Kimsooja trasforma un'antica cappella dello Yorkshire Sculpture park con un acquerello di luce naturale colorata e il suono del suo respiro

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Composta solo di luce e respiro l’installazione “To Breathe” dell’artista coreana Kimsooja ha tramutato un’antica cappella dello Yorkshire Sculpture Park in uno spazio di pace e vuoto contemplativo.

Già ospite alla Biennale di Venezia, Kimsooja vive e lavora tra Seoul, New York e Parigi. Ha una carriera importante alle spalle, che conta un lungo elenco di mostre nei musei internazionali (per esempio, il MoMa PS1, il PAC di Milano e il Guggenheim doi Bilbao). Usa vari medium espressivi. In occasione di questo intervento allo Yorkshire Sculpture Park (che sarà possibile vedere fino al 29 settembre) , tuttavia, è riuscita nell’impresa di operare una profonda trasformazione nello spazio con mezzi semplici e inconsistenti.

Kimsooja, infatti, è intervenuta sugli interni della cappella con delle minime variazioni alla struttura originaria: un pavimento specchiato e un reticolo di diffrazione. Che le hanno permesso di fare della luce una materia pittorica fluida e aerea come l’acquerello. Ma sempre dinamica e mutevole. La sensazione di stupore ammirato della miracolosa bellezza della natura che l’opera suscita è acuita dal respiro registrato dell’artista.

Kimsooja ha anche controllato il ritmo della respirazione per infondere maggiore pace nel visitatore. Facendo di un’austera testimonianza dell’architettura del passato un luogo vivo, adatto a entrare in contatto con se stessi

"Per me- ha detto Kimsooja- fare uno spazio significa inventare uno spazio diverso, piuttosto che crearne uno nuovo. Lo spazio è sempre lì in una certa forma e fluidità, che può essere trasformato in una sostanza completamente diversa." (via designboom)

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

Kimsooja, To breathe, 2019. Courtesy the artist and Yorkshire Sculpture Park. Photo: Mark Reeves

L'Ikebana Rock'n Roll delle sculture in ceramica di Andrea Salvatori

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#03 ( Tarantella ), ceramica, 2019, h 43 34 x 34 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#03 ( Tarantella ), ceramica, 2019, h 43 34 x 34 cm

Il ceramista Andrea Salvatori per creare la sua ultima serie di lavori è partito da due pensieri ben distinti: l’ikebana, l’antica arte giapponese di disporre i fiori, e i rock and roll, magari nella sua variante più addomesticata, più nostrana, ma sempre arrabbiato quanto basta. Li ha shakerati e ne sono uscite delle sculture frizzanti e dinamiche, dove l’ironia prende il posto di una conflittualità nemmeno troppo nascosta, tra la necessità di rigore e la voglia di trasgressione. Il tutto ovviamente condito in salsa Pop.

Del resto Andrea Salvatori dedica gran parte della sua carriera a recuperare piccole ceramiche di dubbio gusto da robivecchi e mercatini di antiquariato per farne modelli estetici da reinventare (e con cui giocare). Il kitsch, insomma, è una categoria che ha più volte visitato. E in questa ultima serie di lavori la tradisce in favore dell’astrazione ma senza smettere di amarla. Come testimoniano le sfere rosa confetto che saltano fuori qua e là dai fili di ceramica. I titoli delle opere sono quelli delle composizioni musicali (Andante, Preludio ecc), e le sfere rappresentano le note, illustrano il ritmo che cresce o cala, ma possono anche far pensare a bolle di chewing gum, o a bozzi, indici di una qualche mutazione genetica (da cartone animato però) in atto.

La nobile arte dell’Ikebana, con la sua solida ossatura spirituale, in cui anche la forma del vaso diventa parte della racconto (non solo perchè contiene i fiori ma perchè la sua struttura può prolungarne la vita ), ne esce un po’ acciaccata. Ma Salvatori non si scompone: “La ricerca dell’equilibrio tra tutti gli elementi passa anche dal contenitore. Ci sono numerose scuole di Ikebana e ognuna opta per un arrangiamento particolare. Alcune usano vasi alti e linee verticali, altre invece contenitori poco profondi”.

In questa serie di sculture l’artista ha usato una stampante 3d per ceramica (WASP) intervenendo manualmente quasi su ogni singolo filamento depositato dalla macchina. In breve l’ha usata come uno strumento per ottenere una trama su cui lavorare.

Questa serie di opere di Andrea Salvatori è attualmente visibile alla galleria The Pool New York City (fino al 31 maggio), in una mostra che si intitola, appunto, “Ikebana Rock ‘n Roll”. Per farsi un’idea complessiva sulla sua produzione se abitate distante da Milano ci sono il suo sito web o l’account instagram.

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#01 ( Mesto con Elegia), ceramica, 2019, h 32 34 x 34 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#01 ( Mesto con Elegia), ceramica, 2019, h 32 34 x 34 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#08 ( Sarabanda ), ceramica, 2019, h 38 40 x 40 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#08 ( Sarabanda ), ceramica, 2019, h 38 40 x 40 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#12, ceramica, 2019, h 35 30 x 30 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#12, ceramica, 2019, h 35 30 x 30 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#04 ( Discanto ), ceramica, 2019, h 20 42 x 42 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#04 ( Discanto ), ceramica, 2019, h 20 42 x 42 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#06 ( Dorico ), ceramica, 2019, h 60 25 x 25 cm

Andrea Salvatori, in collaborazione con WASP, Composizione 40100#06 ( Dorico ), ceramica, 2019, h 60 25 x 25 cm

Alex Chinneck ha multi-zippato un edificio quattrocentesco di Milano in occasione della Design Week

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Con il consueto mix di ironia e fiabesca reinvenzione del quotidiano, lo scultore britannico Alex Chinneck, per la prima volta in Italia, ha modificato un antico edificio in occasione del Milan Design Week. Lo stabile è stato munito di zip, sia sulla facciata che all’interno. Rendendolo più simile a un enorme capo d’abbigliamento o una grandissima borsa che a una struttura architettonica.

Alex Chinneck, celebre per le sue sculture che riuniscono arte, scenografia teatrale e architettura, ha la capacità di stupire l’osservatore, farlo sorridere, e indurlo a guardare in modo diverso all’ambiente urbano. E se questo è particolarmente vero nel caso delle opere d’arte pubblica (qualche mese fa ho parlato di ‘Open to the Public’), le sue mostre non mancano mai di stimolare la curiosità e la fantasia ( ne è un esempio l’installazione ‘Birth, death, and a midlife crisis’).

L’intervento realizzato a Milano (Spazio Quattrocento, in via Tortona 31) concentra lo stupore del visitatore sulla facciata dell’edificio che sembra sul punto di cambiare pelle. Mentre all’interno le zip di Chinneck suggeriscono possibilità architettoniche e metaforiche vie di fuga in maniera più intima.

La luce artificiale che compare sia dentro che fuori, come espediente per rendere visibile il progetto di notte, ma anche come simbolo di futuro e rinnovamento, è un nuovo elemento nella produzione dell’artista.

La luce eterea che si riversa attraverso ogni apertura- ha detto Chinneck- inondando lo spazio di colore e riempiendo il lavoro con un senso di positività e potenziale."

L’opera d’arte pubblica realizzata in occasione del Milan Design Week da Alex Chinneck si potrà visitare fino al 14 aprile 2019. (via Designboom)

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