Con Uniform il MAST di Bologna si mette in divisa

PAOLA AGOSTI , Forlì, 1978 Giovane operaia ferraiola in cantiere/Young iron worker © Paola Agosti

PAOLA AGOSTI , Forlì, 1978 Giovane operaia ferraiola in cantiere/Young iron worker © Paola Agosti

Archiviato il successo di Anthropocene, il MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna ha inaugurato sabato scorso (in contemporanea ad Artefiera) UNIFORM INTO THE WORK/OUT OF THE WORK. Un’altra mostra fuori dai canoni, intelligente, che questa volta si interroga sul significato e le caratteristiche dell’abbigliamento professionale. Usando, coraggiosamente, solo il linguaggio della fotografia.

Ovviamente se UNIFORM INTO THE WORK/OUT OF THE WORK dovesse anche solo avvicinarsi ai numeri raggiunti da Anthropocene per il museo sarebbe una vittoria. Con un totale di 155mila visitatori, infatti, Anthropocene è stata prolungata per ben due volte consecutive, arrivando a durare otto mesi: ben il doppio del tempo preventivato. Tanto da far commentare al curatore Urs Stahel: “Le code per visitarla si sono allungate sempre di più nelle ultime settimane e negli ultimi giorni. Stupefacente, sorprendente e inaspettato.” Tuttavia l’esposizione frutto della collaborazione quadriennale tra il fotografo Edward Burtynsky e i registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier aveva al suo arco, oltre al pluripremiato film Anthropocene: The Human Epoch (che è stato proiettato per tutta la durata della mostra), anche esperienze in realtà aumentata e intelligenza artificiale.

UNIFORM INTO THE WORK/OUT OF THE WORK si regge, invece, quasi interamente sulla sola fotografia. Composta dalla collettiva "La divisa da lavoro nelle immagini di 44 fotografi" e dalla personale “Ritratti Industriali” dell’artista americano Walead Beshty, l’esposizione prende le mosse dalla conflittualità dei sinonimi uniforme e divisa. Che se da una parte suggeriscono omologazione e perdita d’identità dall’altra parlano di un gruppo di persone che si separa dalla massa e assume per questo anche un’identità più marcata.

"La mostra-spiega la nota stampa dell'evento- è un viaggio tra le uniformi, che sollecita una riflessione sull’essere e sull’apparire".

"La divisa da lavoro nelle immagini di 44 fotografi" (allestita nella PhotoGallery) raccoglie gli scatti di celebri protagonisti della storia della fotografia tra cui, Manuel Alvarez Bravo, Walker Evans, Arno Fischer, Irving Penn, Herb Ritts, August Sander e fotografi contemporanei come Paola Agosti, Sonja Braas, Song Chao, Clegg & Guttmann, Hans Danuser, Barbara Davatz, Roland Fischer, Andrè Gelpke, Helga Paris, Tobias Kaspar, Herline Koelbl, Paolo Pellegrin, Timm Rautert, Oliver Sieber, Sebastião Salgado, immagini tratte da album di collezionisti sconosciuti e otto contributi video di Marianne Müeller.

L’esposizione partendo da un affresco comosito di epoche e luoghi, ci conduce attraverso le professioni, dalle più comuni a quelle più elitarie. Senza trascurare il mestiere della politica, come testimoniano i ritratti di Angela Merkel di Herlinde Koelbl, artista tedesca che ha dedicato un progetto pluriennale, “Traces of Power” alla raffigurazione anno per anno di alcuni dei maggiori leader tedeschi della caduta del Muro di Berlino in avanti. Questa parte della mostra si conclude con una riflessione sul rapporto che lega abbigliamento da lavoro e moda.

“Ritratti Industriali” (allestita nella Gallery/Foyer), invece, raccoglie 364 immagini selezionate tra la mole imponente di ritratti scattati da Walead Beshty ai professionisti del mondo dell’arte con cui ha lavorato nel corso di 12 anni. Ci sono curatori, galleristi, tecnici, direttori di museo e operatori vari, divisi in sette gruppi da 52 fotografie ciascuno.

Sarà possibile visitare UNIFORM INTO THE WORK/OUT OF THE WORK al MAST di Bologna fino al 3 maggio 2020.

WALEAD BESHTY Collector (Collezionista), Los Angeles, California, February 26, 2014 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Collector (Collezionista), Los Angeles, California, February 26, 2014 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Kunsthalle Director (Direttore di spazio espositivo), Beijing, China, April 27, 2011 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Kunsthalle Director (Direttore di spazio espositivo), Beijing, China, April 27, 2011 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Artist (Artista), Santa Monica, California, April 11, 2009 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Artist (Artista), Santa Monica, California, April 11, 2009 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Gallery President (Presidente di Galleria), Los Angeles, California, December 7, 2010 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

WALEAD BESHTY Gallery President (Presidente di Galleria), Los Angeles, California, December 7, 2010 Courtesy of the artist and Regen Projects, Los Angeles © Walead Beshty

ANDRÉ GELPKE Senza titolo, dalla serie “Sesso, teatro e carnevale”/Untitled, from the series "Sex Theater und Karneval", 1980 © André Gelpke / Switzerland

ANDRÉ GELPKE Senza titolo, dalla serie “Sesso, teatro e carnevale”/Untitled, from the series "Sex Theater und Karneval", 1980 © André Gelpke / Switzerland

GRACIELA ITURBIDE Mercato, Città del Messico / Market, Mexico City 1978 © Graciela Iturbide

GRACIELA ITURBIDE Mercato, Città del Messico / Market, Mexico City 1978 © Graciela Iturbide

WERONIKA GĘSICKA Senza titolo, dalla serie “Tracce” / Untitled, from the series "Traces" © Weronika Gęsicka

WERONIKA GĘSICKA Senza titolo, dalla serie “Tracce” / Untitled, from the series "Traces" © Weronika Gęsicka

MANUEL ÁLVAREZ BRAVO Vigili del fuoco, Messico / The Fire Workers, Mexico 1935 © Archivo Manuel Álvarez Bravo, S.C

MANUEL ÁLVAREZ BRAVO Vigili del fuoco, Messico / The Fire Workers, Mexico 1935 © Archivo Manuel Álvarez Bravo, S.C

SONG CHAO Serie “Minatori” / Series “Miners” 2000-2002 © Song Chao | Courtesy of Photography of china.com

SONG CHAO Serie “Minatori” / Series “Miners” 2000-2002 © Song Chao | Courtesy of Photography of china.com

La desolazione maestosa di Edward Burtynsky e un massiccio uso di nuove tecnologie raccontano l' Anthropocene al MAST di Bologna

Edward Burtynsky, Uralkali Potash Mine #4, Berezniki, Russia 2017. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Uralkali Potash Mine #4, Berezniki, Russia 2017. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Alla fondazione MAST di Bologna è in corso una grande mostra che attraverso gli scatti stupefacenti del fotografo canadese Edward Burtynsky e un massiccio uso di tecnologie multimediali, documenta il segno del passaggio dell’uomo sul Pianeta. L’esposizione si chiama appunto Anthropocene e tra le tante opere c’è pure un abete Douglas millenario in realtà aumentata.

Classe 1955, fama internazionale, Edward Burtynsky è il padre dei tanti fotografi che negli ultimi anni focalizzano il loro lavoro sui siti industriali o urbanizzati ricorrendo a posizioni panoramiche. L’interesse per l’ecologia per lui non è una moda passeggera ma il frutto dell’impatto che gli stabilimenti della General motors ebbero sulla sua città natale (St. Catharines, in Ontario). Scatta con una fotocamera da campo e usa più droni contemporaneamente. Alla fine stampa in hd su grande formato. Le sue immagini sono conservate in importanti musei del mondo tra cui il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum di New York, il Reina Sofia Museum di Madrid e la Tate Modern di Londra. Ha ricevuto ben otto lauree ad honorem

Anthropocene presenta 35 immagini di Burtynsky . Si tratta di paesaggi di grande impatto, sospesi tra monumentalità e fotogiornalismo. Tuttavia parte della meraviglia che il visitatore prova di fronte alle opere, che in un primo momento sembrano avvicinarsi all’astrazione, si scontra con il degrado reale dei paesaggi ritratti. Burtynsky, infatti, scatta da lontano, il più delle volte dall’alto. Parte del racconto, quindi, si sarebbe persa, non fosse stato per i pluripremiati registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier. Che hanno lavorato con Burtynsky per quattro anni, al fine di combinare arte, cinema, realtà aumentata e scienza.

La mostra che si basa sulla ricerca del gruppo internazionale di scienziati Anthropocene Working Group, infatti. utilizza diversi mezzi espressivi. Oltre alla fotografia ci sono quattro murales ad alta risoluzione in cui delle brevi estensioni video di Baichwal e de Pencier integrate nelle normali immagini di Burtynsky permettono al visitatore di vedere da vicino scaricando una App sul telefono (AVARA su Apple App Store e Google Play) . Il MAST mette pure a disposizione dei tablet a questo scopo.

Ci sono poi tredici videoinstallazioni HD curate dai due registi. Ma il fiore all’occhiello in termini di spettacolo tecnologico sono le tre installazioni in realtà aumentatache ricreano su smartphone e tablet un modello fotorealistico tridimensionale a grandezza naturale di impressionante verosimiglianza”. Per farle bisogna usare la fotogrammetria, cioè scattare migliaia di fotografie ad altadefinizione da tutte le angolazioni, per poi assemblarle.

Con la realtà aumentata gli artisti hanno potuto anche piantare nel giardino della fondazione il Big Lonely Doug, un abete Douglas canadese quasi millenario, diventato famoso nel 2011 quando un boscaiolo, che l’aveva contrassegnato con la scritta “Non toccate questo albero”, lo salvò da un intervento di deforestazione.

Il film “ANTHROPOCENE: The Human Epoch(che fa parte della mostra) ha debuttato lo scorso anno al Toronto International Film Festival. In contemporanea all’Art Gallery of Ontario di Toronto e alla National Gallery of Canada di Ottawa è stata allestita Anthropocene per la prima volta. Adesso arriva in Italia.

Per divertirsi a guardare l’abete douglas in realtà aumentata, i murales hd o ammirare le fotografie di Edward Burtynsky alla Fondazione MAST di Bologna c’è tempo fino al 6 ottobre.

UPDATE: La mostra ha superato le aspettative degli organizzatori ed è stata prorogata per la seconda volta. Sarà possibile visitarla fino al 5 gennaio 2020.

Edward Burtynsky, Saw Mills #1, Lagos, Nigeria 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Saw Mills #1, Lagos, Nigeria 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Carrara Marble Quarries, Cava di Canalgrande #2, Carrara, Italy 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Carrara Marble Quarries, Cava di Canalgrande #2, Carrara, Italy 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Dandora Landfill #3, Plastics Recycling, Nairobi, Kenya 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Dandora Landfill #3, Plastics Recycling, Nairobi, Kenya 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Phosphor Tailings Pond #4, Near Lakeland, Florida, USA 2012. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Phosphor Tailings Pond #4, Near Lakeland, Florida, USA 2012. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Clearcut #1, Palm Oil Plantation, Borneo, Malaysia 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Clearcut #1, Palm Oil Plantation, Borneo, Malaysia 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Coal Mine #1, North Rhine, Westphalia, Germany 2015. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Coal Mine #1, North Rhine, Westphalia, Germany 2015. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Oil Bunkering #4, Niger Delta, Nigeria 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Oil Bunkering #4, Niger Delta, Nigeria 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Tyrone Mine #3, Silver City, New Mexico, USA 2012. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Tyrone Mine #3, Silver City, New Mexico, USA 2012. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Makoko #2, Lagos, Nigeria 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Edward Burtynsky, Makoko #2, Lagos, Nigeria 2016. photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto

Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier and Edward Burtynsky working in Northern British Columbia, Canada, 2012. Photo courtesy of Anthropocene Films Inc. © 2018

Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier and Edward Burtynsky working in Northern British Columbia, Canada, 2012. Photo courtesy of Anthropocene Films Inc. © 2018

Behind-the scenes-image; on location, Edward Burtynsky with Jim Panou on location north of Port Renfrew, Vancouver Island, British Columbia. Photograph: TJ Watt, courtesy of Anthropocene Films Inc. © 2018

Behind-the scenes-image; on location, Edward Burtynsky with Jim Panou on location north of Port Renfrew, Vancouver Island, British Columbia. Photograph: TJ Watt, courtesy of Anthropocene Films Inc. © 2018