Reaching for the Stars| Dopo un anno record Palazzo Strozzi celebrerà a Firenze i 30 anni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Yiadom Boayke Lynette, Switcher (1)

Con oltre 330mila visitatori Palazzo Strozzi ha chiuso il 2022 con numeri più che positivi. In netta crescita. Quasi impensabili per uno spazio espositivo che propone per lo più arte contemporanea, a Firenze. La città del Rinascimento e delle Gallerie degli Uffizi. Per il 2023 ha già annunciato “Reaching for the Stars”, una piccola (si fa per dire) perla, che celebra il trentennale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino) fuorisede.

D’altra parte Palazzo Strozzi aveva già collaborato con il Castello di Rivoli, un altro importante museo torinese, in occasione della mostra “Nel tuo tempo” di Olafur Eliasson, svoltasi in contemporanea alla presentazione di un’installazione site specific del danese-islandese nelle Langhe.

L’esposizione di Olafur, ancora in corso (solo fino a domenica, però), ha senza dubbio contribuito al numero di visitatori raggiunto dal museo nell’anno appena passato, perchè i dati a disposizione nel momento in cui viene redatto questo articolo, benchè parziali, sono decisamente molto positivi. Inoltre, la mostra, snella ma visivamente e concettualmente ricca, ripaga il visitatore con installazioni che lo rendono protagonista di un’esperienza a prova di selfie, tra luci, colori e inganni percettivi.

Tuttavia, il totale è frutto di un’infilata di successi: la coda della personale, “Shine”, iniziata nel 2021 e dedicata al famosissimo Jeff Koons; ma soprattutto la parentesi quattrocentesca dell’estate con “Donatello, il Rinascimento” (che si è aggiudicata l'Apollo Award, come migliore mostra dell'anno a livello internazionale!). Senza dimenticare “Let’s Get Digital!”, nata più che altro per coprire gli spazi lasciati liberi da Donatello, offrendo contemporaneamente un bonus ad un pubblico curioso, e rivelatasi al di sopra delle aspettative di gradimento.

Una volta conclusa “Nel tuo tempo” di Olafuar Eliasson, Palazzo Strozzi si prenderà circa un mese di pausa, per ritornare il 4 marzo 2023 con "Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye" (e proseguirà poi, fino al 18 giugno 2023). Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione, si propone di esplorare le principali tendenze artistiche degli ultimi 40 anni. E di farlo attraverso una selezione di opere di proprietà della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di cui contemporaneamente celebrerà il trentennale. Tra gli artisti, i cui lavori tracceranno lo scenario, vanno citati: Maurizio Cattelan, Sarah Lucas, Damien Hirst, Lara Favaretto, Cindy Sherman, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Josh Kline, Lynette Yiadom-Boakye, Rudolf Stingel.

Piittura, scultura, installazione, fotografia, video e performance, saranno poste (com'è consuetudine di Palazzo Strozzi) a dialogare con l'edificio quattrocentesco sede dell'esposizione. Per "Reaching for the Stars", inoltre, le sale a disposizione saranno completamente occupate, dal Piano Nobile alla Strozzina (cioè i sotterranei). E verrà inaugurata una installazione site specific per il cortile rinascimentale (anche qui, come da copione dello spazio espositivo fiorentino).

In attesa di "Reaching for the Stars", non va però dimenticata “Nel tuo tempo” di Olafur Eliasson. La più grande mostra mai dedicata in Italia al famoso artista danese-islandese che sarà il cuore pulsante di Palazzo Strozzi fino al 22 gennaio 2023. E che, tra l’altro, presenta l’installazione site specific “Under the Weather” giocata sull’effetto moiré e aperta anche ai visitatori non paganti.

Cattelan Maurizio, La rvoluzione siamo noi

Lucas Sarah, Nice Tits

Favaretto Lara, Gummo V

"NOw/here" di Gian Maria Tosatti al Pirelli Hangar Bicocca. La prima grande mostra dopo aver rappresentato l'Italia alla Biennale 2022

Gian Maria Tosatti, 7_Terra dell’ultimo cielo, 2016, Installazione ambientale Site-specific in SS. Trinità delle Monache, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Il Pirelli Hangar Bicocca, ha da poco reso note le linee essenziali della mostra “NOw/here”, che lo spazio espositivo milanese, a febbraio, dedicherà a Gian Maria Tosatti. L’artista, con l’installazione ambientale “Storia della Notte e Destino della Comete”, è stato il primo nella storia ultra- centenaria della Biennale di Venezia, a rappresentare, da solo, l’Italia.

Nato a Roma nell’80, Gian Maria Tosatti, che attualmente vive a Napoli, è anche giornalista e saggista, oltre ad essere il direttore artistico della Quadriennale di Roma (che lo scorso anno ha festeggiato il suo 95esimo compleanno). Il suo lavoro, focalizzato sui concetti di collettività e memoria, è quasi sempre monumentale ed informale al tempo stesso. Con l’uso di grandi installazioni ambientali site-specific, che letteralmente invadono lo spazio loro dedicato.

Viene da se che il rapporto tra la sua opera e l’architettura sia molto stretto. Ma lo è ancora di più quello con il cinema, da cui Tosatti attinge a piene mani, mentre crea, quelle che spesso altro non sono se non grandi scenografie, all’interno delle quali lo spettatore si muove da protagonista.

A Milano gli è stato chiesto di selezionare il materiale per una retrospettiva. Tuttavia, l’artista ha preferito muoversi diversamente: e ha lavoranto su delle opere nuove, ma capaci di sintetizzare i sentimenti che hanno animato la sua ricerca negli ultimi vent’anni.

Ne sono usciti due cicli di opere, che si sviluppano a partire da degli elementi di grande formato. Questi ultimi, secondo l’artista, rappresentano sia lo Zeigeist (Spirito del tempo), che il suo personale sentimento generazionale.

Le opere per lo spettatore invece, dovranno essere “degli specchi” (di sentimenti e riflessioni) così come “delle domande aperte”.

A partire dal titolo- ha spiegato Tosatti- la cui pronuncia è possibile solo a seguito di una presa di posizione da parte di chi legge, la mostra è un invito a immergersi in un ambiente che sembra porre una domanda aperta, semplice, confidenziale a chi varca la soglia: «tu come ti senti?»

"Now/here", infatti, si può intendere sia come “Now. Here” (Adesso. Qui), che come “Nowhere” (Nessun luogo).

Curata da Vincente Todoli, "NOw/here" di Gian Maria Tosatti, sarà al Pirelli Hangar Bicocca di Milano dal prossimo 22 febbraio al 30 luglio 2023.

Oltre a lui e al grande Bruce Nauman (l’importante esposizione cominciata lo scorso anno finirà il prossimo 26 febbraio), il Pirelli Hangar Bicocca ques’anno ospiterà anche: Ann Veronica Janssens, James Lee Byars e Thao Nguyen Phan.

Gian Maria Tosatti, My dreams, they’ll never surrender, 2014 Installazione ambiental Site-specific in Castel Sant’Elmo, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, 7_Terra dell’ultimo cielo, 2016, Installazione ambientale Site-specific in SS. Trinità delle Monache, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Il mio cuore è vuoto come uno specchio – Episodio di Catania, 2014 Installazione ambientale Site-specific in Palazzo Biscari, Catania Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, 4_Ritorno a casa, 2015 (particolare) Installazione ambientale Site-specific in ex Ospedale Militare, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Kalbim Ayna Gibi Boş - İstanbul Bölümü, 2021 Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, 2_Estate, 2014 (particolare) Installazione ambientale Site-specific in ex Anagrafe Comunale, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, My hart is so leeg soos ‘n spiel - Kaapstad episode Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Storia della Notte e Destino delle Comete, 2022 Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Моє серце пусте, як дзеркало - одеський епізод, 2020 Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

L’artista Gian Maria Tosatti. Photo: Serge Domingie

Resta solo una settimana per vedere Olafur Eliasson. E il caso di "Firefly double-polyhedron sphere experiment"

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Di sicuro impatto, "Firefly double-polyhedron sphere experiment", ricercata e sperimentale, è un’opera che da sola giustificherebbe una visita a “Nel tuo Tempo”di Olafur Eliasson. Ma a Palazzo Strozzi c’è molto di più. Tra opere storiche e nuove produzioni, infatti, a Firenze si stà celebrando la più grande mostra dell'artista danese-islandese mai realizzata in Italia.

E resta solo una settimana per vederla.

Mancano le tonnellate di ghiaccio artico di "Ice Watch London"(con cui Olafur Eliasson alludeva contemporaneamente allo scioglimento della calotta glaciale e alla pittura romantica). Ma i riferimenti alla storia dell’arte e all’ecologia abbondano

Vagamente simile a una palla da discoteca (oggetto quasi d’uso comune, perso tra il vitage e la contemporaneità, che di sicuro piace a Jeff Koons, altro ex-inquilino illustre di Palazzo Strozzi), "Firefly double-polyhedron sphere experiment", il grande poliedro di vetro colorato di Olafur, ha visto la luce nel 2020. In piena pandemia. Forse per questo, lungi dalla delicata bellezza di “Beauty” (un arcobaleno tra la nebbia del 1993), è tanto splendidamente e vivacemente sfacciato da essere quasi destabilizzante. Vicino all’allucinatorio, con i suoi riflessi verdi, arancioni, gialli, azzurro e rosa, così pieni e al tempo stesso lievi da apparire irreali.

Nello stesso periodo Olafur, in occasione della Presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea creò “Earth Speaker”, in cui insieme a bambini di tutto il mondo e con il supporto del Ministero degli Esteri Federale Tedesco, invitava i bambini a schierarsi a favore del Pianeta. Anche quell’opera, a dire il vero, appariva vagamente allucinatoria, se non altro perchè i bambini, nella loro purezza, (fatta salva la nobilità del progetto, la solidità visionaria dell’artista e il punto di vista dei politici tedeschi), possono essere spinti anche a schierarsi a favore degli elfi e di Babbo Natale.

"Firefly double-polyhedron sphere experiment", però, è tutt’altro che un’opera affabulatoria o di getto. Collocabile in un’area di confine tra arte e scienza. Frutto di decenni di ricerche intraprese dallo Studio Olafur Eliasson (composto da lui e da un team che supporta l’artista nella realizzazione pratica dei suoi visionari progetti e in cui figurano architetti, ingegneri, artigiani ed assistenti), è stata pensata con attenzione, per apparire visivamente stupefacente. Sfolgorante di luce, colore e riflessi, come e più di un enorme diamante. Animata da uno strato di piccole luci al led che, sotto la superficie, pulsano come lucciole. Con un corpo centrale che ruota lentamente, per meglio diffondere tutto questo sfavillio, mutevole e cangiante.

In occasione di “Nel tuo tempo”, posta quasi al centro di una delle sale più belle del Piano Nobile di Palazzo Strozzi, accanto ad un antico camino fatto di bassorilievi finemente lavorati, sulla cui tessitura si riverbera, sotto forma di lieve chiaroscuro, dai colori talmente tenui da apparire e scomparire alla vista. Di lato a lei, le grandi vetrate dell’edificio quattrocentesco, che, invece, almeno a certe ore del giorno e con una certa luce naturale, sembrano non risentirne.

L’opera è fatta soltanto di acciaio inox, filtri di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchi, luce LED, vernice nera e un motore per far ruotare la forma interna. Ma sembra molto più semplice e complicata al tempo stesso, tale è l’effetto che fa. Se non fosse per la pulizia delle forme, potrebbe sembrare un qualche strano tipo di organismo vivente. Magari sottomarino. O magico, arrivato diretto da Hogwarts con una passaporta.

Alla sezione aurea- scrive nel catalogo, il direttore di Palazzo Strozzi e curatore della mostra, Arturo Galasino (che è anche uno storico dell’arte)- espressione delle leggi scientifiche che governano il mondo di cui è espressione lo stesso Palazzo Strozzi(…) applicata da Leonardo nell’Uomo vitruviano (…) fa esplicito riferimento l’opera di Eliasson Renaissance echoes (…) In quest’opera la sfera, la più perfetta forma platonica, si lega alla spirale aurea, legge geometrica immanente alla natura che ritroviamo nella struttura della conchiglia, che si accresce progressivamente in dimensioni pur mantenendo la forma originaria. Simili sperimentazioni geometriche si ritrovano in svariati lavori di Eliasson, tra cui Firefly double-polyhedron sphere experiment (…)

Anche se, l’arma segreta dell’opera, oltre alla forma (come già detto, solo apparentemente semplice ma in vero molto complessa; sperimentale) frutto della sovrapposizione di due poliedri, sono le facce in vetro filtrante a effetto colorato iridescente. Un materiale speciale che riflette la luce di un unico colore, non lasciando passare le altre tonalità.

A Palazzo Strozzi condivide la stanza con "Colour spectrum kaleidoscope" (2003), ma, se non nella resa piena della forza dello spettro cromatico, per la ricchezza di sfumature e riverberi luminosi la supera. Comprensibilmente, vista la ricercatezza della forma, il materiale usato e il movimento impresso al corpo interno.

Riguardo alla ricerca sul colore di Olafur Eliasson, così ancora, Arturo Galasino: "(...)Piero della Francesca, che fa un uso precoce dell’olio, utilizza un approccio più consapevolmente scientifico, usando colori bilanciati e complementari. Analogamente a Piero, l’interesse di Eliasson per le teorie legate al colore e alla sua percezione deriva principalmente dalla ricerca sulle modalità di funzionamento dell’occhio (...). Così si è impegnato in un progetto per definire una nuova teoria dei colori basata su quelli prismatici e ha iniziato questi esperimenti lavorando con un chimico del colore per mescolare nella vernice un colore esatto per ogni nanometro di luce nello spettro visibile e ha utilizzato questa tavolozza per realizzare dei dipinti noti come Colour experiment paintings nati talvolta dalla tavolozza di artisti del passato come Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Caspar David Friedrich (1774-1840) o Claude Monet (1840-1926)”.

"Firefly double-polyhedron sphere experiment" insieme a tutte le altre opere che compongono la mostra di Olafur Eliasson, “Nel tuo tempo”, rimarrà a Palazzo Strozzi fino al prossimo 22 gennaio.

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson