Paul Anthony Smith che ammanta di mistero la cultura delle Indie Occidentali punzecchiando migliaia di volte delle grandi fotografie

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Paul Anthony Smith è un artista di origine giamaicana che si è formato negli Stati Uniti e abita a New York. Le sue opere parlano quasi sempre, in un modo o nell’altro, di colonialismo e migrazioni (intese come perdita di parte del senso d’identità e metamorfosi). Per farlo scatta delle fotografie che stampa in grande formato. E poi, armato di uno strumento acuminato e concavo, le punzecchia migliaia di volte, formando sulla superficie dell’immagine una moltitudine di minuscole orecchie.

Queste armate di pieghe lillipuziane non procedono casuali ma dirette con rigore militare dall’artista, che ne fa motivi decorativi geometrici, che ricordano recinzioni o vetrate. La forza o la quotidianità delle fotografie, così. ne esce annacquata . Astratta. Istillando una nota di mistero e mettendo distanza tra l’osservatore e le scene di vita che rappresentano.

La tecnica di Paul Anthony Smith si chiama picotage e richiede moltissima pazienza ma anche tempo. "A volte ci vuole una settimana perché ne finisca uno", ha detto in un’intervista rilasciata a New York Times Style Magazine.

Attualmente Paul Anthony Smith ha appena concluso Junction, una mostra personale alla Jack Shainman gallery della sua città adottiva. “Junction celebra le ricche e complesse storie dei Caraibi postcoloniali- scrive la galleria sul suo sito web- e del suo popolo, spesso intrappolato nell'intersezione tra politica culturale e identità individuale”. Le opere del laborioso artista di origine giamaicana, tuttavia, di quando in quando si possono vedere anche in Italia dov’è rappresentato dalla Brand New Gallery di Milano.

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23 Likes, 0 Comments - Tanatip Arunanondchai (@poldersofa) on Instagram: "#paulanthonysmith"

Le sculture di Sebastian Errazuriz compongono il pantheon dei nuovi Dei. Da Jobs a Zuckerberg, da Putin a Trump

The Police State (Vladimir Putin, Xi Jinping, Donald Trump; Lo Stato di Polizia)

The Police State (Vladimir Putin, Xi Jinping, Donald Trump; Lo Stato di Polizia)

Nella sua ultima serie di opere l’artista, designer e attivista Sebastian Errazuriz rispolvera la scultura neoclassica e il simbolismo, usando i titoli come fossero didascalie, per raccontare una storia di oggi. Un pantheon di nuovi Dei della tecnologia, la cui religione porterà a una disoccupazione diffusa in tempi brevi. Secondo Errazuriz dieci anni appena.

Per realizzare i ritratti di tutti i personaggi coinvolti (da Steve Jobs fino a Mark Zuckemberger, senza dimenticare il triumvirato Putin-Trump-Xi Jinping) l’artista ha usato la stampa 3d. Lucidando e rifinendo, poi, le sculture a mano.

Di origine cilena ma da tempo residente a New York, Sebastian Errazuriz (ne ho già parlato in questo post), opera sulla sottile linea di demarcazione che separa arte e design. A volte si sposta di più in una direzione altre nell’altra, senza, tuttavia, perdere la sua identità. Uno stile frizzante, animato da un occhio attento ai grandi temi della contemporaneità e sfiorato dall’ironia, ne fanno un outsider interessante e poliedrico.

Per ideare la sua ultima serie di sculture, Errazuriz ,ha passato gli ultimi cinque anni cercando di capire l’impatto della tecnologia sull'economia sociale, la geopolitica, la nano robotica e la biotecnologia. Le previsioni che ne sono scaturite sono poco confortanti: il 50% dei posti di lavoro attualmente esistenti dovrebbe andare in fumo nel giro del prossimo decennio, generando un ondata di conflitto globale.

Il complesso delle sculture create da Sebastian Errazuriz è confluita in una mostra, pensata come un avvertimento, che non a caso si intitolava The Beginning of the End (Il Principio della Fine; all’ Elizabeth Collective di New York dall’1 al 2 maggio). E raccontava di un gruppo di grandi potenze, avide di controllo sui cittadini, che per questa loro debolezza permettono a un ristretto gruppo di persone di plasmare un distopico futuro per l’intera comunità. (via Designboom)

The Prophet (Steve Jobs; Il Profeta)

The Prophet (Steve Jobs; Il Profeta)

Exile and Escape (Elon Musk; Esilio e Fuga)

Exile and Escape (Elon Musk; Esilio e Fuga)

The New Opium (Mark Zuckerberg; Il Nuovo Oppio)

The New Opium (Mark Zuckerberg; Il Nuovo Oppio)

The Collapse of the Resistance (Edward Snowden; Il Collasso della Resistenza)

The Collapse of the Resistance (Edward Snowden; Il Collasso della Resistenza)

The Collapse of the Resistance (particolare)

The Collapse of the Resistance (particolare)

The Corporate Nation (Jeff Bezos; La Nazione Aziendale)

The Corporate Nation (Jeff Bezos; La Nazione Aziendale)

The Corporate Nation (particolare)

The Corporate Nation (particolare)

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Chiharu Shiota ha tessuto un'enorme nuvola di fili bianchi e pagine scritte al Gropius Bau di Berlino

Chiharu Shiota, Beyond Memory, Gropius Bau. Image by Mathias Völzke, courtesy of die künstlerin & VG bild-kunst, bonn 2019

Chiharu Shiota, Beyond Memory, Gropius Bau. Image by Mathias Völzke, courtesy of die künstlerin & VG bild-kunst, bonn 2019

L’artista giapponese Chiharu Shiota (nota, tra le altre cose, per aver rappresentato il paese del sol levante alla Biennale di Venezia)ha recentemente realizzato una grande ed evocativa installazione nel Gropius Bau di Berlino. Una sorta di nuvola di fili intrecciati a mano e pagine di materiale stampato, che ha invaso e ridisesegnato la sfarzosa architettura dell’ex-museo di arti decorative della capitale tedesca.

La grande opera di Chiharu Shiota si intitola Beyond Memory ed è stata realizzata nell’atrio del Gropius Bau, come monumentale introduzione alla mostra And Berlin Will Always Need You. Un’indagine, sul contributo di arti applicate e processi artigianali alla scena dell’arte contemporanea cittadina, che a sua volta si incasella nel nutrito programma di iniziative del Berliner Festspiele

Beyond Memory è composta da migliaia di fili bianchi in cui, oltre alle pagine strappate dai libri, sono stati imprigionati volantini, stampe in bianco e nero e vari oggetti di carta. E fa riferimento al legame che diverse forme di sapere instaurano l’una con l’altra, di epoca storica in epoca storica. E indirettamente, quindi, alla memoria collettiva. "Il filo bianco è senza tempo- ha detto Chiharu Shiota, alludendo alla scelta del colore- Non penso che il tempo sia qualcosa di lineare, ma ha piuttosto una nozione circolare".

L’installazione. come già ricordato, riempie l’altro del Gropius Bau, che automaticamente diventa più accogliente, capace di ispirare uno sguardo riflessivo ed intimo. D’altra parte secondo l’artista si tratta di: “una nuvola di pensieri e connessioni, che legano lo spettatore al passato e al futuro”. E’ anche possibile ammirare l’opera da due punti di osservazione (dal piano terra e dal balcone del primo piano.)

Beyond Memory di Chiharu Shiota rimarrà al Gropius Bau di Berlino fino al 16 giugno 2019. (via Designboom)

image by sunhi mang, courtesy of chiharu shiota

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image by mathias völzke, courtesy of die künstlerin & VG bild-kunst, bonn 2019

image by mathias völzke, courtesy of die künstlerin & VG bild-kunst, bonn 2019

image by sunhi mang, courtesy of chiharu shiota

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image by sunhi mang, courtesy of chiharu shiota

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