L'artista Guy Laramée che durante la quarantena ha scolpito vulcani nei rotoli di carta igienica

Toilet Paper Diary Volcano #19: And the ashes of their empty world fell upon them like a slow rain of a broken dream. A dream., 2020 polyester pelon depilation strip roll, toilet paper dust, pigments, graphite powder, fixative | 13h x 6 inches (diam…

Toilet Paper Diary Volcano #19: And the ashes of their empty world fell upon them like a slow rain of a broken dream. A dream., 2020 polyester pelon depilation strip roll, toilet paper dust, pigments, graphite powder, fixative | 13h x 6 inches (diameter) | unique

Guy Laramée, conosciuto per i romantici paesaggi iperdettagliati che ottiene scolpendo vecchi libri (ne ho parlato qui) durante la quarantena ha tenuto un diario. Lo hanno fatto in molti. Ma quello di Laramée è di sicuro uno dei più originali. L’artista canadese, infatti, ha scolpito un vulcano in un rotolo di carta igienica, per ogni giorno d’isolamento. La serie si intitola, appunto, Toilet Paper Volcano Diary.

Le opere che ne sono venute fuori sono animate da colori vivi, intensi, come e più di quelli di una vera esplosione. Lo sguardo dell’artista è vigile, consapevole del pericolo, ma allo stesso tempo attratto dalla potenza dello spettacolo. E ironico.

"Nelle prime ore successive all'annuncio del blocco, anch'io mi sono trovato inaspettatamente scosso dalla paura- ha detto Laramée- Ero in studio, alle prese con il mio sentimentoo. E improvvisamente nella mia mente è apparsa l'immagine di un vulcano di carta igienica e sono scoppiato in una fragorosa risata. Non avevo alcun rotolo vicino a me, quindi ho dovuto rubarne uno dal bagno pubblico dell'edificio. Poi sono tornato di corsa in studio e un'ora dopo avevo il primo vulcano scolpito tra le mani. "

I vulcani, rocciosi o ricoperti di una bassa e delicata vegetazione, sono congelati (e reinterpretati) in momenti diversi: alcuni sono attivi altri no, quieti oppure nel corso di un’eruzione. Anche il materiale espulso dalla forza della natura è vario, fumo denso , lava, lapilli.

A completare ogni opera c’è un titolo complesso e poetico che oltre ad esprimere lo stato d’animo dell’artista, ferma nel tempo il sentimento collettivo in quel particolare giorno della pandemia.

Le sculture che compongono Toilet Paper Volcano Diary si possono ammirare sull’account instagram di Guy Laramée insieme alle opere che hanno reso famoso l’artista canadese. (via Designboom)

Toilet Paper Diary Volcano #8: April. A flower of fire., 2020 standard toilet paper roll, pigments, carbonization and fixative | 6 x 4 inches diameter | unique

Toilet Paper Diary Volcano #8: April. A flower of fire., 2020 standard toilet paper roll, pigments, carbonization and fixative | 6 x 4 inches diameter | unique

Toilet Paper diary Volcano #7: The end of winter. it was deemed extinct., 2020 jumbo toilet paper roll, standard paper roll, pigments and resin | 3.5 h x 9 inches diameter | unique

Toilet Paper diary Volcano #7: The end of winter. it was deemed extinct., 2020 jumbo toilet paper roll, standard paper roll, pigments and resin | 3.5 h x 9 inches diameter | unique

Toilet Paper Diary Volcano #18: An explosion of figures and curves. smoke screen., 2020 toilet paper roll, polyester pelon depilation strip roll (volcano), paper towels, toilet paper pulp, inks, pigments, graphite, fixative | 18h x 5 inches (diamete…

Toilet Paper Diary Volcano #18: An explosion of figures and curves. smoke screen., 2020 toilet paper roll, polyester pelon depilation strip roll (volcano), paper towels, toilet paper pulp, inks, pigments, graphite, fixative | 18h x 5 inches (diameter) | unique

Toilet Paper Diary Volcano #16: White Flag?, 2020 carved toilet paper roll, mixed media | 7h x 5 inches (diameter) | unique

Toilet Paper Diary Volcano #16: White Flag?, 2020 carved toilet paper roll, mixed media | 7h x 5 inches (diameter) | unique

Toilet Paper Diary vVlcano #10: The boil. Sulfurous., 2020 carved toilet paper roll, mixed media | 6h x 4 x inches diameter | unique

Toilet Paper Diary vVlcano #10: The boil. Sulfurous., 2020 carved toilet paper roll, mixed media | 6h x 4 x inches diameter | unique

A Berlino Elmgreen & Dragset costruiscono un campo da tennis a grandezza naturale che è insieme film, dipinto e scultura

Elmgreen & Dragset, Short Story. Images Courtesy of König Galerie

Elmgreen & Dragset, Short Story. Images Courtesy of König Galerie

L’installazione “Short Story” realizzata a Berlino da Michael Elmgreen e Ingar Dragset, in arte Elmgreen & Dragset, è un vero e proprio racconto che si presta a più interpretazioni e persino finali diversi. Proprio come un film. Per farlo al duo di artisti nord europei sono bastate tre sculture iperrealiste e… un campo da tennis a grandezza naturale.

Short Story” è attualmente al centro della mostra personale allestita alla König Galerie (visitabile fino al 2 di agosto su appuntamento, per mezz’ora).

Il campo da tennis oltre a rispettare le dimensioni canoniche, è del tutto simile a quelli usati per le competizioni sportive. Ma, alzato leggermente da terra com’è, si tramuta in una sorta di dipinto minimale su cui i fantasmi scultorei di Elmgreen & Dragset, appaiono come congelati nel tempo.

La scena si compone di tre personaggi: due ragazzini che hanno appena terminato un incontro, e un uomo anziano su una sedia a rotelle, con gli occhi chiusi e la testa reclinata, che sembra dormire o pensare. Quest’ultimo è collocato al di fuori della scena principale, immerso nel grigiore dell’ambiente industriale, strappato con la forza all’oscurità dall’illuminazione drammatica scelta per l’installazione. Così, è facile supporre che quello che si svolge davanti a lui altro non sia che un suo ricordo, un sogno o una fantasia..

I giovani atleti invece sono divisi dal destino (uno ha vinto l’incontro, l’alto l’ha perso) e dalla rete che attraversa il campo. Ma le loro emozioni non sono antitetiche: il perdente è prostrato , ma anche il vincente è incupito e insicuro. Elmgreen & Dragset, infatti, vogliono indurre a riflettere su quanto i risultati raggiunti nella vita siano siano frutto del caso: "È stato un gioco giusto? È mai un gioco leale? " Il ragazzo che stringe il trofeo è più grande dell’altro.e il dubbio si insinua nella mente di chi guarda.

L’illuminazione teatrale sottolinea le emozioni dei personaggi e scandisce il ritmo della sequenza congelata. Oltre a proiettare la lunga ombra del vincitore (forse un monito: ci saranno delle conseguenze).

Le sculture iperrealiste che compongono “Short Story” sono state realizzate in bronzo dipinto di bianco. Elmgreen and Dragset hanno origini nordiche ma da anni vivono a Berlino. E proprio nella città tedesca hanno deciso di riprendere l’attività espositiva dopo la pausa forzata dovuta all’emergenza COVID 19.. Condividono le loro opere su Instagram. (via artrabbit)

ELMGREEN & DRAGSET-05.jpg
ELMGREEN & DRAGSET-01.jpg
ELMGREEN & DRAGSET-02.jpg
ELMGREEN & DRAGSET-03.jpg
ELMGREEN & DRAGSET-04.jpg
ELMGREEN & DRAGSET-06.jpg
ELMGREEN & DRAGSET-07.jpg

Le golose cermiche di Mechelle Bounpraseuth che raccontano la vita passando per gli scaffali del supermercato

Tutte le immagini © Mechelle Bounpraseuth

Tutte le immagini © Mechelle Bounpraseuth

Mechelle Bounpraseuth tratteggia un autoritratto intimo e personale attraverso gli oggetti della quotidianità. Bottiglie di ketchup, barattoni di caffè liofilizzato riutilizzati, patatine fritte, lattine vuote, lacca per capelli, sono improbabili totem evocativi, che dagli scaffali della grande distribuzione, passando per la routine famigliare, si insinuano nella memoria. E che l’artista australiana riproduce in sculture di ceramica lucide e colorate.

Figlia di rifugiati laotiani, Mechelle Bounpraseuth è cresciuta in un sobborgo di Sydney. Nella sua formazione hanno pesato la conversione della famiglia ai Testimoni di Geova e lo squallore del quartiere. Ma se il contesto in cui era avvolta la casa della sua infanzia lascia un ricordo agrodolce nella giovane artista (spesso evocato con una punta di nostalgia nelle sue opere), la religione invece, diventa fonte di frustrazione e alienazione. Ma Mechelle alla fine trova la sua strada: studia ceramica, si sposa, ha una figlia.

Nelle sue sculture ritornano i ricordi d’infanzia. La gioia della cena in famiglia, evocata dai barattoli di salse e spezie, le mattinate passate con la madre in piscina in cerca di lattine vuote da rivendere e, in seguito, di nuovo un corso di cucina a cui entrambe si erano iscritte, che è diventato occasione per passare del tempo insieme divertendosi.

Ho fatto un breve corso di Cottura al Forno- ha detto in un intervista a liminalmag- presso la East Sydney Tech, che ora è la National Art School, è stato abbastanza divertente. Dato che la mamma si preoccupava molto e pensava che non sarei stata al sicuro sul treno di notte, si è iscritta anche lei al corso. Ci siamo divertite così tanto insieme e abbiamo imparato tante nuove abilità come le tecniche di decorazione di una torta. Ho ancora gli strumenti del mio kit da chef (…), ma ora li utilizzo quando lavoro la ceramica”.

Ne vengono fuori delle sculture imperfette nella forma, ma coloratissime, e lucenti come pietre preziose. Quasi che gli oggetti d’uso comune, nel passaggio dal supermercato alla memoria della quotidianità, si facessero meno anonimi, più personali. Persino più simpatici.

Le sculture in ceramica di Mechelle Bounpraseuth sono per l’artista anche un mezzo per esplorare la sua identità come persona e come figlia di immigrati. Per chi le osserva, invece, sono un linguaggio universale capace di narrare storie diverse che l’autrice, però, ha venato di tenerezza ed ironia.

Mechelle Bounpraseuth pubblica le sue ceramiche sull’account Instagram. Mentre i ricordi che si celano dietro ogni opera sono raccontati sul suo sito internet (via it’s nice that)

Bounpraseuth-12.jpg
Bounpraseuth-2.jpg
Bounpraseuth-7.jpg
Bounpraseuth-3.jpg
Bounpraseuth-8.jpg
Bounpraseuth-10.jpg
Bounpraseuth-4.jpg
Bounpraseuth-11.jpg