Dimenticata, riscoperta e oggi celebrata a Parigi, Vivian Suter si racconta con dipinti tropicali

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Una saga familiare che dall’800 conduce fino ai giorni nostri attraverso vicende che si svolgono in due continenti, mentre, sullo sfondo, si consumano guerre e persecuzioni ma anche amori e ambizioni; il rapporto strettissimo e sottilmente conflittuale tra una madre e una figlia, entrambe artiste, che continuano a esporre insieme anche dopo la scomparsa della prima; una pittrice dimenticata e in bolletta insofferente alle convenzioni sociali, che sta per vendere la casa proprio quando viene riscoperta e raggiunge il successo. Potrebbe sembrare la trama inverosimile e un po’ ingenua di uno scrittore d’altri tempi e invece è la storia, tutt’altro che romanzata, dell’artista argentino-svizzera Vivian Suter, oggi celebrata come proto-ambientalista dopo aver passato decenni a dipingere per se stessa in un giardino tropicale caotico ricavato in una ex-piantagione di caffè in Guatemala.

In questi mesi Vivian Suter è protagonista della grande mostra “Disco” (il nome non ha a che fare con dj o luci stroboscopiche ma è quello di uno dei suoi cani) al museo d’arte contemporanea, Palais de Tokyo di Parigi. Dove i dipinti gestuali, dagli accesi colori tropicali, rigorosamente non incorniciati invadono l’ampia superficie delle sale appesi in blocco su stenders metallici, sospesi al soffitto, adagiati per terra, o fissati alle pareti in modo apparentemente casuale fino a sovrapporsi l’un l’altro.

L'allestimento è molto empirico- ha detto il curatore François Piron- Avevamo un piano, ma non lo abbiamo seguito. Abbiamo solo rispettato alcune regole: doveva essere denso, doveva occupare l'intera superficie delle pareti dall'alto al basso e doveva esserci un'ampia gamma di contrasti”. Le opere inoltre sono illuminate dalla luce naturale, e in mostra è presente anche un nutrito gruppo di acquerelli della scomparsa madre della pittrice (Elisabeth Wild, che era un’artista a propria volta).

Il Palais de Tokyo è una sede prestigiosa, ma da quando il curatore polacco Adam Szymczyk (nel 2011) ripescò il lavoro dimenticato da un trentennio della signora Suter (includendolo in diverse mostre e nel 2017 nella quattordicesima edizione di Documenta di Kassel), la sua carriera ha il vento in poppa. Tra i musei in cui è stata solista ci sono ad esempio: la Tate Liverpool, il museo Reina Sofia di Madrid e, in Italia, la Gamec di Torino.

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

I collage laboriosi e precisi della madre sono in genere parte del pacchetto: le due donne per parecchi anni, e fino alla scomparsa della signora Wild (avvenuta nel 2020 quando aveva 97 anni), hanno abitato nella stessa ex-piantagione di caffè ed erano molto legate (tanto che i curatori tendono ad esporle insieme per rendere comprensibile il loro percorso agli spettatori).

Tuttavia, l’affetto e il sentire condiviso, non vuol dire che artisticamente fossero sovrapponibili. Quello tra loro è anzi un confronto fatto di macro-differenze che nascondono centinaia di minute consonanze. La signora Suter anche recentemente ha ricordato: “A volte spostavo un piccolo dettaglio (nei collage della madre ndr) quando non guardava, ma lei lo notava sempre immediatamente!

Resta il fatto però che tutt’e due abbiano dovuto adottare simili stratagemmi nel lungo periodo di ristrettezze economiche (Suter ha cominciato a usare colla di pesce e colori da rigattiere che trovava nei mercati della zona, mentre Wild si faceva regalare le riviste per fare i suoi collages) e che la loro vita sia stata sballottata da un continente all’altro dalla stessa, potente, ondata di marea.

Infatti, sebbene la passione per l’arte fosse molto più antica di entrambe (sia la nonna che la bisnonna della signora Suter dipingevano), la storia di fughe e drastici cambiamenti della famiglia ha origine proprio nella biografia di Elisabeth Pollack Wild. Che, nata a Vienna nel ’22 da una cattolica e un ebreo, dovette emigrare in Argentina ancora adolescente per sfuggire alle persecuzioni naziste. Lì completò gli studi artistici e sposò l’industriale tessile August Wild e nel ’49 mise al mondo Vivian.

Tuttavia, il clima politico nel paese sudamericano era in rapido cambiamento, e quando il regime di Peron decise di nazionalizzare le aziende private, la famiglia Wild tornò in Europa. Non in Austria: per esorcizzare i fantasmi del passato scelsero Basilea in Svizzera. Vivian Suter allora aveva dodici anni e si adattò bene al nuovo contesto.

Exhibition view, Collages by Elisabeth Wild in "Disco", Vivian Suter. Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025

Studia arte; negli anni ’70 già partecipa a una collettiva e nell’81 viene addirittura inserita in una mostra nel museo d’arte contemporanea di Basilea. Nel frattempo però coltiva una crescente insofferenza per l’ambiente sociale dell’epoca (è timida e le pubbliche relazioni non le vanno giù). Ma soprattutto conosce e sposa, Martin Suter (che sarebbe diventato un famoso scrittore). Artisticamente decide di prenderne il cognome, ma il matrimonio non è altrettanto durevole: divorzia.

A questo punto parte per un viaggio alla scoperta dei siti archeologici mesoamericani; e un giorno raggiunge la cittadina di Panajachel, sulla sponda nord-orientale del lago Atitlán in Guatemala. Ci arriva per caso, all’inizio degli anni ’80, quando il Paese era immerso in una sanguinosa guerra civile che si sarebbe conclusa solo nel decennio successivo. “Nessuno- ha raccontato- mi aveva detto che c’era una guerra in corso”.

Fatto sta che rimane folgorata dalla bellezza del lago: si trasferisce lì, compra casa, si innamora e fa un figlio (lui oggi è un musicista e ha preso il cognome della nonna: si chiama Franck Wild). Non molto tempo dopo la raggiunge la madre.

Copyright Vivian Suter. Courtesy of the artist and Karma International, Zurich; Gladstone Gallery, New York and Brussels; House of Gaga, Mexico City and Los Angeles; and Proyectos Ultravioleta, Guatemala City. Photo credit: Flavio Kerrer

La signora Suter attraversa indenne la guerra civile guatemalteca ma non è così fortunata quando (nei primi anni duemila) degli eventi metereologici estremi colpiscono la zona: è un disastro, acqua e fango si abbattono sulla ex-piantagione di caffè e rovinano tutto, inclusi i dipinti dell’artista.

Quello però per lei è anche il momento della svolta: “All'epoca la consideravo semplicemente una catastrofe- ha raccontato in un’intervista rilasciata qualche anno fa- ma man mano che le opere si asciugavano, i colori hanno cominciato a emergere e ho capito che dovevo iniziare a lavorare con la natura e non contro di essa”.

Da allora dipinge tutti i giorni all’aperto (sia con il sole che sotto la pioggia). E non solo non cerca di ricoverare le opere ma le espone volontariamente agli elementi e al caso (mette le tele ad asciugare per terra, in vari punti del giardino, o le appende in un angolo senza curarsene). Talvolta si serve volontariamente di elementi organici (come l’acqua piovana e certe piante), ma più spesso sono loro a entrare a far parte dei lavori: come le foglie che cadendo si attaccano alla colla con cui impregna la superficie delle tele, la terra che incrosta qua e là il pigmento, o le impronte che i suoi cani, ogni tanto, lasciano sulla pittura fresca.

I dipinti (sempre senza data e titolo) sono un susseguirsi di pennellate veloci, spesse, gestuali, molto espressive; da cui emergono forme semplici come cerchi o onde, foglie e fiori stilizzati. Complessi nella tessitura e nello stratificarsi della materia mentre i colori colano, si spandono e lottano per prendere il sopravvento o semplicemente si adagiano pigri in forme seminali. Cromaticamente sono ricchi, a momenti allegri; qualcuno li ha definiti “un distillato di tropici”. La signora Suter invece ha detto: “Dipingo principalmente la natura, come foglie, alberi, rami e frutta. Mi piace anche dipingere i suoni. Quando sono fuori in giardino, sento i suoni del paese: la chiesa, gli uccelli, i cani...

Disco” di Vivian Suter (con ben 500 opere esposte) è una personale completa, al limite della retrospettiva, anche se le tele non sono disposte in ordine cronologico (impresa per altro impossibile, visto che la stessa artista non è in grado di capire precisamente a quando risalgano). Rimarrà al PalaPalais de Tokyo di Parigi fino al 7 settembre 2025.

Copyright Vivian Suter. Courtesy of the artist and Karma International, Zurich; Gladstone Gallery, New York and Brussels; House of Gaga, Mexico City and Los Angeles; and Proyectos Ultravioleta, Guatemala City. Photo credit: Sebastian Lendenmann

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Copyright Vivian Suter. Courtesy of the artist and Karma International, Zurich; Gladstone Gallery, New York and Brussels; House of Gaga, Mexico City and Los Angeles; and Proyectos Ultravioleta, Guatemala City. Photo credit: Flavio Kerrer

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Copyright Vivian Suter. Courtesy of the artist and Karma International, Zurich; Gladstone Gallery, New York and Brussels; House of Gaga, Mexico City and Los Angeles; and Proyectos Ultravioleta, Guatemala City. Photo credit: Flavio Kerrer

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Exhibition view, Collages by Elisabeth Wild in "Disco", Vivian Suter. Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Exhibition view, Vivian Suter, "Disco", Palais de Tokyo (Paris), 12.06-07.09.2025  Copyright Vivian Suter Courtesy of Karma International, Zurich; Gladstone, New York / Bruxelles / Séoul; Gaga, Mexico DF; Proyectos Ultravioleta, Guatemala City Photo credit: Aurélien Mole

Vivian Suter Portrait, Guatemala City. Photo credit: Flavio Kerrer