La street art di Tellas che porta un brulicante mondo costiero sui muri delle città

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Nella street art di Tellas ci sono foglie e fiori, sagome di brulle colline riarse dalla calura ma anche e soprattutto un brulichio di vita ondeggiante. Forse sono banchi di minuscoli pesciolini, forse alghe che si agitano sott’acqua o semplicemente prati mossi dalla brezza della primavera. Chissà. Tutto è riconoscibile ma stilizzato quel tanto che basta da consegnarlo alla fantasia dell’osservatore. 

Nato a Cagliari nell’87, Tellas, una bella soddisfazione se l’è già tolta: nel 2014 l’edizione statunitense dell’Huffington Post l’ha inserito tra i 25 street-artists più interessanti del mondo. Ha anche collaborato con Marni. Dipinge e fa installazioni anche se il suo piatto forte, per ora, sono i grandi murales caratterizzati da pattern dove i vuoti mancano o quasi. Gli elementi ricorrenti che li compongono sono naturali ma stilizzati. Usa pochi colori (in genere: uno, due, tre al massimo per pezzo), i toni sono in linea con le tendenze del design.
Insomma la street-art di Tellas porta sui muri del mondo ricordi del paesaggio costiero sardo che si traducono in grandi opere in bilico tra l’astrattismo e il design di tessuti (o tappezzerie) glamour.

Un elemento interessante del lavoro dell’artista è l’attenzione che mette nel localizzare i suoi murales. Se si tratta di pareti immerse in un paesaggio naturale cerca di fondere le opere con i colori circostanti. O meglio di usarle per sottolineare la bellezza del paesaggio. Nei contesti urbani si ispira a eventi metereologici ricorrenti (la neve nelle zone fredde) ai colori prevalenti dell’architettura o all’azzurro del cielo in una giornata tersa.

Una delle sue ultime opere d’arte pubblica si chiama ‘Tropicalism’ ed è stata realizzata a Galatina nel Salento (progetto curato ViaVai Project). In questo caso le sagome delle foglie delle palme pugliesi sono state realizzate in nero o grigio per giocare col fondo bianco degli edifici tipici.
Per vedere altre opere di Tellas si può scorrere il suo sito internet o dare uno sguardo al suo account instagram

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Karen Margolis che buca, brucia, ricama e fa disegni miniati su dei fogli di carta di banano

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Le composizioni dell’artista statunitense Karen Margolis ricordano gruppi di cellule viste al microscopio, distese di minuscole muffe colorate, coralli.  Di fatto sono opere astratte, ma la Margolis, con una solida formazione scientifica (è laureata in psicologia), mixa queste suggestioni di un universo piccolo-piccolo con quelle di un cosmo lontano e punteggiato di stelle.

La cosa più interessante tuttavia resta la tecnica paziente e minuziosa che Karen Margolis usa per raggiungere il risultato. L’artista, infatti, prima riduce la carta a un trine, ricoprendola di buchi circolari, bruciature, poi dipinge motivi minuscoli e ripetuti. A volte mette dei particolari a collage. E collega vuoti e pieni ricamando. 
Spesso usa fogli di carta di Abaca (che è un tipo di banano).

Nella serie ‘Integration’ si è persino inventata una scala cromatica delle emozioni, dove a ogni colore corrisponde uno stato d’animo. E in questo senso le sue opere possono essere lette come autoritratti psicologici. 

I cerchi poi, che nelle sue opere si ripetono incessanti, sono un simbolo di perfezione che la Margolis collega alla fascinazione che prova per la filosofia buddista.

"Cerco il tessuto connettivo che metta in relazione l'universo e il mondo microscopico- dice- l'ho trovato nel cerchio, perché collega tutto, essendo il componente più basilare dell'universo. Il cerchio si ripete in natura così come nei simboli religiosi rappresenta l'infinito, la perfezione e la totalità ".

Karen Margolis ha esposto in numerosi musei (soprattutto negli Stati Uniti). Adesso è impegnata nella personale ‘Garden of Mutei’ alla galleria Garis & Hahn di Los Angeles (fino al 12 maggio 2018) ma per vedere altre sue opere senza fare tanta strada ci sono sempre il sito internet dell’artista e l’account instagram. (via Creativeboom)

Cathexis Karen Margolis Cathexis, 2017 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 24”x18” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Cathexis Karen Margolis Cathexis, 2017 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 24”x18” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Cathexis Karen Margolis Cathexis, 2017 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 24”x18” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Cathexis Karen Margolis Cathexis, 2017 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 24”x18” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Extravasate Karen Margolis Extravaste, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 58”x 44” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Extravasate Karen Margolis Extravaste, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 58”x 44” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Extravasate Karen Margolis Extravaste, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 58”x 44” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Extravasate Karen Margolis Extravaste, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 58”x 44” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Impedos Karen Margolis Impedes, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 14”x11” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Impedos Karen Margolis Impedes, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 14”x11” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Impedos Karen Margolis Impedes, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 14”x11” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Impedos Karen Margolis Impedes, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 14”x11” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Believer Karen Margolis Believer, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 30”x22” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Believer Karen Margolis Believer, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 30”x22” Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Believer Karen Margolis Believer, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 30”x22” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Believer Karen Margolis Believer, 2018 watercolor, gouache, maps, thread on Abaca paper 30”x22” (particular) Courtesy of the artist and Garis & Hahn

Un po’ nostalgiche un po’shocking le psichedeliche Dolomiti agli infrarossi di Paolo Pettigiani

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25 anni torinese, fotografo e graphic designer, Paolo Pettigiani stà facendo il giro del mondo con la sua serie di immagini 'Infrared Dolomites'. Delle psichedeliche Dolomiti trasfigurate con lenti agli infrarossi.

Degli scatti che sono diventati virali, un po’ perché le foto agli infrarossi piacciono, un po’ perché la bellezza austera della catena montuosa ne esce ridisegnata. Anzi ricolorata ma con toni tanto accesi da sembrare uscita da una pubblicità di caramelle. E’ soprattutto il rosa carico delle pinete, succoso come la polpa di un’anguria matura, a dare il tono a queste immagini.

La fotografia a infrarossi che elabora le lunghezze d’onda invisibili della luce è stata a più riprese utilizzata da diversi autori in diversi luoghi. Per esempio Pierre-Luis Ferrer (di cui ho parlato qui) l’ha usata per fare un ritratto di Parigi sospeso e primaverile. Paolo Pettigiani, invece, ne aveva già sfruttato le potenzialità per la sua serie dedicata a Central Park.

Gli scatti delle Dolomiti tuttavia hanno un carattere diverso, combattuto tra la nostalgia di vecchie cartoline scolorite e il vigore della vita che si rinnova. E le montagne ne escono come un luogo magico, in cui il timore riverenziale negli occhi dell’osservatore, lascia spazio a uno stupore carico di fiducia. E solo vagamente venato di malinconia.

Per vedere altre fotografie di Paolo Pettigliani si può ricorrere al suo sito internet come pure agli account Behance e Instagram. (via Colossal)

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