Come un labirinto, l’arte ingannevole e stupefacente di Leandro Erlich a Palazzo Reale di Milano:

Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Nella penombra che avvolge le sale della reggia milanese, i faretti che illuminano le nuvole intrappolate in una serie di composte teche da Leandro Erlich, sembrano strapparle per un momento ad una vita propria, mutevole e pigramente movimentata. Paiono immobili per strategia, più che per necessità. Tant’è vero che se lo sguardo si sofferma su di loro troppo a lungo, si potrebbe giurare di averle viste trasformarsi, abbandonarsi a un moto delicato e continuo. Eppure sono solo disegnate (in grandezze diverse), su lastre di vetro trasparenti, sovrapposte tra loro. Geometricamente ricomposte, certo, ma pur sempre sezionate.

Le nuvole nelle teche di Erlich - Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Inganni percettivi che riempiono di meraviglia e sono una cifra distintiva dell’opera dell’artista argentino, Leandro Erlich, protagonista dell’importante mostra antologica “Oltre la Soglia” a Palazzo Reale di Milano. La prima con tante opere, così rappresentative, concentrate in un’unica sede, dedicatagli non solo in Italia ma in Europa. Esposizione, che ha richiesto un mese intero di lavoro, per la sola installazione delle sculture negli spazi dello storico edificio che sorge accanto al Duomo.

Ci sono opere degli anni ’90 insieme a lavori più recenti, alcune decisamente importanti, che tratteggiano una poetica che porta lo stupefacente nel cuore della quotidianità, che tramuta in straordinario l’ordinario. Ma Erlich fa di più: insinua il dubbio nelle minute certezze della vita d’ogni giorno. E rende il pubblico parte integrante ed elemento fondamentale dell’opera d’arte.

Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Nato a Buenos Aires nel 1973, Leandro Erlich è stato un enfant prodige dell’arte contemporanea (la prima mostra la fa a 18 anni al Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires). Dopo un periodo di studi conclusosi negli Stati Uniti, Erlich, ha già sviluppato alcune delle sue opere distintive. E nel 2001 rappresenta l’Argentina alla 49esima Biennale di Venezia con l’installazione “Swimming Pool”. La stessa che nel 2008 esporrà al MOMAPS1 di New York. Adesso vive tra Parigi, Buenos Aires e Montevideo, è un uomo magro e quasi sempre sorridente, che parla tra l’altro un perfetto italiano, segno dei costanti e ripetuti rapporti intrattenuti con l’Italia negli anni (è rappresentato dall’ormai internazionale Galleria Continua nata a San Gimignano, nei colli senesi, dove conserva tutt’ora la sua sede principale) e che si descrive così:

Mi piace presentarmi come un artista concettuale che lavora nel regno del reale e della percezione. Il mio soggetto è la realtà, i simboli e il potenziale di significato. Mi impegno a creare un corpo di opere - soprattutto nella sfera pubblica - che si apra all'immaginazione, sovverta la normalità, ripensi la rappresentazione e proponga azioni che costruiscano e decostruiscano situazioni per sconvolgere la realtà. Parlando in generale”.

Lost Garden, il giardino interno apparentemente a pianta quadrata con 4 finestre, che si scopre averne due ed essere triangolare- Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Erlich viene da una famiglia di architetti, professione a cui sembrava predestinato e che senz’altro avrebbe intrapreso, se non avesse nutrito una così intensa passione per l’arte. Un elemento della biografia di cui si ritrovano le tracce in tutta la sua opera. Che è fondamentalmente urbana. Fatta di ascensori, facciate, pareti, specchi, perfino il traffico.

Capace di porre in modo giocoso domande di tipo filosofico, psicologico e sociale, ma che affonda le sue radici in città.

Gli elementi del paesaggio naturale, quando ci sono, danno l’impressione di essere visti dal fondo di un canyon di palazzi (l’ombra delle foglie di alberi inesistenti in “Shadows”, la pozzanghera che riflette edifici che non ci sono in “Sidewalk”, il giardino interno con piante e finestre apparentemente quadrato di “Lost Garden”, che girato l’angolo si scopre essere triangolare; e poi le nuvole, in tutte le loro molteplici declinazioni). O, a volte, sono forieri d’inquietudine, una sensazione che punteggia il lavoro di Erlich, dietro la costante apparente allegria, esattamente come si insinua nella trama di “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll (così una finestra sospesa su una scala ad incorniciare scampoli di paesaggio nasce dalla tragedia dell’uragano Katrina, la pioggia battente dietro i vetri in una notte immaginaria crea disagio, gli oblò degli aerei a parete risvegliano la paura di volare in chi ne soffre ecc.)

Elevator Pitch- Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

E poi, gli elementi del paesaggio naturale non sono gli unici in grado di suscitare fastidio nel linguaggio di Erlich. Che è capace di produrre spaesamento, come in “Elevator Pitch” (il punto di accesso di un ascensore perfettamente riprodotto, installato a parete e quindi piatto, che quando si apre svela un video in cui compaiono gruppi sempre diversi di passeggeri), in cui l’inganno è chiaro, ma il primo impulso resta quello di entrare. O di risvegliare antiche fobie. Come la paura dell’altezza in “Ascensor” (un ascensore tridimensionale collocato in mezzo alla stanza, che attraverso un gioco di specchi sembra aprirsi all’interno su un precipizio infinito). Erlich, poi, ha pure esplorato il tema della videosorveglianza e quello del voyeurismo (in mostra, ad esempio, “The View”).

Il disagio sociale (capace, però, talvolta di tramutarsi in collaborazione da parte del pubblico che si scatta foto vicendevolmente) e quindi il tema delle regole non scritte che ci spingono a muoverci come automi in mezzo agli altri, viene sviluppato, invece, in opere esposte a Milano come “Hair Salon” (si entra in una stanza che sembra in tutto e per tutto il salone di un parrucchiere, con due specchi davanti e due dietro, ma quelli frontali sono cavi e si aprono su un vero spazio speculare; capita perciò di trovarsi di fronte anziché il proprio riflesso l’immagine di un estraneo).

le barche che si riflettono nel nulla e galleggiano senz’acqua di Port of Reflections - Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Tuttavia, forse nessuna opera come “Port of Reflections” (in mostra) è capace di farci perdere fiducia nei nostri sensi. Qui Erlich ha ricostruito un porticciolo, con tanto di barche a grandezza naturale, che si specchiano nell’acqua e ondeggiano dolcemente. Nella penombra di Palazzo Reale sono davvero stupefacenti per verosimiglianza, pare di sentire l’odore di salsedine. Peccato che l’installazione non comprenda nessun tipo di liquido. Anche guardando in basso è impossibile distinguere la differenza tra queste barche che galleggiano nel vuoto e quelle vere, abbandonate alle onde, in un punto d’approdo. Erlich qui, oltre a farci dubitare di noi stessi, vuole focalizzare l’attenzione sulla realtà prefigurata (il nostro paesaggio interiore) e di conseguenza sulle aspettative illusorie.

La memoria, il senso d’identità (come singoli e parte di un gruppo), sono invece temi al centro di opere come “Classroom (anche questa in mostra, riproduce un’aula scolastica che i visitatori possono vedere attraverso un vetro e in cui il loro riflesso può prendere posto, solo da determinate posizioni, però).

Leandro Erlich, Classroom (2017) Two rooms of identical dimensions, wood, windows, desk, chairs, door, glass, lights, blackboard, school supplies and other classroom decorations, and black boxes Dimensions variable

D’altra parte l’opera di Leandro Erlich, dietro l’invito al gioco e il senso di meraviglia, nasconde un cuore concettuale poliedrico. E’ un po' come quei labirinti fatti di siepi talmente alte che da fuori sembrano percorsi lineari, di tutto riposo, salvo poi perdercisi dentro.

Oltre la Soglia” di Leandro Erlich, a cura di Francesco Stocchi, organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, e promossa da Comune di Milano-Cultura, rimarrà a Milano fino al 4 ottobre 2023.

Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Leandro Erlich, Oltre la Soglia, Palazzo Reale Milano, Visione dell'installazione. Foto di Fabrizio Spucches per Arthemisia

Da domani tra paradosso e meraviglia “Oltre la Soglia” la grande mostra di Leandro Erlich a Palazzo Reale di Milano

Leandro Erlich, Changing rooms (2008) Paneling, stools, golden frames, mirrors, curtains, carpet and lights Dimensions variable

Ingannevole, ironica e poetica, l’arte di Leandro Erlich, tramuta l’ordinario in straordinario, inverte il rapporto reale-immaginario e rende il pubblico elemento imprescindibile dell’opera. Dal 22 aprile al centro della mostra “Leandro Erlich Oltre la Soglia” a Palazzo Reale di Milano. La più grande esposizione monografica mai dedicatagli in Europa.

Nato in Argentina nel ’73, Erlich, che adesso vive tra Parigi, Buenos Aires e Montevideo, crea delle installazioni su larga scala capaci di rendere incredibili delle scene di tutti i giorni. Ad esempio, chiude le nuvole in teche di vetro, appende una casa (a grandezza naturale ma con le radici al posto delle fondamenta) a mezz’aria, aggroviglia delle scale mobili tra loro. O ancora, crea code di auto immaginarie sulla spiaggia. Ma ha anche permesso alle persone di camminare tranquillamente sul fondo di una piscina, con tanto di vestiti addosso (“Swimming Pool”, 1999, con cui ha rappresentato l’Argentina alla 49esim Biennale di Venezia). O di arrampicarsi sulla facciata di un palazzo, apparentemente in barba alla legge di gravità (“Bâtiment” 2004).

E proprio il pubblico, nelle opere di Erlich, ha un ruolo molto importante. Se sono tanti gli artisti che vogliono rendere gli spettatori parte delle loro opere, lui lo fa in maniera radicale. Tanto per cominciare, le sue installazioni sono enormi giocattoli, che invitano ad essere provate. E poi le opere di Erlich, senza l’interazione dei visitatori non svelerebbero il loro segreto e rimarrebbero comuni paesaggi architettonici (nuvole a parte, lui rappresenta soprattutto case, palazzi, ascensori e quant’altro costituisca lo spazio urbano).

I lavori dell’artista argentino, con un gusto decisamente scenografico, introducono la magia nella quotidianità e mentre lo fanno, con sensibilità, abbattono l’equazione: realtà uguale percezione. Ci spingono a mettere in discussione la nostra interpretazione del mondo, basata su una lettura delle cose. se non erronea quanto meno parziale.

"L'ordinario è una delle mie principali fonti di ispirazione, ma non sono una persona interessata a dipingere l'ordinario- ha detto tempo fa- Sono qualcuno che è interessato a guardare all'ordinario come ad un modo per mettere in discussione la nostra concezione della – o comprensione della – realtà.”

Leandro Erlich è stato un enfant prodige dell’arte contemporanea (la sua prima mostra l’ha fatta quando aveva 18 anni). Adesso le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private (tra cui la Tate Modern di Londra, il Musée National d'Art Moderne, Centre Georges Pompidou, di Parigi, il MACRO di Roma e il 21st Century Museum of Art di Kanazawa in Giappone). Ha vinto anche diversi premi ed è particolarmente famoso nei paesi asiatici. Non stupisce, quindi, che la mostra dedicatagli dal MORI Art Museum di Tokyo nel 2017 abbia avuto un importante successo di pubblico (800mila visitatori) e che sia stato il primo artista non cinese ad occupare l’intero spazio espositivo al CAFAM di Pechino(Central Academy of Fine Arts).

Oltre la Soglia” metterà insieme tutte le sue installazioni più importanti create da Leandro Erlich. A curarla sarà Francesco Stocchi (tra le altre cose curatore di arte Moderna e Contemporanea del museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam). Si potrà visitare, a Palazzo Reale di Milano, da domani fino al 4 ottobre 2023.

Leandro Erlich, Bâtiment (2004) A building facade laid flat under a mirror suspended at a 45-degree angle Dimensions variable Fourteen different facades each specific to the city that hosted the temporary installation

Leandro Erlich, Classroom (2017) Two rooms of identical dimensions, wood, windows, desk, chairs, door, glass, lights, blackboard, school supplies and other classroom decorations, and black boxes Dimensions variable

Leandro Erlich, The cloud (2012) Digital ceramic ink printed on ultra-clear glass, wooden case, and LED lights Dimensions variable and different series