David Popa, che realizza giganteschi ed effimeri graffiti sulle lastre di ghiaccio alla deriva

“Mirage” All images © David Popa via Colossal

Di orgini newyorkesi, l’artista David Popa, vive in Finlandia, dove ha sviluppato un modo del tutto personale di fare street-art. Realizza, infatti, dei grandi graffiti in mezzo alla natura selvaggia del nord Europa. Su scogli, campi, ma soprattutto lastre di ghiaccio alla deriva.

Popa, sul suo sito web, ha scritto di essere figlio di uno dei primi a scrivere del Graffitsmo. Cresciuto con la passione per la street-art, ha finito per coniugarla con l’amore per gli spazi aperti e l’avventura. Le opere di Popa, in particolare quelle tracciate sul ghiaccio, richiedono una buona dose di coraggio. Dopo una ricognizione attraverso un drone, infatti, l’artista, si muove direttamente sulla superficie ghiacciata sul punto di sciogliersi.

Su instagram ha raccontato, a proposito di un lavoro recente: "L'anno scorso in Finlandia abbiamo avuto alcune sporadiche settimane fredde con alcuni giorni molto più caldi, causando la frattura del ghiaccio e la formazione di bellissime forme intorno alla costa. Questo giorno specifico (quello in cui ha realizzato l’opera in questione ndr) è stato impegnativo poiché la temperatura era sopra lo zero, causando lo scioglimento della superficie e la formazione di ristagni d'acqua mentre lavoravo. Tuttavia è stato questo tipo di tempo che ha fatto sì che l'acqua si accumulasse un po' al di fuori delle varie fratture nel ghiaccio, consentendo alla neve alla deriva di aderire al bordo delle fessure, così si è verificato un fenomeno molto simile (almeno in apparenza) a ciò che succede alla pietra e che viene chiamato venatura. Un processo in cui le vene sono formate da minerali cristallizzati depositati dall'acqua che scorre attraverso la pietra ed evapora. Quando ho fatto volare il mio drone, sapevo che ci sarebbe stata la possibilità di utilizzare queste bellissime striature lungo il ghiaccio per delineare un ritratto, quasi come se uno spirito stesse attraversando la superficie del ghiaccio".

Popa usa solo colori naturali, per non alterare in alcun modo l’acqua, a cui i suoi graffiti ritornano velocemente. In genere si tratta di gesso bianco della regione di Champagne-Ardenne in Francia, ma anche ocre francesi ed italiane. Oltre al carbone in polvere che produce lui stesso e che purifica l’acqua anzichè inquinarla.

D’altra parte è cmprensibile che Popa si preoccupi di non alterare l’ecosistema in cui lavora, visto che le sue opere non possono fare a meno di parlarci della bellezza della natura, dei ritmi ineludibili della ciclicità stagionale a cui tutti gli esseri (umani compresi) sono legati. Ed anche ovviamente di ecologia e cambiamenti del clima.

Un’altra caratteristica delle opere dell’artista di origine statunitense, è la fragilità, il loro essere estremamente effimere. Nel giro di un giorno, se non di poche ore, dei graffiti non restano che fotografie scattate dall’alto (con un drone). Come sottolinea Popa stesso: "Quando lavoro sul ghiaccio spesso mi sembra di lavorare in una capsula del tempo, come se potessi assistere all'erosione del tempo davanti ai miei occhi, dove persino il grande dio del sole Apollo è ridotto a resti al calare della notte".

L’opera, durante la sua breve vita, è anche permeabile ai cambiamenti dell’ambiente circostante, alle condizioni di luce nel momento in cui vengono scattate le fotografie ed alle sollecitazioni incontrate dall’artista nell’atto di dipingere. In questo modo, è talmente legata al paesaggio da divenatarne parte integrante.

Spesso l’artista usa il nome di antiche divinità per intitolare le sue opere. In questo modo fa riferimento all’inarrestabile scorrere del tempo, a volte all’immutabile forza degli elementi, ma soprattutto al modo diverso in cui viene percepita la bellezza oggi rispetto ad altre epoche.

David Popa, vende le stampe delle fotografie delle sue fragili opere in edizione limitata (una nuova sarà disponibile il mese prossimo) e degli Nft che catturano il lavoro dell’artista stesso. Si possono vedere altre sue opere sul sito internet ma anche sull’account instagram.

“Fractured”

“Redemption”

“Bemuse.”

La teatrale e sospesa "The Quiet Parade" di Hans Op de Beeck all'Amox Rex di Helsinki

Hans Op de Beeck, The Quiet Parade, Amos Rex 2022 Photo: Mika Huisman

Lo scultore Hans Op de Beeck, che è anche scenografo e regista (oltre a compositore), ci ha ormai abituati alle atmosfere teatrali che spesso permeano le sue opere e le sue mostre. Ma forse mai come in “The Quiet Parade”, personale in corso al museo Amos Rex, quest’aspetto era stato così evidente.

Sarà il dipanarsi circolare dell’esposizione, o il buio caravaggesco che la avvolge. Se non, ancora, i faretti a soffitto che, mentre sottraggono le opere all’oscurità, sembrano proprio un cielo stellato, ma la mostra che il museo di Helsinki (in Finlandia) ha dedicato all’artista belga, dà davvero l’impressione di essere un corpo unico. E il racconto, sospeso certo, forse non è mai apparso pure così lineare e drammatico.

The Quiet Parade”, curata da Terhi Tuomi, presenta 24 sculture create tra il 2015 e il 2022. Cui si aggiungono un video e un’installazione sonora, "Staging Silence (3)" (del 2019). Ed è la prima personale finlandese di Op de Beeck.

Un appuntamento importante cui il belga si è presentato con l’intero armamentario di temi iconografici, rubati alla storia dell’arte e reinterpretati in chiave contemporanea, che gli sono cari: dalla Natura Morta al Paesaggio, dalla Vanitas al Memento Mori, fino alla Wunderkammer (il Gabinetto delle Curiosità). E di opere che ne hanno scandito il successo nel tempo. Anche quello più recente, con sculture come “The Horseman”, "My bed a raft, the room the sea and then I laughed some gloom in me",  “The Boatman”, o ancora “Danse Macabre”.

Hans Op de Beeck, che lavora con vari materiali, come poliestere o legno rivestito e intonaco pigmentato, presenta singole sculture o gruppi scultorei, profondamente evocativi. Indecisi tra una metaforica ma profondamente verosimile, persino iperrealista, rappresentazione della realtà, e surreale. Dove tutto è monocromo (grigio) come fosse congelato o pietrificato, in attesa di essere risvegliato dall’immaginazione del visitatore, il solo capace di rimettere in moto i racconti, immaginando un prima e un dopo, alle sue narrazioni sospese.

Riguardo il continuo costruire storie, Hans Op de Beeck, ha spiegato: “Sento il bisogno di creare degli ambienti, personaggi e situazioni fittizie nelle quali si respira una forma di alienazione e latente deragliamento per offrire allo spettatore un momento di consolazione e calma riflessione, come beh, se stessi condividendo l'idea che noi tutti abbiamo degli ostacoli da superare e non quella che siamo solo in balia dell'assurda condizione umana."

Mentre l’atmosfera di sospensione la spiega così: “In  un'opera d'arte mi piace sempre mettere in scena una certa tranquillità, perchè aiuta ad entrare in ciò che raffiguro , e a partire da lì qualunque sia il contenuto vero e proprio, sia esso rassicurante o crudele, facilmente accettabile e bello, o ruvido, oscuro e piuttosto difficile da digerire ”.

Hans Op de Beeck, che in Italia ha partecipato ad importanti esposizioni nel corso degli anni (per esempio alla Biennale di Venezia, o al Pirelli Hangar Bicocca), è attualmente ospite di Galleria Continua, con la mostra “Sognare”, nella hall dell’Hotel St Regis di Roma. In cui, tra conversazioni di strani personaggi, fanciulle addormentate e delicati insetti (come farfalle e libellule), mette in scena l’aspetto onirico della sua opera (fino al 31 gennaio 2023).

Hans Op de Beeck: The Quiet Parade” all’Amox Rex di Helsinki, proseguirà invece fino al 26 febbraio 2023.

Hans Op de Beeck, The Quiet Parade, Amos Rex 2022 Photo: Mika Huisman

Hans Op de Beeck, The Quiet Parade, Amos Rex 2022 Photo: Mika Huisman

Hans Op de Beeck, The Quiet Parade, Amos Rex 2022 Photo: Mika Huisman

Hans Op de Beeck, The Quiet Parade, Amos Rex 2022 Photo: Mika Huisman

Hans Op de Beeck, The Quiet Parade, Amos Rex 2022 Photo: Mika Huisman

Hans Op de Beeck, TATIANA (soap bubble) Photo: Stella Ojala

Hans Op de Beeck, The Settlement Photo: Stella Ojala

Hans Op de Beeck, The Workshop Photo: Stella Ojala

Hans Op de Beeck. My bed a raft, the room the sea, and then I laughed some gloom in me Photo: Stella Ojala

Hans Op de Beeck, Danse Macabre Photo: Stella Ojala

Hans Op de Beeck, Danse Macabre Photo: Stella Ojala

Hans Op de Beeck, Vanitas XL Photo: Stella Ojala

Un fotografo finlandese cattura la rara visione di una spiaggia ricoperta di uova di ghiaccio

uova di ghiaccio sull'isola di Hailuoto in Finlandia. Fotografia di Risto Mattila

uova di ghiaccio sull'isola di Hailuoto in Finlandia. Fotografia di Risto Mattila

Il fotografo amatoriale Risto Mattila, domenica scorsa passeggiava con sua moglie sulla spiaggia di Marjaniemi sull'isola di Hailuoto in Finlandia e si è imbattuto in una distesa di uova di ghiaccio. Centinaia di uova di ghiaccio. Una aveva le dimensioni di un pallone da calcio.

Risto Mattila ha scattato una serie di immagini poi condivise si Instagram.

Lo spettacolo irreale si è diffuso a macchia d’olio sulla rete e sui giornali di tutto il mondo. I media riportano che la superficie occupata dall’insolito materiale era vasta (approssimativamente 30 metri). Rendendo ancora più spettacolare il paesaggio autunnale dell’estremo nord europeo.

Quello fotografato da Risto Mattila è un fenomeno meteorologico raro. Che si può verificare una volta all’anno, solo se una serie di condizioni vengono soddisfatte contemporaneamente.

"Hai bisogno della giusta temperatura dell'aria (sotto lo zero, ma solo un po ') - ha detto a The Guardian Jouni Vainio dell'Istituto meteorologico finlandese- della giusta temperatura dell'acqua (vicino al punto di congelamento), una spiaggia sabbiosa poco profonda e digradante e onde calme (...). Hai anche bisogno di qualcosa che funga da nucleo. (...) "

Pare che il periodo più favorevole per il formarsi di uova di ghiaccio nelle fredde spiagge finlandesi sia proprio l’autunno. D’altra parte l’isola di Hailuoto d’inverno è collegata alla terraferma da una strada di ghiaccio. E non metaforicamente parlando.