Come dipinti dei maestri olandesi le rose fotografate da Nick Knight sul tavolo di casa

Friday 8th June, 2018, hand-coated pigment print, 2019. All images © Nick Knight, courtesy of the artist and Albion Barn

Friday 8th June, 2018, hand-coated pigment print, 2019. All images © Nick Knight, courtesy of the artist and Albion Barn

Realizzate nell’arco di oltre un ventennio, le immagini della serie Roses, del fotografo britannico Nick Knight, sono la riedizione contemporanea e la citazione ossessiva delle nature morte dei maestri olandesi vissuti tra il XV e il XVI secolo. Così simili a dipinti da non avere niente a che fare con la documentazione del reale, Nick Knight le ha scattate nel suo soggiorno, dopo aver posato sul tavolo un mazzo di fiori.

Nick Knight è un fotografo di moda molto famoso e un regista di video musicali dallo stile inconfondibile. La sua è una bellezza che sfida gli stereotipi e si reinventa, trasgressiva, a volte cupa, senza essere volgare. Ha lavorato tra gli altri con Bjork, Lady Gaga, John Galliano e Alexander McQueen. Gli scatti dedicati alle rose per lui sono un divertissement. Già nel corpo commerciale del suo lavoro, tuttavia, si intravedono degli elementi che Roses rende evidenti: la pittoricità della fotografia, l’importanza del colore, una romantica attrazione verso la decadenza e una certa tendenza all’astrazione.

Knight affronta la storia della pittura vanitas- scrive la galleria Albion Barn che ha in corso una sua mostra- incapsulando la fragilità del ciclo vitale di una rosa sia nella composizione che nel mezzo; le rose stanno morendo, la vernice gocciola. Sta documentando un momento che scivola dalla nostra presa.”

Nelle immagini di Nick Knight le rose sembrano fluttuare, le composizioni complesse esaltano la bellezza dei fiori, malgrado siano catturati in momenti diversi della loro vita (dalla piena apertura dei petali fino a quando sono completamente appassiti). Alla delicatezza dei colori pastello poi, Knight, contrappone ombre inquietanti.

Le rose, il fotografo britannico le coglie nel suo giardino per poi metterle sul tavolo del soggiorno e immortalarle. Usa solo luce naturale e pochi oggetti di scena (vasi, bicchieri in cui immerge le piante). Ma la cosa più interessante è la tecnica che usa. Niente photoshop. Mette, invece, la carta fotografica al contrario nella stampante per impedire che i colori vengano assorbiti nel modo corretto. Sempre in questa fase, a volte, introduce acqua e calore per incoraggiare gli inchiostri a colare. Ultimamente ha sperimentato l’intelligenza artificiale per sovrapporre e mixare milioni di immagini di rose in modo da riempire gli spazi vuoti aumentando le dimensioni e la risoluzione di ogni immagine.

Nick Knight ha ovviamente un sito internet che presenta un estratto della sua vasta produzione. Più immagini delle sue rose si trovano sul sito della galleria Albion Barns dell’Oxfordshire che ha in corso una sua mostra (fino al 22 settembre 2019). (via Designboom)

Sunday 6th September, 2015, hand-coated pigment print, 2019

Sunday 6th September, 2015, hand-coated pigment print, 2019

Saturday 24th October, 2015, hand-coated pigment print, 2019

Saturday 24th October, 2015, hand-coated pigment print, 2019

Saturday 14th July, 2018, hand-coated pigment print, 2019

Saturday 14th July, 2018, hand-coated pigment print, 2019

Sunday 25th June, 2017, hand-coated pigment print, 2019

Sunday 25th June, 2017, hand-coated pigment print, 2019

"Shiota Chiharu: The Soul Trembles" , al Mori Art Museum la la grande mostra mai dedicata all'artista che dipinge in 3d annodando fili

where are we going? | 2017/2019 | white wool, wire, rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

where are we going? | 2017/2019 | white wool, wire, rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

L’arte contemporanea per tanti anni ha considerato fuori moda emotività e poesia. Ancora oggi qualcuno si sente più a suo agio in terreni meno insidiosi, come il sociale o la politica, e poco importa se spesso mancano di quel soffio di eternità che ripara i capolavori dallo scorrere del tempo. Non è il caso di Chiharu Shiota, il cui lavoro è un condensato di sensibilità e lirismo. Senza naturalmente dimenticare che è composto da migliaia di fili annodati a mano.

Il Mori Art Museum di Tokio le dedica una grande mostra che ripercorre tutta la sua carriera. 25 anni di Chiharu Shiota. Si intitola “The Soul Trembles” (“L’anima trema”) ed è la prima di questo genere mai realizzata. L’esposizione mette in fila tutte le più importanti installazioni immersive dell’artista giapponese, oltre a opere meno conosciute che tratteggiano l’abilità e la meticolosità di Shiota come scenografo (sculture rvideo, fotografie, disegni e materiale relativo alle arti dello spettacolo).

Le grandi installazioni tuttavia, restano il piatto forte. Realizzate con migliaia di fili intrecciati a mano dall’artista nello spazio, come enormi ragnatele, costituiscono una forma di pittura tridimensionale complessa. E affrontano temi come l’identità, le trasformazioni esistenziali, la vita, la morte, la religione (o comunque la spiritualità). A completarle Shiota inserisce degli oggetti di uso quotidiano (anche se quasi sempre vintage) dalla forte valenza simbolica: barche, valigie, sedie, pianoforti.

I colori dei fili, poi, sono pochissimi e a loro volta hanno un significato. il nero richiama il cielo notturno o il cosmo, e il rosso invece fa pensare al sangue, oltre a rappresentare il "filo rosso del destino" che nella tradizione dell'est asiatico lega le persone tra loro.

La monumentale retrospettiva “The Soul Trembles”, che il Mori Art Museum di Tokyo dedica a Chiharu Shiota, si potrà visitare fino al 27 ottobre 2019. (via Designboom)

uncertain journey | 2016/2019 | metal frame, red wool | dimensions variable. courtesy: blain | southern, london/berlin/new york. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

uncertain journey | 2016/2019 | metal frame, red wool | dimensions variable. courtesy: blain | southern, london/berlin/new york. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

in silence | 2002/2019 | burnt piano, burnt chair, alcantara black thread | dimensions variable, production support: alcantara s.p.a. | courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

in silence | 2002/2019 | burnt piano, burnt chair, alcantara black thread | dimensions variable, production support: alcantara s.p.a. | courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

accumulation: searching for the destination | 2014/2019 | suitcase, motor and red rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

accumulation: searching for the destination | 2014/2019 | suitcase, motor and red rope | dimensions variable. courtesy: galerie templon, paris/brussels. photo by kioku keizo, courtesy of mori art museum, tokyo

reflection of space and time | 2018 | white dress, mirror, metal frame, alcantara black thread | 280 × 300 × 400 cm. commissioned by alcantara s.p.a. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

reflection of space and time | 2018 | white dress, mirror, metal frame, alcantara black thread | 280 × 300 × 400 cm. commissioned by alcantara s.p.a. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

inside – outside | 2009/2019 | old wooden window | dimensions variable. courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

inside – outside | 2009/2019 | old wooden window | dimensions variable. courtesy: kenji taki gallery, nagoya/tokyo. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

connecting small memories | 2019 | mixed media | dimensions variable. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

connecting small memories | 2019 | mixed media | dimensions variable. photo by sunhi mang, courtesy of mori art museum, tokyo

Biennale di Venezia 2019| Con 'Flight' Roman Stańczak porta un aereo rivoltato come un calzino nel Padiglione Polonia

Pavilion of POLAND, Flight. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of POLAND, Flight. Photo by: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Durante la Biennale d’Arte di Venezia 2019 il Padiglione Polonia si trasforma in un hangar. Ospita infatti un vero aereoplano, anche se… al contrario. La scultura, realizzata dall’artista Roman Stańczak, si intitola ‘Flight’ (‘Il Volo’) e parla di metamorfosi, vita, morte e diseguaglianze. Non necessariamente in quest’ordine.

Roman Stańczak esordisce negli anni’90 intervenendo su oggetti d’uso quotidiano, per portare l’interno di questi ultimi all’esterno e viceversa, dopo averli privati del rivestimento. Rivoltandoli, insomma, come si potrebbe fare con le calze. In questo modo l’artista faceva riferimento alle trasformazioni sociali del suo Paese ma toccava anche una dimensione spirituale: gli oggetti, e con essi le esperienze di cui sono muti testimoni, mutano per prepararsi a morire. Stańczak, infatti, una volta ha dichiarato: "Le mie sculture parlano della vita, ma non quella che si svolge tra gli oggetti, ma tra gli spiriti"

‘Flight’ non si discosta dalle opere realizzate in quel periodo dell’artista (che dopo si ritirò dalla scena a lungo). Non a caso l’idea di rivoltare un aereo a Stańczak venne proprio negli anni ‘90. Ma il progetto era troppo ambizioso ed è rimasto in un cassetto fino ad oggi. (per vedere Roman Stańczak al lavoro su questa grande e spettacolare scultura ho inserito un video in coda a questo post). Ogni parte del velivolo è stata mantenuta. Gli spettatori possono guardare anche all’interno (che in realtà è l’esterno) dell’opera. I sedili sono stati posizionati sotto, per esigenze compositive. Le ali, invece, sono state arrotolate dentro l’aeromobile.

Surreale e concreta ad un stesso tempo, ‘Flight’, ritrae il mezzo di trasporto comunemente usato dell’1% di popolazione ricca del pianeta. Ma l’aereo è al contrario. La scultura, quindi, è in primo luogo un monumento ai paradossi della modernità e una critica alle diseguaglianze.

Il Padiglione Polonia si trova ai Giardini. La mostra, curata da Łukasz Mojsak e Łukasz Ronduda, è stata organizzata dalla Zachęta — Galeria Nazionale d’ Arte. ‘Flight’ di Roman Stańczak si potrà ammirare per tutta la durata della 58. Esposizione Internazionale d'Arte — La Biennale di Venezia

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.

Flight, sculpture by Roman Stańczak at the Polish Pavilion, exhibition documentation, 2019, photo: Zachęta – National Gallery of Art/Weronika Wysocka.