Kassel: Marta Minujin costruisce una copia a grandezza naturale del Partenone con 100mila libri censurati dai regimi del mondo

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Nella cittadina tedesca di Kassel l’artista concettuale argentina Marta Minujin, in occasione di Documenta 14, ha creato un’installazione di grande impatto. Un colossale monumento al sapere ed alla democrazia. “The Parthenon of Brooks” (il Partenone di libri), infatti, è una copia del Partenone a grandezza naturale fatta interamente di libri censurati in tutto il mondo.

La scultura di Marta Minujin è composta da libri donati dal pubblico, avvolti in un sacchetto di plastica trasparente, e ancorati ad uno scheletro metallico. L’opera è una riedizione, in scala monumentale, di un’installazione che la Minujin presentò nell’83 a Buenos Aires, dopo il ritorno della democrazia in Argentina. Ma se allora l’artista si limitò ad usare un numero molto minore di libri e si concentrò sulla politica interna, oggi eregge un mastodontico monumento (effimero) alla libertà d’espressione in tutto il mondo, a prescindere dal colore politico di chi ha negato quella libertà fondamentale.

Come già detto, ogni libro usato è stato messo al bando. A preparare una lista della letteratura sgradita a un regime o l’altro, hanno pensato gli studenti dell’Università di Kassel, che alla fine del lavoro hanno messo insieme un libercolo riempito con oltre 70mila titoli.
Una lista, che chiunque può scaricare e che i visitatori potranno portare via con se nella versione stampata.
In questo senso “The Parthenon of Brooks” ripropone il tema della partecipazione del pubblico e dell’opera corale; i libri che compongono la scultura sono stati donati, i visitatori in cambio possono portare con se una pubblicazione con l’elenco dei libri censurati. Ma non solo, perché è tutt’ora possibile cedere i propri “libri proibiti” e appenderli personalmente al Partenone ideato dall’artista tedesca.

“The Parthenon of Brooks” di Marta Minujin è stato eretto sulla Fiedrichsplatz di Kassel, dove, nel 1933, i nazisti bruciarono migliaia di testi cosiderati “degenerati”.

La manifestazione quadriennale d’arte contemporanea Documenta 14, quest’anno si svolge nella sua sede di sempre (Kassel) e ad Atene (dove la Minujin espone altre opere all'EMST National Museum of Contemporary Art). Con “The Parthenon of Brooks”, ovviamente, Marta Minujin intende creare anche un ponte ideale tra le due sedi e rivolgere un pensiero alla Grecia, culla della cultura europea, maltrattata dall’Europa stessa. (via Designboom)

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, particolare, image © Maxie Fischer

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, particolare, image © Maxie Fischer

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Roman Maerz

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Mathias Völzke

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Mathias Völzke

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Maxie Fischer

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, image © Maxie Fischer

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, lista dei libri al bando in versione stampata, image © Maxie Fischer

Marta Minujin, The Panthenon of books, Documenta 14, Kassel 2017, lista dei libri al bando in versione stampata, image © Maxie Fischer

L’artista Nevin Aladag che trasforma i mobili antichi in strumenti musicali

Nevin Aladag, "Round Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Round Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Ci sono tavolini intarsiati, appendiabiti e divani d’epoca. Qualche sedia dal design primo novecentesco. E’ la “Music Room” (Stanza della Musica) dell’artista tunisina di nascita ma tedesca d’adozione, Nevin Aladag.
Potrebbe sembrare inappropriato come titolo, non fosse che ogni mobile suona alla perfezione.

Nella maggior parte dei casi, gli arredi si sono trasformati in elementi a corda ma ci sono anche delle pentole che hanno assunto la funzione di tamburi e uno stendibiancheria a cui sono state applicate delle campanelle. Una vera e propria orchestra, che Nevin Aladag ha creato con l’aiuto di artigiani specializzati, nella costruzione e il restauro di strumenti musicali.
Tutto è rimasto uguale a se stesso ma non ha più la funzione che aveva prima. E chi è intorno a queste sculture, deve regolarsi di conseguenza: per suonare bisogna cambiare la postura, rapportarsi in modo diverso agli altri musicisti e allo spazio. Anche il suono esce fuori in un altro modo.

“Music Room” è un’installazione dotata di una buona dose di verve e ironia.

Nevin Aladag ama usare la musica nelle sue installazioni, per parlare dei temi che le sono cari: immigrazione, senso di identità, cambiamento. Secondo lei la musica è un elemento duttile delle nostre vite. Qualcosa che si può spostare e portare con se. Qualcosa che supera le barriere culturali.

“In questo modo Aladag introduce la nozione di confine che si intreccia con l'identità e la natura effimera dei segni che rappresentano le identità- scrive il critico Dirk Snauwaert sulla biografia che la galleria Wentrup dedica all’artista tunisino-tedesca-  in un fluire che da’ al suo lavoro il proprio posto nel dibattito sulle questioni di cultura e globalizzazione.”

Attualmente l’installazione “Music Room” è in mostra ad Atene in occasione di “Documenta 14” (dove i mobili-musicali vengono regolarmente usati per un programma di concerti). Ma gli impegni importanti di Nevin Aladag per questa stagione non finiscono qui, perché l’artista parteciperà anche alla Biennale di Venezia 2017 “VIVA ARTE VIVA” che da domani sarà aperta al pubblico (fino al 26 novembre).

Nevin Aladag, "Bench (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Bench (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Hanger Harp (from the serie Music Room)", 2014 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Hanger Harp (from the serie Music Room)", 2014 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Table (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Harp (from the serie Music Room, Brussels)", 2015 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Harp (from the serie Music Room, Brussels)", 2015 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Lyra (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Chair Lyra (from the serie Music Room, Athens)", 2017 courtesy wentrupgallery

Nevin Aladag, "Music Room", 2017, Documenta 14, Athens; ODEION © Mathias Voelzke

Nevin Aladag, "Music Room", 2017, Documenta 14, Athens; ODEION © Mathias Voelzke