La grande fotografia di Thomas Struth e gli imperscrutabili rituali delle cattedrali della scienza, dove il futuro non può attendere. Al MAST di Bologna

Thomas Struth, Cappa chimica, Università di Edimburgo, 2010, C-print, 120,5 x 166,0 cm © Thomas Struth

Thomas Struth, Cappa chimica, Università di Edimburgo, 2010, C-print, 120,5 x 166,0 cm © Thomas Struth

Ci sono cumuli di cavi e masse di metallo appallottolato come cartaccia, computer e macchinari. Quello che colpisce è la vasta scala, spesso la quantità. Per il resto, le fotografie di Thomas Struth ai non addetti ai lavori appaiono come la rappresentazione di un universo criptico. Un alfabeto arcano o avveniristico incomprensibile. In cui si coglie, tuttavia, una certo sfarzo. Quasi una forma di maestosità.

La settimana scorsa alla Fondazione MAST di Bologna ha inaugurato Thoma Struth Nature & Politics (fino al 22 aprile 2019), che raccoglie una selezione di immagine dell’ultima, vastissima serie di fotografie, che l’artista tedesco Thomas Struth ha scattato nei siti industriali e di ricerca scientifica di tutto il mondo.

Ci sono laboratori di ricerca spaziale, impianti nucleari, sale operatorie, piattaforme di perforazione. Aree in cui l’ingresso al pubblico, in genere, non è consentito e che rappresentano l’avanguardia, la sperimentazione e l’innovazione nelle attività umane.

L’aspetto migliore di questi lavori è stato quello di essere un ‘non specialist’- ha detto recentemente Thomas Struth nel corso di un’intervista- infiltrato nel settore. Capace quindi di osservare ed immortalare quelle caratteristiche degli ambienti e delle infrastrutture che i ricercatori e gli scienziati non vedono più, perché al di la dei loro interessi. Un esempio interessante è la fotografia all’esperimento sui fumi chimici condotto presso università di Edimburgo. L’ambiente che ospita l’esperimento, per chi non fa parte del settore o non dispone delle informazioni necessarie per comprenderlo , può sembrare più simile ad una sala allestita per una festa di bambini. Quest’opera ci racconta ironicamente le problematiche comunicative e di comprensione tra gli uomini, evidenziando come un ambiente possa essere visto con occhi diversi, a seconda delle diverse prospettive”.

Thomas Struth, classe 1954, è uno degli artisti più importanti della sua generazione . Ha studiato pittura con Gerhard Richter (che in seguito ritrarrà, insieme alla famiglia in uno dei suoi Portraits) e poi fotografia con i coniugi Bernd e Hilla Becher. Insieme ad altri allievi di questi ultimi, tra cui Andreas Gursky, Thomas Ruff e Candida Höfer, è stato uno dei protagonisti della cosiddetta Scuola di Düsseldorf. Ha fotografato i grattacieli e documentato il mutare del tessuto urbano, i musei e i visitatori intenti a guardare le opere d’arte, o meglio a reinventarle attraverso i loro occhi (Museum Photographs ), ma anche le foreste del mondo e ora i siti industriali e di ricerca scientifica. Recentemente una sua immagine è stata battuta all’asta per 1 milione di dollari.

Una menzione a parte, poi, meritano gli splendidi ritratti (Portraits), tra cui ci sono quello della regina Elisabetta e del Principe Filippo.

La sua è una fotografia solida, di mestiere e sensibilità: pose interminabili, niente scorciatoie digitali, un lungo lavoro preparatorio. Le immagini che ne vengono fuori sono meticolose, lo sguardo lucido e mentre lo stile distaccato non lascia spazio al sentimentalismo, la sensibilità estetica di Struth non abbandona mai i suoi soggetti. E la mente non smette mai di mulinare. Tanto che un piano d’interpretazione non è abbastanza.

Nella serie protagonista della mostra Thomas Struth Nature & Politics al MAST di Bologna, ad esempio, Thomas Struth non si accontenta di mostrarci un universo di segni che ci sono incomprensibili, metafora di un futuro incerto, ma ci spinge anche a riflettere su quanto di quello che vediamo plasmerà davvero il domani. E quanto, invece, si ridurrà a uno sfoggio di grandezza, a una manifestazione di forza politica e commerciale dell’oggi.

"Con la consueta precisione e meticolosità e con una spiccata sensibilità estetica- spiega il curatore della mostra Urs Strahel- Thomas Struth realizza grandiose immagini del mondo della ricerca contemporanea e dell’alta tecnologia. Attraverso le sue fotografie siamo in grado di percepire tutta la complessità, la portata, la forza dei processi, ma anche di intuire il potere, la politica della conoscenza e del commercio che essi celano. Col tempo impariamo a dare un nome alle singole parti di questi processi, ce ne appropriamo integrandoli nel mondo che conosciamo, ma il nesso complessivo sfugge alla nostra comprensione e non ci resta altro che un grande stupore, a volte divertito, di fronte all’alterità straniante di questi ‘ingranaggi’ ipertecnologici del presente e del futuro.”

Per chi volesse vedere altre serie di opere dell’artista. Il sito internet di Thomas Struth offre la possibilità di visitare le sale dei musei dove il suo lavoro è conservato

Thomas Struth, GRACE-Follow-On, veduta dal basso, IABG, Ottobrunn, 2017, Inkjet print, 139,7 x 219,4 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, GRACE-Follow-On, veduta dal basso, IABG, Ottobrunn, 2017, Inkjet print, 139,7 x 219,4 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, Sorghum, Danforth Plant Science Center, St Louis 2017, Inkjet print, 159,8 x 221,6 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, Sorghum, Danforth Plant Science Center, St Louis 2017, Inkjet print, 159,8 x 221,6 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, Spettrometro a incidenza radente, Max Planck IPP, Garching, 2010, C-print, 115,1 x 144,0 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, Spettrometro a incidenza radente, Max Planck IPP, Garching, 2010, C-print, 115,1 x 144,0 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, Albero bronchiale con struttura di supporto, MMM, Wildau 2016, Inkjet print, 77,9 x 114,9 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth, Albero bronchiale con struttura di supporto, MMM, Wildau 2016, Inkjet print, 77,9 x 114,9 cm, © Thomas Struth

Thomas Struth Golems Playground, Georgia Tech, Atlanta, 2013 C-print, 235,1 x 328,0 cm © Thomas Struth

Thomas Struth Golems Playground, Georgia Tech, Atlanta, 2013 C-print, 235,1 x 328,0 cm © Thomas Struth

Thomas Struth Modello in dimensioni reali / Full-scale Mock-up 2, JSC, Houston, 2017 Inkjet print, 208,1 x 148,6 cm © Thomas Struth

Thomas Struth Modello in dimensioni reali / Full-scale Mock-up 2, JSC, Houston, 2017 Inkjet print, 208,1 x 148,6 cm © Thomas Struth

Wistman's Wood il bosco inglese più stregato di sempre in una serie di scatti del fotografo Neil Burnell

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Sarà per la strana forma dei rami degli alberi, per il muschio che ricopre tutto come una coltre, o semplicemente perchè è un bosco antichissimo ma su Wistman’s Wood le leggende si sprecano. Creature soprannaturali di ogni genere vi dimorerebbero. E visto nella serie di scatti Mystical che il fotografo inglese Neil Burnell gli ha dedicato, non si stenta neppure a crederlo.

Wistman’s Wood si trova nel Devon, sulle pendici orientali del fiume West Dart ed è un bosco millenario. Si stima che molti alberi abbiano 400-500 anni e che originariamente la foresta fosse molto più estesa. Sacro ai Druidi, Wistman’s Wood ha alimentato le superstizioni con la sua aria impenetrabile. Così, fantasmi, cani infernali, vipere velenosissime sono entrati a far parte di quel pantheon di creature spaventose che popolerebbero questa foresta di querce nane tipicamente inglese. C’è persino lo spettro di un cagnolino. Certo il fatto che al margine settentrionale del bosco corra la ‘via dei Morti’ non aiuta a dissipare i pregiudizi.

Ecco come ne parla il blog Legendary Dartmoor:Molti scrittori hanno descritto il bosco come "il posto più infestato di Dartmoor", altri avvertono che ogni crepaccio roccioso è pieno di persone che si contorcono e che hanno deposto il loro giovane vita tra le radici degli alberi coperti di muschio e foglie. La gente del posto non si avventurerà mai lì intorno quando il sole inizia la discesa sugli affioramenti di granito nelle vicinanze, perché è quando il manto oscuro della notte si stringe che gli atroci abitanti del bosco si aggirano nella brughiera alla ricerca delle loro vittime umane.”

Neil Burnell, Wistman’s Wood l’ha fotografato con la nebbia, per rendere meglio l’aura di mistero e magia che avvolge questo antico bosco inglese . Questa serie e altre si possono vedere sul sito del fotografo e sul suo account Behance.

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Il Messico di Storia, di colore e d'ornamento nella fotografia architettonica di Candida Höfer

museo nazionale del virreinato tepotzotlán V, 2015 . tutte le immagini © candida höfer, colonia / VG bild-kunst, bonn | per gentile concessione di Sean Kelly, New York

museo nazionale del virreinato tepotzotlán V, 2015 . tutte le immagini © candida höfer, colonia / VG bild-kunst, bonn | per gentile concessione di Sean Kelly, New York

L’artista tedesca Candida Höfer, con lo stile descrittivo e distante che la caratterizza fin dai suoi esordi, in una recente serie di fotografie architettoniche traccia il ritratto del Messico. Ne viene fori uno spazio sociale succube alla bellezza, rituale, in cui le persone sembrano quasi sul punto di perdersi e in cui l’individuo appare ben poca cosa in confronto al grandioso ed incessante fluire di una Storia che lo trascina anziché celebrarlo.

Allieva di Bernd Becher, Candida Höfer (nata a Eberswalde, Germania, 1944) nel corso di quarant'anni di carriera ha prodotto un'opera fotografica che esplora l'impatto psicologico dell'architettura. I suoi scatti focalizzano l'attenzione sul contrasto tra i gli scopi per cui uno spazio è stato creato e gli usi attuali. Le sue immagini catturano gli interni di grandi luoghi aperti al pubblico tra cui biblioteche, teatri, chiese e musei. Non vi compaiono mai persone: "Mi sono resa conto- ha detto a questo proposito Candida Höfer- che ciò che le persone fanno all'interno di un ambiente - e ciò che gli spazi fanno per loro - è più ovvio quando nessuno è presente, proprio come un ospite assente può spesso diventare argomento di conversazione. "

Nella serie di fotografie dedicate al Messico (realizzate nell'ambito del programma di scambi culturali Messico-Germania Dual Year), che la Höfer stampa in grandi formati, si possono ammirare le stanze di luoghi iconici antichi e contemporanei come il Museo Nacional del Virreinato in Tepotzotlán, il Convento de Santo Domingo in Oaxaca, il Palacio de Bellas Artes in Mexico City e la Iglesia de Santa Maria in Tonantzintla.

La serie di fotografie architettoniche dedicate al Messico da Candida Höfer dal 2 febbraio (fino al 16 marzo) sara’ al centro di una mostra della galleria Sean Kelly di New York. (via Designboom)

hospice cabañas cappella tolsá dal lavoro in situ di daniel buren guadalajara I, 2015

hospice cabañas cappella tolsá dal lavoro in situ di daniel buren guadalajara I, 2015

convento de santo domingo oaxaca IV, 2015

convento de santo domingo oaxaca IV, 2015

Chiesa di Santa Maria Tonantzintla I, 2015

Chiesa di Santa Maria Tonantzintla I, 2015

edificio basurto ciudad de méxico I 2015

edificio basurto ciudad de méxico I 2015

teatro degollado guadalajara I, 2015

teatro degollado guadalajara I, 2015

hospicio cabañas guadalajara III, 2015

hospicio cabañas guadalajara III, 2015

passage II, 2015

passage II, 2015

shadow, 2015

shadow, 2015