Shepard Fairey realizza un murale di 700 metri quadri nel cuore di Milwaukee

Shepard Fairey, Voting Rights are Human Rights. Photo by Niki Johnson

Shepard Fairey, Voting Rights are Human Rights. Photo by Niki Johnson

Lo street-artist, attivista e grafico statunitense, Shepard Fairey (ne avevo già parlato qui), conosciuto anche come Obey Giant o, per comodità, semplicemente Obey, ha recentemente realizzato un enorme murale a Milwaukee (Wisconsin).

Si intitola “Voting Rights are Human Rights” e affronta il tema del diritto di voto con il consueto stile di Shepard Fairey, che usa elementi compositivi rubati alla decorazione e al fumetto ma soprattutto alla grafica, alle vecchie pubblicità e ai manifesti di propaganda elettorale d’epoca. Il mix è sempre raffinato e seducente per tutti (per quanto Fairey, da Democratico convinto, fa battaglie per i diritti civili, ma legate con forza alle sue convinzioni politiche che le rendono spesso di parte).

A Milwaukee il suo lavoro è stato affiancato da un gruppo di artisti della zona (tra cui Tyanna Buie, Niki Johnson, Tom Jones, Claudio Martinez e Dyani White Hawk ). che hanno completato l’opera con la loro creatività. Rendendo il grande murale (oltre 687 metri quadri di superficie dipinta) ancora più ammaliante e assertivo.

Qualcuno potrebbe comunque chiedersi: perchè fare un murale sul diritto di voto negli Stati Uniti, quando è garantito ad ogni cittadino americano da tanti anni? II problema nacque nel 2013 (in piena presidenza Obama) quando la Corte Suprema dichiarò incostituzionale la quinta sezione del Voting Right Act del '68., in cui c’erano norme che semplificavano l’accesso al voto degli afroamericani negli Stati più restii a permettergli di arrivare ai seggi. Delle norme, come l’assistenza per gli analfabeti in inglese, (è necessario saper leggere e parlare la lingua correttamente per votare) sembrano oggi superate, ma secondo alcuni la mancanza della quinta sezione comprometterebbe, o rischierebbe di compromettere, l’accesso al voto di molte persone e in particolare quello degli afroamericani..

Shepard Fairey è tra loro. E a questo tema voleva addirittura dedicare un tour, nel corso del quale avrebbe realizzato un diverso murale in alcune città degli Stati Uniti. Ma in periodo di coronavirus lo sponsor non se l’è sentita e lo street-art tour è saltato. Tuttavia Fairey teneva talmente al progetto che almeno il lavoro di Milwaukee l’ha voluto fare. Pagando di tasca propria tutti gli assitenti e gli artisti della zona che hanno contribuito alla realizzazione del mastoditico “Voting Rights are Human Rights” .

Al centro dell’opera un giovane uomo di colore che cammina, guardando di fronte a se con un’ espressione, ad un tempo, seria e sincera. Il protagonista, Fairey l’ha rubato a un’immagine scattata durante una marcia per i diritti civili della metà degli anni ‘60, dal famoso fotografo Steve Schapiro.

Prima che “Voting Rights are Human Rights” si materializzasse su un muro di Milwaukee, Shepard Fairey aveva già usato quell’immagine (d’accordo con l’autore) su una serie di manifesti , riscuotendo molto successo. D’altra parte i manifesti di Obey sono molto amati e collezionati. Si possono vedere e comprare sul suo sito internet , ma per non scontrarsi con la dogana, se si fa sul serio, meglio rivolgersi a una galleria specializzata sul lavoro dell’artista statunitense, come la Strip Art Gallery (sede a Monza, lavoro online).

Shepard Fairey, Voting Rights are Human Rights. Photo by Jon Furlong

Shepard Fairey, Voting Rights are Human Rights. Photo by Jon Furlong

Shepard Fairey, Voting Rights are Human Rights. Photo by Jon Furlong

Shepard Fairey, Voting Rights are Human Rights. Photo by Jon Furlong

Katharina Grosse in mostra a Berlino e a Roma con la sua pittura veloce, intensa, scientifica ed eversiva

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG …

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG Bild-Kunst, Bonn 2020 / photo by Jens Ziehe | video courtesy Katharina Gosse and VG Bild-Kunst Bonn, 2020

La pittura della tedesca Katharina Grosse riesce ad assere ad un tempo forte e raffinata, intellettuale ed underground. In un contesto in cui bidimensionale e tridiensionale si fondono in un paesaggio immersivo, in cui il colore avvolge lo spettatore lusingandoolo dapprima con toni pop, per poi colpirlo allo stomaco con un mix di cromie che si fanno strada dalle profondità della Storia dell’Arte per unirsi a sfumature acide e innaturali.

Guardare il lavoro di Katharina Grosse dà energia! Soprattutto se si entra in una delle sue installazioni, che sono come dei mondi paralleli. In cui pittura, architettura e scultura si uniscono. E’ il caso di ‘Katharina Grosse. It wasn’t us” che l’artista originaria di Friburgo ha realizzato sia all’interno che all’esterno dell’ Hamburger Bahnhof, cioè l’ex capolinea della linea ferroviaria Amburgo- Berlino. Ora Museum für Gegenwart (parte della Galleria Nazionale di Berlino).

Ma anche avere modo di vedere una nuova serie di opere della Grosse non è da meno. Soprattutto se l’artista per crearle si è dovuta ritirare in Nuova Zelanda a riflettere. E se si tratta di un’anteprima, ancora meglio.

E’ il caso di “Separatrix“ alla galleria Gagosian in cui Katharina Grosse presenta il suo nuovo lavoro su carta. L’artista berlinese” è per la prima volta in mostra a Roma.

Rispetto alla grande installazone “It wasn’t us”, qui la pittura della Grosse diventa intima. Specchio inconscio del flusso di pensiero dell’artista, in diversi momenti e luoghi. Ma anche scientifica: frutto della conoscenza di come i matetriali reagiscono e dei loro tempi.

Grosse ha uno studio in una remota area costiera della Nuova Zelanda e proprio là ha creato una serie di acquerelli. Per l’artista, che di solito usa la pistola a spruzzo (scelta per il risultato. ma anche perchè allontana la mano dalla tela e stravolge il gesto di dipingere), poteva non essere facile. Ha scelto di gocciolare il colore dall’alto (bagnato su bagnato). Il risultato è fatto di caso e di controllo, di particolari guizzanti che restituiscono freschezza e un senso di vita sotterranea alla composizione, ma anche di campiture intonse che ricordano la ferma regia dell’artista.

Katharina Grosse. It wasn’t us” rimarrà all’ Hamburger Bahnhof Museum für Gegenwart di Berlino fino al 10 gennaio 2021. Se volete, invece, godervi una dimensione più intima del lavoro dell’artista, o semplicemente, in periodo di pandemia, trovate difficile arrivare in Germania, c’è Separatrix“ alla sede di Roma della galleria Gagosian da sabato prossimo (31 ottobre) fino al 12 dicembre 2020. L’account instagram di Katharina Grosse è infine la scelta migliore per seguire le piccole evoluzioni della sua opera nel tempo.

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG …

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG Bild-Kunst, Bonn 2020 / photo by Jens Ziehe | video courtesy Katharina Gosse and VG Bild-Kunst Bonn, 2020

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acrilico su tela 380 x 200 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Jens Ziehe Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acrilico su tela 380 x 200 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Jens Ziehe Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acrilico su tela 380 x 200 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Jens Ziehe Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acrilico su tela 380 x 200 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Jens Ziehe Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acquerello su carta 119 x 89 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Sam Hartnett Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acquerello su carta 119 x 89 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Sam Hartnett Courtesy dell’artista e di Gagosian

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG …

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG Bild-Kunst, Bonn 2020 / photo by Jens Ziehe | video courtesy Katharina Gosse and VG Bild-Kunst Bonn, 2020

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG …

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG Bild-Kunst, Bonn 2020 / photo by Jens Ziehe | video courtesy Katharina Gosse and VG Bild-Kunst Bonn, 2020

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acquerello su carta 119 x 89 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Sam Hartnett Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acquerello su carta 119 x 89 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Sam Hartnett Courtesy dell’artista e di Gagosian

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG …

‘Katharina Grosse. It Wasn’t Us’, exhibition view at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, 2020 Courtesy König Galerie, Berlin, London, Tokyo / Gagosian / Galerie Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, wien © Katharina Grosse / VG Bild-Kunst, Bonn 2020 / photo by Jens Ziehe | video courtesy Katharina Gosse and VG Bild-Kunst Bonn, 2020

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acquerello su carta 119 x 89 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Sam Hartnett Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Untitled, 2019 Acquerello su carta 119 x 89 cm (senza cornice) © Katharina Grosse und VG Bild-Kunst, Bonn 2020 Foto: Sam Hartnett Courtesy dell’artista e di Gagosian

KATHARINA GROSSE Ritratto Foto: Robert Schittko, Art/Beats

KATHARINA GROSSE Ritratto Foto: Robert Schittko, Art/Beats

Tomás Saraceno, ancora in mostra a Palazzo Strozzi, fa librare una sfera aerosolare (che vola senza combustibili) al Garage Museum di Mosca

Tomás Saraceno, Moving Atmospheres, installation view, Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, 2020 Photo: Alexey Narodizkiy © Garage Museum of Contemporary Art

Tomás Saraceno, Moving Atmospheres, installation view, Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, 2020 Photo: Alexey Narodizkiy © Garage Museum of Contemporary Art

Mentre lo splendido trio di sfere aerosolari di “Thermodynamic Costellation”, capaci di volare sfruttando i soli elementi, sono ancorate nel cortile di Palazzo Strozzi (Firenze, dove è in corso la grande e poetica mostra “Tomás Saraceno Aria"), l’artista di origine argentina ha presentato “Moving Atmospheres” nell’atrio del Garage Museum of Contemporary Art di Mosca. Anche in questo caso si tratta di un prototipo in scala ridotta delle sue mongolfiere hi-tech che hanno dimostrato (guadagnandosi ben sei primati del mondo) di poter volare con passegggeri a bordo senza usare nessun tipo di combustibile. Se non l’aria e i raggi del sole che penetrano nella sfera.

Rispetto alla sue tre sorelle di Firenze la sfera del Garage Museum sembra un po’ una parente povera, così sola-soletta, quasi piccola in quell’ampio atrio. Ma l’apparenza inganna e se tutti e quattro i palloni sono prototipi, quello del Garage è più performante. E fa compiere a Saraceno un passo verso un modo di volare veramente ecologico ma anche imperniato di autodeterminazione e poesia.

“Moving Atmospheres” , infatti, è stato realizzato in ETFE, un polimero traslucido estremamente resistente.

La poetica e la ricerca di Saraceno, tuttavia. sono sempre le stesse: le scienze che si riuniscono intorno all’arte. immaginando l’utopia di ìun mondo più libero e compassionevole verso umani e non umani

E guai a chiamarlo artista concettuale: "Ma sì, parte della mia esistenza - ha detto in una bella intervista rilasciata a Strelkmag- quando non sto dormendo o meditando, perché allora sono in un'altra dimensione concettuale della realtà - è pratica. Tendo ad essere pratico nel mondo dell'arte, pratico nel mio mondo dell'arte, dove i miei spettatori sono ragni e ragnatele, la polvere danzante, le correnti del vento ... gli universi paralleli. Sono elettrizzato quando mi definiscono un artista concettuale, perché a quel punto devi chiederti: chi sono “loro”? Hai mai incontrato un critico di ragni? Quando un ragno locale si presenta alla mia mostra, sono elettrizzato e se si annidano nel mio mondo o si riproducono, ancora meglio! C'è un mondo reale lì - è per questo che il mio lavoro non può rimanere solo nel concetto. "

Moving Atmospheres” di Tomás Saraceno rimarrà al Garage Museum of Contemporary Art fino al 14 febbraio 2021. Ma per vedere i prototipi altrettanto belli che compongono “Thermodynamic Costellation” e capire l’opera dell’artista attraverso una vasta esposizione di suoi lavori basterà fare un salto a Palazzo Strozzi di Firenze e visitare la mostra “Tomás Saraceno Aria" che è stata prorogata fino al 1 novembre 2020

Tomás Saraceno, Thermodynamic Costellation, Palazzo Strozzi. Installation View Photography ® Ela Bialkowska, OKNO Studio

Tomás Saraceno, Thermodynamic Costellation, Palazzo Strozzi. Installation View Photography ® Ela Bialkowska, OKNO Studio

Tomás Saraceno , Studio tryout, 2015 Courtesy of the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genoa; and Esther Schipper, Berlin Photo: © Studio Tomás S…

Tomás Saraceno , Studio tryout, 2015 Courtesy of the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genoa; and Esther Schipper, Berlin Photo: © Studio Tomás Saraceno, 2015

Installation image: Tomás Saraceno, ‘Moving Atmospheres’. Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, 2020. photos by Alexey Narodizkiy © Garage Museum of Contemporary Art

Installation image: Tomás Saraceno, ‘Moving Atmospheres’. Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, 2020. photos by Alexey Narodizkiy © Garage Museum of Contemporary Art

Installation image: Tomás Saraceno, ‘Moving Atmospheres’. Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, 2020. photos by Alexey Narodizkiy © Garage Museum of Contemporary Art

Installation image: Tomás Saraceno, ‘Moving Atmospheres’. Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, 2020. photos by Alexey Narodizkiy © Garage Museum of Contemporary Art

Tomás Saraceno, Thermodynamic Costellation, Palazzo Strozzi. Installation View Photography ® Ela Bialkowska, OKNO Studio

Tomás Saraceno, Thermodynamic Costellation, Palazzo Strozzi. Installation View Photography ® Ela Bialkowska, OKNO Studio