I capolavori di Disney in mostra nella splendida cornice di Palazzo Barberini a Roma

Robin Hood, 1973 Disney Studio Artis Concept art Guazzo, pennarello e inchiostro su carta © Disney

Sull’onda del successo riscosso al Mudec (il Museo delle Culture) di Milano, la mostra Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo, si prepara ad affrontare l’estate romana dalla splendida cornice di Palazzo Barberini.

L’esposizione a misura di famiglia, raccoglie preziose opere originali provenienti dagli Archivi Disney di film iconici come come Biancaneve e i sette nani, Pinocchio e Fantasia ma anche Hercules, e La Sirenetta fino al più recente Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, è curata dalla Walt Disney Animation Research Library. Si snoda attraverso tre chievi di lettura. Ma soprattutto da l’occasione di ammirare dal vivo disegni, guache, pastelli e bozzetti dei film che attraversano la coscienza collettiva di più generazioni di occidentali (e non solo).

Alcune delle carte in mostra risalgono al periodo in cui Walt Disney era ancora vivo (fino al ‘66). Altre a quando lavorava sempre gomito a gomito con i suoi collaboratori. Va, infine, ricordato che Biancaneve e i sette nani, Fantasia e Pinocchio (tutti e tre in mostra in un modo o nell'altro) fanno parte delle otto pellicole prodotte da Disney inserite nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti perchè "culturalmente, storicamente ed esteticamente significative"

Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo, come dice il titolo, si concentra sullo storytelling delle animazioni disneyane: "In mostra- spiegano gli organizatori dell'evento- il visitatore potrà ripercorrere l’elaborazione dell’intero processo creativo dietro le quinte di un racconto Disney." Fino ad arrivare a costruirne uno proprio.

Ma prima gli verrà spiegato come come le antiche matrici di tradizione epica (cioè miti, leggende medievali e folklore) tramutatesi in favole e fiabe ed entrate nel patrimonio archetipico narrativo delle culture del mondo, siano confluite nelle splendide animazioni di cui tutti conserviamo memoria.

"Con uno studio molto dettagliato dei comportamenti umani e animali, gli artisti della Disney hanno creato negli anni dei personaggi universalmente noti come Topolino e Paperino. Miti e leggende di dei ed eroi, favole di animali, racconti di cavalieri, streghe, maghi e principesse assumono le fattezze dei cartoni animati".

L’idea del cineasta e di quanti lavoravano con lui, fin dagli albori della Disney insomma, era quella di ridare vita e freschezza a materiale antichissimo. Più facile a dirsi che a farsi. Ma come ci sono riusciti?

"Ci vogliono mesi e anni di lavoro di un’intera équipe coordinata da un regista per produrre un film d’animazione: un processo creativo lento, continuativo e molto meticoloso che, da un’idea iniziale, costruisce un intero film attraverso migliaia di immagini che via via prendono vita".

L’esposizione si sofferma sugli step necessari alla nascita di personaggi e ambientazioni. Oltre a spiegare le tecniche d’animazione di ieri e di oggi.

All’organizzazione di Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo ha collaborato anche lo storico e critico del fumetto e del cinema di animazione, Federico Fiecconi. La mostra rimarrà a Palazzo Barberini di Roma fino al 25 settembre 2022.

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Lisa Keene Concept art Disegno digitale su carta © Disney

La Sirenetta, 1989 Glen Keane Disegno preliminare per l’animazione Grafite su carta © Disney

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Griselda Sastrawinata-Lemay Concept art Disegno digitale su carta © Disney

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Jin Kim Concept art Disegno digitale su carta © Disney

La Spada nella Roccia, 1963 Disney Studio Artist Concept art Inchiostro e pastello su carta © Disney

Robin Hood, 1973 Milt Kahl Disegno definitivo per l’animazione Grafite e matita colorata su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Pinocchio, 1940 Ollie Johnston Disegno definitivo per l’animazione Grafite e matita colorata su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Pinocchio, 1940 Disney Studio Artist Studio di personaggio Stampa su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Fantasia: Sinfonia Pastorale, 1940 Disney Studio Artist Concept art Pastello e matita colorata su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Biennale di Venezia 2022| La scultura cinetica di Arcangelo Sassolino plasma Diplomazija Astuta un Padiglione Malta sospeso tra Storia e Contemporaneità

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Diplomazija Astuta (Diplomazia Astuta), il Padiglione Malta per la 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, o meglio la Biennale di Venezia 2022, è frutto di una collaborazione tra lo scultore italiano Arcangelo Sassolino e il teorico- artista maltese Giuseppe Schembri Bonacci. Con musiche del maltese Brian Schembri. Ed è sostanzialmente un omaggio al capolavoro di Caravaggio La Decollazione di San Giovanni Battista, custodito, appunto, nella Concattedrale di La Valletta.

Che detta così potrebbe far pensare a tutto tranne che a un’opera interessante. Invece, Diplomazija Astuta, è più che interessante è un Padiglione bellissimo, dove passato e presente si fondono creando un ambiente che stupisce e ipnotizza.

L’installazione consiste in sette vasche rettangolari, piene d’acqua, in cui dall’alto cadono delle piccole quantità di metallo fuso. La stanza è rigorosamente avvolta nell’oscurità, così la luminosa forza del colore del materiale arroventato, la attraversa in maniera lacerante eppure quasi asettica. Quando, poi, il metallo raggiunge le vasche, si spegne, emettendo un rumore cratteristico ed evocativo. Quasi un lamento.

Sulle prime semmai sfugge il riferimento a Caravaggio. Poi però si nota il buio dello sfondo, il colore caldo del metallo in primo piano. Un rapido calcolo e ci si accorge che gli elementi scultorei (le vasche rettangolari) sono sette, come i personaggi rappresentati nella pala seicentesca. Infine, la violenza del processo, l’ineludibile squarcio. La momentanea sospensine del tempo. Il suo ciclico e inarrestabile ripetersi, danno invece al duo di artisti, l’aggancio per legare la Storia alla contemporaneità.

"San Giovanni Battista - ha spiegato tempo fa Schembri Bonaci a Malta Today- era molto più di una scomoda 'voce nel deserto'. Anche durante la sua vita, era anche considerato il presagio di una nuova era. Annunciò la venuta del Messia, che, in termini biblici, significa il Nuovo Testamento: l'inizio di una nuova era, una nuova definizione dell'umanità basata sull'amore, e la promessa della Salvezza: un'altra forma, si può dire, di un Sogno utopico di felicità eterna.(...) Storicamente, però: quella 'nuova era' inizia con la sua morte. E un modo di vederla è che... l'inizio di una nuova era finisce sempre in tragedia.(...) e non importa quanto utopica l'ideologia affermi di essere... finisce sempre in un violenza distopica e brutalità."

In definitiva quando si decide di mettere insieme più protagonisti su uno stesso palco di rado si fa qualcosa di buono. Al Padiglione Malta, invece, il miracolo è riuscito. A farla da padrona è la scultura cinetica del vicentino Arcangelo Sassolino, certo, che tuttavia guadagna davvero molto in atmosfera colore e forza attraverso la collaborazione con Schembri Bonacci. Quest’ultimo, contribuisce con un graffito scritto in più lingue a sottolineare un certo cosmpolitismo mediterraneo dello stato più piccolo dell’Unione Europea. E, attraverso Sassolino, nutre di concretezza formale la sua teoria secondo la quale, il metallo in generale e l’acciaio in particolare, sarebbe la cifra di definizone dei nostri tempi.

Senza dimenticare il contributo (senz’altro importante) dello studioso di Caravaggio statunitense Keith Sciberras e secondarimante del curatore Jeffrey Uslip. E la musica di Brian Schembri che completa l’esperienza.

Diplomazija Astuta, il Padiglione Malta di Arcangelo Sassolino e Giuseppe Schembri Bonacci, si potrà visitare all’Arsenale fino al 25 settembre soltanto e non fino al termine ultimo della della Biennale di Venezia 2022 (fissato per il 27 novembre). Ed è imperdibile.

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Biennale di Venezia| Storia della Notte e Destino delle Comete il Padiglione Italia 2022 che finalmente parla con una voce sola. Quella di Gian Maria Tosatti

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Amato dalla maggioranza e inserito da autorevolissime voci internazionali tra gli imperdibii della 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, Storia della Notte e Destino delle Comete, il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti è un racconto malinconico, a tratti struggente, fatto di immagini. Anzi di macchinari diventati obsoleti, che Tosatti ha prelevato da curatori fallimentari sparsi per tutto lo Stivale e riposizionati alla Biennale di Venezia 2022 trasformandoli in sculture. Questi ultimi, loro malgrado, sono i testimoni silenziosi del viaggio del visitatore attraverso l’infinita notte italiana.

Si tratta di una grande opera d’arte ambientale che ricorda la scenografia di un film. E’ teatrale, certo, ma affonda salda le radici nell’estetica cinematografica, oltre che, naturalmente, nelle arti visive. Tosatti l’ha pensata perchè il visitatore possa attraversarla in solitudine, senza essere disturbato dai rumori (in teoria si dovrebbe entrare uno alla volta ed è vietato scattare fotografie). Diventando protagonista della storia, durante il tempo necessario a percorrere le varie stanze che compongono il pecorso espositivo.

Quest’anno il Padiglione Italia, infatti, non si trova ai Giardini come quasi sempre succede ma alle Tese delle Vergini nell’Arsenale di Venezia. Si tratta di una superficie importante da occupare (1800 metri quadri) e l’edificio è vincolato (“quindi inviolabile” come specifica il curatore Eugenio Viola) , perciò l’artista romano di nascita e napoletano d’adozione, ha progettato l’intervento appositamente per la Biennale 2022.

All’atto pratico, ed escludendo l’ultima stanza, Tosatti ha ricostruito le aree produttive degli anni del boom economico con apparecchiatura dell’epoca (almeno per la maggior parte). L’attenta illuminazione e il preciso posizionamento hanno fatto il resto. Si comincia con un ambiente spoglio in cui una macchina per timbrare i cartellini e poco altro introducono il visitatore alla prima stanza e, contemporaneamente, nel vivo della mostra. La seconda, invece, è lo spazio più scultoreo e surreale di questa carrellata, composta com’è da semplici aspiratori che pendono dal soffitto. C’è luce chiara, le pareti sono state ridipinte di bianco, il pavimento non è d’epoca, in breve i grandi tubi diventano forme base, flessibili, all’apparenza persino vagamente concettuali.

Da questo capannone- scrive Viola sul catalogo- si accede a un appartamento, ricavato da una sua porzione, di quelli che erano occupati dal custode della fabbrica o dal suo proprietario, se la scala di produzione investiva una dimensione familiare. Un’atmosfera raggelante, spoglia e minimale, avvolge gli interni (…), violati nella loro intimità (…). Un terzo capannone è abitato da macchine tessili,illuminate da una luce fioca. Sono ancora lì, ordinatamente disposte nello spazio, come se gli operaiche le animano si fossero momentaneamente allontanati per la pausa pranzo. Alle pareti, una seriedi faldoni ci ricordano che in questo posto una volta è scorsa la vita, scandita dai registri dientrata e di uscita, dai libri delle fatture e dei bilanci.”

L’ultima stanza, invece, è completamente buia, grande, l’acqua che la inonda sbatte sulle pareti, avrà un soffitto ma non lo si vede quasi. Da una breve passerella si può guardare l’orizzonte, che potrebbe anche essere lontanissimo, e là ci sono dei lampioni. Il colpo d’occhio è identico a quello del mare la notte, solo che qui a un certo punto compare uno schiame di lucciole ad illuminare il cielo.

Insomma, Tosatti ci regala la poesia, la speranza di un nuovo sogno e ci libera dai fantasmi che ci hanno perseguitato per tutto il viaggio.

Su cosa significi si sono spese molte parole. L’industrializzazione e il costo ambientale del progresso sono solo una sfacettatura del padiglione e nemmeno la più importante. Come si evince dal fatto che quasi tutti i macchinari in mostra appartengono a un periodo storico ormai lontano. Morto inseme alla sua gioiosa e ingenua vitalità più o meno nel ‘68 e mai ritornato. La pandemia e il disastro economico che ha portato è una risposta più convincente, ma non la sola. L’artista ha, infatti, recentemente puntualizzato che si tratta di una metafora della vita di ognuno e che a seconda della nostra storia personale sta a noi darle un significato.

Storie di lavoro- ha detto in un'intervista- storie che hanno a che fare con i nostri sogni, con i sogni che abbiamo costruito e che continuiamo a costruire, forse con gli errori che facciamo e in cui cadiamo continuamente. Abbiamo usato l’industria per parlare d'altro”.

Va sottolineato, infine, che il Padiglione 2022 dona finalmente anche all'Italia la possibilità di parlare con una sola voce. La libertà di essere rappresentata da un solo artista (come del resto tutti gli altri Paesi già fanno da anni). Un passo che potrebbe sembrare scontato ma che non era mai stato fatto da quando la Biennale di Venezia è stata fondata (sembra incredibile ma è così). E tutti ci auguriamo che d’ora in avanti diventi consuetudine.

Storia della Notte e Destino delle Comete, il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti (che nel 2023 sarà protagonista di un’importante personale al Pirelli Hangar Bicocca, come già era successo a Giorgio Andreotta Calò prima di lui) si potrà visitare per tutta la durata della Biennale di Venezia 2022 (fino al 27 novembre)

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC