Biennale di Venezia 2022| Correction il Padiglione Spagna patriottico di Ignasi Aballí

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

Il Padiglione Spagna quest’anno festeggia il suo centenario. Per celebrare quest’importante ricorrenza presenta la mostra Correction (Corrección in lingua orginale o Correzione in italiano) di Ignasi Aballí alla 59esima Esposizione Internazionale d’Arte- La Biennale di Venezia. E l’artista di Barcellona ripaga la fiducia del suo paese natale con un intervento patriottico. Che restituisce letteralmente alla Spagna il posto che le compete.

Correction, infatti, come dice il nome è una correzione del progetto sulla cui base è stato edificato il Padiglione spagnolo. Frutto probabilmente di una soluzione di compromesso, ha dato vita a una struttura dall’ingreso leggermente arretrato rispetto a quello dei paesi confinanti (Belgio e Olanda). Arrivando ai Giardini si può persino avere la falsa impressione che si tratti di un padiglione cieco. Aballí, con la sua indole meticolosa e poco incline all’impulsività creativa, si è studiato con attenzione le planimetrie e ha scoperto che ruotando l’asse dell’edificio di 10 gradi le cose sarebbero andate a posto. E così ha fatto.

Ovviamente non ha buttato giù lo stabile preesistente ma ha perseguito ugualmente il suo obbiettivo con gli strumenti concreti dell’edilizia. Il risultato, non meno impegnativo dal punto di vista del lavoro necessario per ultimarlo di un nuovo padiglione, mostra la versione corretta insieme a quella abituale.

Da fuori ridà alla Spagna il posto che avrebbe dovuto avere fin dall’inizio, mentre all’interno (tra corridoi che si interrompono all’improvviso, porte che si aprono su spazi angusti quanto dei ripostigli) somiglia a un labirinto.

La strada però la si trova. Il problema casomai può essere che il visitatore, talvolta frettoloso e sempre subbissato di informazioni, avendo la semplice impressione di trovarsi di fronte a un padigione vuoto, giri sui tacchi e se ne vada. D’altra parte, Ignasi Aballí, classe 1958 è un artista concettuale affermato, con una carriera costellata di successi alle spalle, e non è tipo da concedere al piacere dello sguardo più di questo. Che con un attimo di tempo in più si scoprirebbe essere molto: tra architetture possibili e impossibili, riflessi, luci e ombre.

Naturalmente, l’opera da il suo meglio quando la si considera dal punto di vista degli spunti di riflessione che regala. Sono infinite le domande che pone a cominciare da: quanto è importante un simbolo? E a ruota: se il Padiglione ai tempi fosse stato costruito con questa rotazione la considerazione data alla Spagna sarebbe cambiata?

"Anche la correlazione-spiegano gli organizzatori della mostra- dell’idea di correzione con altre attinenze non è banale. Raddrizzare,allineare... oltrepassa il significato di quanto qui proposto. Perché correggere un padiglione che è stato ritenuto valido? Perché paragonarsi al prossimo? Perché questo sforzo per perdere spazio? Perché sprecare spazio del padiglione? Agli occhi di Ignasi Aballí ha a che fare conm qualcuno che alza un sopracciglio davanti a un vasetto di vernice senza sapere davvero cosa farne. Nelle sue mani, l’errore e la correzione sono materiali di lavoro”.

Correction di Ignasi Aballí e il suo Padiglione Spagna riveduto e corretto (a cura di Bea Espejo) rimarrà ai Giardini per tutta la durata della Biennale di Venezia 2022 (fino al 27 novembre). Sarà ovviamente un’occasione irripetibile, perchè questa come tutte le opere basate sulla stuttura degli edifici, pur comportando molto lavoro, sono effimere.

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

Let's Get Digital| Da ieri NFT e Criptoarte sono in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze. Per scoprire tutti i segreti della rivoluzione più discussa della Storia dell'Arte

Refik Anadol, Machine Hallucination - Renaissance Dream ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Furti, falsi, dubbie attribuzioni: è l’altra metà dell’arte, quella oscura. Ma tutto questo non vale, per l’arte digitale. Almeno quella certificata in NFT (cioè la cripotarte). Che non si può rubare ne falsificare come un dipinto, anche se riprodotta milioni di volte. Come se avesse delle impronte digitali o ancora meglio un dna. Una caratteristica che l’ha resa una forma di investimento sicuro e che ha fatto macinare record d’asta ad opere poco conosciute, tramutando in star i loro autori

Una discussa rivoluzione in corso. Così mentre Beeple mette in asta un lavoro creato a quattro mani con Madonna e Refik Anadol incassa 1milione e 38mila dollari con “Living Architecture: Casa Batlló”, Palazzo Strozzi di Firenze inaugura “Let’s Get Digital!” Una mostra dedicata agli esponenti più noti di NFT e criptoarte (Beeple, Refik Anadol, Daniel Arsham , Krista Kim, Andrés Reisinger, Anyma).

Let’s Get Digital- ha detto Arturo Galsino direttore di Palazzo Strozzi e dell'omonima Fondazione- rappresenta una delle prime e più importanti mostre dedicate alla rivoluzione NFT mai realizzate da una istituzione culturale del nostro paese e si pone l’obiettivo di avvicinare il grande pubblicoa opere e temi che stanno trasformando in maniera radicale il nostro rapporto con l’arte, e con il mondo digitale nel suo complesso. Nell’ambito del programma Palazzo Strozzi Future Art con la Fondazione Hillary Merkus Recordati, questa mostra si pone come un ulteriore tassello di sperimentazione e visione sull’arte del presente".

L’esposizione si affianca a quella di Donatello (per ricordare che il passato è vivo solo attraverso il presente e la prospettiva di un futuro). Ed è a misura di grande pubblico, fornendo sia un modo veloce e piacevole per apprendere l’abc di un fenomeno nuovo (con tanto di glossario), che lo spazio per approfondimenti (c’è una biblioteca sull’argomento).

Partendo, appunto, dalla definizione di NFT: "Acronimo per Non-Fungible Token, gettone non fungibile/riproducibile, un NFT è un video, un’immagine o un qualunque contenuto digitale che viene certificato (o in gergo “mintato”, coniato) attraverso la blockchain. Letteralmente una catena di blocchi, questa tecnologia rende i file crittografati, non modificabili e registrati in un archivio che garantisce a un file di essere visualizzato da tutti ma posseduto solo da un singolo individuo o, per meglio dire, da un singolo wallet, un indirizzo identificativo ma anonimo".

Il pezzo forte di “Let’s Get Digital! è la grande opera di Refik Anadol "Machine Hallucination - Renaissance Dreams". Realizzata appositamente per il cortile di Palazzo Strozzi dall’artista turco-statunitense, è alta 9 metri e larga sei. L’enorme monitor, tuttavia, sembra privo di una forma fisica chiara: a volte appare un semplice schermo altre dà l’impressione di essere concavo. Su di lui masse di colore si agitano come onde, si fondono e scontrano impetuose. Sono i colori di tutte le opere del Rinascimento che Anadol ha dato in pasto a una macchina . E il lavoro non è nient’altro che quello che lei vede se le si chiede di visualizzarli tutti insieme.

La grande opera d’arte pubblica (accessibile a tutti gratuitamente com’è tradizione di Palazzo Strozzi in occasione delle sue mostre contemporanee) introduce al percorso pensato per gli spazi della Strozzina (che poi sono i sotterranei dell’edificio rinascimentale).

Lì ci sono le opere, decisamente molto pop e spesso fastidiosamente caricaturali, di chi la rivoluzione degli NFT l’ha fatta esplodere diventandone l’indiscusso protagonista. Lo statunitense Mike Winkelmann, in arte Beeple, infatti, grazie al suo collage digitale "Everydays: the First 5000 Days" (in mostra), ha guadagnato 69,3 milioni di dollari diventando d'un giorno all'altro l'artista più quotato al mondo dopo David Hockney e Jeff Koons (anche lui recentemente protagonista di una mostra a Palazzo Strozzi).

Ma anche il busto del Louvre proveniente dalla Collezione Borghese che si forma ed erode continuamente dello statunitense Daniel Arsham. Dietro di lui le stagioni cambiano, in omaggio alla ciclicità orientale e a un gusto per la bellezza senza tempo, che Arsham affianca sempre alle sue opere legate a un concetto di futuro di ineluttabile scomparsa e solitudine (anche la scultura protagonista di quest’opera è programmata per scomparire del tutto nel corso di mille anni).

Poi la quotidianità sospesa e poetica dell’argentino Andrés Reisinger, le atmosfere, allo stesso tempo rilassanti e distopiche, della casa su marte immaginata dall’unica donna del gruppo: la canadese Krista Kim. E gli ibridi ingenuo-nostalgici tra macchine e natura del collettivo italiano Anyma (Matteo Milleri e Alessio De Vecchi).

Let’s Get Digital!” non è una grande mostra (non come quella che dal 22 settembre Palazzo Strozzi dedicherà a Olafur Eliasson e che occuperà gran parte del museo) ma ha il pregio di condensare opere importanti e in modo molto diverso profondamente rappresentative della rivoluzione NFT. Curata da Arturo Galansino è co-curata da Serena Tabacchi (Direttrice del MoCDA, Museo d’arte digitale contemporanea), si potrà visitare fino al 31 luglio.

Refik Anadol, Machine Hallucination - Renaissance Dream ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Daniel Arsham, Eroding and Reforming Bust of Rome (One Year),, 2021, NFT single-channel video with sound Courtesy the artist RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni

Daniel Arsham, Eroding and Reforming Bust of Rome (One Year),, 2021, NFT single-channel video with sound Courtesy the artist RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni

Beeple (Mike Winkelmann) Everyday: INFECTED CULTURE DAY, 2020 Video files (NFT) RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni Courtesy the artist

Beeple (Mike Winkelmann) Everydays: GIGACHAD, 2021 Video files (NFT) RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni Courtesy the artist

Krista Kim Mars House, 2020 3D files (NFT) Music: Jeff Schroeder Courtesy Krista Kim Studio Collection AOI Vault

Anyma (Matteo Millari and Alessio De Vecchi) Angel 1, 2022 Computer Generated Images (NFT) Courtesy the artists and private collections

Anyma (Matteo Millari and Alessio De Vecchi), Eva 0, 2021 Computer Generated Images (NFT) Courtesy the artists and private collections

Andrés Reisinger, Arcadia (2021) A collaborative work by Andrés Reisinger, Arch Hades e RACVideo with sound (NFT), 9’48” Designers: Sebastian Baptista, Carlos Neda, Javier Bianchi Courtesy the artist RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni

Andrés Reisinger, Arcadia (2021) A collaborative work by Andrés Reisinger, Arch Hades e RACVideo with sound (NFT), 9’48” Designers: Sebastian Baptista, Carlos Neda, Javier Bianchi Courtesy the artist RFC Collection - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni

La sala dedicata all’installazione video multischermo di Andrés Reisinger ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio

La sala dedicata alle opere di Beeple ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Glosssario a Palazzo Strozzzi ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio

Biennale di Venezia 2022| Perpetual Motion il Padiglione Islanda meditativo e raffinato di Sigurður Guðjónsson. Sospeso tra iperrealismo ed astrazione

Sigurður Guðjónsson, Still from Perpetual Motion, 2022, courtesy of the artist and BERG Contemporary

L’artista Sigurður Guðjónsson, con la mostra “Perpetual Motion”, per la 59esima Esposizione internazionale d’Arte- La Biennale di Venezia, presenta un Padiglione Islanda completamente diverso da quello accogliente e psichedelico immaginato da Shoplifter nel 2019. Il suo è uno spazio minimale e meditativo, sottilmente poetico, in bilico tra realismo (sarebbe anzi meglio dire iperrealismo) e astrazione. Ma non meno visivamente appagante.

D’altra parte è la prima volta che il piccolo paese insulare nord europeo presenta la sua installazione nei visitatissimi spazi dell’Arsenale (nelle due edizioni precedenti della manifestazione, per esempio, aveva avuto sede alla Giudecca). E probabilmente ci tiene a dare la migliore impressione possibile di se. Questo è un aspetto che riecheggia (e non è l’unico) uno dei leitmotiv della kermesse lagunare di quest’anno, che è una Biennale delle prime volte (per la prima volta curata da una donna italiana, per la prima volta le artiste superano gli artisti ecc.).

Guðjónsson, parte dalla porzione di un oggetto comune fino a pochi anni fa. Si potrebbe addirittura spingersi a definirlo un rifiuto. Si tratta, infatti, di un piccolo disco magnetico (prelevato da un vecchio altoparlante), con polvere di metallo sul bordo. Poi riprende quest'ultima. Ne fa un primo piano più che ravvicinato mentre ruota. Rendendo possibile all’occhio umano vedere il materiale e il suo movimento perpetuo (di qui il titolo “Perpetul Motion”) attratto dal campo magnetico. Il video dura 45 minuti e non è stato tagliato ma naturalmente al visitatore non è richiesto che qualche minuto della propria attenzione.

Ispirato dai soffitti alti dello spazio espositivo, l’artista di Reykjavík, ha deciso di sviluppare l’opera su uno schermo alto sei metri a parete, che sembra specchiarsi in uno a pavimento. Non sono state posizionate sedute perchè chi osserva si senta libero di muoversi e sostare nella penombra del padiglione il tempo che ritiene necessario. Guðjónsson, dice persino che il visitatore può interpretare il lavoro come una scultura, o una sorta di dipinto in movimento.

In effetti, l’opera nel suo scorrere lento e mutevole, non è solo ricca di forme che di volta in volta evocano paesaggi ultraterreni, semplici pattern decorativi, formazioni rocciose, forme vegetali e quant’altro, ma anche di colori e giochi di luce. A Sigurður Guðjónsson piaceva l’idea che qualcosa di tangibile, pur senza essere in alcun modo rimaneggiato, diventasse alieno. Spingendoci contemporaneamente a riflettere sulla visione limitata e distorta della realtà che riceviamo dai nostri sensi e a meravigliarci di nuovo di fronte ad essa.

"Sono orgoglioso- ha detto- di presentare Perpetual Motion al Padiglione Islandese. L’opera è concepita come uno spettacolo ai confini fra realtà e finzione, mostrando qualcosa che è reale ma ci sfugge in quanto oltre i nostri campi percettivi. La mia speranza è di offrire ai visitatori un’esperienza poetica e multisensoriale della materialità, che unisce ampiezza, luce, dimensioni e movimento, usando il suono e il video per trasformare lo spazio in modo scultoreo."

L’Islanda, nonostante la ridottissima popolazione (366 700 abitanti nel 2020), ha un panorama musicale molto vivace e stimato. Guðjónsson, che collabora sempre con compositori contemporanei, in quest’opera ha dato particolare importanza al suono. La colonna sonora di Perpetual Motion, infatti, definita "viscerale" dai commenti ufficiali alla mostra, è stata creata dall'artista insieme al musicista islandese Valgeir Sigurðsson, e sovrappone suoni elettromagnetici manipolati attraverso sintesi granulare. Creando in sostanza una sorta di epidermide sonora alle immagini. Che non le distorce ma le completa. E le rende ancora più poetiche.

Sigurður Guðjónsson, che a ottobre presenterà un’importante mostra personale al Museo di Arte di Reykjavik, ha lavorato a stretto contatto anche con la curatrice Mónica Bello (storica dell’arte spagnola che dal 2015 lavora come Responsabile delle Arti al CERN, il Laboratorio Europeo per la Fisica delle Particelle di Ginevra). Perpetual Motion, il suo Padiglione Islanda, rimarrà all’Arsenale per tutta la durata della Biennale di Venezia 2022 (fino al 27 novembre).

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni