“L’Euforia del colore” di Carlos Cruz-Diez. A San Gimignano una grande mostra del pioniere della Op Art

Carlos Cruz-Diez, L'Euforia del Colore, vedute della mostra Galleria Continua, San Gimignano Photo by: Ela Bialkowska OKNO Studio Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Copyright Line: © Carlos Cruz-Diez / Bridgeman Images 2023

Nato a Caracas il 17 agosto del 1923, il pioniere della Optical Art, Carlos Cruz- Diez, adesso starebbe per compiere 100 anni. Quel traguardo, purtroppo, non è riuscito a raggiungerlo. Mancato nel 2019, proprio mentre il regista venezuelano Alberto Arvelo si apprestava a completare il documentario su di lui “Free Color” (presentato lo stesso anno sia al Palm Springs Film Festival che al Miami International Film Festival), in cui l’artista riaffermava l’amore per la vita, la propria famiglia, la musica e l’ossessione per il colore. Oltre che per l’arte, naturalmente (campo in cui, secondo alcuni studiosi, è stato "uno dei più grandi innovatori del XX secolo”). Anche se, parlando di Cruz Diez, aggiungerlo è superfluo: visto che, per lui, l’arte era indivisibile dal colore.

Ma Galleria Continua (che adesso rappresenta il suo lavoro per conto della Fondazione Carlos Cruz Diez) non ha dimenticato il centenario dell’artista e gli ha dedicato una mostra approfondita, nella sede di San Gimignano (quella più grande, un ex-cinema-teatro con tanto di giardino privato, tra gli spazi a sua disposizione nel borgo simbolo della bellezza dei colli senesi). L’esposizione si intitola “L’euforia del colore” e ripercorre la carriera di Cruz-Diez attraverso tutte le sue serie di opere.

Ben otto (Couleur Additive, Physichromie, Induction Chromatique, Chromointerférence, Transchromie, Chromosaturation, Chromoscope e Couleur à l’Espace), che rappresentano altrettante linee di ricerca dell’artista sul colore e sulla reazione dell’occhio umano a determinati accostamenti cromatici. Ci sono i quadri (il più delle volte di grandi dimensioni) ma anche due opere ambientali fatte per essere, attraversate, vissute e persino manipolate (è il caso di “Environnement Chromointerférent”) o modificate dalla luce viva del sole, dal meteo, e dal paesaggio circostante (“L’Environnement de Transchromie Circulaire”). E un’installazione in Piazza delle Erbe, concepita dall’artista (che, nel tempo, ne ha progettate e realizzate parecchie, in scorci spesso prestigiosi), per alterare l’esperienza e la percezione dell’ambiente urbano.

Cruz-Diaz, infatti, credeva in un colore libero dalla forma e dal concetto, capace, da solo, di modificare lo spazio (sia quello della tela che quello della realtà), la percezione del tempo e perfino lo spettatore stesso.

A proposito ha affermato: “Il colore non è semplicemente il colore delle cose che ci circondano, né il colore delle forme. È una situazione evolutiva, una realtà che reagisce sull’essere umano con la stessa intensità del freddo, del caldo o del suono, per esempio. È una percezione di base che la nostra tradizione culturale ci impedisce di isolare dal colore artistico e dalla sua nozione esoterica o aneddotica.

Le sue cromie scintillanti, formate da colori primari accostati tra loro per produrre il fenomeno della sintesi additiva o sottrattiva, danno vita a toni inesistenti che lo spettatore scopre muovendosi e cambiando il punto di vista sull’opera. Oltre a sfarfallii e vibrazioni dell’immagine capaci di destabilizzarlo. Come se ogni singola creazione si moltiplicasse per il solo fatto d’essere guardata e l’esperienza della visione si facesse personale.

Cruz-Diez, che ha lavorato anche sul colore riflesso, d’altra parte, non lasciava nulla al caso, presentando dipinti, sculture o ambienti, studiati fin nel minimo dettaglio e, spesso, realizzati con una tecnica sorprendente (a volte dipingeva, altre accostava e giustapponeva fettucce colorate di materiali diversi, poste in orizzontale e verticale). Sapeva sempre quale sarebbe stato l’effetto sortito. Anche se, nei primi decenni della sua attività, dopo aver pensato un’opera, non poteva fare altro che aspettare di finirla per scoprire se la sua intuizione era azzeccata (gli schizzi non rendevano l’idea, e se il risultato non era all’altezza la rifaceva da capo). Poi in studio avrebbe preso il suo posto il computer e tutto sarebbe stato più semplice.

Perché i supporti che sono riuscito a strutturare sono fonte di sorpresa e sono imponderabili... Nelle mie opere nulla è lasciato al caso; tutto è previsto, pianificato e programmato (…) Io non mi lascio ispirare rifletto

Figlio di Mariana Adelaida Diez de Cruz e Eduardo Cruz-Lander, Carlos Eduardo Cruz-Diez, ha descritto il padre come un poeta intellettuale che per guadagnarsi da vivere lavorava in una fabbrica di bibite. Ed è qui che il piccolo Carlos ebbe la sua prima chiamata al colore: aveva 9 anni quando le proiezioni rosse sulla sua camicia bianca, causate dalla luce del sole che filtrava attraverso le bottiglie di cola, lo lasciarono senza parole.

L’origine di una carriera, il germe di un’epifania creativa che, tuttavia si svilupperà solo anni dopo, a Parigi, città in cui l’artista si trasferisce nel 1960. Nel mezzo, Cruz Diez, farà di tutto: pittore realista, disegnerà fumetti, sarà un illustratore di successo per riviste e agenzie pubblicitarie, e, una volta in Francia, oltre a fare l’artista, progetterà cataloghi per la sua galleria dell’epoca. Dirà in un’intervista rilasciata alla rivista Bomb: “Ho disegnato cataloghi anche per molte altre gallerie. Quando Sonnabend ha aperto a Parigi, ho disegnato cataloghi per Rauschenberg e Jim Dine, oltre a poster per Lichtenstein. È così che ho conosciuto tutte quelle persone”.

Tuttavia, il successo arriverà in fretta e con esso la necessità di fare altro si esaurirà. Già nel ’61, infatti, ritroviamo Cruz-Diez tra gli artisti scelti dallo Stedelijk Museum di Amsterdam per la prima importante ricognizione sull’arte ottica; mentre nel ’65 il Moma di New York, lo inserirà nell’esposizione su Op Art, Arte Cinetica e Programmatica, “The Responsive Eye”, ora considerata simbolo di quel periodo storico. Senza contare che, pochi anni dopo (nel 1970), rappresenterà il Venezuela alla 35esima Biennale di Venezia.

Oggi a Caracas c’è un museo che porta il suo nome (Museo de la Estampa y del Diseño Carlos Cruz Diez ) e le sue opere sono conservate in alcune delle più prestigiose collezioni pubbliche e private dal mondo. Tra loro quella del MoMA di New York, della Tate Modern di Londra, del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e del Centre Pompidou di Parigi.

Ha detto in più occasioni di aver sperimentato una vera e propria “euforia creativa”, una volta arrivato a Parigi. Emozione, frutto del fiorire contemporaneo di movimenti in competizione tra loro come Arte Povera, Pop Art e Fluxus o Op Art e Arte Cinetica . Sempre a Bomb ha inoltre spiegato: “Quello che ho trovato qui [a Parigi ndr] è stato eccezionale. Non ho altra spiegazione se non coincidenze generazionali. Perché mi sono venute in mente idee a Caracas nello stesso momento in cui le avevano anche artisti in Brasile, Argentina, Israele, Inghilterra e Italia? Ci è capitato di coincidere tutti qui a Parigi”.

La mostra di Carlos Cruz-Diez “L’euforia del Colore”, il cui titolo è un riferimento alle parole dell’artista e all’oggetto della sua opera, proseguirà fino al 10 settembre 2023, nella sede di San Gimignano di Galleria Continua.

Carlos Cruz-Diez, L'Euforia del Colore, vedute della mostra Galleria Continua, San Gimignano Photo by: Ela Bialkowska OKNO Studio Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Copyright Line: © Carlos Cruz-Diez / Bridgeman Images 2023

Carlos Cruz-Diez, L'Euforia del Colore, vedute della mostra Galleria Continua, San Gimignano Photo by: Ela Bialkowska OKNO Studio Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Copyright Line: © Carlos Cruz-Diez / Bridgeman Images 2023

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Carlos Cruz-Diez, L'Euforia del Colore, vedute della mostra Galleria Continua, San Gimignano Photo by: Ela Bialkowska OKNO Studio Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Copyright Line: © Carlos Cruz-Diez / Bridgeman Images 2023

Carlos Cruz-Diez, L'Euforia del Colore, vedute della mostra Galleria Continua, San Gimignano Photo by: Ela Bialkowska OKNO Studio Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Copyright Line: © Carlos Cruz-Diez / Bridgeman Images 2023

Damien Hirst regalerà 10 opere della nuova serie di NFT "Beautiful paintings"

Damien Hirst regalerà dieci opere della sua nuova serie di NFTBeautiful Paintings”. Se lascerà la scelta tra il formato fisico (in cui i colori vengono stampati su tela e su cui Hirst pone la propria firma con un pennarello) e quello digitale, non è dato sapere. Di certo c’è, che per cercare di aggiudicarsi un lavoro di uno degli artisti più quotati al mondo, c’è tempo solo fino al 9 aprile.

Creata sul confine che separa abilità e fato, autorialità e anonimato,“Beautiful Paintings”, cita gli storici “Spin Paintings” di Hirst e li porta all’estremo limite. Questi ultimi, infatti, erano frutto del caso, in contrapposizione all’Espressionismo Astratto e a tutti i sotto-movimenti che hanno usato il colore per dare forma alle emozioni. Per dipingerli, l’artista originario di Bristol, si limitava a versare delle vernici su una tela posta su un supporto in movimento. Gli “Spin Paintings” nacquero negli anni ‘90. ma Hirst non li ha mai abbandonati, tornando a riproporli, da solo o insieme ad altri, come quando invitò nel suo studio David Bowie per realizzarne uno insieme a lui.

Nei “Beautiful Paintings”, Damien Hirst invece, non versa neppure la vernice. Nella nuova serie, infatti, l’artista inglese, in collaborazione con la piattaforma d’arte e tecnologia Heni (attualmente la sua principale collaboratrice per le opere digitali). ha messo a punto un algoritmo generativo che permette a tutti di personalizzare la propria opera. Basta andare sulla pagina dedicata alla serie da Heni, per scegliere il motivo (le opzioni sono 25), i colori preferiti (da un minimo di 2 a un massimo di 12), oltre all’eventuale sfocatura e alla forma della tela (quadrata o rotonda). Si può persino saltare il processo a piè pari e lasciare scegliere tutto alla macchina (facente funzione della dea bendata). I lavori sono fisici, NFT, o entrambi. I prezzi oscillano, a seconda delle dimensioni scelte (da 24 a 100 cm), tra i 1500 e i 6000 dollari, mentre un NFT (coniato sulla blockchain di Ethereum) ne costa 2000.

Come aveva fatto l’artista nella sua precedente serie di NFT (“The Currency”), i potenziali collezionisti dei “Beautiful Paintings”, forniranno solo qualche parola alla macchina, che creerà il titolo da sola. Spesso con curiosi risultati.

I futuri titoli delle opere, così come i nomi dei colori (lo spettro cromatico di “Beautiful Paintings” è complentamente personalizzato e ogni sfumatura si chiama a proprio modo), sono frutto dell’ingegno dell’apprendimento automatico. Mostrando la volontà di Hirst, di allargare l’impalpabile campo da gioco dell’arte digitale, a linguaggi e concetti molto attuali.

La prima serie di NFT, intitolata “The Currency”, firmata da Damien Hirst nel 2021 e completata nel 2022, prevedeva che gli acquirenti dei 10mila pezzi della serie, esistenti sia fisicamente che digitalmente, (dopo circa un anno dalla transazione), scegliessero se tenere la versione in carta e colore dell’opera (fatta a mano da Hirst) o quella digitale. Per ogni NFT scelto, l’artista, ha bruciato il dipinto corrispondente. E il falò è stato piuttosto grande, dato che gli amanti degli NFT e quelli che hanno preferito i quadri si sono più o meno equiparati (4.851 a 5.149). Si è calcolato che il valore andato in cenere quel giorno si aggiri sui 10 milioni.

Con i “Beautiful Paintings” non vi sarà questo rischio. Ma per aggiudicarsi una delle 10 opere messe in palio ci sono delle regole da seguire. Per prima cosa bisogna creare e condividere il proprio lavoro su Instagram o Twitter ( tag @heni e @damienhirst), seguire Heni e Damien Hirst sugli stessi social e poi taggare tre amici nei commenti che seguono la discussione sull’argomento (su Instagram il link è questo, su Twitter questo). Damien Hirst, è l’unico giudice di questo concorso, e deciderà anche i premi in palio.

Per comprare una delle opere (stampate e firmate dall’artista o in formato digitale) della serie di NFT “Beautiful Paintings” di Damien Hirst, c’è tempo fino al 10 aprile 2023. Mentre per vincerle solo fino al 9 aprile 2023.

Gli affascinanti e malinconici ritratti senza forma del Gian Maria Tosatti pittore

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Conosciuto per le sue gransi installazioni ambientali, scenografiche e pervase di una sottile malinconia, Gian Maria Tosatti, che la scorsa estate ha rappresentato l’Italia alla 59esima Biennale di Venezia (per la prima volta da solo), si dedica da tempo anche alla pittura. Opere astratte, pensate come ritratti collettivi sospesi tra passato e futuro. I ritratti delle emozioni di una generazione, incapaci di dare forma ad un presente che all’artista appare fugace ed incerto.

Non a caso tra i due cicli pittorici, presentati da Tosatti in anteprima al Pirelli Hangar Bicocca durante la mostra “Now/here” (attualmente in corso nello spazio espositivo milanese), ce n’è uno che si chiama “Ritratti”. Si tratta di grandi supporti rettangolari di metallo usurato. Il mutare della materia in queste opere simboleggia lo scorrere del tempo. Contemporaneamente l’artista originario di Roma (vive a Napoli), attraverso la tessitura tattile e cangiante di “Ritratti”, allude a costellazioni di emozioni inesprimibili e fa eco alle ampie geometrie vissute che compongono Pirelli Hangar Bicocca (un tempo sede del gruppo Ansaldo).

Le opere, dipinte in oro e ruggine, su pannelli in ferro assemblati e installati su strutture in tubo giunto, sono molto grandi, talmente a loro agio nello spazio che le ospita da sembrare scultoree. Le dorature che le impreziosiscono, poi, fanno riferimento alla tradizione pittorica occidentale, dai mosaici bizantini, ai dipinti medioevali fino alle più recenti pratiche sperimentali di artisti italiani degli anni settanta (Jannis Kounellis, Gino De Dominicis e Luciano Fabro) ma ricordano anche alla lontana il Kiefer più recente.

Tosatti, con “Ritratti, dice di aver dato vita a “una superficie che separa il regno delle cose da quello dell’anima”.

Nell’altra serie presentata a Pirelli Hangar Bicocca si scorgono invece dei vaghi residui figurali. Ma di paesaggio e non di ritratto. La serie, che dà anche il titolo alla personale, si chiama “Now/here” e fa subito venire in mente il paesaggio notturno con lucciole dell’ultima stanza dell’installazione "Storia della notte e destino delle comete". Le grandi tele, dieci in tutto, in questa serie, sono sospese al soffitto e interamente coperte con tratti e sfumature di grafite e carboncino bianco. La composizione può suggerire l’esistenza di una linea d’orizzonte al di sopra della quale starebbero sospesi dei candidi cerchi. Le forme, simili a pianeti o astronavi, talmente lucenti e ferme nel profondo grigiore dello sfondo, portano con se una sensazione di inquietudine e levità.

D’altra parte, l’ambiguità e il tono perentorio del nome della serie, aiutano l’osservatore ad andare alla deriva in uno spazio di domande irrisolte. “Now\here”, infatti, che si può leggere sia “Adesso Qui” (now here) che “Nessun Luogo” (nowhere), sembra alludere a un presente sfuggente e ingannevole.

E, naturalmente ad un corso storico che si fa sentimento collettivo. Sia “Ritratti” che “Now\here”, infatti, come tutte le altre opere dell’artista, vanno letti come una riflessione sul confine che separa individuale e collettivo, nel tentativo di dare forma allo spirito di un’epoca.

La mostra “Now\here” di Gian Maria Tosatti, è stata illuminata dal light designer e direttore di fotografia Pasquale Mari. Rimarrà al Pirelli Hangar Bicocca fino al 30 luglio 2023 e dal 6 aprile farà coppia con la personale “Grand Bal” dell’ingese Ann Veronica Janssens.

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti Ritratto #004, veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti NOw/here #008 (particolare), veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano,

2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio

Gian Maria Tosatti “NOw/here”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio