Iké Udé racconta Nollywood tra abiti, stoffe e pose da star, in una serie di spettacolari ritratti fotografici

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Genevieve Nnaji , Actress and producer

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Genevieve Nnaji , Actress and producer

Con un fatturato multi milionario e un numero di titoli sfornati annualmente davvero sorprendente Nollywood, la Hollywood nigeriana, è la seconda industria cinematografica al mondo. L’artista nigeriano-statunitense Iké Udé ne è rimasto affascinato e l’ha raccontata ritraendo i personaggi più o meno famosi che la popolano in una serie di fotografie che, pur riflettendo sulla perdita di identità degli africani, celebrano il loro orgoglio e la loro resilienza.

Famiglia benestante, solida istruzione, con doppia cittadinanza nigeriano-statunitense l’artista (ma anche autore ed editore) Iké Udé nelle sue fotografie affronta “rappresentazione e identità sessuale, di genere, culturale e stilistica” con dei ritratti eleganti e scenografici in cui nulla è lasciato al caso.

A fare di lui un’icona di uno stile creativo e sopra le righe è stata la serie di autoritratti ‘Sartorial Anarchy’ in cui Udé indossa dei ricercati costumi (da lui stesso creati) che non tengono conto di storia e geografia, mixando abiti di epoche differenti e indumenti comunemente indossati da persone che provengono da paesi diversi.

La serie di opere dedicate a Nollywood, così come l’intero corpus di lavoro di Udé del resto, almeno su un piano d’interpretazione, intende sfidare la visione stereotipata che le altre persone hanno degli africani, in cui prevalgono immagini di miseria e squallore sul ritratto di una realtà più complessa e stratificata socialmente.

Nollywood probabilmente è la cosa più bella che viene dall’Africa- ha detto Iké Udé in un’intervista rilasciata a Griot- dai tempi delle Piramidi, dei Faraoni e delle Regine. Ecco perchè ho focalizzato il mio interesse su questo progetto.”

“(…) Sicuramente l’immagine e la bellezza dell’Africa sono state deturpate dal colonialismo occidentale e ironicamente dai quei buffi personaggi africani chiamati leader, che sono, tutti insieme, un’immisurabile e costante fonte di imbarazzo ed in più una pallida imitazione dei colonialisti, se non peggio di loro alle volte.”

Le sue opere sono stati esposte e fanno parte delle collezioni permanenti di importanti musei internazionali d’arte contemporanea come il Solomon R. Guggenheim, lo Smithsonian Museum of Art e lo Sheldon Museum.

Per vedere altri lavori di Iké Udé, della serie ‘Nollywood Portraits: a Radical Beauty’ e di altri gruppi di immagini, si può ricorrere al suo sito internet o all’account Instagram.

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty,Alexx Ekubo, Actor

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty,Alexx Ekubo, Actor

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Linda Ihuoma Ejiofor, Actress

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Linda Ihuoma Ejiofor, Actress

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Mary Lazarus, Actress

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Mary Lazarus, Actress

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty,Sadiq Daba , Actor, producer, and director

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty,Sadiq Daba , Actor, producer, and director

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Beverly Naya , Actress

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Beverly Naya , Actress

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Daniel K. Daniel aka DKD , Actor

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Daniel K. Daniel aka DKD , Actor

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Gbenro Ajibade, Actor, producer, host, and model

Iké Udé, Nollywood Portraits: A Radical Beauty, Gbenro Ajibade, Actor, producer, host, and model

Cecilia Paredes che si dipinge il corpo con fiori e foglie fino a sparire negli sfondi delle sue stesse fotografie

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L’artista peruviana Cecilia Paredes appende delle carte d parati o dei tessuti decorati con importanti e coloratissimi motivi floreali. Dopodiché si dipinge il corpo fino a replicare sulla sua pelle le decorazioni che animano il fondo. A volte si copre anche usando indumenti o tessuti uguali a ciò che sta dietro di lei. Poi si scatta delle fotografie in cui lei e l’ambiente circostante diventano una cosa sola.

Il lavoro di Cecilia Paredes assomiglia a quello del cinese Liu Bolin (di cui ho parlato spesso, ad esempio qui). In entrambi i casi si parla di autoritratti fotografici, in cui gli artisti con il body painting riescono a mimetizzarsi nello sfondo fin quasi a scomparire. Ma le similitudini finiscono più o meno lì. A Bolin interessano la società e l’architettura mentre la Paredes focalizza le sue fotografie su biodiversità, migrazioni e femminilità. L’idea dell’ adattarsi fino dissolversi nel mondo (poco importa se reale o immaginario), invece, li accomuna.

"Avvolgo, copro o dipingo il mio corpo con lo stesso pattern del materiale di fondo e mi ripresento come parte di quel paesaggio- ha dichiarato- attraverso questo atto sto lavorando sul tema della costruzione della mia identificazione con l'ambiente o parte del mondo dove vivo o che comunque sento di poter chiamare casa “.

Cecilia Paredes è originaria di Lima ma vive a Philadelphia. La sua serie di opere più famosa (cioè quella di cui si parla in questo post) si intitola ‘Paisajes’. Tra le esposizioni più importanti a cui ha partecipato c’è la Biennale di Venezia. Dal 30 dicembreil suo lavoro sarà al centro di una mostra del Museo dell’Università di Navarra (MUN, fino al 27 marzo 2019). (via Colossal)

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Come nuvole impiccione, le surreali invasioni di palloncini bianchi del fotografo Charles Pétillon

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L’artista francese Charles Pétillon, crea delle complesse installazioni site-specific con i palloncini. bianchi. Centinaia di palloncini bianchi. Sembrano grandi nuvole irriverenti, che non sanno stare al loro posto.

Le composizioni di Pétillon sono surreali ed ironiche. Ricordano quelle della statunitense Geronimo. Il loro legame con lo spazio e quindi con l’architettura è evidente. Consistono in gruppi di palloncini, gonfiati in modo diverso, e legati tra loro, fino a creare una massa dinamica e debordante. Non a caso le sue installazioni si chiamano: ‘Invasions’. Sono ovviamente effimere, ma la fotografia le cattura rendendole permanenti

L’artista usa i palloncini perchè sono leggeri e fragili ma anche per il loro legame con l’infanzia e il cielo. Simboleggiano sensazioni, idee, pensieri, ricordi, ma soprattutto immagini che ci attraversano nel corso della giornata senza che ce ne rendiamo conto.

"Le invasioni di palloncini che creo sono metafore- spiega-.Il loro obiettivo è cambiare il modo in cui vediamo ogni giorno le cose con cui entriamo in contatto senza rendercene conto. "

L’opera più famosa di Charles Pétillon è ‘Heartbeat’. L’istallazione, che è stata creata al Covent Garden di Londra, era composta da ben 100mila palloncini bianchi. Attualmente l’artista è in mostra nella sede di Shanghai della galleria Magda Danysz.

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