La maschera del medico della peste è l'antenata delle mascherine indossate negli ospedali COVID

Maschera del medico della peste (1650/1750) . Deutsches Historisches Museum

Maschera del medico della peste (1650/1750) . Deutsches Historisches Museum

Sembra il costume da mettere per simulare l’aspetto di un buffo personaggio dei cartoni animati. Un piccione parlante o un pollo saccente. Invece è una maschera del medico della peste, indossata da un dottore per avvicinarsi ai pazienti infetti tra il 1650 e il 1750 (attualmente conservata al.Deutsches Historisches Museum). Ed è da questo curioso capo d’abbigliamento che discendono le mascherine, gli occhiali e i copricapi usa e getta che proteggono gli odierni medici impegnati nella lotta al coronavirus.

L’esigenza di proteggere chi per mestiere doveva avvicinarsi ai malati durante un’epidemia nasce già nel XIV secolo, ed è allora che vengono inventate queste strane cappe. In realtà, quello che sembra un becco era dotato di due buchi per far entrare l’ossigeno, e all’interno conteneva erabe aromatiche o essenze e quasi sempre spugne imbevute d’aceto.

Per molto tempo come veniva diffusa la peste rimase un mistero. Le teorie più popolari erano che fosse colpa di una congiunzione sfavorevole tra Giove e Saturno o di acqua contaminata. Ma erano soprattutto i venti cattivi" e l'aria sporca, chiamata "miasma" a concentrare su di se la preoccupazione. Per questo solo le finestre esposte a nord erano ritenute sicure per la ventilazione, e si riempivano le maschere dei medici di piante profumate. La vera causa della peste venne scoperta solo nel 1894, insieme ai veicoli di diffusione che erano i ratti e le persone stesse che scappavano dal male.

Oltre al becco le cappe contenevano lenti per proteggere gli occhi del dottore (che allora si pensava potessero essere infettati dallo sguardo del paziente). Nel 1619 la curiosa maschera del medico della peste, prendendo ispirazione dalle armature dei soldati, venne completara da una veste idrorepellente in tela cerata lunga fino ai piedi, comprensiva di guanti, scarpe e cappello a tesa larga. Insomma, considerata l’epoca, una tenuta non molto dissimile da quella che i medici impegnati a fronteggiare un’epidemia usano tutt’ora.

Pur riproducendo il profilo di un uccello la cappa seicentesca era puramente funzionale, e non si può paragonare quindi ad altri capi d’abbigliamento a forma di animali o insetti, come lo splendido elmo libellula, che veniva indossato dai samurai giapponesi nello stesso periodo.

La maschera del medico della peste conservata al Deutsches Historisches Museum è entrata senza fatica nella sfida lanciata da un museo dello Yorkshire agli altri spazi espositivi a condividere sui social l’oggetto più inquientante delle loro collezioni (ma di questo parlerò in seguito). (via dhm blog)

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