"Jeff Koons Shine". Ritratto abbozzato (e non autorizzato) di una star a Palazzo Strozzi

Galasino e Koons parlano di fronte a Monkey (Blue), 2006-2013, nel cortile di Palazzo Strozzi. foto: ©artbooms

Galasino e Koons parlano di fronte a Monkey (Blue), 2006-2013, nel cortile di Palazzo Strozzi. foto: ©artbooms

Sono esattamente le 10 e 40 di giovedì mattina quando a Palazzo Strozzi arriva Jeff Koons. Nel cortile dell’edificio cinquecentesco troneggia la sua monumentale “Baloon Monkey (Blue)con il suo rivestimento scintillante, l’illusione di leggerezza e le 5 tonnellate di peso. Parla con qualcuno, si fa fotografare. La conferenza di presentazione della mostra “Jeff Koons Shine” è fissata per le 11 all’ex-cinema Odeon, una sfarzosa sala in stile littorio, a pochi passi dalla sede dell’esposizione.

Conosciuto per la precisione (che diventa maniacale, dicono, quando c’è di mezzo la realizzazione delle sue sculture) non si smentisce. Stile classico-elegante con tocco casual (non porta la cravatta). Non un capello fuori posto. Lo sguardo empatico, i modi gentili e il largo sorriso (che i suoi detrattori hanno definito “di plastica”) sono d’ordinanza: pare che non si scomponga mai in pubblico. Nemmeno se provocato.

D’altra parte adesso ha tutte le ragioni per essere allegro: la grande mostra “Jeff Koons Shine” si inaugurerà domani dopo una preparazione durata anni. E stasera per consolidare ancora di più il rapporto della città di Firenze e dell’Italia con un artista che è anche una star internazionale, la Palazzo Strozzi Foundation Usa (e sì la fondazione che finanzia la prestigiosa sede espositiva fiorentina ha anche una pertinenza oltreoceano) lo premierà nel corso di una cena esclusiva.

Il riconoscimento si chiama “Palazzo Strozzi Renaissance Man of the Year Award 2021”, la Fondazione gli dà molta importanza e lo sta valorizzando per regalargli quella notorietà che sta conquistando di volta in volta. Ma soprattutto non lo consegna al primo che passa. Dal 2011 quando è stato istituito l’hanno ricevuto, ad esempio, Ted Turner (fondatore di CNN), Michael Bloomberg (politico e uomo d’affari) e il Principe Carlo. Certo non è il primo premio che Koons riceve. Anzi si potrebbe quasi dire che li collezioni. E’ stato persino Cavaliere della Legion d’Onore della Repubblica Francese (poi l’hanno promosso Ufficiale).

Tra le motivazioni del premio: la sua Factory, che raccoglie l’eredità dei laboratori rinascimentali (nei tempi d’oro è arrivato ad avere fino a 120 dipendenti, ora ha ridotto il personale e automatizzato, ma comunque non tocca mai nessuna delle sue opere). E la filantropia. Koons, infatti, ha sostenuto, soprattutto ma non solo, la fondazione che porta il nome della sua famiglia e che finanzia progetti contro lo sfruttamento sessuale dei minori. Gli ha donato in totale 4, 3 milioni di dollari. Del resto, al benessere dei bambini deve tenere sul serio: ha avuto ben 8 figli.

Alla presentazione della mostra, seduto in modo composto ma informale, parla del suo lavoro. Nel discorso ricorrono le parole: gioia, luminosità (è il tema principale della mostra insieme al rapporto con gli antichi maestri) e generosità. Sembra, infatti, sinceramente convinto che le sue opere con le loro superfici specchianti, insieme agli oggetti di uso comune che nel corso degli anni ha scelto di rappresentare, siano generosi perché accolgono le persone che li osservano e la vita intorno a loro in modo acritico. Oltre a donare almeno un sorriso.

E’ sempre garbato. Bravissimo a parlare in pubblico. Così come a eludere le domande che non gradisce senza un segno di cedimento. Quello che sembra mancare, giura chi l’ha sentito spesso, è la spontaneità. O forse Koons è semplicemente sempre così. “(…) Koons è una specie di Ronald Regan dell’arte- ha scritto di lui il critico Jerry Saltz- sempre sorridente, educato e piacevole (…). Quello che vedi è quello che è: una creatura il cui cuore corrisponde alla superficie (…)

Qualche giornalista cerca di rubargli una risposta originale da scrivere sulla sua testata ma non ci riesce. Il tempo è poco, e poi come si possono superare le decine di massime che ha già pronunciato? Per esempio: “Guardate Rabbit (a proposito della sua famosa scultura arrivata in asta alla cifra record di 91,1 milioni di dollari ed esposta nelle sale di Palazzo Strozzi n.d.r.). Ha una carota in bocca. Che cos’è? E’ uno che si masturba? E’ un politico che fa un proclama? E’ il coniglietto di Playboy? ...Sono tutti loro”. Oppure: “Baloon Dog (di nuovo record d’asta con i 58,4 milioni pagati; anche in questo caso inclusa nel percorso di “Shine” n.d.r.) è un pezzo molto ottimista, è un palloncino che un pagliaccio potrebbe annodare per te a una festa di compleanno. Ma allo stesso tempo è un cavallo di Troia. Qui ci sono dentro altre cose: forse la sessualità del pezzo”.

La centralità che dà a sesso nelle sue dichiarazioni, probabilmente serve ad aggiungere un allure provocatorio alle opere (fatta salva la serie Made in Heaven, dove appare in pose esplicite insieme all’allora moglie e pornostar, Ilona Staller), che dalla cultura di massa discendono ed alla cultura di massa ritornano attraverso il personaggio- Koons e il lavoro dei media, ma che nascono per sembrare banali. Altrimenti come si farebbe a dire, in totale sincerità, di una scultura (Lobster, anche lei in mostra) che riproduce in modo mimetico un materassino a forma d’aragosta con tanto di maniglie: “Sono davvero molto, molto orgoglioso di come si affronti il tema maschile/femminile e di come venga comunicato (…)”?

Le opere incluse nel percorso espositivo sono notevoli. La scelta è stata accurata. Sostengono egregiamente il racconto di una carriera ultra-trentennale (dai primi successi fino ad oggi). Non sono moltissime, ma bastano. Anche l’installazione e il dosaggio della luce non fanno una grinza. Nella terza sala in cui è esposto “Ballon Dog (Red)”, il colore che irradia dalla superficie in acciaio si infrange sul grande olio su tela “Bread with Egg”, in uno scintillio di toni propri e riflessi che ben sintetizza l’intero spirito della mostra. Le sculture che prendono a modello i gonfiabili sono talmente perfette da instillare un incontenibile desiderio di toccarle: sai che sono pesanti ma sembrano leggerissime. Davvero.

La mostra “Jeff Koons Shine” (dal 2 ottobre 2021) rimarrà a Palazzo Strozzi (Firenze) fino al 30 gennaio 2022. A curarla sono stati il direttore di Palazzo Strozzi Arturo Galasino e il direttore delle Hunter College Galleries di New York Joachim Pissarro. Per un resoconto più approfondito della mostra, vedere altre immagini delle opere esposte e altri aggiornamenti su Jeff Koons continuate a seguire Artbooms.

Arturo Galasino e Jeff Koons accanto all’installazione di Rabbit (1986) a Palazzo Strozzi. Ritratto © Jeff Koons, Photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Arturo Galasino e Jeff Koons accanto all’installazione di Rabbit (1986) a Palazzo Strozzi. Ritratto © Jeff Koons, Photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Particolare di Monkey (Blue). foto: ©artbooms

Particolare di Monkey (Blue). foto: ©artbooms

Jeff Koons, Balloon Dog (Red), 1994-2000.Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; cm 307,3 x 363,2 x 114,3 Edizione 1 di 5 versioni uniche Collezione privata.© Jeff Koons Photo: Mike Bruce, Gate Studios, London/Courtesy the Royal Academy of Arts, London Serie Celebration – Sala 3

Jeff Koons, Balloon Dog (Red), 1994-2000.Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente; cm 307,3 x 363,2 x 114,3 Edizione 1 di 5 versioni uniche Collezione privata.© Jeff Koons Photo: Mike Bruce, Gate Studios, London/Courtesy the Royal Academy of Arts, London Serie Celebration – Sala 3

Ritratto dei due curatori e Jeff Koons accanto all’installazione di Lobster (2007-2012). a Palazzo Strozzi. Ritratto © Jeff Koons, Photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Ritratto dei due curatori e Jeff Koons accanto all’installazione di Lobster (2007-2012). a Palazzo Strozzi. Ritratto © Jeff Koons, Photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Jeff Koons sarà il primo artista a creare due BMW Art Cars

JEFF KOONS 8X BMW. Tutte le  immagini di Enes Kucevic, © Jeff Koons e BMW AG

JEFF KOONS 8X BMW. Tutte le immagini di Enes Kucevic, © Jeff Koons e BMW AG

Il famosissimo statunitense Jeff Koons sarà il primo artista nella storia delle BMW Art Cars a collaborare per la seconda volta con la casa automobilistica tedesca. Protagonista da domenica della mostra-evento “Jeff Koons. Shine” (Palazzo Strozzi, Firenze), a 10 anni di distanza dalla presentazione della sua coloratissima BMW M3 GT2, Koons firmerà, infatti, un altro modello. Il progetto si chiama “The 8x Jeff Koons” e porterà alla creazione della ventesima vettura d’artista. made in Baviera.

“The 8x Jeff Koons” è stato annunciato durante un evento esclusivo tenutosi recentemente alla Pinakothek der Moderne di Monaco (a margine del salone internazionale della mobilità IAA MOBILITY 2021). Ma alla nuova auto si lavora, per ora, in gran segreto nello stabilimento bavarese di Dingolfing. In attesa della prima mondiale fissata per il prossimo febbraio a Los Angeles durante la fiera d’arte contemporanea Frieze.

Un immagine della nuova creazione di Jeff Koons per BMW ancora non c’è. Sono stati distribuiti solo degli scatti che immortalano alcuni particolari della vettura. Si sa che sarà una Gran Coupé della Serie 8 luxury prodotta in edizione limitata e che dopo la presentazione potrà essere acquistata dai collezionisti . Sulla carrozzeria ci saranno particolari Pop e "undici diversi colori, dal blu all'argento e dal giallo al nero", applicati con vernice multistrato (che “richede 285 ore” di lavoro). All’interno di nuovo colore, pelle e la firma dell’artista. Saranno prodotte solo due auto alla settimana.

La storia delle BMW Art Cars comincia nel 1975 quando il pilota francese Hervé Poulain sogna di partecipare alla 24 Ore di Le Mans a bordo di un’opera d’arte a quattro ruote. La prima vettura porterà la firma dello scultore americano Alexander Calder. Negli anni a venire l’incarico verrà affidato, tra gli altri, ad Andy Warhol, Frank Stella e Roy Lichtenstein e più recentemente a Olafur Eliasson, David Hockney e John Baldessari. Un solo italiano ha avuto questo onore: Sandro Chia. Tre, invece, le artiste donne (la sudafricana Esther Mahlangu, l'americana Jenny Holzer e la cinese Cao Fei).

La presentazione della seconda collaborazione di Jeff Koons con BMW (The 8x Jeff Koons) avverà a poco tempo dalla conclusione dell’importante mostra italiana dell’artista statunitense: “Jeff Koons. Shine”. Che verrà presentata alla stampa giovedì prossimo ma aprirà al pubblico solo domenica (2 ottobre 2021I e che fino al 30 gennaio 2022 occuperà Palazzo Strozzi a Firenze.

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la BMW M3 GT2 creata da Jeff Koons nel 2010. Immagine via Designboom

la BMW M3 GT2 creata da Jeff Koons nel 2010. Immagine via Designboom

AMERICAN ART: Da domani a Palazzo Strozzi 40 Anni d'Arte a Stelle e Strisce. Dalla Guerra in Vietnam all'11 Settembre

Andy Warhol (Andrew Warhola Jr.; Pittsburgh,Pennsylvania 1928-New York 1987), Sixteen Jackies, 1964,acrilico, smalto su tela, cm 204,2 x 165,9.Minneapolis, Walker Art Center.Art Center Acquisition Fund, 1968.© The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.

Andy Warhol (Andrew Warhola Jr.; Pittsburgh,Pennsylvania 1928-New York 1987), Sixteen Jackies, 1964,acrilico, smalto su tela, cm 204,2 x 165,9.Minneapolis, Walker Art Center.Art Center Acquisition Fund, 1968.© The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.

Dagli iconici ritratti di Jackie di Andy Warhol al quarto capitolo della serie Cremaster di Matthew Barney e alle sagome senza pace di Kara Walker, "American Art 1961-2001. Da Andy Warhol a Kara Walker", nata dalla collaborazione tra Palazzo Strozzi e lo Walker Art Center di Minneapolis, è una mostra ambiziosa e storiograficamente accurata. Che, oltre a portare a Firenze opere, talvolta presentate per la prima volta in Italia, mette in fila tutti i movimenti e gli artisti che hanno fatto 40 anni d ’arte americana. Ma anche gli avvenimenti più importanti della Storia degli Stati Uniti tra la guerra in Vietnam e la tragedia dell’11 Settembre, fino a spingersi alle origini di movimenti come #MeToo e Black Lives Matter.

"American Art 1961-2001. Da Andy Warhol a Kara Walker", curata da Vincenzo de Bellis (Curator and Associate Director of Programs, Visual Arts, Walker Art Center) e Arturo Galansino (Direttore Generale, Fondazione Palazzo Strozzi), si compone di 80 opere di artisti già passati alla Storia come Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney, Kara Walker. Testimoniando la poliedrica produzione artistica a stelle e strisce tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, ma anche il dibattito interno al Paese in un periodo di ascesa e sviluppo.

"Gli Stati Uniti d’America- dice Vincenzo de Bellis- rappresentano un complesso meltin’ pot di culture, tradizioni e identità diverse:uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi più che mai racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere. L’arte ci permette di poter raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa. Ed è questo che si prefigge di fare la mostra American Art 1961-2001, concepita come un racconto attraverso le molteplici espressioni artistiche degli USA. Questa narrazione si avvale delle straordinarie opere provenienti dal Walker Art Center di Minneapolis, che accoglie una delle più singolari e importanti collezioni museali degli Stati Uniti e del mondo."

La mostra rappresenta un importante momento di svolta per Palazzo Strozzi di Firenze dopo la lunga chiusura imposta dal Covid-19 e in generale per i luoghi della cultura italiani colpiti al cuore dalle restrizioni. E ricordati dall’artista JR nell’opera “La Ferita” (“The Wound”) che ancora lacera la facciata principale di Palazzo Strozzi.

"Dopo un anno difficile come il 2020, la mostra vuole dare un segnale di ripartenza- spiega Arturo Galasino- American Art 1961-2001 si pone come un grande evento culturale che celebra l’arte americana affrontando anche importanti temi come le lotte per i diritti civili e il ruolo della donna nell’arte: un progetto originale e suggestivo per una rinnovata riflessione sull’idea di “American Dream” grazie alle opere di artisti che ridefiniscono il ruolo e le possibilità dell’arte, anche come strumento per affrontare e mettere in luce questioni e contraddizioni che toccano la politica, la società e l’identità individuale, americane e non solo."

Da domani a Palazzo Strozzi di Firenze (28 maggio 2021) "American Art 1961-2001. Da Andy Warhol a Kara Walker" , in collaborazione con lo Walker Art Center di Minneapolis, resterà aperta fino al 29 agosto 2021. Ed è assolutamente da non perdere.

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Mark Rothko (Markus Rothkowitz; Dvinsk, Lettonia 1903-New York 1970), No. 2, 1963, olio, acrilico, colla su tela,cm 203,8 x 175,6.Minneapolis, Walker Art Center.Dono Mark Rothko Foundation, Inc., 1985© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko / ARS,New York

Mark Rothko (Markus Rothkowitz; Dvinsk, Lettonia 1903-New York 1970), No. 2, 1963, olio, acrilico, colla su tela,cm 203,8 x 175,6.Minneapolis, Walker Art Center.Dono Mark Rothko Foundation, Inc., 1985© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko / ARS,New York

Louise Nevelson (Leah Berliawsky; Pereyaslav, Imperorusso 1899-New York 1988), Sky Cathedral Presence,1951-1964, legno, vernice, cm 310,5 x 508 x 60,6.Minneapolis, Walker Art Center.Dono Judy e Kenneth Dayton, 1969© Estate of Louise Nevelson

Louise Nevelson (Leah Berliawsky; Pereyaslav, Imperorusso 1899-New York 1988), Sky Cathedral Presence,1951-1964, legno, vernice, cm 310,5 x 508 x 60,6.Minneapolis, Walker Art Center.Dono Judy e Kenneth Dayton, 1969© Estate of Louise Nevelson

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Robert Indiana (Robert Clark; New Castle, Indiana 1928-Vinalhaven, Maine 2018), The Green Diamond Eat TheRed Diamond Die, 1962, olio su tela, cm 215,9 x 215,9 ciascuno.Minneapolis, Walker Art Center.Dono T.B.Walker Foundation, 1963Robert Indiana, The Green Diamond Eat The RedDiamond Die© Robert Indiana By SIAE 2021

Robert Indiana (Robert Clark; New Castle, Indiana 1928-Vinalhaven, Maine 2018), The Green Diamond Eat TheRed Diamond Die, 1962, olio su tela, cm 215,9 x 215,9 ciascuno.Minneapolis, Walker Art Center.Dono T.B.Walker Foundation, 1963Robert Indiana, The Green Diamond Eat The RedDiamond Die© Robert Indiana By SIAE 2021

Roy Lichtenstein (New York 1923-1997), Artist's StudioNo. 1 (Look Mickey), 1973, olio, vernice Magna, sabbia sutela, cm 244,2 x 325,4.Minneapolis, Walker Art Center.Dono Judy e Kenneth Dayton e T.B. Walker Foundation,1981.© Estate of Roy Lichtenstein

Roy Lichtenstein (New York 1923-1997), Artist's StudioNo. 1 (Look Mickey), 1973, olio, vernice Magna, sabbia sutela, cm 244,2 x 325,4.Minneapolis, Walker Art Center.Dono Judy e Kenneth Dayton e T.B. Walker Foundation,1981.© Estate of Roy Lichtenstein

Claes Oldenburg (Stockholm 1929), Shoestring PotatoesSpilling from a Bag, 1966, tela, kapok, colore acrilico, cm 274,3 x 132,1 x 101,6.Minneapolis, Walker Art Center.Dono T.B. Walker Foundation, 1966.© 1966 Claes Oldenburg

Claes Oldenburg (Stockholm 1929), Shoestring PotatoesSpilling from a Bag, 1966, tela, kapok, colore acrilico, cm 274,3 x 132,1 x 101,6.Minneapolis, Walker Art Center.Dono T.B. Walker Foundation, 1966.© 1966 Claes Oldenburg

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Frank Stella (Malden, Massachusetts 1936), Sketch Les Indes Galantes, 1962, olio su tela, cm 181,9 x 181,9.Minneapolis, Walker Art Center. Dono T.B. WalkerFoundation, 1964.© Frank Stella by SIAE 2021

Frank Stella (Malden, Massachusetts 1936), Sketch Les Indes Galantes, 1962, olio su tela, cm 181,9 x 181,9.Minneapolis, Walker Art Center. Dono T.B. WalkerFoundation, 1964.© Frank Stella by SIAE 2021

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Felix Gonzalez-Torres (Guáimaro, Cuba 1957-Miami1996), “Untitled” (Last Light), 1993, lampadine, cavo elettrico, prese elettriche in plastica, interruttore dimmer, edizione: 14/24.Minneapolis, Walker Art Center. Dono Gilbert e Lila Silverman, Detroit, Michigan, 2003 Pubblicato da A.R.T. Press, Los Angeles e Andrea Rosen Gallery, New York Felix Gonzalez-Torres, “Untitled” (Last Light) © Felix Gonzalez-Torres. Courtesy of the Felix Gonzalez-Torres Foundation

Felix Gonzalez-Torres (Guáimaro, Cuba 1957-Miami1996), “Untitled” (Last Light), 1993, lampadine, cavo elettrico, prese elettriche in plastica, interruttore dimmer, edizione: 14/24.Minneapolis, Walker Art Center. Dono Gilbert e Lila Silverman, Detroit, Michigan, 2003 Pubblicato da A.R.T. Press, Los Angeles e Andrea Rosen Gallery, New York Felix Gonzalez-Torres, “Untitled” (Last Light) © Felix Gonzalez-Torres. Courtesy of the Felix Gonzalez-Torres Foundation

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Sherrie Levine (Hazleton, Pennsylvania 1947), Fountain (after Marcel Duchamp: A.P.), 1991, bronzo, edizione: P.A. 1, edizione di 6, cm 36,8 x 36,2 x 63,5. Minneapolis, Walker Art Center. T.B. Walker Acquisition Fund, 1992. © Sherrie Levine. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Sherrie Levine (Hazleton, Pennsylvania 1947), Fountain (after Marcel Duchamp: A.P.), 1991, bronzo, edizione: P.A. 1, edizione di 6, cm 36,8 x 36,2 x 63,5. Minneapolis, Walker Art Center. T.B. Walker Acquisition Fund, 1992. © Sherrie Levine. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Catherine Opie (Sandusky, Ohio 1961), Norma & Eyenga, Minneapolis, Minnesota, 1998, stampa cromogenica, edizione: 1/5, cm 103,2 x 128,6 x 4,4.Minneapolis, Walker Art Center. Clinton and Della Walker Acquisition Fund, 1999. © Catherine Opie. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Catherine Opie (Sandusky, Ohio 1961), Norma & Eyenga, Minneapolis, Minnesota, 1998, stampa cromogenica, edizione: 1/5, cm 103,2 x 128,6 x 4,4.Minneapolis, Walker Art Center. Clinton and Della Walker Acquisition Fund, 1999. © Catherine Opie. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Gary Simmons (New York 1964), Us and Them, 1991, accappatoi in cotone ricamato, appendiabiti, ganci, edizione: 1/3, cm 121,9 x 66 x 1,3 ciascuno.Minneapolis, Walker Art Center. Dono anonimo, 2001. © Gary Simmons. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Gary Simmons (New York 1964), Us and Them, 1991, accappatoi in cotone ricamato, appendiabiti, ganci, edizione: 1/3, cm 121,9 x 66 x 1,3 ciascuno.Minneapolis, Walker Art Center. Dono anonimo, 2001. © Gary Simmons. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

AMERICAN ART 1961-2001, Palazzo Strozzi, Firenze. Veduta delle sale.© photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Kara Walker (Stockton, California 1969), Cut, 1998, carta ritagliata, cm 223,5 x 137,2. Minneapolis, Walker Art Center. Dono Donna MacMillan, 2013. © Kara Walker

Kara Walker (Stockton, California 1969), Cut, 1998, carta ritagliata, cm 223,5 x 137,2. Minneapolis, Walker Art Center. Dono Donna MacMillan, 2013. © Kara Walker

Cindy Sherman (Glen Ridge, New Jersey 1954), Untitled #92, 1981, stampa cromogenica a colori, edizione: P.A. 1/2 da una serie di 10, cm 61 x 121,9. Minneapolis, Walker Art Center. Art Center Acquisition Fund, 1982. © Cindy Sherman. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Cindy Sherman (Glen Ridge, New Jersey 1954), Untitled #92, 1981, stampa cromogenica a colori, edizione: P.A. 1/2 da una serie di 10, cm 61 x 121,9. Minneapolis, Walker Art Center. Art Center Acquisition Fund, 1982. © Cindy Sherman. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Kerry James Marshall (Birmingham, Alabama 1955) “BLACK POWER”, 1998, stampa in rilievo su carta, cm 65,1 x 101,6. Minneapolis, Walker Art Center. T.B.Walker Acquisition Fund, 1999 © Kerry James Marshall. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Kerry James Marshall (Birmingham, Alabama 1955) “BLACK POWER”, 1998, stampa in rilievo su carta, cm 65,1 x 101,6. Minneapolis, Walker Art Center. T.B.Walker Acquisition Fund, 1999 © Kerry James Marshall. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis

Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana 1941), Art Make-Up, 1967-1968, pellicola da 16mm (colore, muto, sonoro) trasferita su video, 40’.Minneapolis, Walker Art Center. T.B. Walker Acquisition Fund, 2002. © Bruce Nauman by SIAE 2021

Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana 1941), Art Make-Up, 1967-1968, pellicola da 16mm (colore, muto, sonoro) trasferita su video, 40’.Minneapolis, Walker Art Center. T.B. Walker Acquisition Fund, 2002. © Bruce Nauman by SIAE 2021

Kerry James Marshall (Birmingham, Alabama 1955), Blind Ambition, 1990, acrilico, collage su tela, cm 218,8 x 142,2. Minneapolis, Walker Art Center. Dono RBC Wealth Management in onore di John Taft, 2016. © Kerry James Marshall. Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York.

Kerry James Marshall (Birmingham, Alabama 1955), Blind Ambition, 1990, acrilico, collage su tela, cm 218,8 x 142,2. Minneapolis, Walker Art Center. Dono RBC Wealth Management in onore di John Taft, 2016. © Kerry James Marshall. Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York.

Matthew Barney (San Francisco 1967), Cremaster 2: The Drones’ Exposition, 1999. Minneapolis, Walker Art Center. Collection Walker Art Center and San Francisco Museum of Modern Art, T.B. Walker Acquisition Fund, 2000. © 1999 Matthew Barney Production still: © 1999 Matthew Barney, Photo: Chris Winget, Courtesy Gladstone Gallery, New York and Brussels

Matthew Barney (San Francisco 1967), Cremaster 2: The Drones’ Exposition, 1999. Minneapolis, Walker Art Center. Collection Walker Art Center and San Francisco Museum of Modern Art, T.B. Walker Acquisition Fund, 2000. © 1999 Matthew Barney Production still: © 1999 Matthew Barney, Photo: Chris Winget, Courtesy Gladstone Gallery, New York and Brussels