Damien Hirst regalerà 10 opere della nuova serie di NFT "Beautiful paintings"

Damien Hirst regalerà dieci opere della sua nuova serie di NFTBeautiful Paintings”. Se lascerà la scelta tra il formato fisico (in cui i colori vengono stampati su tela e su cui Hirst pone la propria firma con un pennarello) e quello digitale, non è dato sapere. Di certo c’è, che per cercare di aggiudicarsi un lavoro di uno degli artisti più quotati al mondo, c’è tempo solo fino al 9 aprile.

Creata sul confine che separa abilità e fato, autorialità e anonimato,“Beautiful Paintings”, cita gli storici “Spin Paintings” di Hirst e li porta all’estremo limite. Questi ultimi, infatti, erano frutto del caso, in contrapposizione all’Espressionismo Astratto e a tutti i sotto-movimenti che hanno usato il colore per dare forma alle emozioni. Per dipingerli, l’artista originario di Bristol, si limitava a versare delle vernici su una tela posta su un supporto in movimento. Gli “Spin Paintings” nacquero negli anni ‘90. ma Hirst non li ha mai abbandonati, tornando a riproporli, da solo o insieme ad altri, come quando invitò nel suo studio David Bowie per realizzarne uno insieme a lui.

Nei “Beautiful Paintings”, Damien Hirst invece, non versa neppure la vernice. Nella nuova serie, infatti, l’artista inglese, in collaborazione con la piattaforma d’arte e tecnologia Heni (attualmente la sua principale collaboratrice per le opere digitali). ha messo a punto un algoritmo generativo che permette a tutti di personalizzare la propria opera. Basta andare sulla pagina dedicata alla serie da Heni, per scegliere il motivo (le opzioni sono 25), i colori preferiti (da un minimo di 2 a un massimo di 12), oltre all’eventuale sfocatura e alla forma della tela (quadrata o rotonda). Si può persino saltare il processo a piè pari e lasciare scegliere tutto alla macchina (facente funzione della dea bendata). I lavori sono fisici, NFT, o entrambi. I prezzi oscillano, a seconda delle dimensioni scelte (da 24 a 100 cm), tra i 1500 e i 6000 dollari, mentre un NFT (coniato sulla blockchain di Ethereum) ne costa 2000.

Come aveva fatto l’artista nella sua precedente serie di NFT (“The Currency”), i potenziali collezionisti dei “Beautiful Paintings”, forniranno solo qualche parola alla macchina, che creerà il titolo da sola. Spesso con curiosi risultati.

I futuri titoli delle opere, così come i nomi dei colori (lo spettro cromatico di “Beautiful Paintings” è complentamente personalizzato e ogni sfumatura si chiama a proprio modo), sono frutto dell’ingegno dell’apprendimento automatico. Mostrando la volontà di Hirst, di allargare l’impalpabile campo da gioco dell’arte digitale, a linguaggi e concetti molto attuali.

La prima serie di NFT, intitolata “The Currency”, firmata da Damien Hirst nel 2021 e completata nel 2022, prevedeva che gli acquirenti dei 10mila pezzi della serie, esistenti sia fisicamente che digitalmente, (dopo circa un anno dalla transazione), scegliessero se tenere la versione in carta e colore dell’opera (fatta a mano da Hirst) o quella digitale. Per ogni NFT scelto, l’artista, ha bruciato il dipinto corrispondente. E il falò è stato piuttosto grande, dato che gli amanti degli NFT e quelli che hanno preferito i quadri si sono più o meno equiparati (4.851 a 5.149). Si è calcolato che il valore andato in cenere quel giorno si aggiri sui 10 milioni.

Con i “Beautiful Paintings” non vi sarà questo rischio. Ma per aggiudicarsi una delle 10 opere messe in palio ci sono delle regole da seguire. Per prima cosa bisogna creare e condividere il proprio lavoro su Instagram o Twitter ( tag @heni e @damienhirst), seguire Heni e Damien Hirst sugli stessi social e poi taggare tre amici nei commenti che seguono la discussione sull’argomento (su Instagram il link è questo, su Twitter questo). Damien Hirst, è l’unico giudice di questo concorso, e deciderà anche i premi in palio.

Per comprare una delle opere (stampate e firmate dall’artista o in formato digitale) della serie di NFT “Beautiful Paintings” di Damien Hirst, c’è tempo fino al 10 aprile 2023. Mentre per vincerle solo fino al 9 aprile 2023.

La nuova installazione di Leonardo Drew è un'esplosione di compensato annerito che turbina nella cappella dello Yorkshire Sculpture Park

Leonardo Drew, Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Number 360”, la nuova installazione dell’artista statunitense Leonardo Drew per la Cappella dello Yorkshire Sculpture Park, fatta di frammenti di compensato bruciato a momenti ricoperto di vernice, somiglia ad un’esplosione devastante congelata nel tempo ma anche a un albero rigoglioso. Ed in effetti, i concetti che ricorrono nell’opera di Drew, si adattano bene a tutt’e due.

Nato a Tallahassee (Florida) nel 1961 ma cresciuto in un quartiere degradato di Bridgeport in Connecticut, Leonardo Drew, dal suo appartamento vedeva una discarica. Ogni finestra, qualsiasi punto di vista verso l’esterno, dell’appartamento del giovane Drew, era occupato dai rifiuti. Così lui cominciò la sua carriera artistica utilizzando degli oggetti buttati. Gli piaceva l’idea di restituirgli una nuova vita ma anche il fatto che evocassero un ciclo di vita e morte ineludibile. Aveva scoperto il fascino dei materiali e fatto emergere il “memento mori” nascosto nell’immondizia.

Da allora gli oggetti trovati non li usa più, ma ama monipolare i materiali per conferirgli un’aria vissuta. Ossida o brucia quello che gli capita sotto mano, dai pezzi di metallo alle assi di compensato, per passare poi alla composizione e realizzazione della scultura vera e propria. Dice che non vuole che i materiali abbiano una storia pregressa. Anche se spesso ne ha usati di simbolicamente carichi, come corda, cotone, stracci e ruggine.

Drew è afroamericano e i riferimenti alla schiavitù in alcune sue opere sembrano espliciti, così come al passato industriale degli Stati Uniti, o al degrado brutale dei sobborghi americani (spesso abitati da persone di colore). In realtà, l’artista definisce le sue opere solamente astratte, per lo stesso motivo per cui usa dei numeri per intitolare ogni lavoro: vuole lasciare allo spettatore lo spazio per partecipare attivamente all’opera, proiettando la sua sensibilità e la sua esperienza personale su di essa. In questo modo, crea degli ambienti in cui memorie e aspirazioni diverse si fondono e modificano continuamente le installazioni.

Naturalemente le sculture di Drew dialogano anche con l’ambiente in cui sono poste. “Number 360”, ad esempio, si estende in verticale per occupare gli oltre 5 metri d’altezza della cappella settecentesca. E rompe il silenzio dell’architettura aggraziata, con un’esplorisone formale e cromatica. Il nero vissuto dei frammenti che compongono l’opera, infatti, che ogni tanto si illumina di un colore opaco in cui convivono vernice e sabbia, si scontra con il bianco delle pareti, sfida il verde della vegetazione dietro le finestre.

La forma e il colore dell’opera, a prima vista, non possono che far pensare al fragore di un’esplosione, ma volendo ben vedere, il volteggiare, tutto sommato, disinvolto dei frammenti, evoca una melodia. Non a caso Drew è un’appassionato di musica, che ascolta sempre mentre lavoro. Così come di cinema (nel suo studio ha diversi schermi che proiettano film continuamente). In un’intervista, ha dichiarato di avere una vasta collezione, che va da Kurosawa a Bresson, da Tarkovsky a Kubrick, e di amare persino John Ford per i suoi panorami e paesaggi. "(...)Guardando il mio corpus di lavori, vedrai composizioni di jazz, musica classica e cinema".

Drew ha l’abitudine di riutilizzare il materiale che aveva composto installazioni precendeti. Anche il compensato di “Number 360” non è alla sua prima esperienza (proviene da "Number 341", presentata all'edizione 2022 della fiera svizzera Art Basel). Secondo l’artista, è un modo per permettergli di evolversi.

Leonardo Drew, con la sua nuova installazione “Number 360”, sarà alla Cappella dello Yorkshire Sculpture Park (prima di lui, ad esempio, Kimsooja, Chiharu Shiota e Saad Quereshi) fino al 29 Ottobre 2023.

Leonardo Drew, Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Leonardo Drew, Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Leonardo Drew, Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Leonardo Drew, Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Leonardo Drew, Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Leonardo Drew with Number 360, installation view at Yorkshire Sculpture Park, 2023. Courtesy of the artist Goodman Gallery and Galerie Lelong Co. Photo © Jonty Wilde.

Le più grande opera fatta coi lego da Ai Weiwei, riproduce "Le Ninfee" di Claude Monet

Ai Weiwei, “Water Lilies #1” (2022), LEGO. All images © the artist, courtesy of Galleria Continua. All photos by Ela Bialkowska/OKNO Studio

Ai Weiwei ha ricreato il munumentale capolavoro, “Le Ninfee” (“Water Lilies”) di Claude Monet, coi Lego. L’opera si intitola, “Water lilies #1” ed è il più grande lavoro, mai realizzato coi mattoncini dall’artista cinese, fino ad oggi.

Ai Weiwei ha cominciato ad utilizzare i Lego nel 2014, per copiare (e contemporaneamente modificare), i ritratti dei prigionieri politici. Un mezzo, che nel tempo, ha più volte riutilizzato per dupplicare dipinti famosi, come "Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte" di Georges Seurat o "San Giorgio e il drago" di Carpaccio. Ma “Water lilies #1”, oltre ad essere il più grande lavoro fatto di Lego da Ai Weiwei, è davvero enorme. Lungo 15 metri, il quadro, che verrà presentato in anteprima al Design Museum di Londra in occasione della mostra "Ai Weiwei: Making Sense”, occuperà un’intera parete della galleria. Senza contare che per completarlo sono serviti ben 650mila mattoncini in 22 diversi colori .

L’originale “Le Ninfee” (1914-26, conservato al Moma di New York), dipinto da Monet nell’ultima decade della sua vita, quando la vista dell’artista francese era sempre più debole, è un’opera ricerca dal punto di vista pittorico e in bilico tra il paesaggio e l’astrazione. La sensibilità per luce e colore di Monet, nell’opera di Ai Weiwei si capovolge, in un alfabeto di colori vivi e artificiali, piatta, senza il gioco sottile delle pennellate, ferma tuttavia nella volontà di non tradire nella sostanza il suo punto di riferimento. L’idea alla base, gioca con le polarità che caratterizzano la produzione di Weiwei fin dai suoi esordi. Cioè le tensioni che si generano tra passato e presente, naturale e artefatto, artiginale ed industriale, costruzione e distruzione, prezioso e senza valore.

Water lilies #1”, infatti, per prima cosa parcelizza l’opera immersiva immaginata da Monet e, oltre a negarle la sublime fluidità della pittura, la riporta in vita in un mondo dove i piexel sono un elemento costituente e dove la grazia della natura può anche far pensare alla cieca precisione della macchina. Ma, come fa notare Weiwei, lo stagno delle ninfee nel giardino di Giverny che Monet amava dipingere, era esso stesso artificiale. perchè era stato lo stesso pittore parigino a progettarlo e costruirlo. Facendo persino deviare parzialmente il fiume Epte, per perseguire il proprio obbiettivo.

Ai Weiwei ha infine aggiunto una porta al dipinto di Monet. Una soglia onirica, immaginata dall’artista di origine cinese, per lacerare la bellezza della natura e trasportare lo spettatore nella provincia dello Xinjiang dove Ai e suo padre, Ai Qing, vivevano in esilio forzato negli anni '60. Un modo come un’altro per dire che i capolavori ci avvicinano a noi stessi e ci permettono di cogliere l’anima dell’artista, ma anche che la Storia influenza la nostra percezione del mondo.

"Con Water Lilies #1- ha detto Justin McGuirk, capo curatore del Design Museum e curatore di Ai Weiwei: Making Sense- Ai Weiwei ci presenta una visione alternativa: un giardino paradisiaco. Da una parte l'ha personalizzata inserendo la porta della sua casa d'infanzia nel deserto, dall'altra l'ha spersonalizzata utilizzando un linguaggio industriale di mattoncini Lego modulari. Si tratta di un'opera monumentale, complessa e potente e siamo orgogliosi di essere il primo museo a mostrarla”.

Mentre Ai Weiwei ha così commentato: "In Water Lilies #1 integro la pittura impressionista di Monet, che ricorda lo Zenismo in Oriente, e le esperienze concrete di mio padre e me in un linguaggio digitalizzato e pixelato. Mattoncini giocattolo come materiale, con le loro qualità di solidità e potenziale di decostruzione, riflettono gli attributi del linguaggio nella nostra era in rapido sviluppo in cui la coscienza umana è in continua divisione."

Water lilies #1”, insieme a molte altre opere di Ai Weiwei, sarà esposta in anteprima al Design Museum di Londra, in occasione di "Ai Weiwei: Making Sense". L’esposizione, che sarà la prima dell'artista a concentrarsi sul design e l'architettura, si inaugurerà il prossimo 7 aprile (fino al 30 luglio 2023).

Ai Weiwei, “Water Lilies #1” (2022), LEGO. All images © the artist, shared with permission courtesy of Galleria Continua. All photos by Ela Bialkowska/OKNO Studio

Ai Weiwei, “Water Lilies #1” (2022), LEGO. All images © the artist, shared with permission courtesy of Galleria Continua. All photos by Ela Bialkowska/OKNO Studio