Le sculture iperrealiste di Duane Hanson si confondono con i visitatori della mostra per il 25esimo anniversario della Fondazione Beyeler

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

In questo periodo alla Fondazione Beyeler è inevitabile, mentre si ammirano i capolavori d’arte moderna e contemporanea custoditi nell’edificio creato da Renzo Piano, non imbattersi in quelli che sembrano strani personaggi. In realtà si tratta delle sculture iperrealiste dello scomparso artista statunitense Duane Hanson, ma sono talmente simili a persone in carne ed ossa da confondersi perfettamente con i visitatori della Anniversary Exhibition, non fossero intente in un’attività improbabile o solo vestiti con abiti fuori moda. Rendendo in un certo senso omaggio al pubblico di questa mostra che celebra il venticinquesimo compleanno del museo svizzero.

L’edificio in cui ha sede la Fondazione Beyeler è sempre inondato dalla luce naturale. Un bene per le opere d’arte. D’altra parte è stato disegnato in modo da trovare una sintesi tra interno ed esterno. Che a tratti si fondono, mentre la richezza del paesaggio incanala la propria energia nella linearità architettonica. A creare il museo di Riehen vicino a Basilea che ospita l’importante collezione lasciata dal gallerista svizzero Ernst Beyeler ci ha pensato Renzo Piano. Ma il mercante di Basilea e l’architetto genovese in quel periodo si influenzarono a vicenda, tanto che Piano dichiarò che alla fine del lavoro il collezionista era diventato architetto e l’architetto collezionista. Entrambi tuttavia devono essere stati influenzati dal paesaggio in cui sorge l’edificio: “ "Il museo- spiega il materiale della fondazione svizzera- è stato progettato da Renzo Piano nella cornice idilliaca di un parco con alberi secolari e stagni di ninfee. Vanta una posizione unica nel cuore di un'area ricreativa locale, affacciata su campi, pascoli e vigneti vicino alle pendici della Foresta Nera." Recentemente la Fondazione ha anche acquisito una nuova area verde su cui sorgerà una seconda sede la cui progettazione è stata affidata all'architetto svizzero, Peter Zumthor.

Comprensibilmente, visto che la collezione messa insieme da Ernst Beyeler insieme alla moglie Hilda (che tutti chiamavano però Hildy) Kunz, è composta da circa 400 opere del XIX, XX e XXI secolo (pittura, disegno, scultura, fotografia, film e installazioni), cui si aggiungono quelle acquisite dopo la morte dei fondatori. Un patrimonio troppo vasto per non finire in gran parte nascosto agli occhi del pubblico. Per questo la Anniversary Exhibition, organizzata dalla Fondazione per il suo 25esimo anno d’apertura, è un’occasione unica di ammirare tutti i pezzi chiave della collezione.

Circa 100 opere di oltre 30 artisti a coprire in totale 20 gallerie. Si va dai classici dell'arte moderna ad alcuni grandi dell'arte contemporanea. Tra i primi ci sono, per esempio, Vincent van Gogh, Claude Monet, Paul Cézanne, Henri Rousseau, Pablo Picasso, Henri Matisse, Alberto Giacometti, Mark Rothko, Andy Warhol, Francis Bacon e Louise Bourgeois. Capolavori, spesso di grandi dimensioni, accostati a quelli contemporanei di Marlene Dumas , Anselm Kiefer, Roni Horn,Felix Gonzalez-Torres, Tacita Dean, Rachel Whiteread, Wolfgang Tillmans e altri.

"Ci sono sale dedicate a grandi gruppi di opere di singoli artisticome Paul Klee, Joan Miró, Mark Rothko e Marlene Dumas. Il celebre trittico delle ninfee di Claude Monet sarà esposto in una stanza insieme ad altre opere chiave dell'artista, così come l'ultimo lavoro di Henri Matisse con i suoi famosi ritagli. Una sala sarà inoltre dedicata all'iconico gruppo scultoreo di Alberto Giacometti." E poi Picasso, di cui Beyeler era amico: "Più di 30 delle sue opere sono custodite dalla Fondation Beyeler, che ospita così una delle collezioni più significative di Picasso. Altre sale si concentreranno su movimenti artistici individuali come il postimpressionismo, la prima astrazioneo la pop art."

E’ in mezzo a tutte queste opere che trovano spazio le sculture iperrealiste di Duane Hanson. Una mostra nella mostra, dedicata all’artista statunitense nato nel ‘25 e scomparso nel ‘96, ma anche un modo per aprire "prospettive sorprendenti sulle opere d'arte, sull'architettura, sul personale e sui visitatori della Fondation Beyeler". Perchè questi personaggi, al tempo stesso, bizzarri e capaci di passare inosservati, invadendo lo spazio dedicato al pubblico, siglano una sorta di dichiarazione di guerra con i visitatori. Prima si confondono con loro, poi li obbligano a modificare i percorsi, a cambiare la traiettoria degli sguardi. Finchè non li forzano a leggere in maniera (leggermente) diversa l’evento.

Si tratta di un gruppo consistente di opere (ben13) ed è la prima volta in assoluto che così tante sculture di Hanson vengono esposte nel contesto di una collezione museale.. I lavori sono, inoltre, importanti e rappresentativi.

Duane Hanson è considerato uno dei fondatori dell'Iperrealismo all'interno della Pop Art. Comincia a creare figure umane a grandezza naturale con materiali innovativi per l'epoca (come la resina poliestere e il cloruro di polivinilefine) alla fine degli anni '60. I suoi primi gruppi scultorei ritraggono scene violente o brutali (un aborto clandestino, un incidente in moto). Per rendere ancora più realistici i personaggi, l’artista interviene dipingendo sulla pelle vene e minuscole imperfezioni. Purtroppo però in seguito, distruggerà quasi tutte le opere di quel periodo.

Tuttavia alla Fondazione Beyeler c’è anche una di quelle rare opere. Si intitola Policeman and Rioter (del '67) e ritrae un poliziotto bianco mentre picchia un indifeso manifestate nero. Parla della lotta per i diritti civili dell’epoca e di discriminazione razziale. E’ inutile dire che la scena è intensa per lo straordinario realismo e la brutalità. Il museo la ha accostata a Il Ratto della Sabine di Picasso.

Dal ‘70 circa, Hanson cambia completamente i soggetti delle sue opere. Non più scene rubate alle pagine di cronaca ma momenti di quotidianità (due turisti anziani ed esausti si siedono, un operaio di colore lava i vetri, una coppia mangia al ristorante ecc.). I corpi sono riprodotti nei minimi particolari, abiti e accessori sono veri (anzi in molti casi appartenevano ai modelli dell’artista). In questo periodo, Hanson distoglie spesso lo sguardo dagli emarginati, per concentrarsi su una classe media alienata e dolente vestita in economici abiti sgargianti. La sua è una critica sociale implicita e contemporaneamente una documentazione di nuovi costumi. La Fondazione Beyeler colloca e legge queste figure anche come monumenti all’ecosistema del museo:Mentre alcune sculture funzionano come affermazioni inquietanti e radicali che si oppongono a mali sociali acuti e ancora attuali, altre funzionano come tributi alle diverse persone che si possono incontrare in un museo, dai visitatori ai dipendenti il cui lavoro dietro le quinte fa funzionare le cose senza intoppi.”

Sia come sia, la scultura iperrealista di Duane Hanson all’interno della Anniversary Exhibition, completa l’importante mostra dedicata ai 25 anni della Fondazione Beyeler e si presta a interpretazioni sfaccettate. Anzi funziona come l’ultimo strato (o il primo) di una matrioska concettuale che ci porta continuamente avanti e indietro nel tempo. L’ Anniversary Exhibition è curata da Raphaël Bouvier (che all’inizio della sua carriera ha lavorato alla Galleria Borghese di Roma) e si potrà visitare fino all’8 gennaio 2023.

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Lucia Hunziker/LLH Productions

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Lucia Hunziker/LLH Productions

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Lucia Hunziker/LLH Productions

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Lucia Hunziker/LLH Productions

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Installation view «Anniversary Exhibition – Special Guest Duane Hanson» at the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2022 © The Estate of Duane Hanson/2022, ProLitteris, Zurich Foto: Mark Niedermann

Calyce Zavaglia ricama meticolosamente ritratti duble-face che sembrano dipinti ad olio

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Ad un osservatore distratto i ritratti di Calyce Zavaglia sembrano dipinti. E invece no, perché Calyce li ricama. Affatto stilizzati, si possono girare e (sorpresa) sul retro presentano una versione più libera ma non meno sorprendente della stessa immagine fatta di fili e nodi. Come se il soggetto si riflettesse in uno specchio d’acqua appena increspato.

L’artista statunitense è arrivata a costruirsi un linguaggio originale per un motivo molto concreto ma curioso al tempo stesso: temeva i vapori tossici dei colori. Così ha riposto i pennelli nel cassetto e, ago e filo alla mano, si è messa a dipingere ricamando. Il tempo e la pratica, poi, le hanno insegnato a trasformare il fitto sovrapporsi di punti in un qualcosa di simile alla acquea morbidezza delle sfumature che si ottengono dipingendo.

Mi sono formata come pittrice, ma già da 16 anni sono passata al ricamo- spiega la Zavaglia sul suo sito web- cercavo di creare un ambiente di lavoro non tossico ma volevo anche che la mia opera facesse riferimento a un pezzo ricamato che avevo fatto in Australia da bambina. Il mio lavoro si concentra esclusivamente su ritratti di amici, familiari e altri artisti“.

Calyce Zavaglia come altri artisti che riescono a dipingere ricamando (ad esempio la cinese Yao Huifen) ha inventato una sua tecnica di ricamo per riuscire a simulare le sfumature di colore. Ma la particolarità del suo lavoro è che a un certo punto si è resa conto del potenziale inespresso nascosto nel retro dei ritratti. Sia a livello visivo che narrativo (il tema del doppio, il lato nascosto e personale di ognuno che non corrisponde mai completamente a quello pubblico).

(…) Un altro ritratto visibilmente così diverso dall'immagine frontale meticolosamente ricamata... ma forse più profondo psicologicamente. La bellezza casuale che ho trovato in questa immagine del verso creava un contrasto inquietante con l'immagine frontale ed era un mondo di maglie, nodi e caos che potevano facilmente tradursi nel linguaggio della pittura.

Il lavoro di Calyce Zavaglia sarà in mostra alla Lions View Gallery di New York fino a domani. Ma per vedere altri ritratti ricamanti da lei come fossero dipinti basta dare uno sguardo al suo sito internet o seguirla su Instagram.

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Gli enormi dipinti iperrealisti di Tigran Tsitoghdzya che sembrano dei surreali ritratti fotografici in bianco e nero

Tigran Tsitoghdzya, Mirror V (Ayna V), 2017, Olio su tela 190x127 cm. photo by Gallery77

Tigran Tsitoghdzya, Mirror V (Ayna V), 2017, Olio su tela 190x127 cm. photo by Gallery77

Quando si guardano le opere di Tigran Tsitoghdzya si pensa che l’artista armeno si sia limitato a sovrapporre delle fotografie. Belle immagini da rivista patinata in bianco e nero, fuse insieme chissà come da un computer. Salvo poi avvicinarsi e scoprire che si tratta di dipinti iperrealisti.

Tigran Tsitoghdzya usa prevalentemente la pittura ad olio su tela e lavora su grandi formati con pennelli minuscoli con cui riproduce ogni ruga, ogni piega della pelle, ogni capello del soggetto che sta ritraendo. A rendere ancora più certosino questo lavoro ci si mette il fatto che non usa colori: solo bianco, nero e sfumature di grigio varie.

Nella serie “Mirrors” (che è la più famosa e più vasta) l’artista ritrae delle persone con le mani sul viso, ma le mani sono trasparenti e il volto del soggetto si mostra in tutta la sua espressività. Secondo Tigran questa scelta serve a sottolineare che i suoi sono ritratti psicologici e non maschere.

In realtà le immagini sanno di rivista patinata, potrebbero tranquillamente stare su un periodico di moda, e più che ritrarre il soggetto in maniera cruda sembrano ritratti dei ritratti fotografici che qualcuno ha fatto al soggetto (idealizzandolo). Anche così comunque sempre di gioco di specchi si parla.
Inutile dire che questi quadri citano in modo più o meno esplicito il Surrealismo.

Recentemente Tigran Tsitoghdzyaha partecipato alla dodicesima edizione della fiera d’arte Contemporary Istanbul (CI) con la galleria turca Galeri 77. Per vedere altre opere di questo pittore armeno trapiantato a New York e magari farsi un idea più precisa del processo meticoloso che lo porta a realizzare questi dipinti si possono consultare i suoi account Facebook ed Instagram.

Tigran Tsitoghdzya, Mirror V, 2014, Olio su tela 190x127 cm. photo by Tigran Tsitoghdzya

Tigran Tsitoghdzya, Mirror V, 2014, Olio su tela 190x127 cm. photo by Tigran Tsitoghdzya

Tigran Tsitoghdzya, Black Mirror, 2013, Olio su tela 190x127 cm. photo by Tigran Tsitoghdzya

Tigran Tsitoghdzya, Black Mirror, 2013, Olio su tela 190x127 cm. photo by Tigran Tsitoghdzya

Tigran Tsitoghdzya, Mirror 0 (Ayna 0), 2017, Olio su tela 190x127 cm photo by Galeri 77

Tigran Tsitoghdzya, Mirror 0 (Ayna 0), 2017, Olio su tela 190x127 cm photo by Galeri 77

Tigran Tsitoghdzya, Mirror, 2012, Olio su tela 254x178 cm photo by Tigran Tsitoghdzya

Tigran Tsitoghdzya, Mirror, 2012, Olio su tela 254x178 cm photo by Tigran Tsitoghdzya

Tigran Tsitoghdzya, Mirror, Olio su tela

Tigran Tsitoghdzya, Mirror, Olio su tela