L'universo scultoreo ingannevole e minimal di Alicja Kwade, che da il meglio nel paesaggio

Alicja Kwade: Big Be-Hide 2019 ©Maija Toivanen/HAM/Helsinki Biennial 2021

Il lavoro dell’artista di origini polacche ma tedesca d’adozione, Alicja Kwade, esplora la nostra percezione dello spazio e del tempo. Riflettendo sull’argomento sia in termini scientifici che filosofici. In altre parole, Kwade, si pone domande vecchie come il mondo con un indole insospettabilmente dissidete. Partendo da assiomi scientifici assodati, lei manipola, distorce, e lo fa con leggererezza. Solo un pochino. Con un vocabolario di forme semplici e pulite (sfere che alludono al cosmo, finestre di metallo che aprono a punti di vista diversi). Elegante e minimale, quasi austero. Ma surreale e capace di dare il suo meglio una volta a contatto con il paesaggio.

Sono affascinata dai confini tra scienza e sospetto- da detto in un'intervista tempo fa- Tutti i punti nel messo. Il signor Houdini è uno dei miei più grandi eroi

In effetti Kwade è un’illusionista della scultura. E la cosa strana è che riesce a manipolare lo spazio con poco. Magari delle finestre di metallo e, tutt’al più, una o due superfici specchianti. E chi guarda si ritrova a perdere i punti di riferimento. O sfere di marmo che sembrano pianeti. E ovviamente i pianeti non dovrebbero starsene placidamente distesi accanto al mare o nel giadino di un museo.

Sto cercando di intuire quale potrebbe essere la struttura della realtà- ha spiegato nella stessa intervista- Voglio dire, viviamo su una palla che vola in giro. È pazzesco . Immaginando questo, tutto è possibile. Perché comunque non possiamo capirlo. Siamo solo animali, il nostro cervello è troppo piccolo."

Sarà anche per questa oggettiva impossibilità di dare una risposta alle domande poste dalle opere, che il suo lavoro è piuttosto ermetico. Alicja Kwade, spesso, a un primo sguardo ti lascia a contemplarlo con un punto interrogativo in entrambi gli occhi. E’ una volta scoperta la chiave d’ingresso che cominci a divertirti. Perchè il suo universo è sempre pervaso dal brio del pensiero critico e da un filo d’ironia. Magari ben nascosta, ma sempre presente. E poi, Kwade, non è certo avida di mondi da scoprire. Anzi, spesso, raddoppia le forme, per ricordarci la teoria secondo la quale esisterebbero diverse dimensioni temporali sovrapposte (e quindi altrettante concatenazioni di eventi diversi).

Irresistibilmente attratta dallo scorrere del tempo (sia come fenomeno fisico, che come umana convenzione), ha nel suo studio di Berlino, orologi con tutti i fusi orari del mondo. Invece a Central Park, nel 2015, ha installato un grande orologio con le lancette che giravano al contrario (Against the Run). A volte però, l’artista, si pone anche domande meno profondamente coinvolgenti. Come: chi e cosa determina il valore delle cose? (ha persino fatto tagliare delle pietre da un gioielliere come fossero diamanti).

Alicja Kwade, ha recentemente partecipato a Desert X AlUla 2022 e lo scorso anno è stata ospite della Biennale di Helsinki. Durante questa manifestazione, resa molto suggestiva dalla bellezza selvaggia della natura dell’isola di Vallisaari, nell’arcipelago di Helsinki (la prossima si terrà dal 12 giugno al 18 settembre 2023 e verrà curata da Joasia Krysa), l’artista ha giocato con la tessitura ricca del paesaggio ma soprattutto con la mutevole e sfuggente forza attrattiva dell’orizzonte. Tra le opere presentate in quell’occasione, Pars per Totò (otto globi fatti di marmi provenienti dai diversi continenti), di cui una versione è stata esposta alla Biennnale di Venezia nel 2017. Attualmente, un ciondolo in oro disegnato da lei è in vendita online e il ricavato sarà interamente devoluto a favore dei bambini abbandonanti in Benin.

Alicja Kwade, In Blur, installation view, Desert X AlUla 2022, Courtesy the artist and Desert X AlUla photo by Lace Gerber

Alicja Kwade: Pars pro Toto, 2018 ©Maija Toivanen/HAM/Helsinki Biennial 2021

Le porcellane di Ai Weiwei che ingannano ritraendo la Cina di oggi con il linguaggio di ieri

Set of Spouts, 2015, porcellana 80 x 40 x 10 cm | 60 x 40 x 10 cm| 40 x 40 x 10 cm| 40 x 20 x 10 cm | 20 x 20 x 10 cm | 20 x 10 x 10 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Da anni l’artista cinese, Ai Weiwei, controverso e conosciuto per le sue nette prese di posizione su discussi argomenti d’attualità, usa la porcellana. Un materiale ideale per rassicurare e spingere lo spettatore occidentale all’ammirazione di una Cina esotica e arcana. Lo ha fatto nelle grandi installazioni ma anche in serie meno ingombranti. La tratta in maniera classica, ricorrendo spesso all'abilità degli artigiani del distretto di Jingdezhen (massimi esperti nella lavorazione di questo materiale della Cina pre- rivoluzione industriale), introducendo, però, delle più o meno drastiche deviazioni nel racconto. Che, ovviamente, ne modificano o capovolgono il significato.

Penso- ha dichiarato- che le mie opere siano profondamente radicate nella comprensione della tradizione cinese, sono un uomo contemporaneo, penso che reinterpretare l’artigianato e la cultura in questo linguaggio sia molto importante. Distruggere e dissacrare è un modo per comprendere quello che è successo in passato”.

Ai Weiwei, è probabilmente sincero solo in parte in queste dichiarazioni. Perchè legato strettamente all’immagine pubblica di artista dissidente ad oltranza, che si è costruito. Tempo fa, in un’intrvista, ha detto: “Credo che pensare all'arte come estranea alla realtà, all'umanità e persino alla lotta umana semplicemente non sia arte. Almeno, non è il tipo di arte che apprezzerei o addirittura capirei. Altrimenti, perché abbiamo bisogno dell'arte? La natura è molto più impressionante. (...) Gli artisti devono creare emozioni e comprendere chi siamo e in che tipo di società viviamo(…) L'arte è sempre stata fraintesa come strumento decorativo, come se stesse cercando di decorare un tipo di vita, ma questo non è altro che un malinteso sulla funzione dell'arte.” Ma le sue opere non sempre gli danno ragione. E, comunque, sono smaccattamente, e di sicuro non per caso, belle. Per esempio, Wave Plate, un piatto di porcellana con finitura celadon grigio-verde (una manifattura talmente ricercata da richiamare la luminosità della giada), riproduce in rilievo il motivo dell’acqua in movimento (le onde sempre più frequenti culminano in un vortice accecondando la forma circolare del piatto). Weiwei, si limita a rendere omaggio all'arte della dinastia Yuan (1271-1368).

Ma Ai Weiwei, figlio di un poeta, ogni tanto è anche in grado, di abbandonare gli attrezzi del mestiere dell’artista dissidente e stupirci con attimi di poesia. E’ il caso di Set of Spouts, del 2015, realizzata con beccucci di teiere rotte. In quest’opera, infatti, si ritrovano in maniera rareffatta sia la nostalgia e l’amore dell’artista per la propria terra ma anche, verosimilmente, ricordi intimi e quotidiani (nelle teiere il beccuccio rappresenta il percorso che il vapore attraversa per trasferire il suo calore all’esterno diffondendo conforto e consolazione), con la sua querelle con il governo cinese (la parola ‘spouts’, in senso figurato ‘sputare’, ci ricorda che Ai Weiwei è stato definito “uno che sputa opinioni disdicevoli”, uno sputasentenze, insomma) che qui però ritorna in modo ironico e personale facendone quasi un semplice dettaglio autobiografico.

Solo Blue-and-White Porcelain Vases, in cui i motivi tradizionali sono inframmezzati con immagini contemporanee di argomenti cari ad Ai Weiwei (la polizia che spegne una sommossa con violenza, persone che fuggono) danno ragione all’artista e tornano a fargli indossare i panni del dissidente.

E’ noto che Ai Weiwei ha avuto dei contrasti con il governo cinese, per cui è stato incarcerato (ufficialmente per ragioni fiscali, ma in realtà per le sue poco lusinghiere dichiarazioni). Tuttavia, l’artista che in passato ha potuto occuparsi di importanti commissioni pubbliche, è uscito illeso in tempi relativamente brevi. Un trattamento che mal si concilia con le abitudini di Pechino, dove di norma gli oppositori si limitano a sparire e a non fare ritorno.

Ai Weiwei, è protagonista della mostra Change of Perspective nella sede romana di Galleria Continua. L’esposizione, che si conclude oggi, è centrata proprio sul rapporto dell’artista con il suo Paese natale e oltre alle porcellane, presenta la sua reinterpretazione in chiave contemporanea del Mosaico (con i mattoncini Lego). Purtroppo manca il film Coronation, in cui Ai Weiwei parla della gestione della pandemia da parte delle autorità cinesi, con durezza. Invece, solo la settimana scorsa, sempre a Roma, si è conclusa l’installazione alle Terme di Diocleziano del gigantesco lampadario in vetro di Murano, La Commedia Umana, sempre firmato dal controverso artista.

Blue-and-White Porcelain Vases, 2017, porcellana 52 x 52 x 50,5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Wave Plate, 2014, porcellana 51 x 51 x 14 cm. with Display Case, 2014, legno Huali, vetro 175 x 70 x 70 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Set of Spouts, 2015, porcellana 80 x 40 x 10 cm | 60 x 40 x 10 cm| 40 x 40 x 10 cm| 40 x 20 x 10 cm | 20 x 20 x 10 cm | 20 x 10 x 10 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Set of Spouts, 2015, porcellana 80 x 40 x 10 cm | 60 x 40 x 10 cm| 40 x 40 x 10 cm| 40 x 20 x 10 cm | 20 x 20 x 10 cm | 20 x 10 x 10 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Change of Perspective, vedute della mostra Galleria Continua, The St. Regis, Roma. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Blue-and-White Porcelain Vases, 2017, porcellana 52 x 52 x 50,5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Blue-and-White Porcelain Vases, 2017, porcellana 52 x 52 x 50,5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Blue-and-White Porcelain Vases, 2017, porcellana 52 x 52 x 50,5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Blue-and-White Porcelain Vases, 2017, porcellana 52 x 52 x 50,5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Wave Plate, 2014, porcellana 51 x 51 x 14 cm. with Display Case, 2014, legno Huali, vetro 175 x 70 x 70 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Wave Plate, 2014, porcellana 51 x 51 x 14 cm. with Display Case, 2014, legno Huali, vetro 175 x 70 x 70 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Blue-and-White Porcelain Plates, 2017, porcellana 31 x 31 x 5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Change of Perspective, vedute della mostra Galleria Continua, The St. Regis, Roma. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photos by: Monkeys Video Lab

Con La Commedia Umana Ai Weiwei concentra il suo humor nero in un lampadario di vetro di Murano alto 9 metri

Think Big! Ai Weiwei. Commedia Umana, Terme di Diocleziano, Museo Nazionale Romano. Foto dell’installazione. All images courtesy of the artist Museo Nazionale Romano

L’opera La Commedia Umana di Ai Weiwei, fino alla settimana scorsa collocata alle Terme di Diocleziano a Roma, è una gigantesca scultura in vetro carica di humor nero e riferimenti alla Storia dell’Arte. Un colossale lampadario, di oltre 6 metri per 9, composto da 2 mila parti in vetro di Murano (lavorate ed assemblate a mano).

La Commedia Umana è un tentativo dell’artista di origine cinese di rileggere l’antichissimo tema del Memento Mori in chiave contemporanea. Mixando, nello stesso tempo, elementi iconici della sua poetica alla rappresentazione. Così a teschi ed ossa, l’opera, intervalla granchi (vedi qui) e il leggiadro simbolo di Twitter. Ovviamente, Ai Weiwei, cerca di darle brio con la satira sociale. Espressa dalla scelta di costruire un lampadario in vetro di murano simbolo di buon gusto, artigianalità ed eleganza.

Il lampadario- ha detto Ai Weiwei- è un oggetto glamour che si espone in casa, per esempio un salotto. È il mio bisogno di includere la morte nella nostra quotidianità, di connettere un oggetto di interior design a quello che succede fuori dalla casa, nel mondo”.

. E ancora: “Bisogna coesistere con la morte, non cancellarla. L’artista ha la responsabilità di concentrarsi sull’umanità e di continuare a chiedere chi sta morendo, perché e come”.

Tuttavia, è il tema stesso a contenere la satira sociale (di fronte alla morte i costumi e l velleità di un’epoca sono irrilevanti). E lo è fin dai tempi in cui le Terme di Diocleziano erano un complesso termale capace di ospitare fino a 3mila persone.

L’installazione è frutto di un gigantesco impegno da parte dell’artista e dello studio per la lavorazione del vetro Berengo di Venezia. Un lavoro talmente lungo e complicato che per ultimarlo sono stati necessari tre anni e un’opera di ricerca che si è innestata sull’abilità artigianale.

"Ogni visita dell’artista a Murano - ha ricordato la direttrice della Fondazione Berengo, Jane Rushton- ha stimolato la nascita di nuove idee e portato nuova energia. Parti in vetro soffiato prodotte in fornace, quali organi umani, pipistrelli e altre creature sono state combinate a strutturedi ossa in vetro fuso prodotte nel nostro laboratorio di casting. Con il trascorrere del tempo, come ècresciuta la visione di Ai Weiwei, così si è evoluta anche questa scultura".

L’esposizione dell’opera La Commedia Umana di Ai Weiwei è stata organizzata dal Museo Nazionale Romano. Si è svolta più o meno in paralleo con l’allestimento della Turandot, al Teatro dell’Opera di Roma, diretto dall’artista (gli spettacoli sono durati fino al 31 marzo) ed alla mostra personale Change of Perspective a lui dedicata nella sede capitolina di Galleria Continua che si concluderà giovedì prossimo.

Think Big! Ai Weiwei Photo: Edward Smith

Think Big! Ai Weiwei. Commedia Umana, Terme di Diocleziano, Museo Nazionale Romano

Think Big! Ai Weiwei Photo: Francesco Allegretto

Think Big! Ai Weiwei. Commedia Umana, Terme di Diocleziano, Museo Nazionale Romano

Think Big! Ai Weiwei Photo: Francesco Allegretto

Think Big! Ai Weiwei Photo: Edward Smith

Think Big! Ai Weiwei. Commedia Umana, Terme di Diocleziano, Museo Nazionale Romano (l’artista durante l’installazione dell’opera)