Van Gogh - I Girasoli: al cinema solo per tre giorni il film di David Bickerstaff sulla serie di opere più famosa di sempre

Da molti ritenuti una singola opera I Girasoli (Sunflowers) di Vincent Van Gogh, sono in realtà sette dipinti (undici se si contano anche le tele che rappresentano solo il fiore reciso o appassito) Simili ma diversi tra loro, sono adesso conservati in vari continenti. Recentemente il Van Gogh Museum di Amsterdam ne ha riuniti cinque (quelli che fanno parte di collezioni pubbliche) in una mostra irripetibile vista l’estrema delicatezza dei quadri. Da questo evento prende spunto il film del regista britannico David Bickerstaff, Van Gogh - I Girasoli. Che sarà al cinema per tre giorni soltanto come Frida Kahlo prima di lui.

Il lungometraggio mixa la drammatizzazione al classico format del documentario. Ci sono, infatti, interviste, riprese inedite, o per lo meno poco consuete (il regista ha potuto filmare ogni opera da vicino senza cornice e protezioni), e comparate, ma c’è anche l’attore Jamie de Courcey (ingese anche lui, ha recitato tra l’altro nelle serie The Crown e Downton Abbey e nel film Rush di Ron Howard) che interpreta vari momenti della vita di Vincent.

Van Gogh - I Girasoli si propone di approfondire in maniera piacevole per lo spettatore questa seriedi opere iconiche e famosissime. In particolare cerca di dare una risposta a queste domande: Cosa significavano questi fiori per Van Gogh e perché sono così tanto in sintonia con il pubblico di oggi? Cosa cercava di dire Vincent con queste opere e che differenza passa tra una versione e l'altra? Oltre a svelarci quali segreti hanno scoperto gli scienziati quando le hanno analizzate nel dettaglio e a proporci una nuova interpretazione della lite tra l’artista di origine olandese e Paul Gauguin.

"Questo viaggio cinematografico- ha detto David Bickerstaff- ha messo a fuoco la serie dei girasoli e ha rivelato una nuova visione delle tragiche circostanze che portarono Van Gogh a litigare con Paul Gauguin, scatenando il famoso incidente in cui si tagliò l'orecchio in un raptus psicotico."

Bickerstaff per questo film non si è limitato a intervistare degli influenti storici dell’arte ma ha interpellato anche dei botanici.

Ho avuto il privilegio di filmare il quadro dei Girasoli di Van Gogh diverse volte al Van Gogh Museum-ha dichiarato- Come molti altri, pensavo di conoscere quest’iconico dipinto estremamente bene, ma non avrei potuto sbagliarmi di più. È stato solo quando sono stato invitato a filmare l'opera senza la sua cornice che un'intera nuova narrazione si è rivelata davanti ai miei occhi. Tutta la storia del dipinto si è svelata con alcune sorprese inaspettate, e ha innescato un bisogno di sapere di più su questa serie di capolavori.

Van Gogh - I Girasoli di David Bickerstaff, distribuito da Adler Entertainment, è parte della collana Art Icons. Sarà al cinema il 17, 18 e 19 gennaio 2022.

I Girasoli (Sunflowers), Vincent van Gogh, 1888, National Gallery, London

Jamie de Courcey nei panni di Van Gogh Vincent looking up © Exhibition on Screen

Jamie de Courcey nei panni di Van Gogh Vincent with brush © Exhibition on Screen

Immagini delle riprese Sunflowers - filming [8] © Annelies van der Vegt

Il curatore Chris Riopelle parla delle opere Sunflowers - Chris Riopelle NG [38] © David Bickerstaff

Immagini delle riprese Sunflowers - filming [04] © David Bickerstaff

Il regista David al museo di Amsterdam Sunflowers - Amsterdam David Bickerstaff filming conservation [30] © Nienke Bakker

Le Gazing Balls di Jeff Koons: Una su 350 ce la fa

Jeff Koons, Gazing Ball (Rubens Tiger Hunt), 2015, olio su tela, vetro e alluminio; cm 163,8 x 211,1 x 37,5 Collezione dell’artista. © Jeff Koons Photo: Tom Powel Imaging, Courtesy Gagosian Serie Gazing Ball Paintings – Sala 6

Tutte di recente creazione, le opere della serie Gazing Ball di Jeff Koons, fanno da ponte tra passato e futuro e meravigliano per la loro monumentale e raffinata bellezza. Perfette in ogni minimo particolare. Sia dipinti che sculture, mentre riproducono i capolavori degli antichi maestri, portano su di se questi luccicanti globi di vetro soffiato blu: le gazing balls, appunto. Fragili e leggere ma all’apparenza simili al pesantissimo Balloon Monkey (Blue). A testimonianza di quanto l’opera di Koons sia un universo che si finge immediato e un tantino superficiale, pur non essendolo affatto.

Ad ispirare la serie Gazing Ball (inclusa nella grande mostra “Shine”, in corso a Palazzo Strozzi di Firenze), sono delle colorate sfere riflettenti da mettere in giardino. Oggetti da due soldi e dubbio gusto, che spopolavano negli Stati Uniti degli anni ’50 ma che tutt’ora si possono recuperare per poche decine di euro. Nell’immaginario di Koons sono l’emblema della generosità e uno stratagemma per includere chi guarda e la vita in generale, all’interno dell’opera.

Quando ero piccolo- ha spiegato Jeff Koons- le persone mettevano come ornamento da giardino delle sfere decorative (gazing balls). E quando passavi a piedi o in macchina c’era un senso di generosità, la sensazione che lo avessero fatto per te (…) Sono sempre stato attratto da quell’aspetto della generosità, dal fatto che la sfera sarebbe stata lì in un cortile”.

Ma l’artista statunitense non si limita a prelevare le sfere decorative e a collocarle sulle riproduzioni delle opere degli antichi (che in vero riproduzioni non sono). Lasciandoci a bocca aperta, con giochi d’abilità nella realizzazione al limite del possibile. Per prima cosa, sembra inverosimile che quei globi blu perfettamente sferci siano fatti di vetro soffiato. La creazione delle gazing balls, infatti, è affidata a una selezionata cerchia di artigiani in Pennsylvania (proprio lo Stato in cui Koons è nato), che l’artista fa parecchio penare prima di usare uno dei loro manufatti. Mediamente “ne accetta circa uno su trecentocinquanta ultimatiha scritto il co-curatore della mostra Shine e direttore di Palazzo Strozzi, Arturo Galasino.

Modellate dal respiro umano, queste sfere, tratteggiano raffinati riferimenti alla Storia dell’Arte, mentre con ottimismo assorbono e distorcono il mondo che le circonda.

La gazing ball riflette il qui e ora- ha detto l’artista- riflette te, lo spettatore. Quindi affermala tua presenza mentre rispecchia anche le opere d’arte, e in qualche modo questo ti permette di viaggiare nel tempo”.

Se poi ci fossero ancora dubbi sul maniacale perfezionismo di Jeff Koons è ancora Gazing Ball a venirci in soccorso. Nella serie scultorea, dove le sfere appaiono in uno sfavillante contrasto con la lattea epidermide dei busti, il materiale bianco a base di gesso è stato appositamente perfezionato nello studio Koons. Per non parlare della versione pittorica, dove i colori tutti preparati e confezionati a mano, entrano poi a far parte della biblioteca cromatica dell’artista, organizzata per valore RGB e archiviata digitalmente.

Ogni dipinto è composto da più di 3000 colori e reinterpreta le opere dei grandi maestri del passato. “Il punto di partenza- spiega Galasino sul catalogo della mostra Shine, edito da Marsilio- è una riproduzione dei quadri, ovvero una stampa digitale ad altissima risoluzione che viene meticolosamente dipinta su tela, millimetro per millimetro, da una schiera di pittori impiegati nello studio. Non si tratta quindi di copie, anche perché, oltre a presentare infinite differenze di tonalità e materia pittorica, vengono drasticamente cambiate le dimensioni rispetto agli originali

I Gazing ball Paintings prendono a modello numerosi maestri del passato, con una predilezione per alcune epoche (come il Cinquecento veneziano) e per gli artisti francesi che Koons ama tanto da esserne un collezionista (possiede opere di: Poussin, Fragonard, Courbet, Manet e Monet). Nel bel mezzo delle tele, comunque, si trova sempre un supporto che sorregge una sfera di vetro. Ognuno di questi è dipinto su tutti e quattro i lati, senza che la riproduzione, o meglio rilettura del modello si interrompa per un istante.

Se contiamo che la forma finale delle Gazing ball Sculptures è una sintesi dei numerosi calchi in gesso che hanno fatto conoscere gli originali in tutto il mondo, capiamo che queste opere sono molto più elaborate (anche concettualmente) di quanto possano sembrare. E che sono frutto di uno sforzo mastodontico, compiuto allo scopo di elevare a monumento alla contemporaneità una decorazione da giardino, decisamente kitsch.

La serie Gazing Ball si potrà vedere dal vivo a Palazzo Strozzi fino al 30 gennaio, quando l’imperdibile mostra “Jeff Koons Shine”, che ha già raggiunto quota 140mila visitatori (un successo), lascerà il posto a Donatello prima (dal 19 marzo al 31 luglio 2022) e Olafur Eliasson poi (dal 22 settembre 2022 al 29 gennaio 2023). Oggi alle 19, invece, sui canali Youtube e Facebook di Palazzo Strozzi sarà possibile approfondire l’argomento ascoltando in diretta una conversazione tra Arturo Galasino e Massimiliano Gioni, autore del libro Il desiderio messo a nudo. Conversazioni con Jeff Koons. Per altre notizie su Jeff Koons (che a breve tra l’altro presenterà la sua seconda BMW Art Car) continuate a seguire Artbooms.

Jeff Koons, Gazing Ball (Apollo Lykeios), 2013 gesso e vetro; cm 239,4 x 94,3 x 87,6 Edizione 2 di un’edizione di 3 più 1 PA Prova d’artista di un’edizione di 3 più 1 PA Collezione dell’artista. © Jeff Koons Photo: Tom Powel Imaging Serie Gazing Ball Sculptures – Sala 6

"A spring in your step", la surreale (e monumentale) scala di Alex Chinneck a Brighton

A spring in your step, Alexander Chinneck. Tutte le immagini © Alex Chinneck, di Marc Wilmont

Conosciuto per le sculture che reinventano la quotidianità in chiave spettacolare e giocosa, l’artista inglese Alexander Chinneck (o Alex Chinneck), ha recentemente completato “A spring in your step”. L’opera è una scala alta 25 metri, che alla sommità si divide in tre ellissi, simili a stelle filanti o a nastro da pacchi.

Flessuosa, la scultura, fa da contraltare ai lineari e pesanti edifici che popolano Circus Street a Brighton (nella costa sud dell’Inghilterra). Sembra anche leggera ma è una questione di sola apparenza perchè , realizzata in acciaio zincato,. pesa 4 tonnelate e ha richiesto tre anni di lavoro.

Alex Chinneck mixa varie discipline nelle sue opere, dalla scenografia al design, ma l’interesse per il paesaggio urbano resta costante. “A spring in your step” tuttavia non è un elemento architettonico, infatti, come “Rock and roll” a Milano o le cassette postali annodate in “Alphabetti Spaghetti”, non ha nessuno scopo pratico.

Il fine di Chinneck, in questo intervento e in generale nel suo lavoro, è aprire un’inaspettta finesta su un mondo di fantasia all’interno della quotidianità. Rubando un sorriso ai passanti.

“'A Spring in Your Step' ha richiesto tre anni per essere completata-ha spiegato Chinneck in un post- pesa quattro tonnellate, è alta 25 metri e segue una forma elicoidale non ripetitiva, in espansione e in contrazione, rendendola la mia scultura più complessa ad oggi."

Su Instagram, Alex Chinneck, ha condiviso diverse immagini del laborioso processo di realizzazione di “A spring in your step. (via Colossal)