"Il Parco di Beverly Pepper" tramuta Todi in un percorso di forme irrequiete e camaleontiche

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2019, ferro h 12 metri. .Tutte le foto: ©Auro e Celso Ceccobelli

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2019, ferro h 12 metri. .Tutte le foto: ©Auro e Celso Ceccobelli

Il 14 settembre a Todi si è inaugurato il Parco di Beverly Pepper. Primo parco monotematico di scultura contemporanea in Umbria, un percorso che collega il rinascimentale Tempio di Santa Maria della Consolazione con il centro storico del borgo, passando per la bellezza della vegetazione mediterranea.

L’inaugurazione del Parco di Beverly Pepper conclude una serie di eventi dedicati dal comune della cittadina umbra all’artista statunitense che da anni risiede proprio a Todi. Ma non è l’unica data di quest’anno da segnare sul calendario per la signora Pepper. Prima le sue “Colonne di Todi” sono state reinstallate al centro della piazza medioevale dopo quarant’anni e poi è stata varata la mostra “Beverly Pepper Art in the Open” allo Spazio Thetis dell'Arsenale di Venezia in occasione della Biennale d’Arte 2019.

MA, CHI E’ BEVERLY PEPPER?:

Ancora relativamente poco nota al grande pubblico, Beverly Pepper, nata Stoll, per il lavoro pionieristico nella scultura monumentale e la capacità di domare la forma affrontando materiali ostici è stata spesso paragonata a Louise Bourgeois e Louise Nevelson.

96 anni, originaria di New York, di Brooklyn come ripete con un certo orgoglio nelle interviste, ha alle spalle una carriera importante e una vita ricca. Il cognome Pepper lo prende dal marito il giornalista scrittore, Curtis Bill Pepper, inviato in Italia per Newsweek durante gli anni della Dolce Vita (nella loro casa si radunava l’elité dell’epoca). Si conoscono proprio a Roma, dove Beverly si stava perfezionando in pittura dopo il diploma all'Académie de la Grande Chaumière di Parigi.

Di lì in avanti la quotidianità dell’artista è sempre stata divisa tra Italia e Stati Uniti. Ha conosciuto tutti gli artisti più importanti del ‘900 (da Legér a Calder a Moore passando per Consagra e tanti altri) e alcune delle figure emblematiche della cultura italiana degli anni ‘50-’60. Ha esposto in molti dei più importanti musei (il Metropolitan Museum of Art di New York, l’ Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washingtone e il Centre Georges Pompidou di Parigi, per nominarne solo alcuni) oltre che alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel. Nel tempo ha usato marmo, ghisa, ceramica ma pure erba, sabbia, fieno, terra, piante nei progetti di Land Art. Tuttavia il suo materiale feticcio rimane l’acciaio inossidabile.

E’ stata la prima a usare il Cor-Ten e ha imparato a padroneggiarlo nelle fabbriche siderurgiche (dopo un periodo passato all’Italsider in occasione di una mostra ha continuato ad affiancare gli operai per capire a pieno le tecniche di lavorazione dei metalli).

In un’intervista rilasciata a The Thelegraph tempo fa ha detto: "La vita è fatta di fortuna e scelta. Se riconosci la fortuna quando appare, puoi muoverti ."

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2018, ferro h 12 metri.

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2018, ferro h 12 metri.

THE TODI COLUMNS:

Le Todi Columns, quattro sculture monumentali alte dagli 8 ai 12 metri, sono state installate tra aprile e maggio di quest'anno nella piazza principale di Todi per essere poi definitivamente collocate nel Parco di Beverly Pepper. Come enormi totem svettanti verso il cielo, capaci di incorniciare angoli di paesaggio (che cambiano a seconda dell’angolazione e della distanza dell’osservatore), senza perdere la peculiarità di mimetizzarsi con esso.

Le Colonne di Todi sono la riedizione di quattro analoghe sculture che la Pepper creò ed installò per la prima volta nell’antica piazza nel 1979 (poi esposte a Washington nel ‘80, durante la conferenza internazionale di scultura, al Brooklyn Museum of Art di New York nel ’87, a Venezia in occasione della Biennale del ‘96 e a Firenze nel ‘99). L’artista le ha infine donate ai Musei Civici di Venezia.

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BEVERLY PEPPER ART IN THE OPEN:

Tra gli eventi collaterali della Biennale d’Arte di Venezia 2019 c’è la mostra “Beverly Pepper Art in the Open”. L’esposizione in corso allo Spazio Thetis (dove sono collocate le originali Todi Columns) si compone di altre grandi sculture recenti di Beverly Pepper in acciaio Cor-Ten, una serie di fotografie inedite di Gianfranco Gorgoni (che ha documentato la carriera della scultrice fin dagli anni ’70) e dalla proiezione del film/documentario L’Umbria di Beverly Pepper,

BeverlyPepper, EMBRACE, 1963, acciaio inox 95 x 97 x 86 cm

BeverlyPepper, EMBRACE, 1963, acciaio inox 95 x 97 x 86 cm

IL PARCO DI BEVERLY PEPPER:

Il Parco di Beverly Pepper, disegnato e progettato dall’artista, è un percorso tra architettura e natura punteggiato da sedici sculture donate alla città di Todi, e da una serie di panchine-scultura in pietra serena disegnate dall’artista e pensate come punti panoramici. Le sculture sono state scelte per rappresentare la lunga carriera di Pepper. Si va da forme astratte in acciaio riflettente ideate per includere il paesaggio circostante e l’osservatore a oggetti a patina ruvida, pensati per mimetizzarsi almeno in parte con l’ambiente che li circonda o per giocare con esso (accentuando un particolare o incorniciandone un altro). Ci sono opere che cercano disperatamente un dinamismo partendo da forme minimali inorganiche (rettangolo, triangolo ecc) altre, invece si fanno forti della loro immobilità. Tutto cambia percorrendo il sentiero curvilineo che conduce da un estremo all’altro del parco. In fondo, come in un gioco di specchi, basta che la luce o la stagione cambino per veder modificare sotto i nostri occhi queste sculture, apparentemente immutabili ma così intimamente legate allo spazio che le ospita, da farsi morbide. Almeno metaforicamente parlando.

BeverlyPepper, LA BESTIA, 1965, acciaio inox 86 x 220 x 53 cm.

BeverlyPepper, LA BESTIA, 1965, acciaio inox 86 x 220 x 53 cm.

BeverlyPepper, INGRESSO, 1967, acciaio inox 116 x 164 x 52 cm.

BeverlyPepper, INGRESSO, 1967, acciaio inox 116 x 164 x 52 cm.

Beverly Pepper, TREVIGNANO, 1970, ferro 60 x 128 x 76 cm.

Beverly Pepper, TREVIGNANO, 1970, ferro 60 x 128 x 76 cm.

Beverly Pepper, TREVIGNANO, 1970, ferro 60 x 128 x 76 cm.

Beverly Pepper, TREVIGNANO, 1970, ferro 60 x 128 x 76 cm.

Beverly Pepper, DOUBLE PYRAMID, 1971, acciaio inox 88 x 210 x 230 cm.

Beverly Pepper, DOUBLE PYRAMID, 1971, acciaio inox 88 x 210 x 230 cm.

Beverly Pepper, MAIA TOLTEC, 1993, acciaio inox 565 x 70 x 42 cm.

Beverly Pepper, MAIA TOLTEC, 1993, acciaio inox 565 x 70 x 42 cm.

Beverly Pepper, MAIA TOLTEC, 1993, acciaio inox 565 x 70 x 42 cm.

Beverly Pepper, MAIA TOLTEC, 1993, acciaio inox 565 x 70 x 42 cm.

Beverly Pepper, ACTIVATED PRESENCE, 2001, pietra 280 x 300 x 87 cm.

Beverly Pepper, ACTIVATED PRESENCE, 2001, pietra 280 x 300 x 87 cm.

Beverly Pepper, ACTIVATED PRESENCE, 2001, pietra 280 x 300 x 87 cm.

Beverly Pepper, ACTIVATED PRESENCE, 2001, pietra 280 x 300 x 87 cm.

Beverly Pepper, SAN MARTINO ALTARS, 1993, ghisa 310 x 121 x 82 cm.

Beverly Pepper, SAN MARTINO ALTARS, 1993, ghisa 310 x 121 x 82 cm.

Beverly Pepper, SAN MARTINO ALTARS, 1993, ghisa 310 x 121 x 82 cm.

Beverly Pepper, SAN MARTINO ALTARS, 1993, ghisa 310 x 121 x 82 cm.

uno scorcio del Parco di Beverly Pepper

uno scorcio del Parco di Beverly Pepper

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2019, ferro h 12 metri. (particolare)

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2019, ferro h 12 metri. (particolare)

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2019, ferro h 12 metri.

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2019, ferro h 12 metri.

un particolare del plastico del Parco di Beverly Pepper

un particolare del plastico del Parco di Beverly Pepper

il plastico del Parco di Beverly Pepper

il plastico del Parco di Beverly Pepper

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2018, ferro h 12 metri.

Beverly Pepper, THE TODI COLUMNS, 2018, ferro h 12 metri.

Apre a Londra GDP lo showroom di articoli per la casa (degli orrori) firmato Banksy

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Aperto nel giro di una notte nel sud di Londra il negozio-installazione di Banksy si intitola “GrossDomesticProduct” (cioè Prodotto Interno Lordo). Dentro c’è di tutt’un po’ ma l’idea che intende dare è quella di uno showroom di mobili e articoli per la casa. Degli orrori, ovviamente.

GrossDomesticProduct” ha tre grandi vetrine ma non aprirà mai al pubblico. Come spiega lo stesso Banksy su Instagram: “Oggi ho aperto un negozio (anche se le sue porte in verità non sono aperte). E' a Croydon. Probabilmente il miglior momento per vederlo è la notte.” Ma le opere e i prodotti saranno messi in vendita sul sito collegato al progetto non appena quest’ultimo sarà operativo.

L’installazione del quartiere Croydon, che resterà visibile per alcune settimane soltanto, è un fuori programma per l’artista inglese la cui identità resta avvolta nel mistero. A costringerlo a varare GDP (PIL) è stata la battaglia legale con una società che produce biglietti d’auguri per il possesso del marchio Banksy. Come riferisce il sito d’ arte e design Colossal, infatti, l' avvocato Mark Stephens che stà consigliando l'artista, ha spiegato così la questione: “Banksy è in una posizione difficile perché non produce una sua gamma di merce scadente e la legge è abbastanza chiara: se il titolare del marchio non sta usando il marchio, allora questo può essere trasferito a qualcuno che lo farà. "

Insomma GDP serve a vendere lavori solo per dimostrare che Banksy detiene attivamente il marchio sotto il quale opera. Tuttavia gli oggetti che vanno da un merchandising a produzione limitata fino a vere e proprie sculture, dipinti e opere su carta serviranno anche a finanziare alcuni progetti di beneficenza .

Ci sono magliette con effigiato il palloncino a forma di cuore di “Love is in the bin”, c’è il leopardo dei cornflakes della Kellogs in versione tappeto-pelliccia, diverse opere che ricordano l’arredamento del “Walled Off”, alcune riproduzioni di suoi murali (per esempio Banksy Season Greetings e la bimba con la bomboletta di Parigi). Ma anche il costume-giubbotto anti proiettile realizzato recentemente dall’artista per il rapper inglese Stormzy. Niente invece che ricordi il murale Naufrago bambino e l’installazione di Venezia.

L’atmosfera è insieme horror, sfavillante, alternativa e umoristica. I temi sociali affrontati sono i soliti cari a Banksy (migrazioni, questione palestinese, libertà d’espressione) a cui si aggiunge un altro caposaldo della poetica di Banksy (spesso dimenticato ma molto importante): la critica impietosa alla violenza sugli animali. ( via Colossal)

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Alex Chinneck ha disseminato il Regno Unito di cassette postali annodate

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L’artista britannico Alex Chinneck, con il consueto stile in bilico tra arte, scenografia e design, ha da poco ultimato un progetto di arte pubblica. Le nuove sculture che fanno seguito all’edificio zippato di Milano in occasione della Milan Design Week, rappresentano delle semplici cassette postali dall’aria molto british ma annodate su se stesse come si potrebbe fare con un fazzoletto.

L’espediente del nodo in strutture rigide e lineari tuttavia non è nuovo a Chinneck che l’aveva già usato per esempio in “Birth, Deth and a Midlife Crisis

Il nuovo progetto si intitola “Alphabetti Spaghetti” e si snoda tra Londra, Margate nel Kent e Tinsley nello Sheffield. Alex Chinneck ha scelto accuratamente le location per la loro valenza simbolica nella sua carriera. Quasi una nota romantica in un lavoro che da sempre si caratterizza per l’immediatezza narrativa e l’ironia.

Non a caso il percorso parte da un magazzino abbandonato di East London dove Chinneck ha creato la sua prima opera d'arte pubblica nel 2012 (cioè 312 finestre rotte allo stesso identico modo).

Dal punto di vista logistico “Alphabetti Spaghetti” presenta delle criticità per chi decidesse di visitarlo: Le date entro le quali è possibile vedere le opere, infatti, non coincidono: la scultura posizionata nello Sheffield è stata portata via il 29 settembre, ancora visibile invece quella a Margate (fino al 12 gennaio) e quella di Londra che è stata collocata permanentemente in Caxton Street. Il lavoro di Alex Chinneck si può comunque seguire attraverso il suo sito internet o scorrendo l’account instagram.

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