Il fragile equilibrio delle sculture di vetro di Simone Crestani, indecise tra la terra del design e il mare dell'arte

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In perfetto equilibrio tra arte, design e artigianato, il lavoro di Simone Crestani, si basa sul ripetersi di soggetti ricorrenti così ben congeniati da diventare, loro malgrado, marchi di fabbrica e protagonisti di un racconto in cui nulla è lasciato al caso. E in cui tutto è legato da un filo trasparente e mutevole come il vetro.

Vi compaiono: bonsai, lische di pesce, rami di corallo, catene molecolari che assomigliano alle bolliccine del prosecco. D’alta parte Simone Crestani è veneto. Non veneziano, come si potrebbe pensare, però: classe 1984 è nato e risiede in provincia di Vicenza. E forse proprio questa sua relativa lontananza dalla patria degli artigiani vetrai, gli ha regalato la libertà necessaria per rompere il cordone ombelicale con la tecnica di Murano e inventarsene una tutta sua.

Crestani usa vetro borosilicato che lavora a lume.

A ispirarlo è il mondo della natura. Il bonsai tra i suoi soggetti è forse quello che ritorna più frequentemente: "Il bonsai è un concentrato di vita- spiega sul suo sito web- Lui supera la barriera delle dimensioni ed esprime forza ed energia; è un'opera d'arte che non è mai finita, in cui la natura continua a svilupparsi e evolversi "

Soprattutto se guardato nella prospettiva del design il lavoro di Crestani è punteggiato di soluzioni molto originali ed ironiche: la lisca di un pesce che si trasforma in un vaso, le catene molecolari che si fanno lampadario (la citazione ai parenti di quest’ultimo in vetro di Murano è evidente). Mentre nella serie 'Tensione Estetica’ in cui gioca coi materiali e con l’ambiente, sfruttando anche un po’ la prospettiva, si avvicina con passo deciso all’assoluta assenza di scopo e quindi all’arte.

Per vedere un delizioso armadietto con le bolle di vetro o il simpatico pollo-brocca l’account Simone Crestani è la soluzione migliore. (via Colossal)

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Un po’ gioielli un po’ creature marine, le sculture di Valérie Rey, fatte di vetro foglia d’oro funghi secchi e rami caduti

“Gelée Royale” (2017), Wood and glass, 16 x 11 x 15 inches

“Gelée Royale” (2017), Wood and glass, 16 x 11 x 15 inches

Valérie Rey raccoglie sezioni di tronchi d’albero e rami ma anche funghi e gusci di semi per farne delle accattivanti sculture. Per realizzare questa metamorfosi applica foglia d’oro e perle di vetro di diverse forme e colori.

La sculture dell’artista di origine francese Valérie Rey in qualche modo richiamano alla mente il lavoro della statunitense Esther Traugot (che recupera e cerca di riportare alla vita rami caduti dagli alberi, bacelli di semi ecc.) ma anche vagamente quello del giapponese Toshihiko Shibuya (che spesso usa puntine di vetro inserendole direttamente nella natura come fossero funghi), senza tuttavia essere simili ne alle opere dell’una ne a quelle dell’altro. 

La Rey recupera si oggetti trovati abbandonati nella foresta pluviale del Costa Rica (che è il suo paese d’adozione) ma non cerca di ripararli come la Traugot il suo intento è quello di esaltarli, da Shybuya poi, che pensa che l’ artista non debba modificare la Natura (è già una sublime opera d’arte) ma spingere le persone a guardarla, la separa l’oceano.

Valérie Rey con un passato da designer usa foglia d’oro, vetro (soprattutto sotto forma di perle artigianali) per trasformare quelle che lei definisce “reliquie” in sculture dall’aspetto prezioso. A volte simili a gioielli, altre come certi accessori di moda, le sculture della Ray assomigliano la gran parte delle volte ad anemoni, pesci e altre creature marine. 

Per vedere altre opere di Valérie Rey il sito web dell’artista o il suo account Instagram sono la soluzione ideale. (via Colossal)

“Après la Pluie”

“Après la Pluie”

Particolare di “Après la Pluie”

Particolare di “Après la Pluie”

“Angel Virus” (2015), Wood and glass, : 18 x 9 x 9 inches

“Angel Virus” (2015), Wood and glass, : 18 x 9 x 9 inches

“E2” (2017), Wood and glass, 7 x 7 x 7 inches

“E2” (2017), Wood and glass, 7 x 7 x 7 inches

Cervelle de Moineau (2017), Glass, 13 x 7 x 7 inches

Cervelle de Moineau (2017), Glass, 13 x 7 x 7 inches

“In The Sky With Diamonds” (2017), Wood and glass, 6 x 6 x 14 inches

“In The Sky With Diamonds” (2017), Wood and glass, 6 x 6 x 14 inches

Supernova

Supernova

“Effervescence” (2016), Wood and glass, 14 x 12 x 9 inches

“Effervescence” (2016), Wood and glass, 14 x 12 x 9 inches

“Black Rainbow” (2017), Wood and glass, 8 x 8 x 5 inches

“Black Rainbow” (2017), Wood and glass, 8 x 8 x 5 inches

Detail of “Gelée Royale” (2017), Wood and glass, 16 x 11 x 15 inches

Detail of “Gelée Royale” (2017), Wood and glass, 16 x 11 x 15 inches

La danza delle strane creature di vetro tessuto a mano da Kim Kototamalune al Museo di Storia Naturale di Venezia

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Il Museo di Storia Naturale di Venezia in occasione del The Venice Glass Week 2018 ospiterà la mostra Memorie dell’Eden di Kim Kototamalune. L’artista vietnamita presenterà una carrellata delle sue sculture fatte di fili di vetro che intreccia a mano, una saldatura dopo l’altra, fino a renderli delle griglie fitte, simili a tessuti lavorati all’uncinetto.

Nata in Vietnam ma residente a Parigi, Kim Kototamalune, ha studiato le tecniche dell’artigianato tessile prima di dedicarsi completamente al vetro.  Nel suo lavoro confluiscono illustrazione e astrazione, luci e ombre, vita e morte. E’ una danza di poli opposti, insomma, che si affrontano circospetti e sincroni nello spazio buio di un museo o di una galleria. Dove il fascio di luce che avvolge le sculture si frantuma in una pioggia di chiaroscuri drammatici nelle pareti circostanti.

Le creature che sono al centro dell’opera di Kototamelune sono appena abbozzate nel fragile tessuto di vetro. E un po’ per questo un po’ perché sembrano emergere dall’oscurità fanno pensare a delle apparizioni. Fantasmi mutanti indecisi se partecipare a un film di fantascienza a un documentario naturalistico o a un cartone animato 3d.

L’artista per crearle si ispira soprattutto alla biologia. Così a volte ricordano dei bozzoli, altre delle conchiglie e altre ancora degli organismi sottomarini. 

I temi da cui prende spunto sono l’identità culturale e le origini della vita. Al blog statunitense Colossal a questo proposito ha detto che cerca di creare un "territorio inesplorato per impegnarsi in un dialogo silenzioso con gli" estranei "che vivono in noi. Queste sculture nascono dalla volontà di recuperare all'interno di ognuno di noi ciò che è comune nelle nostre origini fetali ".

‘Memorie dell’ Eden’ al Museo di Storia Naturale di Venezia si inaugurerà il 9 settembre e chiuderà i battenti il 16. Esattamente come il Venice Glass Week 2018 (al festival internazionale di arte vetraria, quest’anno, tra gli altri, oltre al MSN, ha aderito anche la Peggy Guggenheim Collection). Kim Kototamalune è rappresentata dalla Da-End Galerie, la mostra è stata prodotta da Éliane Nagata di Ten Arts ("Éliane Nagata- ci tiene a puntualizzare l'artista-  senza la quale non avrebbe potuto succedere nulla a Venezia") in collaborazione ad Ici Venice (ovviamente courtesy Da-End Galerie).ma altre immagini delle opere si trovano anche sul suo sito web.

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