L'iconica "The Artist is Present" di Marina Abramović ritorna per aiutare l'Ucraina. Stop alle offerte entro domani

Marina Abramović: The Artist Is Present at the Museum of Modern Art (2010). Photo by Marco Anelli. All images courtesy of Sean Kelly, New York

The Artist is Present”, l’iconica performance di Marina Abramović, ritornerà per qualche ora al solo scopo di raccogliere fondi a favore della popolazione ucraina. Come nel 2010, quando l’evento diventò il cuore pulsante della retrospettiva dedicata all’’artista di orgine serba dal Museum of Modern Art di New York, a scattare le immagini sarà il fotografo italiano Marco Anelli. Chi siederà di fronte a lei, invece, si deciderà entro stasera, quando scadrà il termine per partecipare all’asta benefica.

Per Marina Abramović, nata nel ‘46, “The Artist is Present” è stata uno sforzo fisico importante. Costretta per ore, seduta immobile di fronte al pubblico, concentrata, fissando il suo partner del momento senza dimostrare alcun tipo di emozione. Sarebbe dovuta essere un’esperienza irripetibile. Il coronamento di una lunga carriera. Ma il conflitto in Ucraina ha spinto molti a un gesto di solidarietà, e Abramović, che ai tempi venne toccata da vicino dalla guerra in Bosnia, non è stata da meno.

Consacrata da un Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del ‘97 per la performance Balkan Baroque (in cui cercava di pulire delle ossa di mucca dal sangue, a simboleggiare l’impossibilità di eliminare la vergogna da ogni guerra), l’artista, ha recentemente mandato un accorato messaggio di solidarità alle persone colpite dal conflitto in corso.

Un attacco all'Ucraina è un attacco a tutti noi-ha detto- È un attacco all'umanità e deve essere fermato”.

Le offerte per "The Artist is Present: A Benefit Auction for Ukraine" di Marina Abramović, che si svolgerà alla galleria Sean Kelly di New York il 16 aprile 2022, potranno essere presentate attraverso la piattaforma Artsy entro la mezzanotte di oggi negli Stati Uniti (dall’Italia ci saranno 6 ore in più per la differenza di fuso orario). A disposizione ci sono due lotti. Chi si aggiudicherà il primo (per cui sono state già presentate 27 offerte nel momento in cui questo articolo viene redatto) verrà ritratto individualmente da Marco Anelli. Il secondo permetterà invece due ritratti (in questo momento le offerte sono 17). Il ricavato verrà devoluto all’organizzazione no-profit Direct Relief.

A Letter from the Front: Gli artisti ucraini mandano film dalla guerra, mentre un'organizzazione lavora per metterli in salvo

Oleksiy Sai, The longest, the most productive - Deep cleansing power, 2021, color, sound, 3:29 min. Courtesy the artists

Nel 2009 l’artista ucraino Oleksiy Sai è stato inserito nella ristretta rosa di candidati al prestigioso premio del Pinchuk Art Centre. Da quel momento in avanti ha esposto in numerose sedi ma nulla è paragonabile alla visibilità che la sua opera ha ricevuto dalla stampa nelle ultime settimane. D’altra parte con una serie intitolata Bombed (composta da rappresentazioni di mappe aeree del Donbas bucate con una smerigliatrice, a simulare la devastazione dei bombardamenti), non poteva essere altrimenti.

E’ quello che ha attirato l’attenzione del New York Times che recentemente ha raccontato la fortunata storia dei galleristi Julia e Max Voloshyn (si sono presi il covid e non sono potuti partire poi è scoppiato il conflitto) e della loro mostra pop-up di Miami prorogata ad oltranza, di cui l’opera di Sai faceva parte. Non si sa se l’artista sia stato tra quelli che si sono rifugiati nella galleria dei coniugi Voloshyn a Kiev (è sotto un palazzo di sette piani ed è stata un rifugio anti-aereo nella seconda guerra mondiale, così gli artisti della galleria sono stati invitati a usarla come riparo).

Di certo l’opera di Oleksiy Sai fa parte della mostra A Letter from the Front (Una Lettera dal Fronte; Ein Brief von der Front) organizzata dal Castello di Rivoli (Torino), in collaborazione con il museo d’arte contemporanea di Monaco, Haus der Kunst. Insieme a quella di: Yaroslav Futymsky, Katya Libkind, AntiGonna con Nikita Kadan, Yarema Malashchuk, Roman Himey, REP, Nikolay Karabinovych, Dana Kavelina, Daniil Revkovsky, Andriy Rachinsky, Alina Kleytman, Lada Nakonechna, Yuri Leiderman con Andrey Silvestrov, Lesia Khomenk®, Mykola Ridny.

L’opera in questo caso è un video, come quella di tutti gli altri artisti ucraini, chiamati in fretta e furia a fare un ritratto di una terra diventata tristemente centro delle cronache.

"Alcuni degli artisti ucraini che partecipano a questo evento con le loro opere - spiegano gli organizzatori- sono attualmente intrappolati nelle città assediate o sono fuggiti nelle zone di confine o nei paesi limitrofi. Si mobilitano all'interno o al di là dei confini di un paese dilaniato dalla guerra, sfidando le distanze con i loro corpi. Alcuni di loro non hanno potuto salvare i loro dischi rigidi prima di lasciare le loro case e gli studi. Pertanto, nell'ambito di questo progetto, le opere d'arte possono essere mostrate solo nella forma in cui sono state archiviate digitalmente su server, cloud e piattaforme web".

Curiosamente le opere in mostra (ed alcune in particolare) sono animate da una tensione intensa che annichilisce chi le guarda anche se sono tutte ampiamente precedenti allo scoppio del conflitto.

A Letter from the Front dopo essere stata esposta al Castello di Rivoli (dal 10 al 13 marzo soltanto), va in scena all’Haus der Kunst di Monaco con tempi un po’ meno compressi (da ieri fino al 5 aprile). Tuttavia è possibile vedere i video anche online sul sito del museo torinese.

Mostre a parte, la vita degli artisti come degli altri civili in Ucraina, resta precaria. Ad andare in loro soccorso ci pensa l’organizzazione senza scopo di lucro Artists at Risk. Cui l’esposizione A Letter from the Front fa riferimento e che da qualche anno a questa parte si occupa proprio di mettere in salvo gli artiti minacciati da un governo ostile, ma soprattutto da veri e propri conflitti armati. Si può contribuire ad Artists at Risk, mettendo a disposizione un alloggio, o comperando un’opera grafica (donata all’associazione da alcuni tra i nomi più noti dell’arte contemporanea come Nan Goldin, Julian Schnabel o Luc Tuymans).

Yaroslav Futymsky, Flag is burning, 2019, color, sound, 1:51 min. Courtesy the artist

Lesia Khomenkо, Self-portrait, 2013, 7:33 min. Courtesy the artist

AntiGonna Enter the War, 2017, color, sound, 3:57 min. Courtesy the artist

R.E.P. Smuggling, 2007, color, sound, 10 min. Courtesy the artists

Dana Kavelina, There are no Monuments to Monuments, 2021, color, sound, 34:35 min. Courtesy the artist