L'artista Florentijn Hofman ha messo una volpe gigante a guardia di un incrocio di Rotterdam

All images © Florentijn Hofman by Frank Hanswijk

All images © Florentijn Hofman by Frank Hanswijk

L’ultima opera d’arte pubblica dell’artista olandese Florentijn Hofman, si intitola “Bospolder Fox”. Bospolder perchè è stata collocata in un quartiere di Rotterdam a ridosso dei boschi (Bos) ma su un terreno paludoso bonificato (Polder, appunto). E Fox perchè si tratta di una volpe. Una gigantesca volpe. Lunga ben 16 metri, con un sacchetto in bocca.

L’opera sorge a fianco di una strada trafficatissima della cintura urbana della città dei Paesi Bassi. E vuole comunicare apertura. Verso la natura innanzitutto, ma anche nei confronti dei forestieri. Tuttavia lo sguardo della volpe è vigile perchè non si sa mai cosa possa capitare.

La rappresentazione di una volpe non è solo una trovata fantasiosa di Florentijn Hofman. Infatti, capita spesso che le volpi si spingano in quel quartiere di Rotterdam per andare a caccia di conigli nel parco. O chissa’, per recuperare gli avanzi lasciati dal grande mercato alimentare della zona.

Forse è proprio per questo che la volpe ha un sacchetto in bocca.

Dal punto di vista del design urbano, la volpe, posizionata in modo da essere visibile più o meno per intero da diversi luoghi d’osservazione, è una galleria sotto cui ripararsi dalla pioggia o dal sole. Le zampe poi sono supporti adatti ai giochi dei bambini e sedute.

In coda a questo post un video mostra il processo attravero il quale Florentijn Hofman e il suo staff sono riusciti a fare una scultura così grande. Per vedere altre opere d’arte pubblica dello scultore olandese invece , meglio consultare il suo account Instagram. (via Designboom)

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I ritratti a olio di Amy Sherald. L'artista che ha dipinto Michelle Obama

“If you surrendered to the air, you could ride it” (2019), oil on canvas, 129 15/16 x 108 x 2 1/2 inches

“If you surrendered to the air, you could ride it” (2019), oil on canvas, 129 15/16 x 108 x 2 1/2 inches

Amy Sherald, famosa per aver dipinto Michelle Obama , fa dei ritratti a olio in cui i protagonisti lottano per mantenere la loro identità in un mondo fatto di colori intensi e superficialità.

Originaria di Columbus, in Georgia, Amy Sherald, vive a Baltimora. E’ afroamericana e dipinge sempre e solo afroamericani. Ritratti in sfumature di grigio, campeggiano al centro di composizioni semplici, lineari e per lo più completamente prive di profondità. I loro abiti e lo sfondo hanno colori vivaci ma irreali. Come quelli di coposizioni di design , riviste di moda o più spesso illustrazioni. Le persone che ritrae, nonostante questo attacco di campiture vive e abiti coloratissimi, non si laciano sopraffare. Resistono guardando negli occhi lo spettatore, perchè sono gli unici elementi non effimeri della composizione, gli unici ad avere sfumature, un volume. Gli unici ad avere una consistenza.

La scelta di utilizzare le sole sfumature di grigio per i protagonisti dei suoi ritratti, Sherald la ha spiegata così a Smithsonian Magazine: “Una persona di colore su una tela viene automaticamente letta come radicale. Le mie figure dovevano essere spinte in modo universale nel mondo, dove potevano entrare a far parte della narrativa storica dell'arte tradizionale. Sapevo che non volevo che riguardasse solo l'identità. "

Altro elemento imporante nel lavoro della Sherald sono gli abiti e gli accessori. Che oltre a incorniciare i soggettti, ne definiscono la personalità e le aspirazioni. A prescindere dal colore della pelle. A differenza di quelli, per esempio, delle tele di Keynde Wiley .

Amy Sherald venne scelta da Michelle Obama per eseguire il suo ritratto ufficiale da First Lady. L’opera venne esposto alla National Portrait Gallery di Washington, insieme alla tela dedicata a Barack Obama da Keynde Wiley il 12 febbraio 2018. Altri ritratti a olio di Amy Sherald ma soprattutto i soggetti in carne e ossa di questi ultimi si possono vedere sul suo account Instagram. (via Colossal)

“She had an inside and an outside now and suddenly she knew how not to mix them” (2018), oil on canvas, 54 x 43 inches

“She had an inside and an outside now and suddenly she knew how not to mix them” (2018), oil on canvas, 54 x 43 inches

What's Different about Alice is that She has the Most Incisive Way of Telling the Truth. 2017, 54 x 43 inches, Oil on Canvas

What's Different about Alice is that She has the Most Incisive Way of Telling the Truth. 2017, 54 x 43 inches, Oil on Canvas

“Innocent You. Innocent Me” (2016), oil on canvas, 54 x 43 inches

“Innocent You. Innocent Me” (2016), oil on canvas, 54 x 43 inches

They Call me Redbone, but I’d Rather be Strawberry Shortcake 2009, 54 x 43 inches, Oil on Canvas

They Call me Redbone, but I’d Rather be Strawberry Shortcake 2009, 54 x 43 inches, Oil on Canvas

“Precious jewels by the sea” (2019), oil on canvas, 120 × 108 × 2 1/2 inches. All images © Amy Sherald

“Precious jewels by the sea” (2019), oil on canvas, 120 × 108 × 2 1/2 inches. All images © Amy Sherald

La pittura iperrealista di Antonio Santín minuta e dettagliata come la tessitura di tappeti persiani

All images © Antonio Santín

All images © Antonio Santín

Antonio Santín dipinge tappeti. Sempre e solo tappeti, con una pittura iperrealista talmente dettagliata da rendere impossibile all’osservatore distinguerla da una tessitura.

Di lui avevo già parlato ma le sue nuove opere sono ancora più complesse. I tappeti sono molto spiegazzati, le frange ancora più lunghe e mosse. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a veri tappeti appesi a parete. Ed avvicinandosi, di più e di più, fin quasi a toccare la tela con il naso, l’impressione non cambia. La tessitura è dettagliata e i fili sembrano in rilievo.

Antonio Santín ha spiegato che ultimamente si è concentrato sul "rilievo scultoreo che va oltre la sensazione del ricamo". E di essersi inventato una tecnica che gli permette di arrivare non solo a ingannare l’occhi ma anche a indurre una sensazione tattile.

"Per raggiungere questo livello di complessità- ha detto- ora uso macchinari pneumatici. Quando l'aria compressa spinge la pittura ad olio all'interno di una cannuccia, un filo sottile fuoriesce da una punta fine. Controllando la velocità dell'output e il modo in cui viene applicato sulla tela, è possibile modellare la pittura ad olio in filigrane complesse. Successivamente, applico una vernice a olio scura, che non solo produce il chiaroscuro che crea il trompe l'oeil, ma funge anche da patina che evidenzia tutto il rilievo scultoreo del dipinto".

Antonio Santín è spagnolo ma la sua pittura iperrealista adesso avrebbe dovuto essere in mostra al Nassau Country Museum of Art (Stati Uniti). che però è ancora chiuso per l’emergenza COVID 19. Tuttavia l’artista condivide tutte le opere sull’account Instagram. (via Colossal)

“Música Ligera” (2020), olio su tela

“Música Ligera” (2020), olio su tela

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