Maurizio Cattelan fa una mostra sui falsi nella patria delle imitazioni. Nel frattempo Jeff Koons viene condannato per aver copiato una scultura

The Artist is Present mural, Shanghai. Courtesy of Gucci.

The Artist is Present mural, Shanghai. Courtesy of Gucci.

Portare in Cina una mostra d’arte contemporanea sulle imitazioni può sembrare come se qualcuno cercasse di vendere ghiaccio agli esquimesi. Ma se quel qualcuno è una stella come Maurizio Cattelan (ne ho parlato qui) che ha costruito una carriera su sfottò e colpi di teatro usando i media (che abboccavano, spesso ignari. all’amo dell’artista) come grancassa e parte dell’opera d’arte per la loro (la nostra, quindi) maliziosa ingenuità, il discorso cambia. Se poi accanto a lui c’è il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, che definisce la moda come “un frullato di bellezza”, si capisce che l’evento vuole stupire e seguirà la strada di una trasgressione controllata.

E, infatti, The artist is present(titolo rubato alla mostra evento che Palazzo Strozzi stà dedicando alla carriera di Marina Abramovic), ideata da Alessandro Michele e curata da Maurizio Cattelan allo Yuz Museum di Shanghai (fino al 16 dicembre), ha scelto di riflettere sul tema della contraffazione partendo dal presupposto che “l’originalità è sopravvalutata. Insomma secondo Cattelan i falsi promuovono e preservano le opere d’arte (e gli oggetti di design, come le borse di Gucci) e l’ossessiva ripetizione può portare a raggiungere l’originalità.

“The Artist is Present- scrivono nella presentazione della mostra Cattelan e Michele- si concentra su progetti di artisti che propongono la simulazione e la copia come paradigma della cultura globale. Il titolo stesso mira a dimostrare come l'atto di copiare possa essere considerato un nobile atto di creazione, con lo stesso valore artistico dell'originale.

Maurizio Cattelan, Untitled, 2018. Courtesy of the artist.

Maurizio Cattelan, Untitled, 2018. Courtesy of the artist.

La mostra è composta dalle opere di oltre 30 artisti ed è stata anticipata da grandi pubblicità sui muri di Milano, New York, Londra e Hong Kong che riproducevano i poster originali della mostra di Marina Abramovic. Tra le opere da tenere a mente: la copia in scala ridotta della Cappella Sistina ‘Untitled’ firmata dallo stesso Cattelan;

Kapwani Kiwanga, pink-blue, 2017. Courtesy of the artist and galerie Jérôme Poggi, Paris / Goodman gallery, Johannesburg and Cape Town / Tanja Wagner gallery, Berlin.

Kapwani Kiwanga, pink-blue, 2017. Courtesy of the artist and galerie Jérôme Poggi, Paris / Goodman gallery, Johannesburg and Cape Town / Tanja Wagner gallery, Berlin.

‘Rosa-blu’ di Kapwani Kiwanga che affronta il tema del plagio facendo attraversare al visitatore un corridoio colorato di rosa Baker-Miller (un tono che gli esperimenti hanno dimostrato avere un effetto tranquillizzante in modo univoco sui soggetti), e dopo di un intenso blu neon (che viene spesso utilizzato nei bagni pubblici per scoraggiare l'uso di droghe per via endovenosa e nelle metro giapponesi per dissuadere dal suicidio),

Superflex, Power Toilets/Council of the European Union, 2018. Power Toilets / Council of the European Union is designed in close collaboration with NEZU AYMO architects. Courtesy of the artist.

Superflex, Power Toilets/Council of the European Union, 2018. Power Toilets / Council of the European Union is designed in close collaboration with NEZU AYMO architects. Courtesy of the artist.

oltre, per esempio, a ‘Power Toilets / Council of the European Union’ di Superflex, replica a grandezza naturale eseguita in modo minuzioso, del bagno del Consiglio dell’Unione Europea di Bruxelles.

Jeff Koons, Fait d’Hiver, 1988. Photo: Christie’s. Franck Davidovici, Naf Naf ad, 1985. Photo: Naf Naf.

Jeff Koons, Fait d’Hiver, 1988. Photo: Christie’s. Franck Davidovici, Naf Naf ad, 1985. Photo: Naf Naf.

Mentre la mostra sulla falsificazione del duo Maurizio Cattelan- Alessandro Michele è in corso un’altra stella sempre splendente nel firmamento dell’arte contemporanea è nei guai per aver copiato una pubblicità.

La Corte di Giustizia di Parigi, infatti, ha dato ragione al creativo Franck Davidovici e condannato Jeff Koons per violazione del copyright. Davidovici sosteneva che una scultura (‘Winter fact’ attualmente di proprietà della Fondazione Prada di Milano) di Koons fosse una copia della sua pubblicità ‘Fait d’hiver’, realizzata per il brand d’abbigliamento Naf Naf. Koons non ha mai negato di aver usato l’immagine come base per la sua scultura ma non come copia bensì come esplicita citazione. La corte tuttavia ha multato Koons, il Museo Pompidou (per averla esposta) e un editore (per averla pubblicata).

Poster of the Exhibit. Photo by Ronan Gallagher; from an image by Marco Anelli ©️ 2010

Poster of the Exhibit. Photo by Ronan Gallagher; from an image by Marco Anelli ©️ 2010

Nel frattempo una compagnia cinese che non si voleva far battere sul campo da un gruppo di occidentali ha organizzato una grande mostra itinerante di Takashi Murakami e Yayoi Kusama. Peccato che gli artisti non ne sapessero niente e che sembrino orientati a ritenere che le opere esposte fossero false. Stanno valutando se fare causa.

La concatenazione di questi eventi ci fa capire che in un mondo digitalizzato e globalizzato il tema della proprietà intellettuale è più che mai d’attualità anche per gli artisti, ma che in questo campo rischia più facilmente che in altri settori ,di tramutarsi in un coltello a doppio manico (via yatzer, artforum)

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View. HOLLYWOOD TM & Design © 2018. Hollywood Chamber of Commerce. The Hollywood Sign is a trademark and intellectual property of Hollywood Chamber of Commerce. All Rights Reserved.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View. HOLLYWOOD TM & Design © 2018. Hollywood Chamber of Commerce. The Hollywood Sign is a trademark and intellectual property of Hollywood Chamber of Commerce. All Rights Reserved.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View. In the foreground porcelain TVs made by artist Ma Jun.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View. In the foreground porcelain TVs made by artist Ma Jun.

XU ZHEN®, Eternity – Northern Qi golden and painted Buddha, Tang Dynasty torso of standing Buddha from Quyang city, Northern Qi painted Bodhisattva, Tang Dynasty seated Buddha from Tianlongshan, Northern Qi painted Buddha, Tang Dynasty torso of a se…

XU ZHEN®, Eternity – Northern Qi golden and painted Buddha, Tang Dynasty torso of standing Buddha from Quyang city, Northern Qi painted Bodhisattva, Tang Dynasty seated Buddha from Tianlongshan, Northern Qi painted Buddha, Tang Dynasty torso of a seated Buddha from Tianlonshan grotto No. 4, Parthenon East pediment, 2013-2014. Courtesy of the artist and MadeIn Company.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View.

Ragnar Kjartansson, My great, great, grandmother’s song (for China), 2018. Performance. Courtesy of the artist and Luhring Augustine.

Ragnar Kjartansson, My great, great, grandmother’s song (for China), 2018. Performance. Courtesy of the artist and Luhring Augustine.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View.

The Artist is Present, Shanghai 2018. Exhibition View.

The Artist is Present, Yuz Museum, Shanghai 2018

The Artist is Present, Yuz Museum, Shanghai 2018

I vicini portano la Tate Modern in tribunale per violazione della privacy. Sotto accusa la terrazza panoramica di Herzog & de Meuron

Switch House, la nuova ala della Tate Modern progettata da Herzog & de Meuron - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Switch House, la nuova ala della Tate Modern progettata da Herzog & de Meuron - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

La terrazza mozzafiato della nuova ala della Tate Modern (Switch House), firmata dal duo di archistar Herzog & de Meuron e inaugurata nel 2016, dopo la soddisfazioni stà portando molti grattacapi al famoso museo londinese. Da lì, infatti, non si gode soltanto di una vista impareggiabile sulla città ma anche di un punto d’osservazione privilegiato sulla vita quotidiana degli abitanti degli attigui edifici di vetro e acciaio. Per di più ad accesso gratuito. Così i proprietari di quattro lussuosi appartamenti del complesso chiamato Neo Bankside hanno fatto causa alla Tate..

Il media riferiscono che secondo i vicini, la terrazza sarebbe fonte di un’”implacabile” violazione della loro privacy. Il loro avvocato, Tom Weekes ha anche spiegato alla stampa che uno dei ricorrenti una volta, per 90 minuti, si è dedicato a contare le persone che fotografavano l’edificio arrivando a un totale di 84 occhi indiscreti intenti a congelare il momento. Ma non solo, perchè il signore in questione "ha scoperto che una sua foto era stata pubblicata su Instagram da un account seguito da 1.027 followers".

I vicini puntano a costringere il museo a limitare i punti d’osservazione della terrazza e a schermare le parti non accessibili per impedire gli sguardi indiscreti. La Tate avrebbe, invece, proposto ai ricorrenti di chiudere le tende.

Il prezzo degli appartamenti in quella zona della City si aggira sui 2 milioni di sterline e l’evoluzione della tecnologia moltiplica per un numero potenzialmente infinito di volte l’indiscrezione volontaria o involontaria degli osservatori. Se si aggiunge che l’accesso alla terrazza è gratuito a differenza delle altre attrazioni panoramiche della città c’è spazio per un ampio dibattito. Che, infatti, è in corso. Sentiremo che ne penserà la giustizia britannica. (via NewYorkTimes, The Guardian)

Terrazza panoramica dellaSwitch House - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Terrazza panoramica dellaSwitch House - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Tate Modern - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Tate Modern - Credits: Iwan Baan photo via icondesign

Banksy firma di nuovo l’opera che si è autodistrutta da Sotheby’s e gli da’ un altro titolo. Adesso si chiama “Love is in the Bin” e vale il doppio

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Si potrebbe dire che tutto è bene quel che finisce bene: il dipinto dello street-artist britannico Banksy (ne ho parlato ad esempio qui), che una decina di giorni fa si è clamorosamente autodistrutto dopo essere stato venduto per 1 milione e 200 mila euro da Sotheby’s, non ha perduto il suo neo-proprietario. D’altra parte l’opera era già stata autenticata per la seconda volta e le era stato anche attribuito un nuovo nome. "Ora è un lavoro diverso, quindi aveva bisogno di un nuovo titolo." Ha commentato Pest Control, l'ente di autenticazione ufficiale di Banksy.

Adesso si chiama "Love Is in the Bin” e secondo molti vale di più.

L’opera, è una versione di “Girl with ballon” e venerdì 6 ottobre è stata battuta per circa 1 milione e 200 mila euro (1 milione e 42 mila sterline) come ultimo lotto dell’asta Frieze week di Sotheby’s a Londra. Salvo scivolare dalla sovradimensionata cornice in striscioline proprio nel momento in cui il battitore annunciava che un anonimo acquirente si era aggiudicato il pezzo. Un post di Banksy su Instagram il giorno successivo aveva chiarito che la performance si doveva a un banale tritadocumenti inserito nella cornice (che comprensibilmente era spessa il doppio del normale) . L’intervento avrebbe dovuto essere una critica al mercato dell’arte ma è stato anche un momento di promozione straordinariamente efficace e come si è capito da subito ha aumentato il valore dell’opera (c’è chi parla addirittura di due milioni di dollari)

Sono molte le voci che si sono rincorse da allora (dal fatto che sia stato l’artista stesso ad azionare l’aggeggio che ha tagliato l’opera a un coinvolgimento della casa d’aste nell’operazione) ma una cosa è certa se Banksy non la avesse autenticata nuovamente, “Girl with ballon” avrebbe perso gran parte del suo valore di partenza. Ciò invece non è avvenuto perché Pest Control ha provveduto, dichiarando di fatto formalmente che è stato l’artista a modificarla così drasticamente (ma non sgradevole esteticamente visto che le strisce sono larghe e l’opera è stata tagliata solo per metà) e così facendo le ha donato un significato nuovo come sottolinea l’ironico titolo attribuitole ("Love Is in the Bin”).

In conclusione l’acquirente che rimane avvolto dall’anonimato, come del resto il venditore (è stata avanzata l’ipotesi che quest’ultimo fosse Banksy stesso), ha deciso di tenersi ben stretta l’ opera: “Quando il martello è sceso la settimana scorsa e il lavoro è stato distrutto, sono rimasto scioccato, ma gradualmente ho cominciato a capire che il mio pezzo sarebbe finito nella Storia dell'Arte" ha dichiarato. (via New York Times, Dezeen, Colossal)

Image via @Banksy

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2.1m Likes, 92.5k Comments - Banksy (@banksy) on Instagram: ". "The urge to destroy is also a creative urge" - Picasso"