L'installazione di linee di luce bianca mostra dove arriverà la marea sulla costa scozzese se il cambiamento climatico non si dovesse fermare

Documentation of Installation by Pekka Niittyvirta & Timo Aho

Documentation of Installation by Pekka Niittyvirta & Timo Aho

L’installazione “L ines (57 ° 59 N, 7 ° 16 W)”, realizzata dagli artisti finlandesi Pekka Niittyvirta e Timo Aho per il Taigh Chearsabhagh Museum & Arts Center (Lochmaddy, Isola di North Uist), mostra in modo semplice e intuitivo come sarà il paesaggio costiero delle Ebridi Esterne in Scozia se il cambiamento climatico non si dovesse arrestare. Dove c’erano edifici e campi coltivati, durante l’alta marea, resterà solo acqua salmastra.

Realizzata con luci al LED e sensori, l’installazione, traccia delle linee di luce bianca nel buio della notte, segnalando chiaramente l’altezza che raggiungerà il mare di qui a non molti anni se la temperatura del pianeta non smetterà di salire. “L ines (57 ° 59 N, 7 ° 16 W)” è stata messa in scena nel complesso del museo e rende evidente come l’organizzazione e la comunità che abita le isole del nord europa dovrà spostarsi verso l’entroterra.

La posizione e la bellezza desolata delle isole Ebridi Esterne in Scozia rende ancora più maestoso e apocalittico il paesaggio di un futuro molto prossimo. Il video a seguire mostra gli artisti Pekka Niittyvirta e Timo Aho al lavoro durante il montaggio dell’installazione. (via designboom)

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Panchine che si trasformano in sculture e sedie che si arrampicano come formiche nel mondo quotidiano e inaspettato di Pablo Reinoso

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Nato in Argentina da madre francese l’artista Pablo Reinoso vive a Parigi dal 1978 e da lì racconta una storia di quotidiana straordinarietà. Dove l’installazione si fa illustrazione e il design diventa solo un pretesto per fare una scultura ricca e ironicamente altezzosa.

Pablo Reinoso all’inizio della sua carriera è venuto a Carrara per imparare a lavorare il marmo ma con il tempo ha preso a usare i materiali più vari. Senza tuttavia rinunciare a una certa convenzionalità. E in genere questo convivere di innovazione senza rinunciare del tutto al terreno rassicurante della tradizione segna tutta la sua produzione artistica.

Così Reinoso prende a ispirazione oggetti della vita di tutti i giorni per renderli diversi, e non senza dimenticare di strapparci un sorriso. E’ il caso della serie “Spaghetti Benches” in cui l’artista crea delle comuni ed umilissime panchine. Ma i materiali con cui sono costruite non ci stanno e si liberano nello spazio producendosi in volute e aggraziati grovigli. Se il contesto in cui sono collocate lo richiede poi, queste sculture, non mancano di fare riferimento a un epoca storica in cui i monumenti erano una celebrazione e uno sfoggio di potere. Se al contrario la location è essenziale cercano un dialogo basato sulla grazia della semplicità. In entrambi i casi le opere si possono sempre sfruttare come sedute.

Pablo Reinoso usa anche sedie e tavolini. Nelle installazioni spesso li colloca su facciate di edifici o soffitti, negandogli di fatto la funzione che li caratterizza ma permettendo all’osservatore di usarli come appigli per entrare in un mondo fantastico.

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Oniriche e iperrealiste le installazioni a grandezza naturale di Hans Op de Beeck

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019). Polyester, polyurethane, steel, polyamide, epoxy, wood, coating

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019). Polyester, polyurethane, steel, polyamide, epoxy, wood, coating

E’ un mondo congelato e onirico quello che l’artista belga Hans Op de Beeck ci permette di esplorare fisicamente attraverso le sue installazioni. A grandezza naturale, con particolari, spesso insignificanti, tanto curati da risultare iperrealisti, le composizioni scultoree di Op de Beeck, sono rigorosamente monocromatiche. Una caratteristica che accentua il senso di sospensione insieme alla musica di sottofondo.

Inutile dire che la carica simbolica delle opere è forte, ma forse ancora più intenso è il senso di intimità che, inaspettatamente, suscitano. Sarà perchè in alcuni casi riproduce interi ambienti, o perchè i suoi personaggi sono spesso addormentati o assorti, ma l’impressione è quella di violare uno spazio privato senza essere visti.

Indecise tra verosimile e immaginario le sculture di Hans Op de Beeck hanno un’incerta collocazione temporale. Nella sua ultima grande installazione My bed a raft, the room the sea and then I laughed some gloom in me (Il mio letto una zattera, la stanza il mare e poi ho riso un po’ di tristezza in me), ad esempio, una bambina dorme su un letto che naviga in uno stagno. La ragazzina ha delle trecce che fanno pensare a una favola del passato più che alla contemporaneità, ma il motivo del cuscino e soprattutto le cuciture del plaid ci riportano all’oggi. Accanto a lei ci sono farfalle, ninfee e vegetazione lacustre ma anche i sonniferi.

Hans Op de Beeck lavora con vari materiali, come legno rivestito, poliestere e intonaco pigmentato. Le sue opere sono state protagoniste di importanti mostre in tutto il mondo. In Italia , ad esempio, oltre ad aver partecipato alla Biennale di Venezia, ha esposto all’Hangar Bicocca di Milano, al Museo d’Arte Moderna di Bologna e il MACRO di Roma. Attualmente ha in corso una personale alla Kunsthalle Krems in Austria (The Cliff fino al 23 giugno).

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019)

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019)

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019)

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019)

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019)

Hans Op de Beeck, “My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me” (2019)

Hans Op de Beeck, The Garden Room, sculptural installation, 2017

Hans Op de Beeck, The Garden Room, sculptural installation, 2017

Hans Op de Beeck, Tatiana (Butterfly), sculpture, 2017. Polyester, wood, polyamide

Hans Op de Beeck, Tatiana (Butterfly), sculpture, 2017. Polyester, wood, polyamide

Hans Op de Beeck, The Collector’s House, sculptural installation, 2016. Coated wood, coated polyester, pigmented plaster, PU, metal, glass, 20 × 12.5 × 4 m

Hans Op de Beeck, The Collector’s House, sculptural installation, 2016. Coated wood, coated polyester, pigmented plaster, PU, metal, glass, 20 × 12.5 × 4 m

Hans Op de Beeck, Sleeping Girl, sculpture, 2017. Mixed Media

Hans Op de Beeck, Sleeping Girl, sculpture, 2017. Mixed Media

Hans Op de Beeck, “Timo (Marbles)” (2018), Polyester, Glass, Coating

Hans Op de Beeck, “Timo (Marbles)” (2018), Polyester, Glass, Coating

Hans Op de Beeck, The Collector’s House, sculptural installation, 2016

Hans Op de Beeck, The Collector’s House, sculptural installation, 2016