La Venere di Milo e il Mosè di Daniel Arsham sono identici agli originali ma hanno crepe da cui spuntano cristalli colorati

“Blue Calcite Eroded Venus of Milo” (2019), blue calcite and hydrostone, 85 1/16 x 23 5/8 x 25 9/16 inches, about 330 pounds

“Blue Calcite Eroded Venus of Milo” (2019), blue calcite and hydrostone, 85 1/16 x 23 5/8 x 25 9/16 inches, about 330 pounds

L’artista statunitense Daniel Arsham (altro su di lui qui) in una nuova serie di sculture affronta il tema dello scorrere del tempo sui capolavori che hanno segnato la Storia dell’Arte. Per farlo usa il solito espediente di crepe da cui emergono splendidi cristalli.

Si tratta di repliche pressoché identiche di opere come il Mosè di Michelangelo e la Venere di Milo, che Arsham ha potuto realizzare grazie alla collaborazione con l’istituto culturale francese Réunion des Musées Nationaux - Grand Palais, dove sono conservati i calchi e le scansioni di busti, sculture e fregi dalle collezioni del Musée du Louvre di Parigi, di San Pietro in Vincoli di Roma, del Museo dell'Acropoli di Atene e del Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Gli stampi sono di straordinaria qualità - dice su Instagram- perchè sono stati tolti dalle opere originali. Ogni graffio e imperfezione che è visibile nell'originale è presente anche nel mio lavoro.”

Per portare a termine questo corpo di lavori l’artista newyorkese ha dovuto trascorrere un anno a Parigi.

Arsham che in passato aveva trasformato in reperti archeologici di un futuro distopico oggetti d’uso quotidiano, computer vintage, automobili ecc. torna a parlare di memoria collettiva. Ma se nelle serie precedenti gli oggetti cristallizzati e svuotati della loro informale familiarità suscitavano inquietudine adesso ci appaiono ancora più seducenti nella loro chiara solidità, sottolineata da un fiorire di luccicanti formazioni minerali. Suggerendo che alcuni simboli non possono essere cancellati o offuscati dal girare delle lancette dell’orologio.

“(...) Ho iniziato a esplorare l'idea dell'archeologia come un racconto immaginario del passato- spiega - nonché uno strumento con cui far crollare le barriere tra il passato e il presente. Questo concetto è diventato un filo conduttore durante la mia pratica. Facendo uso di oggetti classici e antichi, questo nuovo corpus di lavori sperimenta l'intramontabilità di alcuni simboli,

Le opere di Daniel Arsham sono state presente alla sede di Parigi della galleria Perrotin (si, la stessa di Comedian , la banana esposta da Maurizio Cattelan a Miami) . Il titolo della mostra è: Paris 3020 (fino al 21 marzo 2020). Arsham è, in ogni caso molto attivo su Instagram, dov’è possibile seguire il suo lavoro e capire meglio la tecnica che usa per realizzare le sue scenografiche sculture. (via Colossal)

“Blue Calcite Eroded Moses” (2019), blue calcite and hydrostone, 102 3/8 x 46 7/8 x 49 3/16 inches. All images © Daniel Arsham and Perrotin

“Blue Calcite Eroded Moses” (2019), blue calcite and hydrostone, 102 3/8 x 46 7/8 x 49 3/16 inches. All images © Daniel Arsham and Perrotin

“Blue Calcite Eroded Venus of Milo” (2019), blue calcite and hydrostone, 85 1/16 x 23 5/8 x 25 9/16 inches, about 330 pounds

“Blue Calcite Eroded Venus of Milo” (2019), blue calcite and hydrostone, 85 1/16 x 23 5/8 x 25 9/16 inches, about 330 pounds

Daniel Arsham con “Blue Calcite Eroded Venus of Milo” (2019), blue calcite and hydrostone, 85 1/16 x 23 5/8 x 25 9/16 inches, about 330 pounds

Daniel Arsham con “Blue Calcite Eroded Venus of Milo” (2019), blue calcite and hydrostone, 85 1/16 x 23 5/8 x 25 9/16 inches, about 330 pounds

Le Ukiyo-e in versione XXL. Un nuovo spettacolare libro TASCHEN celebra le immagini del mondo fluttuante

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Amate tra gli altri da Van Gogh e Manet, le stampe giapponesi su blocchi di legno, sono diverse dalla xilografia come siamo abituati a conoscerla. Non ne esiste anzi un equivalente occidentale. Le Ukiyo-e o Immagini del Mondo Fluttuante, rappresentano cortigiane, lottatori di sumo, attori del teatro kabuki ma anche paesaggi, fantasmi e personaggi mitologici che ancora oggi influenzano manga e videogiochi. E lo fanno in un modo straordinario; fantasioso e rigoroso al tempo stesso.

La casa editrice TASCHEN ha appena messo in commercio un libro che esplora la storia, ma soprattutto illustra la varietà e la vivacità delle xilografie giapponesi, o stampe su blocchi di legno che dir si voglia, nel periodo che va dagli esordi delle ukiyo-e (1680) fino al 1938. E lo fa in formato XXL (come nel caso del libro dedicato a Basquiat) per far meglio risaltare la bellezza delle immagini e i colori straordinariamente vivi delle stampe giapponesi.

"Alcune delle idee più dirompenti nell'arte moderna-spiegano- furono inventate in Giappone nel 1700 e espresse come mai prima nei disegni di maestri come Hokusai, Utamaro e Hiroshige all'inizio del XIX secolo."

Si intitola Japanese Woodblock Prints (1680–1938) e raccoglie l’opera di 89 artisti (da quelli di fama mondiale a quelli poco familiari). Oltre a raccontare questo medium attraverso le immagini di 200 capolavori. Divisi in sette capitoli, organizzati in ordine cronologico. Le riproduzioni provengono da musei e collezioni private di tutto il mondo. Alcune stampe sono state persino fotografate per l’occasione.

Nel libro ci sono, infine, 17 pieghevoli, in cui è possibile ammirare le riproduzioni delle xilografie in dimensioni vicine a quelle originali.

Japanese Woodblock Prints (1680–1938) di TASCHEN è curato dallo studioso di arte giapponese e coreana Andreas Marks.

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Oscar Oiwa ha disegnato 250 metri quadri di museo con motivi che evocano i mari del sud

Oscar Oiwa. Tutte le immagini dell'installazione: Dreams of a Sleeping World, installation view, 2019

Oscar Oiwa. Tutte le immagini dell'installazione: Dreams of a Sleeping World, installation view, 2019

L’artista brasiliano di origini giapponesi Oscar Oiwa (ne ho parlato qui) ha realizzato un monumentale disegno per il museo USC Pacific Asia di Pasadena, in California. L’opera, eseguita a 360° in una struttura gonfiabile con soffitto a cupola di quasi 250 metri quadri, si intitola ‘Dreams of a Sleeping World’ (Sogni di un Mondo Addormentato). Per completarla sono stati necessari 120 pennarelli neri.

Nato in Brasile da genitori giapponesi, Oscar Oiwa, che adesso vive a New York, si è imposto nel panorama internazionale per i suoi enormi disegni immersivi composti da centinaia di motivi astratti e frammenti di paesaggio. “Ora molte persone usano i media digitali - ha detto - ma gli umani che risalgono al tempo degli uomini delle caverne hanno sempre disegnato. I nostri bambini continuano a disegnare, ma gli adulti hanno dimenticato come fare i disegni. Voglio recuperare questo modo molto semplice per creare arte usando un pennarello su una parete o un palloncino.

Con ‘Dreams of a Sleeping World’ l’artista vuole evocare un mondo paradisiaco e rilassante ma anche irreale. Composto da scampoli di immagini che si legano l’una all’altra solo nell’universo parallelo della fantasia. La circolarità dello spazio, l’assenza di colori e il ripetersi della nuvola turbinante (che Oiwa usa in tutte le opere di questo tipo) contribuiscono a rendere l’esperienza ipnotica.

Per portare a termine il grande disegno Oscar Oiwa ha lavorato insieme al suo assistente e a quattro studenti (del USC Roski School of Fine Art MFA) per due settimane. Alla fine l’inchiostro di 120 pennarelloni neri era stato esaurito.

L’opera è stata realizzata all’ USC Pacific Asia di Pasadena nell’ambito della mostra personale dell’artista giappobrasiliano (fino al 26 aprile 2020). Per vedere altre opere di Oscar Oiwa si può consultare il suo account Instagram oltre al sito internet.

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