“Shadows travelling on the sea of the day” l'enorme e drammatica installazione di Olafur Eliasson nel luminoso paesaggio del Qatar

سفر الظلال في بحر النهار (Shadows travelling on the sea of the day), 2022. Steel, fibreglass, glass mirrors 4.53 x 10.51 x 10.51 metre | ø 8.2 metre | ø 8.2 metre. Installation view: Northern Heritage sites, Doha, Qatar, 2022 Photo: Iwan Baan Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles

Olafur Eliasson ha recentemente presentato un’installazione drammatica e minimale nel paesagggio desertico del Qatar. La scultura si intitola “Shadows travelling on the sea of the day” (Le ombre viaggiano sul mare del giorno) alludendo alla linea d’orizzonte che fugge apparentemente senza confini alla luce intensa e mutevole della location. Un’opera d’arte pubblica molto grande (è composta da 25 elementi) che arriva mentre l’artista danese-islandese è in mostra in Italia (a Palazzo Strozzi di Firenze).

Anche nella città culla del Rinascimento Olafur Eliasson ha installato un opera d’arte site-specific accessibile gratuitamente al pubblico ( Under the weather). Ma se in Toscana si è servito dell’effetto moiré per spingere i visitatori a guardare verso l’alto in Qatar ha usato gli specchi. Ben venti elementi scultorei composti da cerchi in vetroresina con in cima una copertura specchiante, cui si aggiungono tre anelli singoli e due anelli doppi. Le strutture sono alte. Ma c’è di più: gli elementi sono posizionati "secondo gli assi- spiegano gli organizzatori- di uno schema simmetrico quintuplice", le dieci pensiline al centro poi formano un pentagramma, o stella a cinque punte. "I principi alla base di tali modelli sono stati recentemente scoperti dai matematici occidentali",

Posizionata nel Northern Heritage vicino a Doha, l’installazione, fa parte di un vasto progetto d’arte pubblica organizzato in previsione della Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 (che si svolgerà dal 20 novembre al 18 dicembre). Oltre al lavoro di Olafur ci sono importanti interventi della libanese-americana Simone Fattal e del brasiliano Ernesto Neto, più cento opere d'arte pubbliche che i Qatar Museums hanno messo negli spazi pubblici in cui si prevede transitino i visitatori. Il paese mediorientale, infatti, dovrebbe diventare meta di ben un milione e mezzo di visitatori durante l’evento sportivo.

Al centro di “Shadows travelling on the sea of the day” c’è il paseaggio del Qatar (quindi la Natura) ma anche il tempo. Dilatato dagli specchi e dagli elementi circolari, progettati per osservare l’orizzonte e riflettere le ombre mentre queste ultime, (proiettate al suolo sia dal visitatore che dagli stesssi elementi scultorei) cambiano con il passare delle ore, con il mutare della luce.

Gli specchi ne sono la colonna portante. Servono a destabilizzare e unire i visitatori ma anche a farli diventare parte del paesaggio in affreschi emozionanti e transitori.

"Ti trovi subito fermo sulla sabbia e appeso, a testa in giù- ha spiegato Olafur Eliasson- ad un terreno che è molto al di sopra di te. Probabilmente passerai avanti e indietro tra una prospettiva in prima persona e un punto di vista destabilizzante in terza persona di te stesso (...) Il riflesso diventa una composizione virtuale, che cambia mentre ti muovi. Ciò che percepisci (un intreccio di paesaggio, elementi scultorei tentacolari e visitatori) sembra iperreale mentre è ancora completamente in trasformazione".

L’installazione “Shadows travelling on the sea of the day” rimarrà in Qatar anche quando la Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 si sarà conclusa. Olafur Eliasson, spesso condivide le tappe del suo lavoro su Instagram.

سفر الظلال في بحر النهار (Shadows travelling on the sea of the day), 2022 Steel, fibreglass, glass mirrors 4.53 x 10.51 x 10.51 metre | ø 8.2 metre | ø 8.2 metre Installation view: Northern Heritage sites, Doha, Qatar, 2022 Photo: Iwan Baan Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles

سفر الظلال في بحر النهار (Shadows travelling on the sea of the day), 2022 Steel, fibreglass, glass mirrors 4.53 x 10.51 x 10.51 metre | ø 8.2 metre | ø 8.2 metre Installation view: Northern Heritage sites, Doha, Qatar, 2022 Photo: Iwan Baan Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles

سفر الظلال في بحر النهار (Shadows travelling on the sea of the day), 2022 Steel, fibreglass, glass mirrors 4.53 x 10.51 x 10.51 metre | ø 8.2 metre | ø 8.2 metre Installation view: Northern Heritage sites, Doha, Qatar, 2022 Photo: Iwan Baan Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles

سفر الظلال في بحر النهار (Shadows travelling on the sea of the day), 2022 Steel, fibreglass, glass mirrors 4.53 x 10.51 x 10.51 metre | ø 8.2 metre | ø 8.2 metre Installation view: Northern Heritage sites, Doha, Qatar, 2022 Photo: Iwan Baan Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles

Le fotografie di Noritaka Minami congelano l'intimità degli alloggi della Nakagin Capsule Tower prima della demolizione

“B1004” (2011). All images © Noritaka Minami

La demolizione dell’iconica Nakagin Capsule Tower, cominciata il 12 aprile scorso, procede molto lentamente ma dovrebbe essere ultimata per la fine dell’anno. E nonostante i problemi strutturali l’avessero resa inevitabile, di sicuro la mancanza del palazzo lascerà un vuoto. Che forse si colmerà in un prossimo futuro (nel Metaverso o nella realtà) visto che i diritti per la ricostruzione della torre dell’architetto Kishō Kurokawa sono attualmente in vendita sotto forma di NFT.

Difficilmente però la Nakagin Capsule Tower rinascerà nel quartiere di Shimbashi e sarà identica in tutto e per tutto alla prima versione.

Per questo molti hanno fotografato l’edificio finchè è stato possibile. Ma dall’esterno (era infatti severamente vietato a turisti e curiosi immortalarne l’interno). L’artista statunitense Noritaka Minami invece si è attardata in un gran numero di casette. Cercando di cogliere e mettere in evidenza le similitudini del design di ognuna e le differenti personalità degli abitandi attraverso la disposizione dei loro oggetti. Congelando l’intimità dei blocchi nelle sue fotografie e contemporaneamente raccogliendo una testimonianza preziosa.

La Nakagin Capsule Tower, progettata dall’architetto giapponese Kishō Kurokawa (che fu tra i fondatori del movimento metabolista), venne completata, dopo appena due anni, nel 1972. Composta da due torri collegate tra loro di 11 e 13 piani. Al centro di ognuna c’erano scale e ascensori, mentre ai lati sbucavano i 140 moduli prefabbricati. Questi ultimi non erano però collegati tra loro ma solo alla struttura portante centrale. Una caratteristica che creava problemi importanti all’edificio. D’altra parte i moduli erano stati concepiti per essere sostituiti ogni 25 anni. Ai tempi della progettazione venne persino inventato un macchinario per estrarre quelli vecchi e inserire quelli nuovi ma non fu mai usato. Semplicemente, all’atto pratico, non si poteva fare.

Al di là delle infiltrazioni e dell’usura, la Nakagin Capsule Tower non era antisismica. "Per noi- scrivono gli architetti Filipe Magalhães, Ana Luisa Soares che hanno abitato nell'edificio- vedere le cellule sbattere l’una contro l’altra è stata un’esperienza spaventosa. Ci siamo precipitati verso le scale in cemento, che sembravano un luogo più sicuro, e mentre correvamo giù abbiamo incontrato alcuni vicini che si comportavano come se niente fosse." L’interno dei moduli abitativi era caldissimo d’estate e freddissimo d’inverno. Gli inquilini avrebbero dovuto usare l’impianto di climatizzazione centralizzato per modulare la temperatura ma i tubi erano guasti in più punti e zeppi d’amianto.

Per questo alla fine si è deciso di abbattere l’edificio. Il panorama urbano giapponese è in continuo mutamento per via del concetto d’impermanenza, che permea l’architettura nipponica. Tuttavia la decisione di demolire la Nakagin Capsule Tower è arrivata dopo un lungo dibattito, che ha visto anche molte voci contrarie.

L’edificio, infatti, era un raro esempio di architettura del movimento metabolista.

All’interno i moduli, di circa 2 metri per quattro, erano essenziali. Gli elettrodomestici già presenti all’epoca della progettazione erano incassati nelle pareti, così come l’armadio. Poi c’era qualche ripiano, un bagno (che è stato descritto come “una capsula dentro la capsula”) e una finestra circolare (che si poteva schermare con una tenda circolare su misura).

E’ questo l’ambiente seriale fotografato da Noritaka Minami. Eppure, a seconda del padrone di casa, il minuscolo teatro cambiava diametralmente, riflettendone gusti e personalità.

Minami sottoilinea questa rivincita dell’individuo, mantenendo la camera nella stessa posizione in ogni scatto e consentendole di attardarsi solo su particolari creativi incongruenti con le dimensioni spartane dello spazio.

Noritaka Minami ha esposto le sue fotografie della Nakagin Capsule Tower nella mostra 1972/Accumulations (fino al 8 dicembre) in corso al MAS Context Reading Room di Chicago. Parecchie immagini si possono , comunque, vedere anche sul suo sito internet. (via Colossal)

Noor Riyadh, il festival delle installazioni luminose dell'Arabia Saudita. Tra ambiente, intelligenza artificiale e droni

SpY, Earth, 2021. Image courtesy the artist. Copyright Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program.

Da oggi nella capitale dell’Arabia Saudita va in scena l’esposizione annuale di installazioni luminose Noor Riyadh. Si tratta di una mostra estesa, costituita per lo più di opere d’arte pubblica (accessibili gratuitamente), che colpisce sia per il numero di artisti chiamati a partecipare (130 tra sauditi e internazionali), che per la quantità (190 lavori) e qualità dei progetti realizzati.

Il tema su cui gli artisti sono stati chiamati a portare il loro contributo è: "We Dream of New Horizons". Gli organizzatori della manifestazione spiegano: "E' incentrato su un senso di speranza per il futuro, con connotazioni positive, ottimistiche e che riflettono una fiducia nel rinnovamento e nella trasformazione". In effetti, Noor Riyadh, non si limita a mettere in mostra installazioni luminose ma fa anche un massicio uso di nuove tecnologie come droni, intelligenza artificiale (IA o AI a seconda se si preferisca fare ricorso all’abbreviazione italiana o inglese) e realtà virtuale. Oltre a sculture effimere, percorsi d'arte e proiezioni su edifici.

Tra i punti forti della manifestazione ci sono ben 90 opere realizzate su commissione appositamente per Noor Riyadh. Tra questi The Garden of Light dello scozzese Charles Sandison, (una video proiezione che indaga l'orizzonte virtuale creatosi tra la storiae il mondo digitale). O Amplexus della peruviana-statunitense Grimanesa Amorós (una scultura di luce che avvolge e abbracciando l'architettura).

Ci sono poi due impressionanti spettacoli di droni dello statunitense Marc Brickman. Il primo si intitola The Order of Chaos: Chaos in Order e vede esibirsi nel cielo di Riyadh ben 2.000 velivoli.

Alcuni artisti, oltre a esplorare le potenzialità creative della luce, focalizzano il loro interessse sul vetro e su come può modificare la percezione dello spettatore. Lo fanno con pezzi monumentali. E come si potrebbe pensare il contrario visto che si tratta di nomi del calibro di: Larry Bell, Sabine Marcelis, Daniel Buren e Douglas Gordon.

Tra questi ultimi anche la polacco-tedesca Alicja Kwade di cui abbiamo già parlato su Artbooms, insieme ai giapponesi di Eness, al designer olandese Daan Roosegaarde e all’artista turco-statunitense Refik Anadol. Due artisti al Noor Riyadh, infine, stanno rappresentando il loro paese alla Biennale di Venezia 2022: Muhannad Shono (Arabia Saudita) e Zineb Sedira (Francia è stata anche premiata)

La manifestazione si sviluppa in tutti i luoghi d’interesse della città saudita. Ed è affiancata dalla mostra "From Spark to Spirit" al JAX 03 (nel distretto JAX) che si protrarrà fino al 4 febbraio 2023.

Noor Riyadh- ha detto direttore del programma artistico di Riyadh, architetto o Khalid Al-Hazan- è una parte importante dei piani per trasformare in modo creativo la capitale del regno in una città globale vibrante e cosmopolita, attraverso l'arte e la cultura".

Il festival della light art dell’Arabia Saudita Noor Riyadh è curato da a Hervé Mikaeloff, Dorothy Di Stefano e Jumana Ghouth. Durerà fino al prossimo 19 novembre. E va sottolineato che presenta opere di un consistente numero di donne.

United Visual Artists, Vanishing Point 3_1, 2019. Image courtesy the artist. Photo © Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program

Grimanesa Amoros, Amplexus, 2022. Image courtesy the artist. Copyright Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program.

Bruno Ribeiro, Vibrance, 2022. Image courtesy the artist. Copyright Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program

Charles Sandison, The Garden of Light, 2022. Image courtesy the artist. Copyright Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program.

Eness, Cupid’s Koi Garden, 2022. Image courtesy the artist. Copyright Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program.

Eternal, Hika-Rakuyo, 2022. Image courtesy the artist. Photo © Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program

Muhannad Shono, I See You Brightest in the Dark, 2022. Image courtesy the artist. Photo © Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program

Zineb Sedira, Dreams Have No Titles #2, 2022. Image courtesy the artist. Photo © Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program

Zahra Bundakji, The Voice of Listening, 2022. Image courtesy the artist. Copyright Noor Riyadh 2022, a Riyadh Art program