Con Snow Pallet 14 e 15 Toshihiko Shibuya crea la più vasta installazione dedicata alla neve mai vista in Giappone

Snow Pallet 15. All images Courtesy Toshihiko Shibuya

Il paesaggio è vasto e coperto da una spessa coltre bianca, di fronte ai grandi alberi che incorniciano il Geimori w-awesome nell’Art Village di Sapporo, si distinguono delle forme curiose che riflettono toni vivi, quasi elettrici, pronti a rifrangersi a terra formando delle pozzanghere di luce colorata. Sono tante: ben 65. E assomigliano a dei supporti metallici stilizzati: "Alcune si chiamano Butterfly. Per le gambe che sono a forma di farfalla con le ali spiegate” dice con una certa soddisfazione il loro autore Toshihiko Shibuya. Lì accanto c’è la foresta che la capitale dell’isola di Hokkaido, nell’estremo nord del Giappone, ha dedicato all’arte (Geimori, appunto) e sembra che la Natura sia una presenza palpabile. Quasi uno spirito da ammirare mentre gli si rivolge una supplica silenziosa.

Snow Pallet 15 a Sapporo, il cui nome completo è Snow Pallet 15 -Neve sull'Antropocene (composta, anche, da elementi metallici simili a farfalle), tuttavia, non è l’unica installazione che l’artista, Toshihiko Shibuya, ha posizionato quest’anno. Il dodicesimo, da quando è iniziata la serie Snow Pallet. C’è anche Snow Pallet 14, con le sue 11 sculture minimali che richiamano la vegetazione di un laghetto orientale. Questa volta nella cittadina portuale di Tomakomai. Insieme i due progetti compongono il più grade intervento artistico dedicato alla neve mia visto in Giappone.

Snow Pallet 14 si svolge nell'area con meno nevicate di tutta Hokkaido- prosegue- È il sito più piccolo in cui ho mai lavorato. La sua area è solo di circa 19 metri quadri”. L’installazione è composta da sculture piatte, circolari, in alcuni casi ampie, che fanno pensare a foglie di ninfea stilizzatissime, e altre alte svettanti come piante di un canneto cresciute nel mezzo di uno stagno. Intorno, le pareti in legno del Tomakomai City Museum incorniciano con grazia l’opera, che per l’occasione è stata dipinta con i soliti toni pastello intensissimi sulla sommità degli elementi più alti, anziché sotto. “Quando guardi il cielo, puoi vedere il colore espandersi. Inoltre, nei giorni di pioggia, sembra che le gocce danzino scivolando dai colori vivaci dei piatti superiori. Ho chiamato questi oggetti Rainy Pallets”. Shibuya questa volta si aspettava di giocare con i riflessi prodotti dall’acqua o al massimo con una spolverata di neve pronta a sciogliersi all’arrivo del vento salmastro. Invece, inaspettatamente, anche sull’Oceano Pacifico, quest’anno ad Hokkaido ha nevicato molto: “Il 5 gennaio 2022 sono stati accumulati oltre 30 cm di neve. Si tratta di un record per questa regione”.

Certo, niente a confronto con le monumentali nevicate di Sapporo, appena 65 chilometri più a nord: “A Sapporo City sono caduti 55 cm di neve in 24 ore, tra l’11 e il 12 gennaio, battendo il record dall'inizio delle statistiche.” Questa è la città in cui l’artista vive e dove ha posizionato Snow Pallet 15. Sessantacinque elementi dalle forme più disparate che si estendono su un’area vastissima e compongono un mosaico scultoreo in continuo cambiamento (a seconda dell’ora del giorno, della luce, della stagione) che si staglia ai margini della foresta e ne onora la silenziosa grandezza.

Toshihiko Shibuya prosegue ormai da 12 anni con questa serie di installazione temporanee, che dall’inizio della stagione fredda sottolineano i mutamenti del paesaggio con il loro stile minimale, in bilico tra un intervento di calligrafia tridimensionale e il design vivace di un manga o di un film d’animazione. Lo scopo dell’artista è quello di realizzare progetti che celebrino la natura, riducendo il più possibile il proprio intervento.

Snow Pallet 15 rimarrà nel cortile del museo di Tomakomai fino al 27 febbraio soltanto, mentre Snow Pallet 14 se ne andrà dall’Art Village di Sapporo il 13 marzo. Per vedere altre opere di Toshihiko Shibuya si possono consultare il sito internet dell’artista o il suo account instagram.

Snow Pallet 15

Snow Pallet 14

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Snow Pallet 15

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Snow Pallet 15

Emanuelle Moureaux con 6000 strisce di nastro adesivo colorato ha creato un ambiente pittorico tridimensionale

All images by Daisuke Shima, courtesy of Emmanuelle Moureaux

L’architetto e designer francese Emanuelle Moureaux vive a Tokyo da parecchi anni ormai. A colpirla, non solo il fascino che la società giapponese nel suo complesso esercita su molti occidentali, ma anche i colori vivi della città. Secondo lei in grado di creare spazi tridimensionali indipendenti dai volumi nel tessuto urbano.

A questa impressione si ispirano le sue installazioni che negli anni ha realizzato in forme sempre più complesse per grandi marchi attivi in Giappone.

L’ultima, commissionata da Mt che produce nastro adesivo in carta washi, fa parte della serie 100 Colors. E si compone appunto di cento toni cromatici diversi. Per realizzarla Emanuelle Moureaux ha fissato 6000 strisce di nastro Mt dello spessore di 15 millimetri in verticale e diagonale, arrivando quasi a raggiungere il soffitto dell’ampio spazio industriale dov’è stata posizionata l’opera. Ma senza dimenticare di lasciare libera una sorta di galleria per permettere al visitatore di immergersi in questo effimero edificio di puro colore. Quasi un tratteggio che ha a che fare con la pittura e l’Astrattismo storico.

"Uso i colori come elementi tridimensionali- scrive Moureaux sul suo sito- come strati, per creare spazi, non come rifiniture applicate alle superfici."

L’architetto di origine francese per ultimare questo imponente progetto ha utilizzato in tutto 28 chilometri di nastro edesivo. Ma non è inconsueto per lei servirsi di grandi quantità di materiali colorati per realizzare le sue installazioni architettoniche.

"Shikiri è un nome di fantasia in giapponese che letteralmente significa 'dividere lo spazio usando i colori'. Uso i colori cioè come elementi tridimensionali, come fossero strati. Lo Shikiri è spirato dagli elementi spaziali tradizionali giapponesi come gli schermi scorrevoli".

Emanuelle Moureaux ha un sito internet e un account Instagram dove vedere altri dei suoi impressionanti ambienti di puro colore, costruiti immancabilmente coi materiali più disparati ed improbabili.

L'installazione immersiva di Motoi Yamamoto fatta solo di sale e vernice blu

Motoi Yamamoto, A Path of Memories (2021). All images Courtesy Motoi Yamamoto

Motoi Yamamoto crea installazioni artistiche effimere, rigorosamente site-specific, con il sale marino. Nel caso di quella creata per la Triennale di Oku-Noto a Suzu, l’opera era anche immersiva. Per farla la tecnologia non è stata necessaria. In compenso gli ci sono voluti 5 mesi di lavoro, tanta idropittura blu e 7 tonnellate di sale.

“A Path of Memories” realizzata dall’astista giapponese Motoi Yamamoto (ne ho parlato spesso) nella ex scuola materna Kodomari a Suzu (una cittadina nella prefettura di Ishikawa, più o meno al centro del Giappone) è stata visibile fino a pochi giorni fa (5 novembre 2021). Creata in occasione della Triennale di Oku-Noto, l’opera è rimasta esposta per due mesi. Un periodo insolitamente lungo per le installazioni, spesso grandi e sempre laboriosissime, dell’artista originario di Hiroshima, che durante l’ultimo giorno di mostra vengono quasi sempre smantellate dal pubblico, invitato a buttare il sale di cui sono composte in mare o in un corso d’acqua.

D’altra parte quest’installazione, costituita solo parzialmente di sale, ha richiesto ben 5 mesi di lavoro. L’artista insieme al suo team ha, infatti, ridipinto completamente (dal pavimento al soffitto) le pareti dell’asilo con della vernice lavabile blu. Su cui poi hanno tracciato degli intricati labirinti bianchi.

Un lavoro stupefacente per pazienza e precisione che faceva da scenografia a una strettissima scala composta interamente di sale e posizionata su un pavimento di sale. La struttura sembrava costruita con vecchi mattoni, lavorati in maniera da apparire segnati dal tempo e scrostati. Per erigerla sono servite 7 tonnellate di cristalli di cloruro di sodio.

Simboleggiava i ricordi e la memoria. Un tema caro all’artista, che muove la sua pratica fin dai primi tempi.

"Continuo a creare per non dimenticare i ricordi della mia famiglia- ha scritto tempo fa Motoi Yamamoto- Il sale è sempre stato profondamente legato alla vita delle persone in Oriente e in Occidente. In Giappone è una sostanza indispensabile per usanze come i funerali."

“A Path of Memories”, oltre a contenere un riferimento al futuro attraverso il colore blu scelto dalla figlia, aveva la caratteristica di calare lo spettatore in un mondo parallelo. Di immergerlo in un paesaggio interiore.

Le opere di Motoi Yamamoto stanno per essere esposte alla galleria en-arts di Kyoto (dal 12 novembre al 12 dicembre). Ma per vedere le sue installazioni immersive e non, si può semplicemente dare uno sguardo al sito internet o all’account instagram dell’artista.