#uffizidamangiare: Tutte le settimane un'opera delle Gallerie degli Uffizi ispira la ricetta di un cuoco famoso

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Le Gallerie degli Uffizi di Firenze hanno recentemente lanciato una capagna social molto interessante che unisce le pubblicità alle opere d’arte al marketing gastronomico e territoriale. Si intitola #uffizidamangiare (#uffizitoeat) e abbina pittura e cucina in una serie di viedeo che vengono pubblicati ogni domenica sulla pagina facebook del museo.

I brevi filmati mostrano un quadro conservato nelle Gallerie fiorentine e un cuoco conosciuto che, prendendo ispirazione dal soggetto rappresentato nell’opera, propone al pubblico un ricetta italiana. Più spesso toscana, ovviamente. Ma i video possono anche stupire, come è successo nel primo video in cui lo chef Fabio Picchi (Ristorante Cibrèo di Firenze) di fronte al dipinto della settimana “Ragazzo con cesto di pesce” di Giacomo Cerruti (pittore lombado del ‘700, detto il “Pitocchetto” per l’abitudine di ritrarre persone umili, cioè “pitocchi”), ha spiegato che il ragazzino non ha con se un aragosta ma una granceola. Che Picchi descrive così: “ La granceola è un crostaceo rosso bruno, un tipo di granchio che vive nei mari italiani, isole comprese. (...) Ma come si mangia la granceola? (...) Tutti i pesci, così come la spigola raffigurata nel dipinto, non vogliono troppi condimenti e vanno accompagnati in modo semplice. allora ci vuole solo una buona maionese fatta in casa! "

Nel secondo video della serie #uffizidamangiare (#uffizitoeat), invece, il macellaio Dario Cecchini di fronte a “Dispensa con botte, selvaggina, carni e vasellami” (1624) di jacopo Chimenti detto l’Empoli, cerca di rispondere alla domanda “Cosa si mangiava a Firenze nel ‘600?”. Secondo Cecchini la carne e propone la ricetta originale della fiorentina.

Per il terzo appuntamento, invece, la chef stellata Valeria Piccini (Ristorante Caino di Montemerano) propone un’elaborata ricetta di sevaggina ispirandosi a una natura morta di Jacopo Chimenti detto l'Empoli (1551–1640).

Domenica prossima (14 febbraio 2021) Marco Stabile, altro chef stellato (L’ora d’Aria a Firenze), prenderà, invece, spunto da ‘Peperoni e uva’ di Giorgio De Chirico.

#uffizidamangiare (#uffizitoeat) è una campagn social semplice ma efficace, che insieme a ricordare al pubblico le spledide opere conservate nelle Gallerie degli Uffizi di Firenze, gli fa sognare il terrotorio toscano, i vini e le delizie gastronomiche. Insomma una vacanza da prendersi appena un raggio di luce aprirà uno spiraglio in mezzo all’oscurità dell’epidemia. Tuttavia il progetto ha dei punti deboli. Per adesso non ha sottotitoli in lingue straniere, ma soprattutto la maggior parte dei prodotti tipici del territorio presentati, offendono la sensibilità di vegetariani e vegani. Che sono quasi il 7 per cento della sola popolazione italiana.

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Il designer Yasuhiro Suzuki ha creato una nave-zip per aprire le acque del fiume Sumida come un k-way

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In tempi di scombussolati dalla pandemia, in attesa di un domani talmente prossimo da essere quasi oggi, ma ancora informe, è normale che i designers si approprino della zip, simbolo di velocità, comodità, viaggio e modernità. Ma anche di capovolgimenti perhè unisce e separa ciò che era diviso o annesso.

Lo aveva fatto, preveggentemente, Alex Chinneck in occasione della Milan Design Week 2019, e oggi il giapponese. Yasuhiro Suzuki, nel corso del DESIGNART di Tokyo torna a giocare con una zip, enorme e innaspettata. L’ artista, infatti, ha trasformato una barca in una grande zip per farla poi sfrecciare sulla superficie del fiume Sumida di Tokyo. Il progetto si chiama “Zip-Fastener Ship”.

L’impressione, è che la zip apra le correnti del corso d’acqua, come fosse il tessuto di una giacca sportiva. Il progetto, più complictato a livello concettuale di quello di Chinneck, fa riferimento all’unico fiume che attraversava (e quindi accomunava) ma separa anche, le antiche province di Musashi e Shimousa. Una sorta di riferimento ai mutamenti non sempre positivi della Storia e al dinamismo virtuoso e secolare della Natura.

A Yasuhiro Suzuki, l’idea per “Zip-Fastener Ship”, è venuta guardando dal finestrino di un aereo le navi che attraversavano la Baia di Tokyo. Le imbarcazioni che solcano il fiume, inoltre, secondo il designer cambiano il moto ondoso, modificando il modo inn cui si percepisce la vista della città. (via Designboom)

Images Courtesy of Sumiyume

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Il Daisugi una tecnica giapponese vecchia di 600 anni per far crescere gli alberi sulla cima di altri alberi potrebbe salvarci dalla deforestazione

Image via Wrath of Gnon

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Il daisugi è una tecnica giapponese di silvicultora, nata 600 anni fa, ma utilizzata ancora oggi. Consiste nel far crescere sulla cima di solidi esemplari di cedro di Kitayama degli alberi leggeri, alti e diritti. Per riuscirci si usano metodi comuni nella trasfromazione di giovani piante in bonsai. L’effettto ottico è magico e surreale mentre quello pratico potrebbe essere di fermare la deforestazione.

Con il daisugi, infatti, non si taglia mai un albero vero e proprio ma delle sue propaggini. Lasciando il fusto e le radici liberi di prosperare. E se non bastasse il legno degli aberelli che crescono sulla cima è il 140% più flessibile del cedro standard e il 200% più denso e forte.

"Scritto come 台 杉 letteralmente significa cedro piattaforma , la tecnica produce un albero che assomigliaa a una palma aperta con più alberi che crescono, perfettamente verticali- dice Johnny Waldman di Spoon e Tamago- Se eseguita correttamente, la tecnica può prevenire la deforestazione e produrre legname perfettamente tondo e diritto noto come taruki , che viene utilizzato nei tetti delle case da tè giapponesi."

Nato tra il XV e XVI scolo in Giappone per sopperire alla carenza di legname e di terreno , il daisugi, infatti, ebbe il suo massimo sviluppo a Kyoto dove c’erno molte cas eda tè.

Sebbene il daisugi, in seguito, diventò soprattutto una tecnica decorativa per giardini e bonsai in vaso, adesso è in via di riscoperta. Sia per la qualità del legno che per i benefici n termini ecologici.

Image via openculture

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