"NOw/here" di Gian Maria Tosatti al Pirelli Hangar Bicocca. La prima grande mostra dopo aver rappresentato l'Italia alla Biennale 2022

Gian Maria Tosatti, 7_Terra dell’ultimo cielo, 2016, Installazione ambientale Site-specific in SS. Trinità delle Monache, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Il Pirelli Hangar Bicocca, ha da poco reso note le linee essenziali della mostra “NOw/here”, che lo spazio espositivo milanese, a febbraio, dedicherà a Gian Maria Tosatti. L’artista, con l’installazione ambientale “Storia della Notte e Destino della Comete”, è stato il primo nella storia ultra- centenaria della Biennale di Venezia, a rappresentare, da solo, l’Italia.

Nato a Roma nell’80, Gian Maria Tosatti, che attualmente vive a Napoli, è anche giornalista e saggista, oltre ad essere il direttore artistico della Quadriennale di Roma (che lo scorso anno ha festeggiato il suo 95esimo compleanno). Il suo lavoro, focalizzato sui concetti di collettività e memoria, è quasi sempre monumentale ed informale al tempo stesso. Con l’uso di grandi installazioni ambientali site-specific, che letteralmente invadono lo spazio loro dedicato.

Viene da se che il rapporto tra la sua opera e l’architettura sia molto stretto. Ma lo è ancora di più quello con il cinema, da cui Tosatti attinge a piene mani, mentre crea, quelle che spesso altro non sono se non grandi scenografie, all’interno delle quali lo spettatore si muove da protagonista.

A Milano gli è stato chiesto di selezionare il materiale per una retrospettiva. Tuttavia, l’artista ha preferito muoversi diversamente: e ha lavoranto su delle opere nuove, ma capaci di sintetizzare i sentimenti che hanno animato la sua ricerca negli ultimi vent’anni.

Ne sono usciti due cicli di opere, che si sviluppano a partire da degli elementi di grande formato. Questi ultimi, secondo l’artista, rappresentano sia lo Zeigeist (Spirito del tempo), che il suo personale sentimento generazionale.

Le opere per lo spettatore invece, dovranno essere “degli specchi” (di sentimenti e riflessioni) così come “delle domande aperte”.

A partire dal titolo- ha spiegato Tosatti- la cui pronuncia è possibile solo a seguito di una presa di posizione da parte di chi legge, la mostra è un invito a immergersi in un ambiente che sembra porre una domanda aperta, semplice, confidenziale a chi varca la soglia: «tu come ti senti?»

"Now/here", infatti, si può intendere sia come “Now. Here” (Adesso. Qui), che come “Nowhere” (Nessun luogo).

Curata da Vincente Todoli, "NOw/here" di Gian Maria Tosatti, sarà al Pirelli Hangar Bicocca di Milano dal prossimo 22 febbraio al 30 luglio 2023.

Oltre a lui e al grande Bruce Nauman (l’importante esposizione cominciata lo scorso anno finirà il prossimo 26 febbraio), il Pirelli Hangar Bicocca ques’anno ospiterà anche: Ann Veronica Janssens, James Lee Byars e Thao Nguyen Phan.

Gian Maria Tosatti, My dreams, they’ll never surrender, 2014 Installazione ambiental Site-specific in Castel Sant’Elmo, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, 7_Terra dell’ultimo cielo, 2016, Installazione ambientale Site-specific in SS. Trinità delle Monache, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Il mio cuore è vuoto come uno specchio – Episodio di Catania, 2014 Installazione ambientale Site-specific in Palazzo Biscari, Catania Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, 4_Ritorno a casa, 2015 (particolare) Installazione ambientale Site-specific in ex Ospedale Militare, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Kalbim Ayna Gibi Boş - İstanbul Bölümü, 2021 Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, 2_Estate, 2014 (particolare) Installazione ambientale Site-specific in ex Anagrafe Comunale, Napoli Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, My hart is so leeg soos ‘n spiel - Kaapstad episode Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Storia della Notte e Destino delle Comete, 2022 Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

Gian Maria Tosatti, Моє серце пусте, як дзеркало - одеський епізод, 2020 Installazione ambientale Site-specific Courtesy l’artista e Galleria Lia Rumma, Milano e Napoli

L’artista Gian Maria Tosatti. Photo: Serge Domingie

Yoyoi Kusama per Louis Vuitton torna dopo 10 anni nei negozi e sui cartelloni. Compresi quelli 3d

Dopo 10 anni dalla storica e amatissima collaborazione tra Yayoi Kusama e Louis Vuitton, il destino dell’artista giapponese è tornato a incrociare quello del marchio di moda francese. Ne è uscita un’intera collezione che ha suscitato pareri contrastanti. E una campagna pubblicitaria che richiama in pochi iconici elementi (i puntini, i colori primari, in particolare il giallo e il rosso, le zucche e le sfere argento riflettenti) il lavoro di Kusama.

Tra gli ambienti creati da Vuitton per celebrare la collaborazione con Yayoi Kusama, i video e le immagini destinate ai cartelloni e alle riviste patinate, il tabellone anamorifico in 3d di Tokio è stato probabilmente il più strabiliante (lo potete vedere qui sopra in un filmato condiviso dalla stessa casa di moda su You Tube).

Ma anche la mega scultura, più o meno iperrealista, di Kusama che abbraccia l’intero palazzo (ricoperto di pois multicolore per l’occasione) negli Champs-Élysées di Parigi dove ha sede lo store LV, non è molto da meno. Mentre le grandi zucche, che hanno da poco preso il loro posto in Piazzza San Babila a Milano, potebbero anche dare un po’ meno nell’occhio.

Ormai 93enne, Yayoi Kusama, lavora instancabilmente dagli anni ‘50. Nella sua vita ha spesso sperimentato allucinazioni che hanno fortemente influenzato la sua arte.

Newyorkese d’adozione in un periodo di particolare fervore creativo e cambimenti sociali (dal ‘57 al ‘73, anno in cui farà ritorno in Giappone). Abbraccerà la controcutura hippy e farà esperimenti di ogni genere nel campo dell’arte ma anche della moda. Fondata la Kusama Fashion Company nel 1968, infatti, l’artista lavorerà tra gli altri con i grandi magazzini Bloomingdale's. Poi avvierà la Nude Fashion Company che, come si evince dal nome, avrà il merito di creare capi, magari poco portabili ma decisamente innovativi, come il vestito capace di contenere al suo interno fino a 25 persone.

Anche a quel periodo, fa (castamente, rispetto agli eccessi della Kusama di allora) riferimento, la parte della collezione creata con LV, “Psychedelic Flowers”. Questa serie di capi, declinati sui toni dell’argento, del bianco e nero e del rosso e bianco, infatti, se da una parte cita il precoce talento artistico di Yayoi Kusama (ma soprattutto il tema del fiore che sarà fondamentale in opere come “Flower Obsession”), dall’altra porta impresso uno dei motivi a puntini più ipnotici, teatrali e appunto, psichedelici dell’artista giapponese.

Per il resto, la collezione, davvero molto vasta (oltre 400 articoli, compresa una tavola da surf e due profumi), ricorda sia le “Infinity Mirror Rooms” (la prima delle quali debutta nel 1965), che i “Narcissus Gardens” (le cui sfere riflettenti, fanno il loro ingresso nel mondo di Kusama alla Biennale di Venezia del ‘66, per tornare, ad esempio, nel Connecticut in tempi recenti).

Ci sono poi le iconiche zucche declinate sotto forma di ciondoli e quant’altro.

Anche se, nauralmente, la ripetizione ossessiva, che è uno degli elementi fondanti del lavoro di Kusama, e i pois che ben la incarnano, sono il perno su cui si regge l’intero lavoro stilistico.

Soprattutto le borse (che saranno anche il focus della parte della collezione che verrà presentata a marzo), con i loro pois multicolori in rilievo, ottenuti attraverso un metodo di stampa parzialmente artigianale, danno la misura dell’impegno profuso. Nulla è stato lasciato al caso. E così è giusto che sia. Il risultato, nel bene e nel male, non è altro che una conseguenza di questo dato di fatto.

Louis Vuitton X Yayoi Kusama. Piazza San Babila, Milano. via L'Officiel

Resta solo una settimana per vedere Olafur Eliasson. E il caso di "Firefly double-polyhedron sphere experiment"

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Di sicuro impatto, "Firefly double-polyhedron sphere experiment", ricercata e sperimentale, è un’opera che da sola giustificherebbe una visita a “Nel tuo Tempo”di Olafur Eliasson. Ma a Palazzo Strozzi c’è molto di più. Tra opere storiche e nuove produzioni, infatti, a Firenze si stà celebrando la più grande mostra dell'artista danese-islandese mai realizzata in Italia.

E resta solo una settimana per vederla.

Mancano le tonnellate di ghiaccio artico di "Ice Watch London"(con cui Olafur Eliasson alludeva contemporaneamente allo scioglimento della calotta glaciale e alla pittura romantica). Ma i riferimenti alla storia dell’arte e all’ecologia abbondano

Vagamente simile a una palla da discoteca (oggetto quasi d’uso comune, perso tra il vitage e la contemporaneità, che di sicuro piace a Jeff Koons, altro ex-inquilino illustre di Palazzo Strozzi), "Firefly double-polyhedron sphere experiment", il grande poliedro di vetro colorato di Olafur, ha visto la luce nel 2020. In piena pandemia. Forse per questo, lungi dalla delicata bellezza di “Beauty” (un arcobaleno tra la nebbia del 1993), è tanto splendidamente e vivacemente sfacciato da essere quasi destabilizzante. Vicino all’allucinatorio, con i suoi riflessi verdi, arancioni, gialli, azzurro e rosa, così pieni e al tempo stesso lievi da apparire irreali.

Nello stesso periodo Olafur, in occasione della Presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea creò “Earth Speaker”, in cui insieme a bambini di tutto il mondo e con il supporto del Ministero degli Esteri Federale Tedesco, invitava i bambini a schierarsi a favore del Pianeta. Anche quell’opera, a dire il vero, appariva vagamente allucinatoria, se non altro perchè i bambini, nella loro purezza, (fatta salva la nobilità del progetto, la solidità visionaria dell’artista e il punto di vista dei politici tedeschi), possono essere spinti anche a schierarsi a favore degli elfi e di Babbo Natale.

"Firefly double-polyhedron sphere experiment", però, è tutt’altro che un’opera affabulatoria o di getto. Collocabile in un’area di confine tra arte e scienza. Frutto di decenni di ricerche intraprese dallo Studio Olafur Eliasson (composto da lui e da un team che supporta l’artista nella realizzazione pratica dei suoi visionari progetti e in cui figurano architetti, ingegneri, artigiani ed assistenti), è stata pensata con attenzione, per apparire visivamente stupefacente. Sfolgorante di luce, colore e riflessi, come e più di un enorme diamante. Animata da uno strato di piccole luci al led che, sotto la superficie, pulsano come lucciole. Con un corpo centrale che ruota lentamente, per meglio diffondere tutto questo sfavillio, mutevole e cangiante.

In occasione di “Nel tuo tempo”, posta quasi al centro di una delle sale più belle del Piano Nobile di Palazzo Strozzi, accanto ad un antico camino fatto di bassorilievi finemente lavorati, sulla cui tessitura si riverbera, sotto forma di lieve chiaroscuro, dai colori talmente tenui da apparire e scomparire alla vista. Di lato a lei, le grandi vetrate dell’edificio quattrocentesco, che, invece, almeno a certe ore del giorno e con una certa luce naturale, sembrano non risentirne.

L’opera è fatta soltanto di acciaio inox, filtri di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchi, luce LED, vernice nera e un motore per far ruotare la forma interna. Ma sembra molto più semplice e complicata al tempo stesso, tale è l’effetto che fa. Se non fosse per la pulizia delle forme, potrebbe sembrare un qualche strano tipo di organismo vivente. Magari sottomarino. O magico, arrivato diretto da Hogwarts con una passaporta.

Alla sezione aurea- scrive nel catalogo, il direttore di Palazzo Strozzi e curatore della mostra, Arturo Galasino (che è anche uno storico dell’arte)- espressione delle leggi scientifiche che governano il mondo di cui è espressione lo stesso Palazzo Strozzi(…) applicata da Leonardo nell’Uomo vitruviano (…) fa esplicito riferimento l’opera di Eliasson Renaissance echoes (…) In quest’opera la sfera, la più perfetta forma platonica, si lega alla spirale aurea, legge geometrica immanente alla natura che ritroviamo nella struttura della conchiglia, che si accresce progressivamente in dimensioni pur mantenendo la forma originaria. Simili sperimentazioni geometriche si ritrovano in svariati lavori di Eliasson, tra cui Firefly double-polyhedron sphere experiment (…)

Anche se, l’arma segreta dell’opera, oltre alla forma (come già detto, solo apparentemente semplice ma in vero molto complessa; sperimentale) frutto della sovrapposizione di due poliedri, sono le facce in vetro filtrante a effetto colorato iridescente. Un materiale speciale che riflette la luce di un unico colore, non lasciando passare le altre tonalità.

A Palazzo Strozzi condivide la stanza con "Colour spectrum kaleidoscope" (2003), ma, se non nella resa piena della forza dello spettro cromatico, per la ricchezza di sfumature e riverberi luminosi la supera. Comprensibilmente, vista la ricercatezza della forma, il materiale usato e il movimento impresso al corpo interno.

Riguardo alla ricerca sul colore di Olafur Eliasson, così ancora, Arturo Galasino: "(...)Piero della Francesca, che fa un uso precoce dell’olio, utilizza un approccio più consapevolmente scientifico, usando colori bilanciati e complementari. Analogamente a Piero, l’interesse di Eliasson per le teorie legate al colore e alla sua percezione deriva principalmente dalla ricerca sulle modalità di funzionamento dell’occhio (...). Così si è impegnato in un progetto per definire una nuova teoria dei colori basata su quelli prismatici e ha iniziato questi esperimenti lavorando con un chimico del colore per mescolare nella vernice un colore esatto per ogni nanometro di luce nello spettro visibile e ha utilizzato questa tavolozza per realizzare dei dipinti noti come Colour experiment paintings nati talvolta dalla tavolozza di artisti del passato come Joseph Mallord William Turner (1775-1851), Caspar David Friedrich (1774-1840) o Claude Monet (1840-1926)”.

"Firefly double-polyhedron sphere experiment" insieme a tutte le altre opere che compongono la mostra di Olafur Eliasson, “Nel tuo tempo”, rimarrà a Palazzo Strozzi fino al prossimo 22 gennaio.

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Nel tuo tempo. Installation view. photo: Ela Bialkowska OKNO studio. Courtesy: the artist and Palazzo Strozzi

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Firefly double-polyhedron sphere experiment, 2020; acciaio inox, filtro di vetro colorato (verde, arancione, giallo, ciano, rosa), specchio, luce LED, motore, vernice (nera) ø cm 170 Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York /Los Angeles Photo: Jens Ziehe © 2020 Olafur Eliasson