L'artista Victor Solomon ha riparato un vecchio campo da basket con il kitnsugi

Tutte le immagini di Shafik Kadi e © Victor Solomon

Tutte le immagini di Shafik Kadi e © Victor Solomon

L’artista statunitense Victor Solomon ha riparato un vecchio campo da basket a sud di Los Angeles con l’antica tecnica giapponese del kintsugi. Trasformandolo in uno spazio atipico e modaiolo. L’opera si chiama “Kintsugi Court”.

E’ da un po’ che il kintsugi, che consiste nel riparare ceramiche rotte con oro e argento liquidi o con lacca mischiata a polvere di metalli preziosi, è entrato nel campo d’azione delle arti visive. Alla base di questa pratica, infatti, c’è l’idea che dalle ferite possa nascere una forma ancora più bella sia dal punto di vista esterico che interiore. Un concetto che non poteva non affascinare chi fa scultura o installazioni. Qui ho parlato di Rachel Sussman che ci ha riparto strade e pavimenti ma anche di Yee Sookyung che l’ha usato per creare delle enormi e bellissime sculture.

Victor Solomon ha usato il kintsugi per celebrare la guarigione rendendola più evidente. D’altra parte, l’accostare tecniche che danno sensazione di ricchezza e mantengono un’aura spirituale al campo da basket e in genere allo sport, per lui non è una novità. L’ha già fatto, per esempio, mettendo delle vetrate che ricordavano quelle gotiche come supporto per un canestro.

In “Kintusugi Court” è stata la volta dell’anrica arte giapponese. Solomon ha riparato le crepe dell’asfalto mischiando polvere d’oro alla resina, ha poi sostituito i canestri con una coppia in tema (dorati).

"Lo sport può intrattenere, ispirare e distrarre- ha detto- ma più a proposito di tutti, la piattaforma dello sport può aiutarci a guarire"

Altre opere di Victor Solomon, oltre a immagini di “Kintugi Court” (e del suo bellissimo cagnolino), si possonovedere sull’account instagram dell’artista. (via Colossal)

solomon-3.jpg
solomon-4.jpg
solomon-5.jpg
solomon-6.jpg

Le vulcaniche esplosioni di colore e consistenza nelle ceramiche astratte di Brian Rochefort

brian-rochefort-04.jpg

Le ceramiche astratte dell’artista statunitense Brian Rochefort a volte ricordano traboccanti: boccali di birra, vaschette di gelato, barattoli di vernice. Altre sembrano ecosistemi sottomarini, rocce ricoperte di muschio, crateri, piume di uccelli esotici. Fanno pensare persino al pongo. Sono una tale festa di forme incontenibili e colori vivaci da accendere ricordi sempre diversi.

Brian Rochefort vive a Los Angeles e nella sua scultura c’è di sicuro l’amore per i colori vibranti della sua città. Ma mixato con il diario di un viaggi in mezzo alla natura incontaminata del Sud America.

Per farla breve, questi vasi astratti, caratterizzati da un’importante dimensione tattile, fondono scampoli di immagini della città (cartelloni pubblicitari, vetrine dei negozi ecc) con quelle di luoghi remoti

Le ceramiche di Rochefort sono disseminati di particolari che già di per se hanno una loro completezza. I materiali fanno la differenza: lavora con il gres porcellanato e la terracotta (oltre alla ceramica, poi, usa smalto e vetro). E la tecnica: crea i pezzi, li rompe, li ricompone, li cuoce più e più volte.

Compie rigorose indagini su processi e materiali-dice di lui il materiale della galleria Vandoren Waxter di New York- Il lavoro di Rochefort sposta i confini formali e tecnici della ceramica come mezzo legato alla tradizione; si espande oltre i suoi limiti in nuovi territori di libertà, invenzione e gioco.”.

brian-rochefort-06.jpg
brian-rochefort-03.jpg
brian-rochefort-02.jpg
brian-rochefort.jpg
brian-rochefort-08.jpg
brian-rochefort-01.jpg
brian-rochefort-07.jpg

L'astrattismo di Liza Lou tra nuvole, pittura, perline e martellate

LIZA LOU The Clouds, 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU The Clouds, 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

Liza Lou , per realizzare la sua ultima serie di opere astratte dedicate all’eterea e poetica mutevolezza delle nuvole ha di sicuro dovuto sudare sette camicie. L’artista statunitense, infatti, usa come tela dei panni di perline di vetro bianco tessuti a mano, uno ad uno, su cui dipinge con sensibilità e delicatezza. Infine li prende a martellate.

Il metodo apparentemente mortificante della Lou è in realtà strettamente legato alle tecniche di meditazione orientale, e poi permette all’artista di mostrare la trama di filo nascosta, slabbrata e macchiata di pittura, aggiungendo eterogeneità, dinamismo e levità alle sue opere. Come fossero nuvole, appunto.

Nel dipinto The Clouds il cielo della Lou poi diventa maestoso. Composto com’è di 600 panni di perline accostati l’uno all’altro, fino a raggiungere le ragguardevoli dimensioni di oltre 15 metri per 7.

Questa serie dedicata alle nuvole è stata creata en plain air, pensando e osservando i cieli delle città tra cui si divide la vita di Liza Lou (Los Angeles e Durban).

Lo scorso autunno è stata esposta alla galleria Lehmann Maupin di New York in una mostra intitolata Liza Lou: Classification and Nomenclature of Clouds ispirata agli scritti del metereologo dilettante Luke Howard: "Il poeta Mark Strand ha recentemente scritto ‘Le nuvole sono pensieri senza parole’- spiegava il comunicato stampa della mostra- Classificando e nominando le nuvole [Howard], ha influenzato egualmente pittori e poeti."

Nella stessa mostra sono stati esposti anche due disegni di Liza Lou (trovate due fotografie in fondo a questo post). Che c’è di strano? Beh per farli l’artista ha impiegato 11 anni dato che sono composti da migliaia di minuscoli cerchi concentrici accostati l’uno l’altro. Ma non basta, perchè la Lou ogni volta che tracciava un cerchiolino cantava la parla’ oh’. Pare che la melodia che è venuta fuori registrando i vocalizzi dell’artista, a discapito di quanto si potrebbe pensare, abbia rapito gli spettatori della mostra.

Liza Lou è originaria di New York ma divide la sua vita tra il suo studio di Durban (Sud Africa) e quello di Los Angeles. Le sue opere sono conservate in molti musei del mondo (prevalentemente statunitensi ed australiani). In Italia si possono ammirare a Palazzo Grassi, di Venezia nell'ambito della Collezione François Pinault,

LIZA LOU The Clouds, (detail) 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU The Clouds, (detail) 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU Stratus Fractus, 2018, oil paint on woven glass beads on canvas, 151.1 x 141 x 6.4 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Stratus Fractus, 2018, oil paint on woven glass beads on canvas, 151.1 x 141 x 6.4 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Stratus Fractus (detail), 2018, oil paint on woven glass beads on canvas, 151.1 x 141 x 6.4 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Stratus Fractus (detail), 2018, oil paint on woven glass beads on canvas, 151.1 x 141 x 6.4 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Pyrocumulus, 2018, oil paint on woven glass beads on canvas,141.6 x 142.9 x 7.6 cm. Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Pyrocumulus, 2018, oil paint on woven glass beads on canvas,141.6 x 142.9 x 7.6 cm. Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Pyrocumulus (detail), 2018, oil paint on woven glass beads on canvas,141.6 x 142.9 x 7.6 cm. Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU Pyrocumulus (detail), 2018, oil paint on woven glass beads on canvas,141.6 x 142.9 x 7.6 cm. Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul.. Photo: Joshua White

LIZA LOU The Clouds (detail), 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU The Clouds (detail), 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU The Clouds, 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU The Clouds, 2015-2018 site-specific installation of oil paint on woven glass beads and thread on canvas 600 parts, each 35 x 35 cm; Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul. Photo: Matthew Herrmann

LIZA LOU, Drawing Instrument II, 2016-2018, ink and paint on canvas on wood, 177.8 x 177.8 x 3.2 cm, Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul., Photo: Joshua White

LIZA LOU, Drawing Instrument II, 2016-2018, ink and paint on canvas on wood, 177.8 x 177.8 x 3.2 cm, Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul., Photo: Joshua White

LIZA LOU, Drawing Instrument II, 2016-2018 (detail), ink and paint on canvas on wood, 177.8 x 177.8 x 3.2 cm, Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul., Photo: Joshua White

LIZA LOU, Drawing Instrument II, 2016-2018 (detail), ink and paint on canvas on wood, 177.8 x 177.8 x 3.2 cm, Courtesy the artist and Lehmann Maupin, New York, Hong Kong, and Seoul., Photo: Joshua White