Biennale di Venezia 2019| La pittura ibrida, raffinata e costoissima di Njideka Akunyili Crosby a May you Live Interesting Times

All images: Njideka Akunyili Crosby, Mixed media. Courtesy the artist, Victoria Miro, and David Zwirner

All images: Njideka Akunyili Crosby, Mixed media. Courtesy the artist, Victoria Miro, and David Zwirner

Njideka Akunyili Crosby, con una pittura sorprendente nella sua complessità e accuratezza, racconta tante storie che si sovrappongono. Eppure sono una sola, grande, narrazione collettiva, fatta di immagini. Origini nigeriane ma da anni residente negli Stati Uniti, figlia di una ex-ministro del suo paese natale, è arrivata in fretta a quotazioni di mercato importanti (nel 2017 un’ opera è stata venduta a oltre 3 milioni di dollari) . I suoi dipinti, oltre a essere stati collocati in diversi musei, fanno parte della Biennale di Venezia 2019, May you Live Interesting Times, curata da Ralph Rugoff

Oggetti d’uso quotidiano, tessuti, fotografie, loghi, pagine di riviste, riferimenti artistici storici, politici e personali, tutto si fonde nei grandi dipinti di Njideka Akunyili Crosby, in cui i colori vivi che albergano nei particolari rinvigoriscono un racconto sospeso. Senza risolvere, tuttavia, la malinconia e il senso d’attesa che vibrano muti al centro della scena.

D’altra parte le opere hanno due chiavi di lettura. Quando si guarda una delle sue tele si vedono, infatti, i colori, i personaggi e la situazione che Crosby ritrae. Concepiti come un set in cui nulla è lasciato al caso, i dipinti ci calano in un universo ibrido sospeso tra passato e presente dalla vaga collocazione geografica. Ma concreto. Eppure ad un’occhiata più ravvicinata ed attenta si scoprono centinaia e centinaia di piccole immagini stampigliate qua e la (tutte tratte dalla cultura pop nigeriana: star dei film di Nollywood, dittatori, avvocati con parrucca bianca ecc. ) .

"Questi elementi-scrive la galleria Victoria Mirò sulla pagina dedicata a Crosby del suo sito web- presentano una metafora visiva convincente per gli strati della memoria personale e della storia culturale che informano e intensificano l'esperienza del presente."

Alla Biennale di Venezia 2019 Njideka Akunyili Crosby presenta una nutrita serie di piccoli ritratti (all’Arsenale) e una carrellata di grandi composizioni con figure intere rigorosamente rappresentate in ambiente domestico (ai Giardini).

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Njideka Akunyili Crosby ai Giardini, Biennale 2019

Njideka Akunyili Crosby ai Giardini, Biennale 2019

Njideka Akunyili Crosby all’Arsenale, Biennale 2019

Njideka Akunyili Crosby all’Arsenale, Biennale 2019

Nella serie fotografica 'Not Longer Life' le nature morte degli antichi maestri rappresentano frutta imballata in plastica

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Nella serie fotografica ‘Not Longer Life’, lo studio di architettura e design spagnolo Quatre Caps, ha reinterpretato un classico della rappresentazione pittorica: la natura morta. Gli autori hanno parzialmente ricalcato le composizioni di frutta di alcuni antichi maestri. Solo che nella versione contemporanea tutto ha spessi imballaggi in plastica.

Nelle immagini, angurie, fichi, uva ma anche pane, conserva di pomodoro, bottiglie di bibite e acqua minerale (al posto delle brocche del passato), emergono da chiaroscuri drammatici. Quatre Caps ha tratto ispirazione da Claude Monet, Michelangelo Merisi da Caravaggio e Juan Sánchez Cotán, ma pur mantenendo vivo l’assetto compositivo e non discostandosi più di tanto dal set dei dipinti, ha scelto di presentare ogni singolo alimento riprodotto nel suo packaging originale. Direttamente dal supermercato alla rappresentazione.

‘Not Longer Life’ è una riflessione sulla quantità di plastica che le aziende usano, per imballare, rendere appetibile ma anche facilitare il consumo di frutta e verdura. E’ il caso del succo di limone contenuto in una bottiglietta che riproduce l’agrume o delle arance già sbucciate e inscatolate. E’ poi sottolineata la varietà di packaging non biodegradabili e la loro sostanziale inutilità (le reti che proteggono angurie dalla buccia solida).

Questo progetto fotografico si basa sulla rilettura del genere pittorico della natura morta, ma richiama un po’ alla mente il lavoro della fotografa Suzanne Jongmans (che ha, invece, preso a soggetto il ritratto). (via Colossal)

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Biennale di Venezia 2019| Il 'Mondo Cane' di Harald Thys e Jos de Gruyter che hanno riempito il Padiglione del Belgio di fantocci che si muovono e parlano da soli

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Con i loro movimenti goffi e ripetitivi, il look retrò, le bambole di Harald Thys e Jos de Gruyter, sembrano un po’ i personaggi di un presepe. Ma la mostra ‘Mondo Cane’ del Padiglione Belgio alla Biennale di Venezia 2019, non parla di una nascita (e con essa di futuro) ma della nostra ossessione per il passato. Della paura dei cambiamenti che ci paralizza e ci rende incapaci di creare.

Appena arrivati nel padiglione si incontrano dei pupazzi che svolgono mestieri tradizionali europei: un pizzaiolo, una donna che lavora a maglia, un arrotino ecc. Si muovono quanto basta per giustificare il loro ruolo. Sono meticolosi. I visitatori non possono mischiarsi ai fantocci ma gli si possono avvicinare, simpatizzare con loro. Basta percorrere qualche passo, tuttavia, per incontrare altre bambole, isolate dal pubblico con delle sbarre. Anche loro di solito compiono un’azione, ma molto meno frequentemente. Sono personaggi strani questi ultimi, una raccolta di figure pittoresche che dalla dimensione popolare, semplice, buffa, scivola nello humor nero e induce inquietudine.

"Al centro dell’edificio-spiega il materiale messo a disposizione dal Padiglione Belgio- vi sono artigiani - come un calzolaio, uno scalpellino, un filatore...- che svolgono coscienziosamente i rispettivi mestieri. Gli spazi laterali del padiglione sono un mondo parallelo popolato da teppisti, zombie, poeti, "psicotici, folli ed emarginati."

Harald Thys e Jos de Gruyter hanno scelto di separare la sala principale dagli spazi comunicanti, anche per accentuare l’impressione di entrare in un claustrofobico museo del folklore. Che, in realtà, è una metafora della nostra società. Una comunità ripiegata su se stessa in cui la tradizione, secondo gli autori, è una corazza difensiva.

Parallelamente all'esposizione ci sono una pubblicazione e un sito web. Il giornale si intitola Mondo Cane e consiste in una raccolta di articoli, a caso, in olandese, inglese, francese, tedesco o italiano. Il sito mondocane.net , invece,consente ai visitatori di navigare in modo casuale attraverso centinaia di video selezionati dagli artisti.

La mostra ‘Mondo Cane’ di Harald Thys e Jos de Gruyter è curata da Anne-Claire Schmitz. Il Padiglione del Belgio è ai Giardini e si potrà visitare per tutta la durata della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (fino al 24 novembre 2019).

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of BELGIUM, Mondo Cane. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia