante o un pollo saccente. Invece è una maschera del medico della peste, indossata da un dottore per avvicinarsi ai pazienti infetti tra il 1650 e il 1750 (attualmente conservata al.Deutsches Historisches Museum). Ed è da questo curioso capo d’abbigliamento che discendono le mascherine, gli occhiali e i copricapi usa e getta che proteggono gli odierni medici impegnati nella lotta al coronavirus.

L’esigenza di proteggere chi per mestiere doveva avvicinarsi ai malati durante un’epidemia nasce già nel XIV secolo, ed è allora che vengono inventate queste strane cappe. In realtà, quello che sembra un becco era dotato di due buchi per far entrare l’ossigeno, e all’interno conteneva erabe aromatiche o essenze e quasi sempre spugne imbevute d’aceto.

Per molto tempo come veniva diffusa la peste rimase un mistero. Le teorie più popolari erano che fosse colpa di una congiunzione sfavorevole tra Giove e Saturno o di acqua contaminata. Ma erano soprattutto i venti cattivi" e l'aria sporca, chiamata "miasma" a concentrare su di se la preoccupazione. Per questo solo le finestre esposte a nord erano ritenute sicure per la ventilazione, e si riempivano le maschere dei medici di piante profumate. La vera causa della peste venne scoperta solo nel 1894, insieme ai veicoli di diffusione che erano i ratti e le persone stesse che scappavano dal male.

Oltre al becco le cappe contenevano lenti per proteggere gli occhi del dottore (che allora si pensava potessero essere infettati dallo sguardo del paziente). Nel 1619 la curiosa maschera del medico della peste, prendendo ispirazione dalle armature dei soldati, venne completara da una veste idrorepellente in tela cerata lunga fino ai piedi, comprensiva di guanti, scarpe e cappello a tesa larga. Insomma, considerata l’epoca, una tenuta non molto dissimile da quella che i medici impegnati a fronteggiare un’epidemia usano tutt’ora.

Pur riproducendo il profilo di un uccello la cappa seicentesca era puramente funzionale, e non si può paragonare quindi ad altri capi d’abbigliamento a forma di animali o insetti, come lo splendido elmo libellula, che veniva indossato dai samurai giapponesi nello stesso periodo.

La maschera del medico della peste conservata al Deutsches Historisches Museum è entrata senza fatica nella sfida lanciata da un museo dello Yorkshire agli altri spazi espositivi a condividere sui social l’oggetto più inquientante delle loro collezioni (ma di questo parlerò in seguito). (via dhm blog)

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Le Gallerie Estensi organizzano visite guidate in 3d con un software nato per mostrare case a clienti danarosi

Nozze di Cana, Carlo Bononi (1569/1580- 1632). Olio su tela , cm 355 x 688. Tutte le foto, Courtesy: Gallerie Estensi

Nozze di Cana, Carlo Bononi (1569/1580- 1632). Olio su tela , cm 355 x 688. Tutte le foto, Courtesy: Gallerie Estensi

Dallo scorso fine settimana le Gallerie Estensi organizzano visite guidate in 3d interattive. Per farlo hanno pensato di usare un software che in genere serve a importanti agenzie immobiliari per mostrare case da lontano a ricchi potenziali acquirenti.

Le Gallerie Estensi (che riuniscono la Galleria Estense e il Museo Lapidario di Modena, la Pinacoteca Nazionale del Palazzo dei Diamanti di Ferrara e il Palazzo Ducale di Sassuolo, sotto la guida di Martina Bagnoli) hanno reagito all’emergenza-covid-19 inventandosi un modo innovativo di tenere in vita le consolidate consuetudini. Come le visite guidate alle scolaresche e gli appuntamenti della domenica con il pubblico. Ma l’impresa presentava non poche difficoltà perchè le visite virtuali ai musei in genere sono un’esperienza solitaria, in cui al posto delle parole della guida ci sono dei brevi testi da consultare, dove all’espereinza condivisa si sostituisce una mesta indipendenza.

L’idea è nata dalla collaborazionne con Rita Cucchiara del AImagelab del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che già aveva usato il programma Matterport per creare un ambiente vituale per i robot. Matterport di solito permette di visitare case a distanza e, mentre ci si sposta per gli ambienti, ci si può parlare, vedere e chattare. E tutto sommato è economico.. Proprio quello che serviva alle Gallerie Estensi.

Il risultato ha il limite di non permettere l’interazione contemporanea dei partecipanti con lo spazio vituale del museo, (per esempio ingrandire un opera mentre la guida ne parla), ma è funzionale.

Le Gallerie Estensi, che da qualche anno si stanno rinnovando (un’importante digiatalizzazione ma anche l’allestimento ), oltre ai tour virtuali interattivi hanno cercato di mantenere il rapporto con il pubblico durante l’emergenza con varie altre iniziative.

Vogliamo portare il museo a domicilio, nelle case degli italiani. Vogliamo contagiare gli italiani con il virus dell’arte aspettando che il corona passi – ha detto Martina Bagnoli - Lo stiamo facendo e lo faremo in mille maniere e attraverso tutti i canali a nostra disposizione: stories su Instagram che spiegano i quadri, video dedicati alle tecniche artistiche, film in cui guiderò i visitatori attraverso le sale della galleria estense, con una newsletter che aggiorna i nostri followers sulle nostre scoperte e ricerche, attraverso la nuova piattaforma “estensedigitallibrary” che permette a tutti di sfogliare pagina per pagina 7000 volumi. Insomma tantissimi motivi per continuare a farci visita seduti sul divano di casa”.

Domenica prossima (26 aprile 2020) le Gallerie Estensi sono virtualmente aperte al pubblico per una visita guidata in 3d dedicata alla storia della famiglia Este (per partecipare basta cliccare su un link -qui- entro le 16). Partendo dai dipinti conservati nel museo, naturalmente.

La Galleria Estense di Modena vista dall’alto attraverso il programma per le visite 3d

La Galleria Estense di Modena vista dall’alto attraverso il programma per le visite 3d

La Famiglia Guastalla , Adeodato Malatesta (1806 - 1891). Olio su tela , cm 230x180

La Famiglia Guastalla , Adeodato Malatesta (1806 - 1891). Olio su tela , cm 230x180

San Rocco in carcere , Guido Reni (1575 -1642 ). Olio su tela , cm. 369 x 215

San Rocco in carcere , Guido Reni (1575 -1642 ). Olio su tela , cm. 369 x 215

Il Museo Lapidario visto dall’alto attraverso l’ambiente virtuale usato per le visite guidate

Il Museo Lapidario visto dall’alto attraverso l’ambiente virtuale usato per le visite guidate

Chitarra , Michele Antonio Grandi (1635-1707). Marmo , cm. 104 x 29 x 10

Chitarra , Michele Antonio Grandi (1635-1707). Marmo , cm. 104 x 29 x 10

Ritratto di Francesco I d’Este , Gian Lorenzo Bernini (1598 – 1680). Marmo , cm 98 x 106 x 50

Ritratto di Francesco I d’Este , Gian Lorenzo Bernini (1598 – 1680). Marmo , cm 98 x 106 x 50

Gruppo di vasellame in rame smaltato e dorato . Venezia, sec. XVI. Rame e smalto

Gruppo di vasellame in rame smaltato e dorato . Venezia, sec. XVI. Rame e smalto

Testa di vecchio , Guido Mazzoni (1450 - 1518). Terracotta, cm 26 x 17 x 20 cm

Testa di vecchio , Guido Mazzoni (1450 - 1518). Terracotta, cm 26 x 17 x 20 cm

De Sphaera , Sphaerae coelestis et planetarum descriptio

De Sphaera , Sphaerae coelestis et planetarum descriptio

La Galleria Estense di Modena

La Galleria Estense di Modena

Il Museo Lapidario

Il Museo Lapidario