Galleria Continua apre una sede a Parigi e propone un nuovo modo di esporre l'Arte

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Desing vintage, tratto dinamico ma riflessivo, con un tocco di teatralità ed emotività in più. La nuova sede parigina di Galleria Continua, inauguarta con la mostra collettiva “Truc à Faire” (curata dall’artista francese JR), è quasi una sfida al mondo dell’arte. Perchè con il suo modo innovativo di esporre ricorda, che ricominciare dopo il covid 19, è necessario, ma che forse non tutto sarà come prima.

Nata nel 1990 dal progetto di Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, Galleria Continua, è diventata negli anni un punto di riferimento internazionale per l’arte contemporanea Oltre alle due sedi italiane è presente a: Beijing, Les Moulins, all’Avana e a San Paolo. Ma sin dall’inizio prende un altra via rispetto alle altre gallerie e esordisce negli spazi di un ex cinema a San Gimignano (Siena). In periferia e in un locale con la sua bella dose di personalità. Cioè due eresie per i canoni espositivi dell’epoca.

La sede parigina, tuttavia, disposta su due piani (in totale 800 metri quadr) all’angolo tra Rue du Temple e Rue Michel-le-Comte, a due passi dal Centre Pompidou, rompe le consuetudini espositive in spazi privati ancora più profondamente. La mostra “Truc à Faire”di JR è stata installata prima del restauro dell’ex negozio di pelletteria che occupava le stanze ora di Continua. E i lavori di ristrutturazione scandiranno il succedersi delle mostre. Nel frattempo la galleria, che ha già in vendita prodotti alimentari toscani e gadgets, si doterà di una caffetteria, uno store e una sala dedicata a incontri e talk.

Il progetto nasce dall’idea di creare uno spazio accogliente- hanno spiegato Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo- un luogo conviviale, flessibile, inclusivo, accessibile a tutti, architettonicamente non omologato ai canoni del whitecube; un’officina di linguaggi contemporanei che coniughi arte, socialità e cultura. Un ambiente aperto alla multiculturalità dove persone con storie, risorse e interessi differenti possano incontrarsi anche semplicemente per leggere una rivista o per scambiare impressioni, esperienze, progettualità

“Truc a Faire” ("Qualcosa da fare”) piega questi principi, facendone una sorta di manifesto visivo, dove arte e architettura, cultura alta e cultura bassa, si fondono in un evento irripetibile, nel vero senso della parola. Le opere di JR, infatti, sono state studiate per ingannare l’occhio dello spettatore, creando un continuum tra imperfezioni e caratteristiche peculiari del design d’interni, e lavori dell’artista. Sottolineando come il mancato restauro possa essere un’opportunità e non un difetto della mostra. Stesso discorso per le altre opere che compongono la collettiva.

Uno spazio dove si vendono opere d’arte- ha spiegato JR- a metà tra una cattedrale e un supermercato, è un luogo dove ci si avvicina all’infinito e dove si acquistano oggetti di consumo. Sono abituato a lavorare con gallerie d’arte e anche a stare in strada e parlare con i passanti. Per questo nuovo spazio, ho voluto unire i due universi, creare un luogo abitato dall’arte dove veniamo a camminare, dove torniamo qualche settimana dopo per scoprire un nuovo universo, dove incontriamo opere di artisti di generazioni diverse, provenienti dai cinque continenti: da Ai Weiwei, a Daniel Buren, Anish Kapoor, Michelangelo Pistoletto e Pascale Marthine Tayou, solo per fare alcuni nomi. Vorrei che fosse uno spazio di discussione, incontro, sorprese, dove compriamo un libro che scopriamo essere firmato dal suo autore una volta aperto, dove possiamo prendere un buon caffè italiano inun ambiente in movimento, dove ci immergiamo nelle opere presenti

E già, perchè nella sede parigina di Continua sarà possibile trovare vai libri e cataloghi d’arte e alcuni di loro sono stati firmati dall’autore. Naturalmente non sarà possibile sapere quali.

“Truc à Faire” ha chiuso i battenti il 20 febbraio 2021. Per vedere altre immagini della mostra e della sede parigina di Galleria Continua si può seguire il suo account instagram. Mentre quello di JR permetterà a tutti di ammirare le sue opere d’arte pubblica in giro per il mondo.

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

2021Veduta esterna della sede di Galleria Continua Paris Courtesy: GALLERIA CONTINUA Photo by: Lorenzo Fiaschi

2021Veduta esterna della sede di Galleria Continua Paris Courtesy: GALLERIA CONTINUA Photo by: Lorenzo Fiaschi

“TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Lorenzo Fiaschi

“TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Lorenzo Fiaschi

LEFT Totem Cristal Pascale Marthine Tayo 2019 cristallo, materiali vari h192 x 42,5 x 40 cm RIGHT Totem Cristal Pascale Marthine Tayou 2019 cristallo, materiali vari h177 x 48,5 x 29 cm 2019 Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara …

LEFT Totem Cristal Pascale Marthine Tayo 2019 cristallo, materiali vari h192 x 42,5 x 40 cm RIGHT Totem Cristal Pascale Marthine Tayou 2019 cristallo, materiali vari h177 x 48,5 x 29 cm 2019 Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

“TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

“TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Messa a nudo – E Michelangelo Pistoletto 2020 serigrafia su acciaio inox supermirror250 x 150 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Messa a nudo – E Michelangelo Pistoletto 2020 serigrafia su acciaio inox supermirror250 x 150 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

2021 Pubblico in acquisto Photo by: Sara De Santis

2021 Pubblico in acquisto Photo by: Sara De Santis

2021 Pubblico in acquisto Photo by: Sara De Santis

2021 Pubblico in acquisto Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Champignon Collection de Nuages Leandro Erlich 2018 vetro chiaro, stampa digitale con inchiostro ceramico, vetrina di legno, luci a led vetrina: 199,5 x 175 x 81 cm; vetri: 110 x 140 cm (9 lastre) Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by:…

Champignon Collection de Nuages Leandro Erlich 2018 vetro chiaro, stampa digitale con inchiostro ceramico, vetrina di legno, luci a led vetrina: 199,5 x 175 x 81 cm; vetri: 110 x 140 cm (9 lastre) Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Independence disillusion Kader Attia 2014 pittura a olio 29,8 x 40 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Independence disillusion Kader Attia 2014 pittura a olio 29,8 x 40 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

TRUC À FAIRE” 2021 vedute della mostra Galleria Continua, Paris Courtesy: the artists and GALLERIA CONTINUA Photo by: Sara De Santis

Laurent Lebon with the work of JR To the point, 2021 stampa a getto d'inchiostro su carta da parati dimensioni site specific Courtesy: the artist and Galleria Continua Photo by: Lorenzo Fiaschi

Laurent Lebon with the work of JR To the point, 2021 stampa a getto d'inchiostro su carta da parati dimensioni site specific Courtesy: the artist and Galleria Continua Photo by: Lorenzo Fiaschi

Trovato un messaggio scritto da Edvard Munch su un angolo de "L'Urlo"

Immagini del Museo Nazionale della Norvegia

Immagini del Museo Nazionale della Norvegia

Sono anni che una minuscola annotazione scritta sulla versione del 1893 de “L’Urlo “ di Edvard Munch non fa dormire gli storici dell’arte. Recita: “Potrebbe essere stato dipinto solo da un pazzo!” E si pensava potesse essere stata scritta da un vandalo. Ma ora, un monumentale studio del Museo Nazionale della Norvegia ha fatto luce sulla faccenda. Chiarendo definitivamante che a vergare quelle parole fu l’artista stesso.

De “L’Urlo” Munch ha creato 4 versioni (due pastelli e due dipinti), nate tra il 1893 e il 1910, cui va aggiunta una lastra da cui hanno preso forma numerose opere grafiche. La scritta compare solo sulla tempera su tavola del ‘93. E’ minuscola, difficile da notare ad occhio nudo. E per poterla analizzare i ricercatori hanno dovuto ingrandirla e renderla più chiara con la fotografia a infrarossi.

"Ora è stata esaminata con molta attenzione- ha detto la curatrice Mai Britt Guleng responsabile della ricerca- Lettera per lettera e parola per parola, ed è identica in tutto e per tutto alla calligrafia di Munch. Quindi non ci sono più dubbi."

Ma perchè? Sembra una cosa strana da scrivere sul proprio dipinto.

Malgrado non ci sia modo di individuare con precisione il momento in cui l’artista norvegese annotò quelle parole. Gli esperti suppongono sia successiva alla mostra tenutasi alla galleria Blomqvist di Oslo e al dibattito che ne seguì, in cui lo studente di medicina, Johan Scharffenberg, disse che il dipito gli aveva fatto dubitare della salute mentale dell’autore e definì Munch “anormale” e un “pazzo”.

In breve, nelle parole di Munch ci sarebbe un misto, di ironia, rabbia e indignazione, che sentiva l’urgenza di rendere pubbliche.

Negli anni, Munch avrebbe più volte ribadito di essere stato profondamente ferito dalle affermazioni del ragazzo.

Per fugare ogni dubbio sulla paternità della frase, i ricercatori del Museo Nazionale norvegese, hanno utilizzato il tempo di chiusura e restauro della struttura, cui seguirà l’inaugurazione di un nuovo spazio espositivo, prevista per il 2022. “L’Urlo” di Edvard Munch è uno dei dipinti più famosi del periodo che dall’Arte Moderna conduce alla contemporaneità.

Immagini del Museo Nazionale della Norvegia

Immagini del Museo Nazionale della Norvegia

Immagini del Museo Nazionale della Norvegia

Immagini del Museo Nazionale della Norvegia

Stan Douglas fa rivivere la scomparsa Penn Station di New York in una serie di incredibili fotografie

Stan Douglas, 2 marzo 1914 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm) All images © Stan Douglas, Courtesy of the artist and David Zwirner

Stan Douglas, 2 marzo 1914 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm) All images © Stan Douglas, Courtesy of the artist and David Zwirner

L’artista statunitense Stan Douglas, su commissione dell'Empire State Development in collaborazione con il Public Art Fund, ha ricostruito con un pionieristico mix di computer grafica e fotografia digitale la vita brulicante e la suntuosa architettura della scomparsa Pennsylvania Station o New York Penn Station.

Il progetto si chiama "Penn Station’s Half Century", e si compone di nove immagini che rappresentano altrettanti momenti cardine della storia della centralissima diramazione ferroviaria in stile Beux Arts abbattuta a partire dal ‘63 del secolo scorso pr far posto al Madison Square Garden.

C'è una tendenza generale nel mio lavoro- ha spiegato Stan Duglas- in cui cerco di guardare ai momenti di transizione della Storia, quelli in cui accade qualcosa di cruciale in termini di sviluppo della società. Di solito mi interessa una sorta di rottura. "

Per selezionare i nove momenti dirimenti di cui “Penn Station’s Half Century" si compone, Stan Duglas, ha lavorato con un ricercatore e letto migliaia di articoli. Le scene vanno dallo spettacolo improvisato dagli artisti di Vaudeville nel ‘14, (prima del ‘15, quando fecero la loro comparsa lungometraggi muti, gli attori si spostavano tutti i giorni in treno per portare l’intrattenimento nelle città del Paese), bloccati da una tempesta di neve in stazione insieme ad altri passeggeri. Fino alla ricostruzione della Penn Station negli studi della MGM di Los Angeles per il film The Clock di Vincent Minnelli nel ‘45. Ma soprattutto nel ‘41 lo snodo diverrà unn paesaggio iconico per migliaia di soldati che salutavano le loro fidanzate con un bacio prima di partire per il fronte.

Di lì in poi il traffico aereo avrebbe prevalso lasciando che la Penn Station cadesse in disuso.

Per creare “Penn Station’s Half Century", Stan Duglas, ha scansionato e fotografato oltre 400 attori, vestiti con 500 costumi d’epoca, durnte 4 giorni di riprese in una struttura sportiva di Vncouver. Gli elementi architettonici sono stati ricostruiti attraverso in computr grafica da uno studio di effetti visivi nominato agli Emmy.

“Quando ho visto la documentazione che mi hanno inviato sul progetto- ha proseguito Duglas- e mi hanno mostrato le immagini della vecchia Penn Station. Mi sono ricordato de ?Il bacio dell'assassino? di Stanley Kubrick. Una delle scene di apertura è stata ambientata negli atri della Penn Station, e ho immediatamente immaginato di raffigurare la vita quotidiana di quel luogo usando sia la computer grafica che l'azione dal vivo, e ci ho provato ".

Per chi ama la Storia della Grande Mela, ma anche per chi vive o visita New York questa serie di fotografie di Stan Duglas è imperdibile. "Penn Station’s Half Century", divisa in quattro grandi pannelli, è installata nella nuova Moynihan Train Hall di New York ma è anche disponibile virtualmente nello spazio di approfondimento dedicatole dalla Galleria David Swirner. (via Designboom)

Stan Douglas, 22 aprile 1924 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm)

Stan Douglas, 22 aprile 1924 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm)

Stan Douglas, 15 settembre 1944 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm)

Stan Douglas, 15 settembre 1944 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm)

Stan Douglas, 10 novembre 1941 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm)

Stan Douglas, 10 novembre 1941 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 118 1/2 pollici (172,7 x 301 cm)

Stan Douglas, 20 giugno 1930 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 78 3/4 pollici (172,7 x 200 cm)

Stan Douglas, 20 giugno 1930 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 78 3/4 pollici (172,7 x 200 cm)

Stan Douglas, 20 giugno 1957 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 78 3/4 pollici (172,7 x 200 cm)

Stan Douglas, 20 giugno 1957 , 2021 Stampa cromogenica digitale montata su alluminio Dibond 68 x 78 3/4 pollici (172,7 x 200 cm)