Le case infestate d’America dove la paura fa 90 non solo ad Halloween by Misty Keasler

Misty Keasler, “Black Thorne Manor, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 60 × 60 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Black Thorne Manor, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 60 × 60 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Il fotografo statunitense Misty Keasler ha visitato 13 case infestate sparse per l’America del nord (serie 'Haunt') per esplorare la paura attraverso le immagini. E come in ogni film horror che si rispetti è entrato solo quando le case erano chiuse al pubblico.

Infatti tutti gli edifici visitati da Keasler per un motivo o per l’altro sono diventati dei musei dedicati al mistero e all’orrore. Con tanto odori, suoni e persino figuranti che si nascondono negli angoli per saltar fuori al momento opportuno e spaventare i visitatori. Altre propongono elaborti spettacoli a tema che ad Halloween raggiungono l'apice.

Anche quando tutti questi elementi riservati al pubblico non sono presenti, le case infestate americane sono riempite di design scenografico, che nelle intenzioni di chi le ha allestite dovrebbe far paura. Ma che nella pratica è spesso il ripetersi di clichè visivi che fanno sorridere.

"Ho scoperto che le foto più interessanti e intriganti erano quelle che non erano focalizzate sullo spettacolo della stanza, ma su ciò che era appena fuori" ha dichiarato Misty Keasler a Hyperallergic "Queste immagini erano spesso le più inquientanti. Avrebbe anche potuto esserci una trama che però era impossibile mettere insieme, ma potevi dire che qualcosa non era giusto ".

Queste fotografie di Misty Keasler come la precedente serie dedicata agli alberghi per appuntamenti giapponesi (‘Love Hotels’, 2006) vuole arrivare a capire chi ha progettato questi spazi e per chi. Finendo per fare un ritratto delle paure di un popolo e della loro banalizzazione o spettacolarizzazione, a seconda dei casi, per scopi commerciali.

La serie ’Haunt’ di Misty Keasler è attualmente in mostra al  ‘Modern Art Museum of Fort Worth’ (in Texas). La maggior parte delle fotografie sono state anche pubblicate in un libro. Per vedere altre immagini scattate dal fotografo statunitense ci sono comunque il suo sito internet e l’account instagram (via  Hyperallergic)

Misty Keasler, “Trophy Room, Bates Motel, Glen Mills, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Trophy Room, Bates Motel, Glen Mills, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Darkroom, Headless Horseman Haunted House, Ulster Park, NY” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Darkroom, Headless Horseman Haunted House, Ulster Park, NY” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Boudoir, ScareHouse, Pittsburgh, PA” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Boudoir, ScareHouse, Pittsburgh, PA” (2016), archival pigment print, 30 × 30 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Electroshock Therapy, Pennhurst Asylum, Spring City, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Electroshock Therapy, Pennhurst Asylum, Spring City, PA” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Kitchen, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Misty Keasler, “Kitchen, Terror on the Fox, Green Bay, WI” (2016), archival pigment print, 42 × 42 inches (courtesy the artist and the Public Trust)

Installation view of Misty Keasler: Haunt at the Modern Art Museum of Fort Worth (courtesy the Modern Art Museum of Fort Worth)

Installation view of Misty Keasler: Haunt at the Modern Art Museum of Fort Worth (courtesy the Modern Art Museum of Fort Worth)

Le atmosfere sospese e i colori vibranti delle fotografie di Maria Svarbova. Tra piscine sovietiche e nuotatrici vintage

all images © Maria Svarbova

all images © Maria Svarbova

Le immagini scattate (e adeguatamente photoshoppate) della fotografa slovacca Maria Svarbova regalano all’osservatore una sensazione di assoluta tranquillità. Ritraggono delle nuotatrici, uguali tra loro e intente a fare gli stessi movimenti in piscine d’epoca sovietica.

Come graziosi automi abbigliati in stile vintage che si muovono in un mondo che non conosce il caos.

Questa serie, intitolata appunto “In the Swimming Pool” è la più vasta e longeva della Svarbova (cominciata nel 2014 continua a tutt’oggi). Per realizzarla la fotografa ha mixato elementi tipici degli scatti pubblicitari e della scenografia cinematografica con un po’ di foto documentaria (ogni immagine è stata catturata in una diversa piscina d’epoca sovietica).

“La sterile, geometrica bellezza delle vecchie piscine setta il tono di queste fotografie- scrive Maria Svarbovasul suo sito web - Ognuna ritrae una diversa piscina, solitamente costruita nell’era socialista, in varie locations della Slovacchia”.

Di “In the Swimming Pool” colpisce la spersonalizzata bellezza delle figure che si ripetono eseguendo movimenti prevedibili e misurati (come in una parata militare), ma anche la forza vibrante dei colori. Oltre all’atmosfera di assoluta tranquillità appena increspata da una nota ironica.

Per vedere altre fotografie della serie “In the Swimming Pool” di Maria Svarbova ci sono i suoi account Instagram e Behance oltre al libro “The Swimming Pools Book” che l’artista ha realizzato con The New Eroes and Pioneers ed è attualmente in fase di pre-ordine. (via Colossal)

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Il candore delle cave di Carrara che nella fotografia aerea di Bernhard Lang si fa Astrattismo

all photos © bernhard lang

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La serie “Carrara Marble” del fotografo tedesco Bernhard Lang (di cui ho parlato qui e qui) sembra un susseguirsi di rappresentazioni astratte tono su tono. Molto raffinate, molto pittoriche, persino materiche.
In realtà, invece, si tratta di fotografie aeree delle cave di marmo di Carrara sulle Alpi Apuane.

Bernhard Lang, che nelle sue immagini mixa estetica e temi sociali, ha già riletto il paesaggio italiano nella serie “Adria” (sul litorale Adriatico). In “Carrara Marble” ha lavorato con la tavolozza composta quasi esclusivamente di toni del crema e del bianco, riuscendo comunque ad arrivare a delle immagini convincenti.

Perfarlo, Lang, senza abbandonare la fotografia aerea che è un po’ il suo marchio di fabbrica, ha dovuto cambiare spesso l’angolazione delle inquadrature.

“L’eccezionale qualità di questo marmo bianco è nota sin dai tempi dei romani- spiega Bernhard Lang- quando l’impero romano già lo usava per la costruzione dei suoi più prestigiosi monumenti e sculture. Il nobile marmo di Carrara è stato valorizzato da da vari artisti e maestritra i quali Michelangelo, Da Vinci, Bernini e Rodin. Le cave di Carrara hanno prodotto più marmo di ogni altro posto sulla terra. Lavorare nelle cave è stato pericoloso e continua ad esserlo ai giorni nostri”.

Del tutto priva di pericoli non è neppure la tecnica di Bernhard Lang, che per catturare i suoi scatti si sporge da piccoli aerei macchina fotografica alla mano.

Per vedere qualche foto in più di “Carrara Marble” o dare un’occhiata ad altre serie scattate dal fotografo con sede a Monaco, si può consultare il suo sito internet o seguire Bernhard Lang sui suoi account Instagram e Behance.

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