Le sculture in legno di Hsu Tung Han iperrealiste e pixelate come ologrammi mal riusciti

hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel

Le sculture in legno del taiwanese Hsu Tung Han non aspirano a rappresentare la realtà ma degli ologrammi mal riusciti.

Sono ritratti iperrealisti con dei pixel cubici qua e là, che interrompono l’illusione dello spettatore di trovarsi di fronte a un proprio simile (seppur color legno) e lo riportano alla cruda realtà: sta’ guardando la copia scultorea di un’immagine digitale. Ma di un’immagine tridimensionale che in quanto tale un po’ di inquietudine la crea.

Così come i soggetti che Han sceglie, usciti pari-pari dalle pagine di una rivista patinata o dai fotogrammi di un film. E poco importa se si tratta di imperatrici cinesi del passato (o abbigliate piu’ o meno come tali), di modelle a passeggio, o di gangster con tanto di tatuaggi.
Con i pixel, insomma, Han sospende la narrazione, gela l’attimo e un pochino anche l’osservatore.

Per arrivare a questi risultati Hsu Tung Han deve perdere molto tempo per ogni pezzo, facendo schizzi preparatori e modelli di creta prima di cominciare a lavorare il legno.

Guardate da vicino le sculture sono raffinate opere di intarsio dove i pixel sono anche la scusa per giocare con la tessitura del legno.

Per vedere altre stupefacenti opere di Hsu Tung Han basta dare un’occhiata al suo account Flickr. (via Colossal)

hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel-01
hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel-02
hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel-03
hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel-04
hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel-05
hsu-tung-han-sculture-iperrealiste-legno-con-pixel-06

Ascolta la celestiale musica incisa su questi coltelli del Rinascimento

Image courtesy Victoria & Albert Museum

Image courtesy Victoria & Albert Museum

Attualmente sono conservati in Inghilterra, in parte nel Victoria and Albert Museum di Londra, in parte nella collezione del Fitzwilliam Museum di Cambridge, ma i “Notation Knives” sono dei raffinati manufatti italiani. Realizzati tra il 1500 e il 1550 da un artigiano sconosciuto, sono stati in possesso di almeno una ricca famiglia italiana. La loro particolarità è che hanno delle melodie incise sulla lama.

Non si tratta di coltelli usati per offendere ma di semplici posate. Ed è proprio questo che lascia gli storici sconcertati. Infatti, se la lama sembra l’ideale per tagliare una bistecca o giù di lì, l’etichetta del Rinascimento non lascia spazio a dubbi: simili compiti erano riservati alla servitù.
L’incisione è stata realizzata su entrambi i lati delle lame. Da una parte si trova la musica di una benedizione per il pasto che verrà e dall’altra quella di ringraziamento per il cibo appena consumato.
Kirstin Kennedy curatrice del Victoria & Albert Museum dice che “noi non siamo del tutto sicuri” di come questi “splendidi coltelli” venivano usati. Ciò probabilmente rimarrà un mistero anche se gli storici avanzano diverse teorie (che venissero usati solo in particolari occasioni o cerimonie ecc)

Stà di fatto però che il coro del Royal College of Music ha cantato e registrato le melodie incise su questi coltelli. Che chiunque può ora ascoltare o persino scaricare direttamente da qui. Per godere di altre interpretazioni dei talentuosi coristi c’è il sito del V&A Museum. (via Open Culture)

Notation Knives, XVI secolo. Artista sconosiuto. Fitzwilliam Museum Collection, Cambridge. Photo by Johan Oosterman.

Notation Knives, XVI secolo. Artista sconosiuto. Fitzwilliam Museum Collection, Cambridge. Photo by Johan Oosterman.

Un gigante abbatte il soffitto di una banca abbandonata di Berlino. By Mario Mankey

mario-mankey-ego-erectus-berlino

Ci sono calcinacci dappertutto e due piedi giganti sembrano aver sfondato il soffitto. L’impressione è che il resto del corpo della enorme creatura si trovi ai piani superiori. Ma per fortuna l’installazione dello street-artist spagnolo Mario Mankey in una banca abbandonata di Berlino si ferma lì.
A giudicare dai piedi comunque il gigante di Mankey non sembra un tipo che fa paura. Magari uno che fa sorridere, figlio com’è di un cartone animato e di una fiaba.

L’installazione temporanea “Ego Erectus” di Mario Mankey è stata realizzata nell’ambito dellagrande manifestazione di street-art The Haus a Berlino.

A The Haus hanno partecipato in totale 165 artisti cui è stato affidato il compito di riempire di opere un imponente edificio abbandonato di Berlino.
Il palazzo fatiscente, che è stato sede di una banca, è una grande costruzione (ha 5 piani) e verrà distrutto. Quindi tutte le opere (o comunque la stragrande maggioranza) sono effimere, destinate ad essere ridotte in macerie insieme alla inconsueta sede espositiva.

Mario Mankey ha cominciato a fare street-art nel 2010, vive a Berlino, dipinge e realizza sculture su larga scala. Nella sua produzione ricorre la figura di un pagliaccio triste sempre sfiorato dall’ala della tragedia.

Il lavoro di Mario Mankey puo’anche essere seguito su Instagram. (via Designboom)

mario-mankey-scultura-ego-erectus-berlino
mario-mankey-ego-erectus-the-haus-berlino